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L’educazione secondo san Francesco di Sales è un percorso d’amore e cura verso i giovani, basato su regole imprescindibili: dolcezza, comprensione e correzione equilibrata. Dalla famiglia alla società, san Francesco chiede ai responsabili di mostrare un affetto sincero, consapevoli che i giovani hanno bisogno di essere guidati con pazienza e ispirazione. L’educazione è un dono che aiuta a formare anime libere, capaci di pensare e agire con armonia. Come un maestro di montagna, il vescovo savoiardo ci ricorda che correggere vuol dire accompagnare, salvaguardando la spontaneità dei cuori in crescita, e puntando sempre alla trasformazione interiore. Nasce così un’educazione integrale.
Un dovere da compiere con amore
L’educazione è un fenomeno universale, basato sulle leggi della natura e della ragione. È il miglior regalo che i genitori possano fare ai loro figli, nei quali alimenterà la gratitudine e la pietà filiale. Parlando di coloro che sono responsabili degli altri, sia in famiglia che nella società, Francesco di Sales raccomanda loro di mostrarsi affettuosi: “Facciano dunque il loro dovere con amore”.
I giovani hanno bisogno di una guida. Se è vero che “chi governa sé stesso è governato da un grande sciocco”, questo dovrebbe essere ancora più vero per coloro che ancora non hanno esperienza. Allo stesso modo, Celse-Bénigne, il figlio maggiore di Madame de Chantal, che era fonte di preoccupazione per la madre, aveva bisogno di una guida che lo aiutasse a “gustare la bontà della vera saggezza attraverso ammonizioni e raccomandazioni”.
A un giovane che stava per “prendere il largo nel mondo”, suggerì di trovare “qualche spirito cortese” che potesse andare a trovare di tanto in tanto per “ricrearsi e riprendere fiato spirituale”. Dobbiamo fare come il giovane Tobia nella Bibbia: inviato dal padre in una terra lontana dove non conosceva la strada, ricevette questo consiglio: “Va’ dunque e cerca un uomo che ti guidi”.
Specialista della montagna, il vescovo savoiardo amava ricordare che chi cammina su sentieri impervi e scivolosi ha bisogno di essere legato, legato l’uno all’altro per avanzare più sicuro. Ogni volta che poteva, offriva aiuto e consigli ai giovani in pericolo. A un giovane scolaro preso dal gioco d’azzardo e dal libertinaggio, scrisse “una lettera piena di buoni, gentili e amichevoli avvertimenti”, invitandolo a fare un uso migliore del suo tempo.
Una buona guida deve sapersi adattare alle esigenze e alle possibilità di ogni individuo. Francesco di Sales ammirava le madri che sapevano dare a ciascuno dei loro figli ciò di cui avevano bisogno e adattarsi a ciascuno “secondo la portata del suo spirito”. È così che Dio accompagna le persone. Il suo insegnamento assomiglia a quello di un padre attento alle capacità di ciascuno: “Come un buon padre che tiene per mano il suo bambino”, scriveva a Jeanne de Chantal, “egli adatterà i suoi passi ai tuoi e si accontenterà di non andare più veloce di te”.
Elementi di psicologia giovanile
Per avere qualche possibilità di successo, l’educatore deve sapere qualcosa sui giovani in generale e su ciascun giovane in particolare. Cosa significa essere giovani? Commentando la famosa visione della scala di Giacobbe, l’autore dell’Introduzione alla vita devota osserva che gli angeli che salivano e scendevano la scala avevano tutte le attrattive della giovinezza: erano pieni di vigore e di agilità; avevano le ali per volare e i piedi per camminare con i loro compagni; i loro volti erano belli e allegri; “le loro gambe, le loro braccia e le loro teste erano tutte scoperte” e “il resto del loro corpo era coperto, ma con una veste bella e leggera”.
Ma non idealizziamo troppo questa età della vita. Per Francesco di Sales, la gioventù è per natura spericolata e audace; i giovani divorano tutte le difficoltà da lontano e fuggono le difficoltà da vicino. “Giovane e ardente” sono due aggettivi che vanno spesso a braccetto, soprattutto quando vengono usati per descrivere una mente “brulicante di concezioni e fortemente incline agli estremi”. E tra i rischi di questa età c’è “l’ardore di un sangue giovane che comincia a ribollire e di un coraggio che non ha ancora come guida la prudenza”.
