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All’interno del “Progetto Europa”, l’Italia Meridionale ha lanciato un nuovo progetto missionario nelle regioni della Calabria e della Basilicata accogliendo i primi missionari “ad gentes”, segno di generosità missionaria e opportunità di crescita nell’apertura mondiale del carisma di Don Bosco.
Europa come terra di missione: in una nuova prospettiva missiologica salesiana le missioni assumono sempre meno una connotazione geografica, come movimento verso “le terre di missione”, oggi i missionari provengono dai cinque continenti e sono inviati ai cinque continenti. Questo movimento missionario multidirezionale avviene già in molte diocesi e congregazioni. Con il “Progetto Europa” salesiani si sono messi a confronto con questo cambio di paradigma missionario, per il quale è necessario un cammino di conversione della mente e del cuore. Il “Progetto Europa”, nell’idea di don Pascual Chávez, è un atto di coraggio apostolico e un’opportunità di rinascita carismatica nel continente europeo da inserire nel più ampio contesto della nuova evangelizzazione. L’obiettivo è quello di impegnare tutta la congregazione salesiana nel rafforzamento del carisma salesiano in Europa, soprattutto mediante un profondo rinnovamento spirituale e pastorale dei confratelli e delle comunità, al fine di continuare il progetto di Don Bosco a favore dei giovani, specialmente i più poveri.
Le ispettorie salesiane coinvolte sono chiamate a ripensare le proprie presenze salesiane per un’evangelizzazione più efficace e rispondente al contesto odierno. Tra di esse, l’ispettoria dell’Italia meridionale ha elaborato un nuovo progetto missionario che coinvolge le regioni della Basilicata e della Campania.
Partendo da un’analisi del territorio, si può constatare come il Sud Italia sia caratterizzato da una presenza abbastanza consistente di giovani, con una denatalità minore rispetto ad altre regioni italiane, e come l’emigrazione sia un fenomeno molto presente che fa sì che tanti giovani vadano via per studiare o lavorare altrove. Le tradizioni religiose e familiari, che hanno da sempre costituito un riferimento identitario importante per la comunità, sono meno rilevanti che in passato e molti giovani vivono la fede come distante dalla propria vita, pur non mostrandosi totalmente contrari ad essa. I Salesiani sperimentano una buona adesione alle esperienze spirituali giovanili ma, allo stesso tempo, una scarsa ricettività a cammini sistematici e a proposte di vita definitive.
Altre problematiche che toccano il mondo giovanile sono l’analfabetismo emotivo e affettivo, le crisi relazionali delle famiglie, la dispersione scolastica e la disoccupazione. Tutto ciò alimenta fenomeni di povertà diffusa e la crescita di organizzazioni criminali che trovano un terreno fertile per coinvolgere e deviare i giovani.
In questo contesto, molti giovani esprimono un forte desiderio nell’impegno sociale, in modo particolare in ambiti politici ed ecologici e nel mondo del volontariato.
L’ispettoria salesiana negli ultimi anni ha riflettuto su come agire per essere rilevante nel territorio e ha compiuto diverse scelte importanti, tra cui lo sviluppo delle opere e dei progetti per i giovani più poveri come le case-famiglia e i centri diurni che manifestano direttamente e chiaramente la scelta a favore dei giovani a rischio. La cura integrale dei giovani deve puntar ad una formazione non solo teorica affinché il giovane possa scoprire o prendere consapevolezza delle proprie capacità. Inoltre, è richiesta una prassi missionaria più coraggiosa per realizzare percorsi di educazione alla fede che aiuti i giovani a realizzare il compimento della propria vocazione cristiana.
Tutto ciò da realizzare con il coinvolgimento attivo di tutti: consacrati, laici, giovani, famiglie, membri della famiglia salesiana… in uno stile pienamente sinodale che promuova la corresponsabilità e la partecipazione.
