25 Set 2025, Gio

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Questa novena a Maria Ausiliatrice 2025 invita a riscoprirci figli sotto lo sguardo materno di Maria. Ogni giorno, attraverso le grandi apparizioni – da Lourdes a Fatima, da Guadalupe a Banneaux – contempliamo un tratto del suo amore: umiltà, speranza, obbedienza, stupore, fiducia, consolazione, giustizia, dolcezza, sogno. Le meditazioni del Rettor Maggiore e le preghiere dei “figli” ci accompagnano in un cammino di nove giorni che apre il cuore alla fede semplice dei piccoli, alimenta la preghiera e incoraggia a costruire, con Maria, un mondo guarito e pieno di luce, per noi e per tutti coloro che cercano speranza e pace.


Giorno 1
Essere Figli – Umiltà e fede

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Nostra Signora di Lourdes
La piccola Bernadette Soubirous
11 febbraio 1858. Avevo appena compiuto 14 anni. Era un mattino come gli altri, un giorno d’inverno. Avevamo fame, come sempre. C’era questa grotta, con la bocca nera, Nel silenzio sentii come un gran soffio. Il cespuglio si mosse, una forza lo scuoteva. E allora io vidi una giovane, bianca, non più alta di me che mi salutò con un leggero inchino del capo; nello stesso tempo ella allontanò un po’ dal corpo le braccia tese, aprendo le mani, come le statue della Madonna; Io ebbi paura. Poi mi venne in mente di pregare: presi la corona che porto sempre con me e inizia a recitare il rosario.

Maria si mostra a sua figlia Bernadette Soubirous. A lei che non sapeva né leggere né scrivere, a lei che parlava in dialetto e non andava al catechismo. Una ragazzina povera, bullizzata da tutti nel paese, eppure pronta a fidarsi e ad affidarsi, come chi non ha niente. E niente da perdere. Maria le affida i suoi segreti e lo fa perché si fida di lei. La tratta con amorevolezza, si rivolge a lei con gentilezza, le dice “per favore”. E Bernadette si abbandona e le crede, proprio come un bimbo fa con sua madre. Crede alla sua promessa che la Madonna le fa di non farla felice in questo mondo, ma nell’altro. E la ricorda per tutta la vita, questa promessa. Una promessa che le permetterà di affrontare tutte le difficoltà a testa alta, con forza e determinazione, facendo quanto la Madonna le ha chiesto: pregare, pregare sempre per tutti noi peccatori. Anche lei promette: custodisce i segreti di Maria e dà voce alla sua richiesta di un Santuario nel luogo dell’apparizione. E in punto di morte Bernadette sorride, ripensando al volto di Maria, al suo sguardo amorevole, ai suoi silenzi, alle sue poche ma intense parole e soprattutto a quella promessa. E si sente ancora figlia, figlia di una Madre che mantiene le sue promesse.

Maria, Madre che promette
Tu, che hai promesso di diventare madre dell’umanità, sei rimasta accanto ai tuoi figli, iniziando dai più piccoli e dai più poveri. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Abbi fede: Maria si mostra anche a noi se sappiamo spogliarci di tutto.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima, umiltà e fede

Possiamo dire che Maria Santissima per noi è un faro di umiltà e di fede che accompagna i secoli, accompagna la nostra vita, accompagna l’esperienza di ognuna e di ognuno di noi. Non dimentichiamo però che l’umiltà di Maria prima di tutto non è una semplice modestia esteriore, non è una facciata, piuttosto è una profonda consapevolezza della sua piccolezza di fronte alla grandezza di Dio.

Il suo sì, eccomi la serva del Signore che pronuncia davanti all’angelo, è un atto di umiltà, non di presunzione, è un abbandono fiducioso di chi si riconosce strumento nelle mani di Dio. Maria non cerca riconoscimenti, Maria cerca semplicemente di essere serva, ponendosi all’ultimo posto con silenzio, con umiltà, con semplicità che per noi è disarmante. Ecco, questa umiltà, questa umiltà radicale che è la chiave che ha aperto il cuore di Maria alla grazia divina, permettendo al Verbo di Dio con la sua grandezza, con la sua immensità, di incarnarsi nel suo grembo umano.

Ecco, Maria, Maria ci insegna a metterci così come siamo, con la nostra umiltà, senza orgoglio, non c’è bisogno di dipendere sulla nostra autorevolezza, sulla nostra autoreferenzialità, ponendoci liberamente davanti a Dio affinché possiamo cogliere pienamente con libertà e con disponibilità, come Maria, affinché con amore viviamo la sua volontà. Ecco il secondo punto, ecco allora la fede di Maria. L’umiltà della serva la pone in un cammino costante di un’adesione incondizionata al progetto di Dio, anche nei momenti più oscuri, incomprensibili, che vuol dire affrontare con coraggio la povertà della sua esperienza della grotta di Betlemme, la fuga in Egitto, la vita nascosta a Nazareth, però soprattutto ai piedi della croce, dove la fede di Maria raggiunge il suo apice.

Ecco, lì sotto la croce, un cuore trafitto dal dolore, Maria non vacilla, Maria non cade, Maria crede nella promessa. La sua fede allora non è un sentimento passeggero, ma è una roccia salda su cui si fonda la speranza della umanità, la nostra speranza. Umiltà e fede in Maria sono indissolubilmente legati.

Ecco, lasciamo che questa umiltà di Maria illumini il nostro terreno umano, affinché anche in noi la fede possa germogliare, che riconoscendo la nostra piccolezza davanti a Dio non ci lasciamo abbandonare per il fatto che siamo piccoli, non ci lasciamo conquistare dalle presunzioni, ma ci mettiamo lì, come Maria, con un atteggiamento di grande libertà, con un atteggiamento di grande disponibilità, riconoscendo la nostra dipendenza da Dio, viviamo con Dio nella semplicità ma allo stesso tempo nella grandezza. Ecco allora Maria ci esorta a coltivare una fede serena, salda, capace di superare le prove e di confidare nella promessa di Dio. Contempliamo la figura di Maria, umile e credente, perché anche noi possiamo dire con generosità il nostro sì, come ha fatto lei.

E noi, siamo capaci di cogliere le sue promesse d’amore con gli occhi di un bambino?

La preghiera di un figlio infedele
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi limpido il mio cuore.
Rendimi umile, piccolo, capace di perdermi nel tuo abbraccio di madre.
Aiutami a riscoprire quanto sia importante il ruolo di un figlio e segna i miei passi.
Tu prometti, io prometto in un patto che solo madre e figlio possono fare.
Io cadrò, madre, tu lo sai.
Non sempre manterrò le mie promesse.
Non sempre mi fiderò.
Non sempre riuscirò a vederti.
Ma tu resta lì, in silenzio, col sorriso, le braccia tese e le mani aperte.
E io prenderò il rosario e pregherò con te per tutti i figli come me.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.