I giovani sono versatili, si muovono e cambiano facilmente. Come i giovani cani che amano i cambiamenti, i giovani sono volubili e incostanti, agitati da vari “desideri di novità e cambiamenti”, e sono suscettibili di provocare “grandi e sfortunati scandali”. È un’età in cui le passioni sono feroci e difficili da controllare. Come le farfalle, svolazzano intorno al fuoco con il rischio di bruciarsi le ali.
Spesso mancano di saggezza ed esperienza, perché l’amor proprio acceca la ragione. Dobbiamo temere questi due atteggiamenti opposti in loro: la vanità, che è in realtà una mancanza di coraggio, e l’ambizione, che è un eccesso di coraggio che li porta a cercare gloria e onore in modo irragionevole.
Che meraviglia, invece, quando gioventù e virtù si incontrano! Francesco di Sales ammira una giovane donna che aveva tutto per piacere nella primavera della sua vita e che amava e stimava “le sante virtù”. Egli elogia tutti coloro che, durante la loro giovinezza, hanno mantenuto la loro anima “sempre pura in mezzo a tante infezioni”.
Soprattutto i giovani sono sensibili all’affetto che ricevono. “Non è possibile esprimere quanto siamo amici”, scriveva a un padre a proposito del suo rapporto con il figlio indisciplinato, persino insopportabile, a scuola. Come si vede, Francesco di Sales era felice di proclamarsi amico dei giovani. Scriveva parimenti alla madre di una bambina di cui era padrino: “La cara piccola figlioccia, come penso, ha un segreto sentore che le voglio bene, tanto forte è l’affetto che mi dimostra”.
Infine, “questa è l’età giusta per ricevere impressioni”, il che è un’ottima cosa perché significa che i giovani possono essere educati e sono capaci di grandi cose. Il futuro è dei giovani, come abbiamo visto nell’abbazia di Montmartre, dove sono stati proprio le giovani, con la loro badessa ancora più giovane, a realizzare la “riforma”.
Il senso delle finalità nell’educazione
Se da un lato il realismo impone agli educatori di conoscere le persone a cui si rivolgono, dall’altro non devono mai perdere di vista il senso dello scopo della loro azione. Non c’è niente di meglio di una chiara consapevolezza degli obiettivi che ci prefiggiamo, perché “ogni agente agisce per il fine e secondo il fine”.
Che cos’è dunque l’educazione e qual è il suo scopo? L’educazione, dice Francesco di Sales, è “una moltitudine di sollecitazioni, di aiuti, di prestazioni e di altri servizi necessari al bambino, esercitati e continuati nei suoi confronti fino all’età in cui non ne ha più bisogno”. Due cose colpiscono in questa definizione: da un lato, l’insistenza sulla moltitudine di attenzioni che l’educazione richiede, dall’altro, la sua fine, che coincide con il momento in cui il soggetto ha raggiunto l’autonomia. I bambini vengono educati per raggiungere la libertà e il pieno controllo della propria vita.
In concreto, l’ideale educativo di Francesco di Sales sembra ruotare attorno alla nozione di armonia, ovvero all’integrazione armonica di tutte le varie componenti che esistono nell’essere umano: “azioni, movimenti, sentimenti, inclinazioni, abitudini, passioni, facoltà e poteri”. L’armonia implica unità, ma anche distinzione. L’unione richiede un unico comandamento, ma l’unico comandamento deve non solo rispettare le differenze, ma promuovere le distinzioni nella ricerca dell’armonia. Nella persona umana, il governo appartiene alla volontà, alla quale fanno riferimento tutte le altre componenti, ciascuna al suo posto e in interdipendenza tra loro.
Francesco di Sales utilizza due paragoni per illustrare il suo ideale. Non sono privi di analogia con le due pulsioni umane fondamentali messe in luce dalla psicoanalisi: l’aggressività e il piacere. Un esercito è bello, spiega, quando è composto da parti distinte disposte in modo tale da formare insieme un unico esercito. La musica è bella quando le voci sono unite nella distinzione e quando sono distinte pur unendosi.