La Basilicata e la Calabria sono state scelte come aree carismaticamente significative e bisognose di irrobustimento e di nuovo slancio educativo-pastorale, territori su cui scommettere aprendo nuove frontiere pastorali e ridimensionando alcune già presenti. Le presenze salesiane sono sei: Potenza, Bova Marina, Corigliano Rossano, Locri, Soverato e Vibo Valentia. Quali sono i salesiani richiesti per questo progetto missionario? Salesiani disposti a lavorare in contesti poveri, popolari e popolosi, con difficoltà economiche e a volte di mancanza di stimoli culturali e attenti in particolare al primo annuncio. Salesiani che siano ben preparati, a livello spirituale, salesiano, culturale e carismatico. È necessario aver ben presente la ragione per cui questo progetto è stato elaborato, ovvero prendersi cura della Basilicata e della Calabria, due regioni povere e con poche proposte pastorali sistematiche a favore dei giovani più bisognosi, in cui il primo annuncio diventa sempre più un’esigenza anche in contesti di tradizione cattolica. Il lavoro educativo-pastorale dei salesiani cerca di dare speranza a tanti giovani che spesso sono costretti a lasciare le proprie case spostarsi verso nord cercando una vita migliore. Il contrasto di questa realtà con offerte pastorali e formative lungimiranti, in particolare la formazione professionale, l’attenzione al disagio giovanile, il lavoro con le istituzioni per trovare risposta diventa sempre più urgente. Oltre ai salesiani consacrati, questo territorio è arricchito dalla bella presenza di laici e membri della Famiglia Salesiana e la chiesa locale, come anche la realtà sociale, nutre un grande rispetto e considerazione verso i figli di Don Bosco.
L’accoglienza di nuovi missionari ad gentes è una benedizione e una sfida che si inserisce in questo progetto pastorale. L’ispettoria Italia Meridionale (IME) quest’anno ha ricevuto quattro missionari, inviati nella 155ª spedizione missionaria salesiana. Tra loro, due sono diventati membri della nuova delegazione ispettoriale AKM (Albania, Kosovo, Montenegro), gli altri due sono stati invece destinati al Sud Italia e prenderanno parte al nuovo progetto missionario dell’IME per la Basilicata e la Campania: Henri Mufele Ngankwini e Guy Roger Mutombo, dalla Repubblica Democratica del Congo (Ispettoria ACC).
Per accompagnare al meglio i missionari che arrivano, l’Ispettoria IME si impegna affinché essi si sentano a casa e abbiano un graduale inserimento nella nuova realtà comunitaria e sociale. I missionari sono gradualmente inseriti nella storia e nella cultura del luogo che diventerà per loro casa e, sin dai primi giorni, frequentano corsi di lingua e cultura italiana, per una durata di almeno due anni, che li aiuterà per una piena inculturazione. Parallelamente, vengono introdotti nei processi formativi e compiono i primi passi nell’azione educativo-pastorale ispettoriale con i giovani e i ragazzi. Una dimensione fondamentale è l’attenzione al cammino spirituale personale: ad ogni missionario vengono garantiti adeguati momenti di preghiera personale e comunitaria, l’accompagnamento e la guida spirituale, la confessione, possibilmente in una lingua da essi compresa, e tempi di aggiornamento e formazione. In una fase successiva, al missionario viene garantita la formazione continua per un inserimento ancor più pieno nelle dinamiche ispettoriali, mantenendo alcune attenzioni specifiche. L’esperienza missionaria verrà valutata periodicamente per individuare punti di forza, fragilità ed eventuali correttivi, in uno spirito fraterno.
Come ci ricorda don Alfred Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni, “essere missionari in un’Europa secolarizzata pone notevoli sfide interne ed esterne. La buona volontà non basta.” “Guardando indietro con gli occhi della fede ci rendiamo conto che attraverso il lancio del ‘Progetto Europa’ lo Spirito stava preparando la Società Salesiana ad affrontare la nuova realtà dell’Europa, in modo da poter essere più consapevoli delle nostre risorse e come pure delle sfide, e con speranza per rilanciare il carisma salesiano nel Continente.”
Preghiamo affinché nelle regioni della Basilicata e della Calabria la presenza salesiana sia ispirata dallo Spirito per il bene dei giovani più bisognosi.
Marco Fulgaro