Giorno 2
Essere Figli – Semplicità e speranza

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Nostra Signora di Fatima
I piccoli pastorelli in Cova di Iria
In Cova di Iria verso le 13, il cielo si apre e appare il sole. All’improvviso, alle 13,30 circa accade l’improbabile: davanti a una folla stupefatta avviene il miracolo più spettacolare, più grandioso e più incredibile mai avvenuto dai tempi biblici. Il sole inizia una danza frenetica e spaventosa che durerà più di dieci minuti. Un tempo lunghissimo.

Tre piccoli pastorelli, semplici e felici, assistono e diffondono il miracolo che sconvolge milioni di persone. Nessuno se lo spiega, dagli scienziati agli uomini di fede. Eppure, tre bambini hanno visto Maria, hanno ascoltato il suo messaggio. E loro ci credono, credono alle parole di quella donna che si è mostrata e ha chiesto loro di tornare in Cova di Iria ogni 13 del mese. Non hanno bisogno di spiegazioni perché nelle ripetute parole di Maria ripongono tutta la loro speranza. Una speranza difficile da tenere viva, che avrebbe spaventato qualunque bambino: la Madonna rivela a Lucia, Giacinta e Francesco sofferenze e conflitti mondiali. Eppure loro non hanno dubbi: chi confida nella protezione di Maria, madre che protegge, può affrontare tutto. E lo sanno bene, l’hanno provato sulla loro pelle rischiando di essere uccisi per non tradire la parola data alla loro mamma celeste. I tre pastorelli erano pronti al martirio, imprigionati e minacciati di fronte a un pentolone di olio bollente.
Avevano paura:
«Perché dobbiamo morire senza abbracciare i genitori? Io vorrei vedere la mamma».
Eppure decisero di sperare ancora, credendo in un amore più grande di loro:
«Non avere paura. Offriamo questo sacrificio per la conversione dei peccatori. Sarebbe peggio se la Madonna non tornasse più».
«Perché non recitiamo il Rosario?».
Una madre non è mai sorda al grido dei figli. E in lei i figli ripongono speranza.
Maria, Madre che protegge, è rimasta accanto ai suoi tre figli di Fatima e li ha salvati facendoli rimanere vivi.
E oggi protegge ancora tutti i suoi figli nel mondo che vanno in pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Fatima.

Maria, Madre che protegge
Tu, che ti prendi cura dell’umanità dal momento dell’annunciazione, sei rimasta accanto ai tuoi figli più semplici e pieni di speranza. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Poni la tua speranza in Maria: lei saprà proteggerti.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima, speranza e rinnovamento

Maria Santissima è aurora di speranza, fonte inesauribile di rinnovamento.
Contemplando la figura di Maria è come volgere lo sguardo verso un orizzonte luminoso, un invito costante a credere in un futuro pieno di grazia. E questa grazia è trasformatrice. Ecco, Maria è la personificazione della speranza cristiana in atto. La sua fede incrollabile di fronte alle prove, la sua perseveranza nel seguire Gesù fino alla croce, la sua attesa fiduciosa nella risurrezione sono per me le cose più importanti. Sono per noi un faro di speranza per l’umanità intera.

In Maria vediamo come la certezza è, per così dire, la conferma della promessa di un Dio che non viene mai meno alla sua parola. Che il dolore, la sofferenza, il buio non hanno l’ultima parola. Che la morte è vinta dalla vita.

Ecco, Maria allora è la speranza. È la stella del mattino che annuncia la venuta del sole di giustizia. Rivolgerci a lei significa affidare le nostre attese, le nostre aspirazioni a un cuore materno che le presenta con amore al suo figlio risorto. In qualche modo la nostra speranza è sostenuta dalla speranza di Maria. E se c’è la speranza allora le cose non rimangono come prima. C’è rinnovamento. Il rinnovamento della vita. Accogliendo il verbo incarnato, Maria ha reso possibile credere nella speranza e nella promessa di Dio. Ha reso possibile una nuova creazione, un nuovo inizio.
La maternità spirituale di Maria continua a generare noi nella fede, accompagnandoci nel nostro cammino di crescita e di trasformazione interiore.

Chiediamo a Maria Santissima la grazia necessaria perché questa speranza che noi vediamo compiuta in lei possa rinnovare il nostro cuore, guarire le nostre ferite, farci passare al di là del velo della negatività per intraprendere un cammino di santità, un cammino di vicinanza a Dio. Chiediamo a Maria, lei, la donna che sta con gli apostoli in preghiera, affinché ci aiuti oggi, credenti, comunità cristiane, perché siamo sostenuti nella fede e aperti ai doni dello Spirito, perché sia rinnovata la faccia della terra.
Maria ci esorta a non rassegnarci mai al peccato e alla mediocrità, ma pieni di speranza compiuta in lei, desideriamo ardentemente una vita nuova in Cristo. Che Maria continui a essere per noi modello e sostegno per continuare a credere sempre nella possibilità di un nuovo inizio, di una rinascita interiore che ci conformi sempre di più all’immagine del suo figlio Gesù.

E noi, siamo capaci di sperare in lei e farci proteggere con gli occhi di un bambino?

La preghiera di un figlio scoraggiato
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore semplice e pieno di speranza.
Io confido in te: tu in ogni situazione proteggimi.
Io mi affido a te: tu in ogni situazione proteggimi.
Io ascolto la tua parola: tu in ogni situazione proteggimi.
Donami la capacità di credere all’impossibile e di fare tutto quello che è nelle mie possibilità
per portare il tuo amore, il tuo messaggio di speranza e la tua protezione al mondo intero.
E ti prego, Madre mia, proteggi tutta l’umanità, anche quella che ancora non ti riconosce.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.


Giorno 3
Essere Figli – Obbedienza e dedizione

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Nostra Signora di Guadalupe
Il giovane Juan Diego
Juan Diego», disse la Signora, «piccolo e preferito tra i miei figli…». Juan scattò in piedi.
«Dove stai andando, Juanito?», chiese la Signora.
Juan Diego rispose più educatamente che poteva. Disse alla Signora che era diretto alla chiesa di Santiago per ascoltare la Messa in onore della Madre di Dio.
«Figlio mio diletto», disse la Signora, «sono io la Madre di Dio, e voglio che tu mi ascolti attentamente. Ho un messaggio molto importante da darti. Desidero che mi sia costruita una chiesa in questo luogo, da dove potrò mostrare il mio amore alla tua gente.