Partire dal cuore
“Chi ha conquistato il cuore dell’uomo ha conquistato tutto l’uomo”, scrive l’autore dell’Introduzione alla vita devota. Questa regola generale dovrebbe essere applicabile al campo dell’educazione. L’espressione “conquistare il cuore” può essere interpretata in due modi. Può significare che l’educatore deve puntare al cuore, cioè al centro interiore della persona, prima di preoccuparsi del suo comportamento esteriore. D’altra parte, significa conquistare una persona attraverso l’affetto.
L’uomo si costruisce dall’interno: questa sembra essere una delle grandi lezioni di Francesco di Sales, formatore e riformatore di persone e comunità. Egli era ben consapevole che il suo metodo non era condiviso da tutti, poiché scriveva: “Non ho mai potuto approvare il metodo di coloro che, per riformare l’uomo, cominciano dall’esterno, dal portamento, dai vestiti, dai capelli”. Bisogna quindi partire dall’interno, cioè dal cuore, sede della volontà e fonte di tutte le nostre azioni.
Il secondo punto è cercare di conquistare l’affetto degli altri, in modo da stabilire con loro un buon rapporto educativo. In una lettera a una badessa per consigliarle la riforma del suo monastero, composto in gran parte da giovani, troviamo indicazioni preziose su come il vescovo savoiardo concepiva il suo metodo di educazione, di formazione e, più precisamente in questo caso, di “riforma”. Soprattutto, non dobbiamo allarmarli dando loro l’impressione di volerli riformare. L’obiettivo è che si riformino da soli. Dopo questi preliminari, bisogna usare tre o quattro “trucchi”. Non c’è da stupirsi, visto che l’educazione è anche un’arte, anzi l’arte delle arti. Il primo è chiedere loro di fare spesso le cose, ma con molta facilità e senza dare l’impressione di farle. In secondo luogo, bisogna parlare spesso e in termini generali di ciò che deve essere cambiato, come se si stesse pensando a qualcun altro. In terzo luogo, bisogna cercare di rendere l’obbedienza amabile, senza dimenticare ancora una volta di mostrarne i benefici e i vantaggi. Secondo Francesco di Sales, la dolcezza dovrebbe essere preferita perché è generalmente più efficace. Infine, i responsabili devono dimostrare di non agire per capriccio, ma in virtù della loro responsabilità e in vista del bene di tutti.
Comandare, consigliare, ispirare
Sembra che gli interventi proposti da Francesco di Sales in campo educativo siano modellati sui tre modi che Dio usa con gli uomini per indicare loro la sua volontà: comandamenti, consigli e ispirazioni.
È ovvio che i genitori e gli insegnanti hanno il diritto e il dovere di comandare i loro figli o alunni per il loro bene, e che essi devono obbedire. Lui stesso, nella sua responsabilità di vescovo, non esitava a farlo quando era necessario. Tuttavia, secondo Camus, aborriva gli spiriti assoluti che volevano essere obbediti a piacimento e che tutto doveva cedere al loro dominio. Diceva che “coloro che amano essere temuti, temono di essere amati”. In alcuni casi, l’obbedienza può essere costretta. Riferendosi al figlio di uno dei suoi amici, scrisse al padre: “Se persevererà, saremo soddisfatti; se non lo farà, dovremo usare uno di questi due rimedi: o ritirarlo in una scuola un po’ più chiusa di questa, o dargli un maestro privato che sia un uomo e al quale renda obbedienza”. Si può escludere del tutto l’uso della forza?
Di solito, però, Francesco di Sales ricorreva a consigli, avvisi e raccomandazioni. L’autore dell’Introduzione alla vita devota si presenta come un consigliere, un assistente, qualcuno che dà “consigli”. Anche se spesso usa l’imperativo, è un consiglio che sta dando, soprattutto perché spesso è accompagnato da un condizionale: “Se puoi farlo, fallo”. A volte la raccomandazione è mascherata da una dichiarazione di valore: è bene farlo, è meglio fare così, ecc.
