25 Set 2025, Gio

Intervista al nuovo ispettore don Simon Zakerian

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Ha emesso la sua Prima Professione a Damasco l’8 settembre 2002 e la Professione Perpetua ad Aleppo il 2 Agosto 2008. È stato ordinato sacerdote nella sua città natale, Qamishli l’11 settembre 2010.
Dopo la formazione iniziale, ha servito l’Ispettoria in diversi ministeri, occupandosi di varie responsabilità. Dal 2010 al 2014 ad Aleppo, in Siria, ha servito come collaboratore pastorale; dal 2015 al 2017 a Damasco ha servito come Direttore. Dal 2017 al 2018 ad Alessandria, in Egitto, ha ricoperto ancora il ruolo di Direttore e, dal 2018 a luglio 2024 ad Al – Fidar e El Houssoum, in Libano, sempre con la responsabilità di Direttore. A livello ispettoriale ha servito come consigliere delegato della Pastorale Giovanile per circa 12 anni, finendo questo servizio a giugno 2024 e poi iniziando il nuovo servizio il 6 luglio 2024 come ispettore.
L’Ispettoria del Medio Oriente comprende Palestina – Israele, Siria, Egitto e Libano.


Puoi presentarti?
Sono nato in Siria, in una città che si chiama al-Qamishli (a nord est della Siria), il 2 luglio 1978 da una famiglia armena, e come tutti gli armeni della diaspora ha sopravvissuto al genocidio ottomano del 1915, quando i miei nonni sono scappati e sono arrivati fino a Qamishli.
Mio papà si chiama Aram e mia mamma Araxi; siamo una famiglia di due fratelli e sei sorelle.

Chi ti ha raccontato per primo la storia di Gesù?
La mia famiglia ha sempre avuto una profonda fede cristiana che i miei mi hanno trasmesso fin da quando ero bambino, anche con l’aiuto di mia nonna che mi parlava di Gesù. Anche la Chiesa Armena mi è stata di aiuto perché da piccolo facevo il chierichetto e servivo la messa.  Poi ho cominciato a frequentare l’oratorio di don Bosco nella mia città, fin dalla quinta elementare. Siccome mi piaceva molto giocare a calcio, ho continuato a frequentare il don Bosco per anni e poi piano piano la mia appartenenza all’oratorio è cresciuta sempre di più facendomi coinvolgere non solo in attività sportive ma anche in quelle di animazione e servizio.

Qual è la storia della tua vocazione?
La mia vocazione è nata da un desiderio che Dio ha messo nel mio cuore. Quando servivo la messa mi dicevo: quando diventerò grande sarò anch’io sull’altare come questo sacerdote.  Dopo avere conosciuto i Salesiani, questo desiderio è maturato sempre di più e l’esempio dei Salesiani, che erano con noi in cortile, in chiesa e nei vari momenti della nostra vita, mi ha fatto pensare seriamente alla mia vita e al suo senso. Così ho iniziato a riflettere più profondamente e a chiedermi il perché della mia esistenza e il senso della mia vita. Ho perciò incominciato a domandarmi come potevo discernere la mia vocazione, a chiedermi che cosa volesse Dio da me. Con questi pensieri, con la preghiera e con il servizio ho camminato alla ricerca della volontà del Signore per me.
A Qamishli c’era un missionario italiano che era sempre con noi in cortile; organizzava i tornei di calcio, incoraggiava, ci accompagnava in chiesa per vivere la santa messa e l’adorazione eucaristica, e ci faceva vedere i film sulla vita dei santi per poi spingerci a fare opere di carità e servizio nell’oratorio e fuori. La sua testimonianza mi ha fatto riflettere che potevo anch’io vivere e fare come lui. Così con il suo aiuto e quello di altri salesiani ho iniziato il mio discernimento. Ho amato la vita di quel salesiano perché era vicino Dio, alla gente e ai giovani come don Bosco con una vita gioiosa e bella, semplice e profonda. Si capiva che il suo non era un lavoro ma una vocazione divina!

Come ha reagito la tua famiglia?
La mia è una famiglia semplice e all’inizio non voleva che io lasciassi la casa, ma poi ha capito che era una chiamata del Signore e così mi è stato permesso di iniziare il cammino. Da quel momento in poi la mia famiglia ha sempre incoraggiato la mia vocazione con l’affetto e la preghiera.

Quali sono state le sfide più grandi?
La sfida più grande è stata lasciare il mondo per seguire Cristo nella vita consacrata. Questo non è stato facile, perché la mia vita era legata a tanti amici e al calcio. Ero un calciatore, e giocavo in una squadra della mia città di serie A, quindi lasciare tutto questo è stato faticoso.

Qual è la tua esperienza più bella?
Devo però dire che una volta iniziato il cammino ho sperimentato quanto dice Gesù nel vangelo che chi segue Lui avrà in cambio tanti fratelli, sorelle, amici, confratelli, giovani e laici con cui condividere la vita e la missione. Questo è veramente un dono bellissimo.

Come sono i giovani del luogo?
I giovani della nostra ispettoria, sono degli eroi, sono stupendi. Come dico sempre a tutti, sono loro i veri protagonisti della storia delle nostre terre, perché hanno sempre vissuto in situazioni molto difficili e di guerra, perché hanno imparato a vivere in queste situazioni come cristiani e come testimoni, con tanta fede e speranza. Per me erano e sono ancora un esempio bellissimo.

Che cosa si potrebbe fare di più e meglio?
Il futuro dei giovani nelle nostre terre oggi è molto ambiguo e non facile, ma loro possono fare tanto, e prego Dio, che ci conceda la pace, perché possano costruire un futuro in queste terre e guardare al domani con speranza e senza paura perché Lui è con noi e non ci abbandona.

Quale posto occupa nella tua vita Maria Ausiliatrice?
Nelle nostre case del Medio Oriente siamo abituati noi salesiani insieme ai giovani a invocare molto spesso Maria Ausiliatrice, perché sappiamo che è stata Lei ad aiutare don Bosco soprattutto nei momenti più faticosi.  E noi proprio in questi momenti di guerra non cessiamo di chiedere la sua intercessione materna, Lei il nostro rifugio, Lei la Madonna dei tempi difficili come diceva don Bosco.

Che cosa diresti ai giovani in questo momento?
Dico ai giovani di non aver paura della vita e delle difficoltà, ma di affrontare tutto con amore e speranza; non da soli, ma con Dio e con i fratelli e le sorelle, perché insieme possiamo cambiare noi stessi e il mondo; così hanno vissuto e fatto i nostri santi e il nostro padre fondatore don Bosco. Invito perciò i giovani ad aprire il cuore alla chiamata di Dio, a non essere indifferenti quando ascoltano la Sua voce… non indurite il cuore!
E concludo dicendo a me stesso e a tutti i giovani, le stesse parole di papa Francesco nella Cristus Vivit: “Lui vive e ti vuole vivo!”


don Simon ZAKERIAN
ispettore Medio Oriente

Da Editor BSOL

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