Un dialogo dolce, semplice e tenero come quello di una mamma con un figlio. E Juan Diego obbedì: andò dal vescovo a riferire quanto aveva visto ma lui non gli credette. Allora il giovane tornò da Maria e le spiegò quanto accaduto. La Madonna gli diede un altro messaggio e lo esortò a riprovare, e così ancora e ancora. Juan Diego obbediva, non si dava per vinto: avrebbe portato a termine il compito che la Madre celeste gli stava affidando. Ma un giorno, preso dai problemi della vita, stava per saltare l’appuntamento con la Madonna: suo zio stava morendo. «Credi proprio che dimenticherei chi amo tanto?» Maria guarì suo zio, mentre Juan Diego obbediva ancora una volta:
«Mio amato figlio», rispose la Signora, «sali sulla cima della collina dove ci siamo incontrati la prima volta. Taglia e raccogli le rose che vi troverai. Mettile nel tuo tilma e portamele qui. Ti dirò io che devi fare e dire». Pur sapendo che su quella collina non crescevano rose, e certo non d’inverno, Juan corse fin sulla cima. E là c’era il più bel giardino che avesse mai visto. Rose di Casti-glia ancora lucenti di rugiada si stendevano a perdita d’occhio. Tagliò delicatamente i boccioli più belli col suo coltello di pietra, ne riempì il mantello, e veloce tornò dove la Signora lo aspettava. La Signora prese le rose e le sistemò di nuovo nel tilma di Juan. Poi glielo legò dietro al collo e disse: «Questo è il segno che il vescovo vuole. Presto, vai da lui e non fermarti lungo la strada.»

Sul mantello era apparsa l’immagine della Madonna e alla vista di tale miracolo, il vescovo si convinse. Ed oggi il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe conserva ancora l’effige miracolosa.

Maria, Madre che non dimentica
Tu, che non dimentichi nessuno dei tuoi figli, non lasci indietro nessuno, hai guardato ai giovani che hanno riposto in te le loro speranze. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Obbedisci anche quando non comprendi: una madre non dimentica, una madre non lascia soli.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima, maternità e compassione

La maternità di Maria non si esaurisce nel suo sì che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio di Dio. Certamente, quel momento è il fondamento di tutto, ma la sua maternità è un’attitudine costante, un modo di essere per noi, di relazionarsi con l’umanità intera.
Gesù sulla croce proprio le affida Giovanni con le parole Donna, ecco tuo figlio, simbolicamente estendendo la sua maternità a tutti i credenti di tutti i tempi.
Maria diventa così madre della Chiesa madre spirituale di ognuno di noi.

Vediamo allora come questa maternità si manifesta in una cura tenera e premurosa in un’attenzione costante ai bisogni dei suoi figli e in un desiderio profondo del loro bene. Maria ci accoglie, ci nutre con la sua espressione di fedeltà, ci protegge sotto il suo manto. La maternità di Maria è un dono immenso che noi ci avviciniamo a lei, lo sentiamo una presenza amorevole che ci accompagna in ogni momento.

Ecco allora la compassione di Maria è il naturale corollario della sua maternità. Compassione che non è semplicemente un sentimento superficiale di pietà ma una partecipazione profonda al dolore degli altri, un “soffrire con”.  La vediamo manifestarsi in modo toccante durante la passione del figlio. E nella stessa maniera Maria non rimane indifferente al nostro dolore, intercede per noi, ci consola, ci offre il suo aiuto materno.

Ecco, il cuore di Maria allora diventa un rifugio sicuro dove noi possiamo deporre le nostre fatiche, trovare conforto e speranza. Maternità e compassione in Maria diventano, per così dire, due facce della stessa esperienza umana a favore di noi, due espressioni del suo amore infinito per Dio e per l’umanità.

La sua compassione allora è la manifestazione concreta del suo essere madre, compassione conseguenza della maternità. Contemplare Maria allora come madre ci apre il cuore alla speranza che in lei trova una esperienza veramente completa. Madre Celeste che ci ama.

Chiediamo a Maria affinché la vediamo come un modello di una umanità autentica, di una maternità capace di “sentire con”, capace di amare, capace di soffrire con gli altri, seguendo l’esempio del suo figlio Gesù, che per amore nostro ha patito ed è morto sulla croce.

E noi, siamo sicuri che una madre non dimentica, così come lo sono i bambini?

La preghiera di un figlio perso
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore obbediente.
Quando non ti ascolto, ti prego insisti.
Quando non torno, ti prego vienimi a cercare.
Quando non mi perdono, ti prego insegnami l’indulgenza.
Perché noi uomini ci perdiamo e ci perderemo sempre
ma tu non ti dimenticare di noi figli erranti.
Vieni a prenderci,
vieni a portarci per mano.
Non vogliamo e non possiamo rimanere soli qui.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.


Giorno 4
Essere Figli – Stupore e riflessione

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Nostra Signora de La Salette
I piccoli Melania e Maximin di La Salette
Sabato 19 settembre 1846 i due ragazzini salirono di buon’ora i versanti del monte Planeau, al di sopra del villaggio di La Salette, guidando ognuno quattro mucche a pascolare. A metà strada, presso una piccola sorgente, Melania per prima vide su un mucchio di pietre un globo di fuoco «come se il sole fosse caduto lì» e lo indicò a Maximin. Da quella sfera luminosa cominciò ad apparire una donna, seduta con la testa fra le mani, i gomiti sulle ginocchia, profondamente triste. Davanti al loro stupore, la Signora si alzò e con voce dolce, ma in lingua francese, disse loro: «Avvicinatevi figli miei, non abbiate paura, sono qui per annunciarvi una grande notizia». Rincuorati, i ragazzi si avvicinarono e videro che la figura stava piangendo.

Una madre annuncia una grande notizia ai suoi figli e lo fa piangendo. Eppure i ragazzini non si straniscono del suo pianto. Ascoltano nel più tenero dei momenti tra una madre e i suoi figli. Perché anche le madri a volte sono preoccupate, perché anche le madri affidano ai loro figli le proprie sensazioni, i propri pensieri e riflessioni. E Maria affida ai due pastorelli, poveri e trascurati negli affetti, un grande messaggio: “sono preoccupata per l’umanità, sono preoccupata per voi figli miei che vi state allontanando da Dio. E la vita lontana da Dio è una vita complicata, difficile, fatta di sofferenze.” Ecco perché piange. Piange come una qualunque madre e racconta ai sui figli più piccoli e più puri un messaggio tanto stupefacente quanto grande. Un messaggio da annunciare a tutti, da portare al mondo.
E loro lo faranno, perché non possono tenere per loro un momento così bello: l’espressione dell’amore di una mamma per i suoi figli bisogna annunciarla a tutti. Il Santuario di Nostra Signora di La Salette che sorge nel luogo delle apparizioni, pone le sue basi sulla rivelazione del dolore di Maria di fronte al peregrinare dei suoi figli peccatori.

