25 Set 2025, Gio

Intervista al nuovo ispettore di Shillong, India (INS), don John ZOSIAMA

⏱️ Tempo per lettura: 4 min.

image_pdfimage_print

Abbiamo intervistato il nuovo ispettore di Shillong, India, don John ZOSIAMA. Una regione particolare del Nord-Est dell’India, confinante con Bhutan, Bangladesh e Myanmar (Birmania).


Può presentarsi?
Sono nato il 20 agosto 1974 a Chhingchhip, nello Stato di Mizoram, nel Nord-Est dell’India. Ho ricevuto la mia prima istruzione nel villaggio, completando le scuole superiori, e successivamente ho seguito il corso pre-universitario ad Aizawl, la capitale del Mizoram.

Chi le ha raccontato per la prima volta la storia di Gesù?
Provengo da una famiglia cattolica tradizionale: pregavamo regolarmente insieme, specialmente la sera con il rosario. Mia madre era molto devota alla Santissima Vergine Maria e non rinunciava mai alla preghiera quotidiana. È stata lei a parlarci di Gesù e dei valori del Vangelo.

Qual è la storia della sua vocazione e perché salesiana?
Da bambino facevo il chierichetto in parrocchia e frequentavo il catechismo la domenica. In quel periodo desideravo diventare sacerdote, ma da adolescente questo desiderio si affievolì: volevo infatti proseguire gli studi, trovare un buon lavoro nel governo e costruire una famiglia felice.
Tuttavia, prima di iscrivermi all’università, iniziai a riflettere con serietà sulla mia vita e sulla vocazione. Sentivo nel cuore che Dio mi chiamava a servirlo come sacerdote, soprattutto per sostenere la Chiesa cattolica in un contesto in cui altre confessioni cristiane sono piuttosto forti. Avvertivo il desiderio di dare il mio contributo alla Chiesa, in particolare per i giovani che rischiavano di smarrirsi.
La nostra catechista, sapendo che ero interessato al seminario, mi parlò dei Salesiani e mi incoraggiò a unirmi a loro. Anch’io avevo già sentito parlare di quest’ordine e conoscevo alcune loro opere a Shillong. Decisi di contattare mia zia, suora Missionaria di Maria Ausiliatrice (MSMHC), che a sua volta informò il Viceprovinciale di Guwahati. Non appena mi fu chiesto di presentarmi, partii da solo dal mio villaggio, affrontando due giorni di viaggio fino a Guwahati. Così ebbe inizio il mio aspirantato salesiano.

Come ha reagito la sua famiglia?
Mia madre fu molto felice quando seppe della mia decisione di diventare sacerdote; mi disse di non preoccuparmi per loro, perché il Signore si sarebbe preso cura di tutto. Mio padre, invece, era più titubante, perché sperava che continuassi a studiare e mantenessi la famiglia. Alla fine accettò anche lui, e prima che partissi, durante la preghiera in famiglia, citò il passo di Mt 6,33: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.

La gioia più bella e la fatica più grande
Ho vissuto esperienze pastorali molto belle sia durante la formazione pratica sia durante il ministero diaconale. Stare con i ragazzi, insegnare loro, giocare insieme e farmi loro amico mi ha dato grande gioia. Ricordo con piacere i due anni in Aspirantato con circa 150 ragazzi: un periodo pieno di momenti felici. In seguito, durante il ministero diaconale, ho avuto la possibilità di visitare molti villaggi, incontrando persone semplici. Condividere con loro il messaggio della Buona Novella mi ha dato un profondo senso di gioia e realizzazione come salesiano.
La sfida più grande l’ho vissuta durante il Filosofato, a causa di alcune incomprensioni con i superiori. Arrivai a mettere in dubbio la mia vocazione, ma mi affidai a Dio, confidando che, se davvero mi voleva come sacerdote, mi avrebbe indicato la strada. Grazie alla fede e alla preghiera, sono riuscito a superare quei momenti difficili.