Ma quando può e la sua autorità non è in discussione, preferisce agire per ispirazione, suggerimento o insinuazione. Questo è il metodo salesiano per eccellenza, che rispetta la libertà umana. Gli sembrava particolarmente adatto per scegliere uno stato di vita. È questo il metodo che consigliava a Madame de Chantal per la vocazione che voleva per i suoi figli, “ispirando loro con garbo pensieri in sintonia con questa”.
Ma l’ispirazione non si comunica solo con le parole. I cieli non parlano, dice la Bibbia, ma proclamano la gloria di Dio con la loro testimonianza silenziosa. Allo stesso modo, “il buon esempio è una predicazione silenziosa”, come quella di san Francesco il quale, senza dire una sola parola, attirava un gran numero di giovani con il suo esempio. Infatti, l’esempio porta all’imitazione. I piccoli usignoli imparano a cantare con i grandi, ricordava, e “l’esempio di coloro che amiamo ha un’influenza e un’autorità dolce e impercettibile su di noi”, al punto che siamo obbligati a lasciarli o a imitarli.
Come correggere?
Lo spirito di correzione consiste nel “resistere al male e reprimere i vizi di coloro che ci sono affidati, costantemente e valorosamente, ma con dolcezza e tranquillità”. Tuttavia, i difetti devono essere corretti senza indugio, finché sono piccoli, “perché se aspetti che crescano, non potrai curarli facilmente”.
La severità è talvolta necessaria. I due giovani religiosi che stavano dando scandalo dovevano essere rimessi sulla retta via se si voleva evitare un gran numero di conseguenze deplorevoli. Sebbene la loro giovane età possa essere stata una scusa, “la continuazione del loro comportamento li rende ormai imperdonabili”. Ci sono persino casi in cui è necessario “tenere i malvagi in qualche timore per la resistenza che vedranno opporre”. Il Vescovo di Ginevra cita una lettera di san Bernardo ai frati di Roma che avevano bisogno di correzione, in cui “parla loro come si deve e con un sapone abbastanza caldo”. Facciamo come il chirurgo, perché “è un’amicizia debole o cattiva vedere il proprio amico perire e non aiutarlo, vederlo morire di apostasia e non osare dargli il filo del rasoio della correzione per salvarlo”.
Tuttavia, la correzione deve essere amministrata senza passione, perché “un giudice castiga i malvagi molto meglio quando emette le sue sentenze con ragione e in uno spirito di tranquillità, che quando le emette con impeto e passione, soprattutto perché, giudicando con passione, non castiga le colpe secondo quello che sono, ma secondo quello che è lui stesso”. Allo stesso modo, “le ammonizioni dolci e cordiali di un padre hanno molto più potere di correggere un figlio che la sua collera e la sua ira”. Ecco perché è importante guardarsi dalla rabbia. La prima volta che provi rabbia, disse a Filotea, “devi raccogliere rapidamente le tue forze, non all’improvviso o con impeto, ma con dolcezza e serietà”. In una lettera a una suora che si era lamentata di “una ragazzina scontrosa e dispersiva” affidata alle sue cure, il vescovo dava questo consiglio: “Non correggerla, se puoi, con rabbia”. Non facciamo come il re Erode o come quegli uomini che dicono di regnare quando sono temuti, quando invece regnare vuol dire “essere amati”.
Ci sono molti modi per correggere. Uno dei migliori non è tanto quello di riprendere ciò che è negativo, ma di incoraggiare tutto ciò che è positivo in una persona. Questo si chiama “correggere per ispirazione”, perché “è meraviglioso come la dolcezza e l’amabilità di qualcosa di buono sia un modo potente di attirare i cuori”.
Il suo discepolo, Jean-Pierre Camus, raccontò la storia di una madre che maledisse il figlio che l’aveva insultata. Si pensava che il vescovo dovesse fare lo stesso, ma lui rispose: “Cosa vuoi che faccia? Temevo di versare in un quarto d’ora il piccolo liquore di gentilezza che ho cercato di raccogliere per ventidue anni”. È stato ancora Camus che riferisce questo detto “indimenticabile” del suo maestro: “Ricordatevi che si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto”.