Maria, Madre che annuncia/che racconta
Tu, che ti doni completamente ai tuoi figli tanto da non avere paura di raccontar loro di te, hai toccato il cuore dei tuoi figli più piccoli, capaci di riflettere sulle tue parole e accoglierle con stupore. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Stupisciti di fronte alle parole di una madre: saranno sempre le più autentiche.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima, amore e misericordia

La sentiamo questa dimensione di Maria, queste due dimensioni? Maria è la donna del cuore traboccante di amore, di attenzione e anche di misericordia. Noi la sentiamo come un porto, un rifugio sicuro nel momento che stiamo passando momenti di difficoltà o di prova.

Contemplando Maria è come immergerci in un oceano di tenerezza, di compassione. Ci sentiamo circondati da un ambiente, da tutta un’atmosfera inesauribile di conforto e di speranza. L’amore di Maria è un amore materno che abbraccia tutta l’intera umanità, perché è un amore che ha le sue radici nel suo sì incondizionato al progetto di Dio.

Maria, accogliendo il suo figlio nel grembo, ha accolto l’amore di Dio. Per conseguenza il suo amore non conosce confine né distinzioni, si china sulle fragilità, sulle miserie umane, con una delicatezza infinita. Lo vediamo manifestarsi nella sua attenzione verso Elisabetta, nella sua intercessione alle nozze di Cana, nella sua presenza silenziosa, straordinaria ai piedi della croce.

Ecco, l’amore di Maria, questo amore materno, è un riflesso dello stesso amore di Dio, un amore che si fa vicino, che consola, perdona, non si stanca mai, non finisce mai. Ecco, ci insegna Maria che amare significa donarsi completamente, farsi prossimo di chi soffre, condividere le gioie e i dolori dei fratelli con la stessa generosità e la stessa dedizione che hanno animato il suo cuore. Amore, misericordia.

La misericordia allora diventa la naturale conseguenza dell’amore di Maria, una compassione, possiamo dirle viscerale, davanti alle sofferenze dell’umanità, del mondo. Maria la guardiamo, la contempliamo, la incontriamo con il suo sguardo materno e lo sentiamo posarsi sulle nostre debolezze, sui nostri peccati, sulla nostra vulnerabilità, senza aggressione, anzi con una infinita dolcezza. È un cuore immacolato, sensibile al grido del dolore.

Maria è una madre che non giudica, non condanna, ma accoglie, consola, perdona. La misericordia di Maria la sentiamo come un balsamo per le ferite dell’anima, una broccia che riscalda il cuore. Ci ricorda Maria che Dio è ricco di misericordia e che non si stanca mai di perdonare chi si rivolge a Lui con cuore contrito, sereno, aperto, disponibile.

Amore e misericordia in Maria Santissima si fondono in un abbraccio che avvolge l’intera umanità. Chiediamo a Maria che ci aiuti a spalancare i nostri cuori, all’amore di Dio, come ha fatto lei, a lasciare che questo amore pervada il nostro cuore, specialmente quando ci sentiamo più bisognosi, più sotto il peso delle prove e della difficoltà. In Maria troviamo una madre tenerissima e potente, pronta ad accoglierci nel suo amore e a intercedere per la nostra salvezza.

E noi, siamo capaci di stupirci ancora come un bambino di fronte all’amore della mamma?

La preghiera di un figlio lontano
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore capace di compassione e conversione.
Nel silenzio, ti ritrovo.
Nella preghiera, ti ascolto.
Nella riflessione, ti scopro.
E di fronte alle tue parole d’amore, Madre, mi stupisco
e scopro la forza del tuo legame con l’umanità.
Lontano da te, chi mi tiene la mano nei momenti di difficoltà?
Lontano da te, chi mi conforta nel mio pianto?
Lontano da te, chi mi consiglia quando sto prendendo il bivio sbagliato?
Io ritorno a te, nell’unità.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.


Giorno 5
Essere Figli – Fiducia e preghiera

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Medaglia di Caterina
La piccola Caterina Labouré
La notte del 18 luglio 1830, verso le 11,30, si sentì chiamare per nome. Era un bambino che le disse: «Alzati e vieni con me». Caterina lo seguì. Tutte le luci erano accese. La porta della cappella si aprì appena il bambino l’ebbe sfiorata con la punta delle dita. Caterina si inginocchiò.
A mezzanotte venne la Madonna, si sedette sulla poltrona che c’era accanto all’altare. «Allora sono balzata vicino a lei, ai suoi piedi, sui gradini dell’altare, e ho posato le mani sulle sue ginocchia» raccontò Caterina. «Sono rimasta così non so quanto tempo. Mi è parso il momento più dolce della mia vita…».
«Dio vuole affidarti una missione» disse la Vergine a Caterina.

Caterina, orfana a 9 anni, non si rassegna a vivere senza la mamma. E si avvicina alla Madre del Cielo. La Madonna che la guardava già da lontano, non l’avrebbe mai abbandonata. Anzi, aveva grandi progetti per lei. Lei, una sua figlia attenta e amorevole, avrebbe avuto una grande missione: vivere una vita cristiana autentica, una relazione personale con Dio forte e salda. Maria crede nelle potenzialità della sua bambina e a lei affida la Medaglia Miracolosa, capace di intercedere e compiere grazie e miracoli. Una missione importante, un messaggio difficile. Eppure Caterina non si scoraggia, si fida della sua Mamma del Cielo e sa che lei non l’abbandonerà mai.

Maria, Madre che dà fiducia
Tu, che ti fidi e affidi missioni e messaggi a ogni tuo figlio, li accompagni sulla loro strada come presenza discreta, restando accanto a tutti ma soprattutto a chi ha vissuto grandi dolori. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Fidati: una madre ti affiderà sempre solo compiti che potrai portare a termine e ti starà accanto per tutto il cammino.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima, fiducia e preghiera

Maria Santissima ci si presenta come la donna di una fiducia incrollabile, una potente interceditrice attraverso la preghiera. Ecco, contemplare questi due aspetti, la fiducia e la preghiera, vediamo due dimensioni fondamentali della relazione di Maria con Dio.

