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Abbiamo intervistato il nuovo Superiore don Gabriel NGENDAKURIYO, della Visitatoria Grandi Laghi dell’Africa (AGL), che comprende Uganda, Ruanda e Burundi. Il nome della Visitatoria richiama la prossimità al Lago Vittoria, il più grande d’Africa e il secondo al mondo.
Puoi presentarti?
Mi chiamo Gabriel NGENDAKURIYO, salesiano di Don Bosco e sacerdote. Sono nato il 3 luglio 1954 in Burundi, dove ho frequentato la scuola fino alla fine degli studi secondari. Subito dopo, sono entrato nella Congregazione salesiana: ho svolto il noviziato a Butare, in Ruanda (1978-1979), e poi ho studiato Filosofia al Seminario interdiocesano di Nyakibanda (Ruanda).
Nel 1981 mi sono trasferito a Lubumbashi (allora Zaire) per il tirocinio pratico. Ho completato la Teologia a Kolwezi, nello stesso Paese, e sono stato ordinato sacerdote a Lubumbashi l’11 agosto 1987. Un mese dopo ero già a Rukago, in Burundi, come vicario parrocchiale.
Nel 1991 sono stato inviato a Roma e poi a Gerusalemme per studi che mi preparavano al ruolo di formatore presso il nostro Istituto di Teologia San Francesco di Sales a Lubumbashi. Vi sono rimasto dal 1994 al 2006, finché il Rettor Maggiore (don Pascual Chávez) mi ha nominato Superiore provinciale di una nuova Circoscrizione chiamata Africa dei Grandi Laghi (AGL), con attività in tre Paesi: Burundi, Ruanda e Uganda.
Concluso il mandato di sei anni (2006-2012) e dopo un anno sabbatico in Terra Santa, sono stato nominato Direttore a Buterere (Burundi). Successivamente, per due anni, ho diretto la Comunità Don Rua all’UPS (Roma). Sei anni dopo (agosto 2021), sono tornato a Buterere come Rettore del Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice. Da lì sono partito per Kigali per un nuovo mandato di Superiore provinciale. Ora mi trovo a Roma per una sessione di formazione destinata ai “nuovi” provinciali.
Chi ti ha raccontato per primo la storia di Gesù?
Provengo da una famiglia profondamente cristiana e praticante. Ho conosciuto Gesù in modo “vitale e concreto” prima ancora che teorico: si recitava il rosario ogni giorno, si andava a Messa la domenica (due ore di cammino), facevo il chierichetto, e ho seguito mia sorella maggiore al catecumenato prima di iniziare la scuola elementare. Sono stati quindi i miei genitori i primi a raccontarmi di Gesù.
Qual è la storia della tua vocazione?
Alla fine della scuola primaria ho chiesto di entrare nel piccolo seminario diocesano, perché desideravo diventare sacerdote. Non mi fu possibile; così venni indirizzato in una scuola a ciclo breve, gestita dai Fratelli di Nostra Signora della Misericordia, per formare insegnanti di scuola elementare. Qui ho trovato persone che mi hanno molto edificato. Poi, a 17 anni, sono approdato in una scuola salesiana e ho sentito il “fuoco” di Don Bosco nel mio cuore.
Qual è il ricordo più caro?
Il momento della mia ordinazione sacerdotale è uno dei ricordi più preziosi. Un altro è legato al mio primo arrivo in Terra Santa e, più tardi, a Lourdes.
Quali sono le necessità locali più urgenti e quali quelle dei giovani?
Nella mia Provincia AGL, la priorità più urgente è la formazione ai valori umani e cristiani autentici. Oggi esistono tanti “maestri” di ogni genere ed è diventato complicato distinguere la zizzania dal buon grano. Lavoriamo quindi per un’evangelizzazione profonda, basandoci sui principi del “sistema preventivo” proprio di Don Bosco.
I cristiani della regione sono perseguitati?
No, assolutamente. Al momento i cristiani godono di una sufficiente libertà per vivere e proclamare la propria fede, ovviamente nel rispetto dell’ordine pubblico.
Rapporti con persone di altre religioni nella sua regione?
I rapporti non sono sempre idilliaci tra cristiani cattolici e alcune nuove forme di obbedienza protestante, ma le divergenze non sfociano mai in violenza.
Come vede il futuro?
Guardo al futuro con ottimismo e realismo. La storia dell’umanità è dinamica, fatta di alti e bassi. Oggi attraversiamo certamente un periodo delicato, che richiede di leggere bene i “segni dei tempi” e di prendere la giusta direzione.
Quale posto occupa nella tua vita Maria Ausiliatrice?
Fin da bambino ho sempre avuto un rapporto molto importante con Maria (ho conosciuto il titolo di “Ausiliatrice” solo più tardi). Una volta scoperto che mi ascolta e si prende cura di me, le parlo con rispetto ma anche con spontaneità e familiarità. Faccio di tutto perché sia conosciuta e amata. Mi sento suo “figlio”, “confidente” e “discepolo”.
Che cosa diresti ai giovani in questo momento?
Direi loro che la vita è bella e degna di essere vissuta con pienezza. E che questa “vita in pienezza”, sebbene meravigliosa, richiede anche sforzo (in senso ascetico), capace di nobilitare la persona umana. Avanti, giovani!
don Gabriel NGENDAKURIYO,
superiore della Visitatoria Grandi Laghi dell’Africa