Com’è la gioventù locale e quali sono i bisogni più urgenti a livello locale e giovanile?
I ragazzi del luogo sono pieni di vita e talentuosi in molti campi; molti partecipano ancora attivamente alla vita della Chiesa e alle iniziative sociali. Tuttavia, l’influsso dei social media è sempre più forte: un gran numero di giovani è attratto dal materialismo, dalla secolarizzazione e da idee politiche viste online, e come Salesiani sentiamo l’urgenza di guidarli e sostenerli. Molti abbandonano la scuola e restano disoccupati: hanno bisogno di orientamento e di speranza per il futuro, di formazione e di accompagnamento per diventare cittadini responsabili e buoni cristiani.

I cristiani nella zona sono perseguitati?
Non ci sono vere e proprie persecuzioni nei confronti dei cristiani. In molti Stati in cui operiamo, infatti, la maggioranza della popolazione è cristiana. Godiamo inoltre di una buona collaborazione con persone di altre religioni. Tuttavia, il governo centrale limita sempre più le nostre attività di educazione ed evangelizzazione con nuove regole e normative, che rendono il nostro lavoro pastorale più complesso.

Quali sono le grandi sfide dell’evangelizzazione e della missione oggi?
La prima sfida viene dalle nuove normative finanziarie e politiche in materia di istruzione introdotte dal governo centrale, che complicano le nostre attività e il nostro operato a servizio della gente. Ciononostante, la Chiesa e le opere di evangelizzazione continuano a crescere nel Nord-Est dell’India. Sento che, in questa regione, il compito più urgente è rafforzare la fede attraverso un’istruzione catechistica solida e aiutare i credenti a vivere pienamente i valori del Vangelo, diventando promotori di pace e di trasformazione sociale.

Cosa si potrebbe fare di più e meglio?
Come Salesiani, potremmo intensificare il nostro impegno per i giovani delle periferie, in particolare per quelli che abbandonano la scuola, fanno uso di droghe o che sono disoccupati. È importante studiare a fondo la loro situazione, elaborare piani strategici insieme ai laici e ai membri della Famiglia Salesiana. Dobbiamo imparare a lavorare in rete, in equipe, per raggiungere in modo più efficace i ragazzi più bisognosi.

Il rapporto con le altre religioni nella vostra zona?
Finora è molto positivo. In molti casi, gli insegnanti delle nostre scuole e istituzioni appartengono ad altre religioni, ma collaborano con noi con grande impegno e spirito di apertura.

Ha qualche progetto che le sta particolarmente a cuore?
Penso che sia fondamentale studiare la situazione dei giovani di oggi, ascoltarne i problemi e le aspirazioni, per poi avviare un nuovo ministero salesiano rivolto a coloro che sono realmente poveri e trascurati. Forse sarà necessario compiere scelte coraggiose e impegnative, ma credo che sia questa la missione a cui Don Bosco ci ha chiamato. Preghiamo e speriamo che, come confratelli, ci lasciamo trasformare dai cambiamenti del nostro tempo.

Che posto occupa Maria Ausiliatrice nella sua vita?
Attraverso l’intercessione della Santissima Vergine Maria ho ricevuto innumerevoli grazie, soprattutto invocandola come Aiuto dei Cristiani. Se oggi sono qui, lo devo anche a Lei, che ha sempre ascoltato le mie preghiere e interceduto per me. Sono riconoscente per la sua presenza materna e per la testimonianza di mia madre, che mi ha insegnato a recitare il rosario con fede.

Ha un messaggio per la Famiglia Salesiana?
Come Famiglia Salesiana, abbiamo ricevuto un grande carisma attraverso Don Bosco. Dobbiamo custodirlo e ringraziare Dio per questo dono, mettendoci al servizio dei giovani – in particolare dei poveri e degli abbandonati – ovunque ci troviamo. Siamo presenti in 137 Paesi e possiamo essere segno concreto dell’amore di Dio per i ragazzi e le ragazze di oggi.


don John Zosiama
Provinciale di Shillong, India (INS)

Da Editor BSOL

Editore del sito