La fiducia di Maria in Dio possiamo dire che è un filo d’oro che percorre tutta la sua esistenza, dall’inizio fino alla fine. Quel sì pronunciato con consapevolezza delle conseguenze, è un atto di abbandono totale alla volontà divina. Ecco, Maria si affida, Maria vive la fiducia in Dio con un cuore saldo alla provvidenza divina, sapendo che Dio non l’avrebbe mai abbandonata.

Ecco, allora per noi, nella nostra vita quotidiana, guardare a Maria, questo abbandono non passivo, ma attivo, fiducioso, è un invito, non a dimenticare le nostre ansie, le nostre paure, ma in qualche modo di guardare tutto a quella luce dell’amore di Dio, che nel caso di Maria non è mai venuto a meno, e neanche nella nostra vita. Ecco, allora, questa fiducia che porta alla preghiera, che possiamo dire è quasi il respiro dell’anima di Maria, il canale privilegiato della sua intima comunione con Dio. La fiducia porta alla comunione, la sua vita abbandonata è stato un continuo dialogo di amore con il Padre, un’offerta costante di sé stessa, delle sue preoccupazioni, ma anche delle sue decisioni.

La visitazione a Elisabetta è un esempio di preghiera che si fa poi servizio. Vediamo Maria accompagnando Gesù fino alla croce, dopo l’ascensione la vediamo nel cenacolo unita agli Apostoli in fervente attesa. Maria ci insegna il valore della preghiera costante come conseguenza di una fiducia totale e completa abbandonandosi nelle mani di Dio, precisamente incontrare Dio e vivere con Dio.

Fiducia e preghiera e Maria Santissima sono strettamente interconnesse. Una profonda fiducia in Dio che fa nascere, fa emergere una preghiera perseverante. Chiediamo a Maria affinché sia lei il suo esempio che noi ci sentiamo esortati a fare della preghiera un’abitudine quotidiana perché vogliamo continuamente sentirci abbandonati nelle mani misericordiose di Dio.

Rivolgiamoci a lei con filiale e confidenza affinché imitandola, imitando la sua fiducia e la sua perseveranza nella preghiera, potremo sperimentare la pace che solo quando ci abbandoniamo a un Dio possiamo ricevere le grezze necessarie per il nostro cammino di fede.

E noi, siamo capaci di fidarci in maniera incondizionata come i bambini?

La preghiera di un figlio sfiduciato
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore capace di pregare.
Non sono capace di ascoltarti, apri le mie orecchie.
Non sono capace di seguirti, muovi i miei passi.
Non sono capace di tenere fede a quanto vorrai affidarmi, rendi la mia anima salda.
Le tentazioni sono tante, fa’ che io non ceda.
Le difficoltà sembrano insormontabili, fa’ che io non cada.
Le contraddizioni del mondo gridano forte, fa’ che io sia non le segua.
Io, tuo figlio fallimentare, sono qui perché tu ti serva di me.
Rendendomi un figlio obbediente.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.


Giorno 6
Essere Figli – Sofferenza e guarigione

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Nostra Signora dei dolori di Kibeho
La piccola Alphonsine Mumiremana e i suoi compagni
La storia cominciò alle 12,35 di un sabato, il 28 novembre 1981, in un Collegio gestito da Suore locali, frequentato da poco più di un centinaio di ragazze della zona. Un Collegio rurale, povero, dove si imparava a diventare maestre oppure segretarie. Il complesso non era dotato di Cappella e, quindi, non vi era un clima religioso particolarmente sentito. Quel giorno tutte le ragazze del Collegio erano nel refettorio. La prima del gruppo a “vedere” fu Alphonsine Mumureke, di 16 anni. Secondo quanto lei stessa scrive nel suo diario, stava servendo a tavola le sue compagne, quando udì una voce femminile che la chiamava: “Figlia mia, vieni qui”. Si diresse verso il corridoio, accanto al refettorio, e lì le apparve una donna di incomparabile bellezza. Era vestita di bianco, con un velo bianco sulla testa, che nascondeva i capelli, e che sembrava unito al resto del vestito, che non aveva cuciture. Era scalza e le sue mani erano giunte sul petto con le dita rivolte al cielo.

Successivamente la Madonna apparve ad altri compagni di Alphonsine che all’inizio erano scettici ma poi, di fronte all’apparizione di Maria, dovettero ricredersi. Maria, parlando con Alphonsine, si definisce la Signora dei dolori di Kibeho e racconta ai ragazzi tutti gli spietati e sanguinosi avvenimenti che sarebbero avvenuti di lì a poco con lo scoppio della guerra in Ruanda. Il dolore sarà grande ma anche la consolazione e la guarigione da quel dolore, perché lei, la Signora dei Dolori, non avrebbe mai lasciato soli i suoi figli dell’Africa. I ragazzi restano lì, attoniti, di fronte alle visioni ma credono in questa mamma che tende loro le braccia dicendo chiamandoli “figli miei”. Sanno che solo in lei ci sarà consolazione. E per poter pregare affinché la madre che consola avesse alleviato le sofferenze dei suoi figli, viene eretto il santuario dedicato a Nostra Signora dei Dolori di Kibeho, oggi luogo segnato da stermini e genocidi. E la Madonna continua a essere lì e abbracciare tutti i suoi figli.

Maria, Madre che consola
Tu, che hai consolato i tuoi figli come Giovanni sotto la croce, hai guardato a chi vive nella sofferenza. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Non aver paura di attraversare la sofferenza: la madre che consola asciugherà le tue lacrime.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima, sofferenza e invito alla conversione

Figura emblematica di sofferenza, trasfigurata e potente invito alla conversione è Maria. Quando contempliamo il suo cammino doloroso, è monito, silenzioso e pure eloquente, una chiamata profonda a rivedere un po’ le nostre vite, le nostre scelte, e la chiamata a ritornare al cuore del Vangelo. La sofferenza che attraversa la vita di Maria, come una spada affilata, profetizzata dal vecchio Simeone, segnata dalla scomparsa di Gesù Fanciullo, al dolore indicibile ai piedi della croce, ecco, Maria vive tutto questo, il peso della fragilità umana, e il mistero del dolore innocente in una maniera unica.

La sofferenza di Maria non è stata una sofferenza sterile, una rassegnazione passiva, ma in qualche modo notiamo che c’è una attività, un’offerta silenziosa e coraggiosa, unita al sacrificio redentivo del suo figlio Gesù.