La gentilezza è preferibile con gli altri, ma anche con noi stessi. Ognuno dovrebbe essere pronto a riconoscere i propri errori con calma e a correggersi senza arrabbiarsi. Ecco un buon consiglio per una “povera ragazza” che è arrabbiata con sé stessa: “Dille che, per quanto possa lamentarsi, non sarà mai sorpresa o arrabbiata con sé stessa”.
Educazione progressiva
San Francesco di Sales, che aveva il senso del reale e del possibile, oltre alla moderazione e al tatto necessari, era convinto che i grandi progetti si ottengono solo con la pazienza e il tempo. La perfezione non è mai il punto di partenza e probabilmente non sarà mai raggiunta, ma è sempre possibile progredire. La crescita ha le sue leggi che devono essere rispettate: le api erano prima larve, poi ninfe e infine api “formate, fatte e perfette”.
Fare le cose in modo ordinato, una dopo l’altra, senza clamore, anche con una certa lentezza, ma senza mai fermarsi, questo sembra essere l’ideale del Vescovo di Ginevra. Andiamo avanti, diceva, e “per quanto lentamente avanziamo, faremo molta strada”. Allo stesso modo, raccomandava a una badessa che aveva il gravoso compito di riformare il suo monastero: “Devi avere un cuore grande e duraturo”. La legge della progressione è universale e si applica in ogni campo.
Per illustrare il suo pensiero, il santo della dolcezza usava innumerevoli paragoni e immagini per inculcare il senso del tempo e la necessità di perseverare. Alcune persone sono portate a volare prima di avere le ali, o a voler essere angeli all’improvviso, quando non sono solo bravi uomini e donne. Quando i bambini sono piccoli, diamo loro il latte, e quando crescono e iniziano ad avere i denti, diamo loro pane e burro.
Un punto importante è non avere paura di ripetere sempre la stessa cosa. Bisogna imitare i pittori e gli scultori che creano le loro opere ripetendo i colpi di pennello e di scalpello. L’educazione è un lungo viaggio. Lungo il percorso bisogna depurarsi da molti “umori” negativi, e questa depurazione è lenta. Ma non dobbiamo perderci d’animo. La lentezza non significa rassegnazione o attesa disinvolta. Al contrario, dobbiamo imparare a sfruttare al meglio ogni cosa, non perdendo tempo e sapendo utilizzare “i nostri anni, i nostri mesi, le nostre settimane, i nostri giorni, le nostre ore, persino i nostri momenti”.
La pazienza, spesso insegnata dal Vescovo di Ginevra, è una pazienza attiva che ci permette di andare avanti, anche se a piccoli passi. “A poco a poco e piede a piede, dobbiamo acquisire questo dominio”, scriveva a un’impaziente Filotea. Impariamo “prima a camminare a piccoli passi, poi ad affrettarci, poi a camminare a metà strada, infine a correre”. La crescita verso l’età adulta inizia lentamente e si accelera sempre di più, così come la formazione e l’educazione. Infine, la pazienza è alimentata dalla speranza: “Non c’è terreno così ingrato che l’amore dell’operaio non lo fecondi”.
Educazione integrale
Da quanto detto finora, è già abbastanza chiaro che per Francesco di Sales l’educazione non poteva essere confusa con una sola dimensione della persona, come l’istruzione, o le buone maniere, o addirittura un’educazione religiosa priva di fondamenti umani. Naturalmente, non si può negare l’importanza di ciascuno di questi ambiti particolari. Per quanto riguarda l’educazione e la formazione della mente, basta ricordare il tempo e gli sforzi che lui stesso dedicò durante la sua giovinezza all’acquisizione di un’alta cultura intellettuale e “professionale”, così come la cura che dedicò all’educazione nella sua diocesi.
Tuttavia, la sua preoccupazione principale era la formazione integrale della persona umana, intesa in tutte le sue dimensioni e dinamiche. Per dimostrarlo, ci concentreremo su ciascuna delle dimensioni costitutive della persona umana nella sua totalità simbolica: il corpo con tutti i suoi sensi, l’anima con tutte le sue passioni, la mente con tutte le sue facoltà e il cuore, sede della volontà, dell’amore e della libertà.