Ecco, quando noi guardiamo a Maria, la donna che soffre con gli occhi da parte nostra della fede, quella sofferenza, piuttosto che deprimerci, ci rivela la profondità dell’amore di Dio per noi, che è visibile nella vita di Maria. Maria in qualche modo ci insegna che anche nel dolore più acuto può trovare senso, una possibilità di crescita spirituale, che viene frutto dell’unione con il mistero pasquale.

Ecco allora, dall’esperienza del dolore trasfigurato, scaturisce, emerge un potente invito alla conversione. Guardando, contemplando Maria come ha sopportato tanto per amore nostro e per la nostra salvezza, anche noi siamo interpellati a non rimanere indifferenti, di fronte al mistero della redenzione.

Maria, la donna dolce e materna, ci esorta a abbandonare le vie del male, per abbracciare il cammino della fede. La famosa frase di Maria alle nozze di Cana, «Fate tutto quello che vi dirà», risuona ancora per noi oggi come un pressante invito ad ascoltare la voce di Gesù nei momenti della difficoltà, nei momenti della prova. Nei momenti delle situazioni inaspettate e incognite.

La sofferenza di Maria, notiamo subito che non è fine a se stessa, ma è intimamente legata alla redenzione operata da Cristo. Ecco, il suo esempio di fede è incrollabile nel dolore, sia per noi luce e guida per trasformare le nostre sofferenze in opportunità di crescita spirituale, sia per rispondere con generosità all’appello pressante alla conversione, affinché la profondità che ancora risuona nel cuore di ogni uomo, l’invito di Dio, di un Dio che ci ama, possa attraverso l’intercessione di Maria trovare senso, sbocco, crescita, anche nei momenti più difficili, nei momenti più sofferenti.

E noi, siamo ci lasciamo consolare come i bambini?

La preghiera di un figlio che soffre
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore capace guarire.
Quando sono a terra, tendimi la mano, madre.
Quando mi sento distrutto, rimetti insieme i pezzi, madre.
Quando la sofferenza prende il sopravvento, aprimi alla speranza, madre.
Perché io non cerchi solo la guarigione del corpo ma mi renda conto di quanto il mio cuore
ha bisogno di pace.
E dalla polvere alzami, madre.
Alza me e tutti i tuoi figli che sono nella prova.
Quelli sotto le bombe,
quelli perseguitati,
quelli ingiustamente incarcerati,
quelli lesi nei diritti e nella dignità,
quelli a quali viene stroncata la vita troppo presto.
Alzali e consolali
perché sono tuoi figli. Perché siamo tuoi figli.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.


Giorno 7
Essere Figli – Giustizia e dignità

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Nostra Signora di Aparecida
I piccoli pescatori Domingos, Felice e Joao
All’alba del 12 ottobre 1717, Domingos Garcia, Felipe Pedroso e Joao Alves spinsero la loro barca nelle acque del fiume Paraiba che scorreva presso il loro villaggio. Non sembravano aver fortuna quella mattina: per ore gettarono le reti, senza pescare nulla. Avevano quasi deciso di rinunciare, quando Joao Alves, il più giovane, volle fare un ultimo tentativo. Gettò dunque nelle acque del fiume la sua rete e lentamente la tirò su. C’era qualcosa, ma non era un pesce… sembrava piuttosto un pezzo di legno. Quando lo liberò dalle maglie della rete, il pezzo di legno si rivelò essere una statua della Vergine Maria, purtroppo priva della testa. Joao gettò di nuovo la rete in acqua e questa volta, ritirandola su, vi trovò impigliato un altro pezzo di legno di forma arrotondata che sembrava proprio la testa della stessa statua: provò a mettere insieme i due pezzi e si accorse che combaciavano perfettamente. Come obbedendo ad un impulso, Joao Alves gettò nuovamente in acqua la rete e, quando provò a tirarla su, si accorse di non riuscirci, perché era piena di pesci. I suoi compagni gettarono le reti in acqua a loro volta e la pesca di quel giorno fu veramente abbondantissima.

Una madre vede le necessità dei sui figli, Maria ha visto le necessità dei tre pescatori ed è andata loro in soccorso. I figli le hanno dato tutto l’amore e la dignità che si può dare a una madre: hanno messo insieme i due pezzi della statua, l’hanno posta su una capanna e ne hanno fatto un santuario. Dall’alto della capanna, la Madonna Aparecida – che vuol dire Apparsa – ha salvato un suo figlio schiavo che scappava dai padroni: ne ha visto la sofferenza e gli ha restituito dignità. E oggi, quella capanna, è il più grande santuario mariano del mondo e porta il nome di Basilica di Nostra Signora di Aparecida.

Maria, Madre che vede
Tu, che hai visto la sofferenza dei tuoi figli maltrattati, a iniziare dai discepoli, ti poni accanto ai tuoi figli più poveri e perseguitati. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Non nasconderti dallo sguardo di una madre: lei vede anche nei tuoi desideri e bisogni più nascosti.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima, dignità e giustizia sociale

Maria Santissima è uno specchio di dignità umana pienamente realizzata, silenziosa ma potente e ispiratrice per un senso giusto del vissuto sociale. Riflettere sulla figura di Maria in relazione a questi temi ci svela una prospettiva profonda e sorprendentemente attuale.

Guardiamo a Maria, la donna piena di dignità come un dono che per noi oggi ci aiuta a guardare questa sua purezza originaria, che non la pone su un piedistallo inaccessibile, ma rivela Maria nella pienezza di quella dignità a cui tutti ci sentiamo un pochettino attratti, chiamati.

Contemplando Maria vediamo risplendere la bellezza e la nobiltà precisamente la dignità dell’essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, libero dal gioco del peccato, pienamente aperto all’amore divino, una umanità che non si perde nei dettagli, nelle cose superficiali.

Possiamo dire che il sì libero e consapevole di Maria è quel gesto di autodeterminazione che eleva Maria a quella che è a livello della volontà di Dio, entra in qualche modo nella logica di Dio. La sua umiltà poi la rende ancora più libera, lungi dall’essere sminuente dall’umiltà. L’umiltà di Maria diventa la consapevolezza della vera grandezza che viene da Dio.

Ecco allora questa dignità Maria ci aiuta a guardare come noi la stiamo vivendo nella quotidianità della vita. Il tema della giustizia sociale può apparire meno esplicito però da una lettura attenta contemplativa del Vangelo specialmente dal Magnificat riusciamo a captare, a sentire a incontrare quello spirito rivoluzionario che proclama l’abbattimento dei potenti dai troni e l’innalzamento degli umili, cioè il rovesciamento delle logiche mondane e l’attenzione privilegiata di Dio verso i poveri, gli affamati.

Parole che sgorgano da un cuore umile, pieno di Spirito Santo. Possiamo dire che sono un manifesto di giustizia sociale “ante Littera”, un’anticipazione del regno di Dio, dove gli ultimi saranno i primi.

Contempliamo Maria affinché ci sentiamo attratti da questa dignità che non si limita a chiudersi in se stesso ma è una dignità che nel Magnificat ci sfida a non rimanere chiusi nelle nostre logiche ma diventiamo aperti, lodando Dio cercando di vivere il dono ricevuto per il bene dell’umanità, con dignità per il bene dei poveri per il bene di quelli che sono gli scartati della società.

E noi, siamo ci nascondiamo o diciamo tutto come fanno i bambini?

La preghiera di un figlio che ha paura
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore capace di restituire dignità.
Nell’ora della prova, guarda le mie mancanze e colmale.
Nell’ora della fatica, guarda le mie debolezze e sanale.
Nell’ora dell’attesa, guarda le mie insofferenze e curale.
Così che io guardando i miei fratelli, possa guardare le loro mancanze e colmarle,
vedere le loro debolezze e sanarle, sentire le loro insofferenze e curarle.
Perché nulla cura come l’amore e nessuno è forte come una madre che cerca giustizia per i suoi figli.
E allora anche io, Madre, mi fermo ai piedi della capanna, guardo con occhi fiduciosi la tua immagine e ti prego per la dignità di tutti i tuoi figli.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.


Giorno 8
Essere Figli – Dolcezza e quotidianità

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Madonna di Banneaux
La piccola Marietta di Banneaux
Il 18 gennaio, Marietta è in giardino, prega con il rosario. Maria viene e la porta a una piccola sorgente ai margini del bosco, ove dice: «Questa sorgente è per me», e invita la piccola a immergervi la mano e il rosario. Il papà e due altre persone hanno seguito, con indicibile stupore, Marietta in tutti i suoi gesti e parole. E quella stessa sera il primo d’essere conquistato dalla grazia di Banneaux è proprio il papà di Marietta, che corre a confessarsi e a ricevere l’Eucaristia: era dalla Prima Comunione che non si confessava più.
Il 19 gennaio, Marietta domanda: «Signora, chi siete?». «Sono la Vergine dei poveri».
Alla sorgente, aggiunge: «Questa sorgente è per me, per tutte le nazioni, per i malati. Vengo a consolarli!».

Marietta è una ragazza normale che vive i suoi giorni come tutti noi, come i nostri figli, i nostri nipoti. Un borgo piccolo e sconosciuto, il suo. Prega per rimanere vicina a Dio. Prega la sua mamma celeste per mantenere vivo il legame con lei. E Maria le parla con dolcezza, in un luogo a lei familiare. Le apparirà diverse volte, le confiderà segreti e le dirà di pregare per la conversione del mondo: questo per Marietta è un forte messaggio di speranza. Tutti i figli vengono abbracciati e consolati dalla Madre, tutta la dolcezza che Marietta trova nella “Signora gentile” la trasmette al mondo. E da questo incontro nasce una grande catena d’amore e spiritualità che trova il suo compimento nel santuario alla Madonna di Banneaux.

Maria, Madre che resta accanto
Tu, che sei rimasta accanto ai tuoi figli, senza perderne mai neanche uno, hai illuminato il cammino quotidiano dei più semplici. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Abbandonati nell’abbraccio di Maria: non temere, lei ti consolerà.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima, educazione e amore

Maria Santissima è una maestra incomparabile di educazione, perché è fonte inesauribile di amore e chi ama educa, educa veramente chi ama.

Riflettere sulla figura di Maria in relazione a questi due pilastri della crescita umana e spirituale ecco abbiamo qui un esempio da contemplare, da prendere sul serio, da assumere nelle nostre scelte quotidiane.
L’educazione che viene emanata da Maria, non è fatta di precetti, di insegnamenti formali ma si manifesta attraverso il suo esempio di vita. Un silenzio contemplativo che parla, la sua obbedienza alla volontà di Dio, umile e grande allo stesso tempo, la sua profonda umanità.

Ecco, il primo aspetto educativo che Maria ci comunica è quello dell’ascolto.
L’ascolto della parola di Dio, l’ascolto di quel Dio che è continuamente lì per aiutarci, per accompagnarci. Maria custodisce nel suo cuore, medita con cura favorisce l’ascolto attento alla parola di Dio e con la stessa maniera la necessità degli altri. Maria ci educa a quella umiltà che non sceglie di rimanere distaccata e passiva ma piuttosto a quell’umiltà che mentre riconosciamo la nostra piccolezza davanti alla grandezza di Dio, ci mettiamo come protagonisti al suo servizio. Il nostro cuore è aperto per essere veramente quelli che accompagniamo, viviamo il progetto che Dio ha per noi.

Maria è un esempio che ci aiuta a lasciarci educare dalla fede ci educa alla perseveranza rimanendo saldi nell’amore per Gesù, fino ai piedi della croce.
Educazione e amore.  Ecco, l’amore di Maria è il cuore pulsante della sua esistenza, continua a essere per noi, tutte le volte che ci avviciniamo a Maria, sentiamo questo amore materno, che si estende su tutti noi. È un amore per Gesù che diventa un amore per l’umanità. Il cuore di Maria che si apre con quella tenerezza infinita che lei riceve da Dio, che lei comunica a Gesù, ai suoi figli spirituali.

Chiediamo al Signore affinché contemplando l’amore di Maria, che è un amore che educa lasciamoci spingere a superare i nostri egoismi, le nostre chiusure e di aprirci agli altri. In Maria vediamo una donna che educa con amore e che ama con un amore che è educativo. Chiediamo al Signore che ci dia il dono di un amore, che è il dono del suo amore che a sua volta è un amore che ci purifica ci sostiene, ci fa crescere, affinché il nostro esempio, possa essere veramente un esempio che comunica amore e comunicando amore possiamo lasciarci educare da lei e lasciamo che lei ci aiuti affinché il nostro esempio educhi anche gli altri.

E noi, siamo capaci di abbandonarci come fanno i bambini?

La preghiera di un figlio dei nostri giorni
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore mite e docile.
Chi mi rimetterà insieme, dopo essermi spezzato sotto il peso delle croci che porto?
Chi riporterà la luce nei miei occhi, dopo aver visto le macerie della crudeltà umana?
Chi allevierà le sofferenze della mia anima, dopo gli errori che ho commesso sul mio cammino?
Madre mia, solo tu puoi consolarmi.
Abbracciami e tienimi con te per evitare che io vada in mille pezzi.
L’anima mia riposa in te e trova pace come un bimbo in braccio a sua madre.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.


Giorno 9
Essere Figli – Costruzione e sogno

I figli si fidano, i figli si affidano. E una madre è vicina, sempre. La vedi anche se non c’è.
E noi, siamo capaci di vederla?
Beato chi vede con il cuore.

Maria Ausiliatrice
Il piccolo Giovannino Bosco
A 9 anni ho fatto un sogno, che mi rimase profondamente impresso nella mente per tutta la vita. Nel sonno mi parve di essere vicino a casa in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli, che si trastullavano. Alcuni ridevano, altri giuocavano, non pochi bestemmiavano. All’udire quelle bestemmie mi sono subito lanciato in mezzo di loro adoperando pugni e parole per farli tacere. In quel momento apparve un uomo venerando in virile età nobilmente vestito.
— Non colle percosse ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici.
— Chi siete voi, soggiunsi, che mi comandate cosa impossibile?
— Appunto perché tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili coll’ubbidienza e coll’acquisto della scienza.
— Dove, con quali mezzi potrò acquistare la scienza?
— Io ti darò la maestra sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza.
In quel momento vidi accanto di lui una donna di maestoso aspetto, vestita di un manto, che risplendeva da tutte parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella.
—Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i miei figli.
Volsi allora lo sguardo ed ecco invece di animali feroci, apparvero altrettanti mansueti agnelli, che, saltellando, correvano attorno belando, come per fare festa a quell’uomo e a quella signora. A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai a voler parlare in modo da capire, poiché io non sapevo quale cosa volesse significare. Allora ella mi pose la mano sul capo dicendomi:
—A suo tempo tutto comprenderai.

Maria guida e accompagna Giovannino Bosco in tutta la sua vita e la sua missione. Lui, bambino, scopre così, da un sogno, la sua vocazione. Non capirà ma si lascerà guidare. Non comprenderà per molti anni ma alla fine ma sarà consapevole che “ha fatto tutto lei”. E la madre, sia quella terrena, sia quella celeste, sarà la figura centrale nella vita di questo figlio che si farà pane per i propri figli. E dopo aver incontrato Maria nei suoi sogni, Giovanni Bosco ormai diventato sacerdoti, ergerà un santuario alla Madonna perché tutti i suoi figli possano affidarsi a lei. E lo dedicherà a Maria Ausiliatrice, perché lei è stata il suo porto sicuro, il suo aiuto perenne. Così, tutti coloro che entrano nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino vengono presi sotto il manto protettivo di Maria che ne diventa guida.

Maria, Madre che accompagna/che guida
Tu, che hai accompagnato tuo figlio Gesù in tutto il suo cammino, ti sei proposta come guida a chi ha saputo ascoltarti con l’entusiasmo che solo i bambini sanno avere. A loro ti sei avvicinata, a loro ti sei manifestata.
Lasciati accompagnare: la Madre sarà sempre al tuo fianco per indicarti la via.

Intervento Rettor Maggiore
Maria Santissima aiuto nella conversione

Maria Santissima è un aiuto potente e silenzioso nel nostro cammino di crescita.
È un cammino che ha bisogno continuamente di liberarsi da quello che lo blocca verso la crescita. È un cammino che continuamente deve rinnovarsi, a non ritornare indietro oppure a fermarsi in degli angoli oscuri della propria esistenza. Ecco la conversione.

La presenza di Maria è un faro di speranza, è un invito costante affinché noi continuiamo a camminare verso Dio, aiutare il nostro cuore che sia continuamente focalizzato verso Dio, verso il suo amore. Riflettere su Maria, sul suo ruolo, significa che scopriamo Maria che non impone, che non giudica, ma piuttosto sostiene, incoraggia, con la sua umiltà, con il suo amore materno, aiuta il nostro cuore a rimanere accanto a lei per avvicinarci sempre di più verso il suo figlio Gesù, che è la via, la verità e la vita.

Anche per noi continua a essere valido questo Sì di Maria all’annunciazione che apre all’umanità la storia della salvezza raggiungibile e accessibile. La sua intercessione alle Nozze di Cana sostiene quelle che si trovano in situazioni non attese, inedite. Ecco, Maria è un modello di conversione continua. La sua vita, una vita di Immacolata, è stata però un progressivo aderire alla volontà di Dio, un cammino di fede che l’ha portata attraverso gioie e dolori, culminando nel sacrificio del Calvario.

Ecco, la perseveranza di Maria nel seguire Gesù diventa per noi un invito, affinché anche noi viviamo questa vicinanza continua, questa trasformazione interiore, che sappiamo bene che è un processo graduale, ma che richiede costanza, umiltà e fiducia nella grazia di Dio.

Maria aiuto nella conversione attraverso un ascolto molto attento e focalizzato sulla Parola di Dio. Un ascolto che ci aiuta a trovare la forza per abbandonare le vie del peccato, perché riconosciamo la forza, la bellezza di camminare verso Dio. Rivolgiamoci a Maria con fiducia filiale, perché questo significa che noi, mentre riconosciamo le nostre fragilità, i nostri peccati, i nostri difetti, vogliamo favorire quei desideri di cambiamento. Un cambiamento di un cuore che vuole lasciarsi accompagnare dal cuore materno di Maria. In Maria, troviamo quell’aiuto prezioso per discernere le false promesse del mondo e riscoprire la bellezza e la verità del Vangelo. Che Maria, l’aiuto dei cristiani, sia per tutti noi un aiuto continuo per scoprire la bellezza del Vangelo. E per accettare di camminare verso la bontà, la grandezza della parola di Dio, viva nel cuore per poterla comunicare agli altri.

E noi, siamo capaci di farci prendere per mano come i bambini?

La preghiera di un figlio immobile
Maria, tu che ti mostri a chi sa vedere…
rendi il mio cuore capace di sognare e di costruire.
Io che non mi lascio aiutare da nessuno.
Io che mi scoraggio, perdo la pazienza e non credo mai di aver costruito nulla.
Io che penso sempre di essere fallimentare.
Oggi voglio essere figlio, quel figlio in grado di darti la mano Madre mia
per farsi accompagnare sulle strade della vita.
Mostrami il mio campo,
mostrami il mio sogno
e fa’ che alla fine anche io possa comprendere tutto e riconoscere il tuo passaggio
nella mia vita.

Ave Maria…
Beato chi vede con il cuore.

Da Editor BSOL

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