25 Set 2025, Gio

Don Bosco e il Sacro Cuore. Custodire, riparare, amare

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Nel 1886, alle soglie della consacrazione della nuova Basilica del Sacro Cuore al centro di Roma, il “Bollettino Salesiano” volle preparare i suoi lettori – cooperatori, benefattori, giovani, famiglie – a un incontro vitale con «il Cuore trafitto che continua ad amare». Per un anno intero, la rivista fece scorrere davanti agli occhi del mondo salesiano un vero “rosario” di meditazioni: ciascun numero legava un aspetto della devozione a un’urgenza pastorale, educativa o sociale che don Bosco – già stremato ma lucidissimo – considerava strategica per il futuro della Chiesa e della società italiana. A quasi centoquarant’anni di distanza quella serie resta un piccolo trattato di spiritualità del cuore, scritto con toni semplici ma pieni d’ardore, capace di coniugare contemplazione e prassi. Presentiamo qui, una lettura unitaria di quel percorso mensile, mostrando come l’intuizione salesiana sappia ancora parlare all’oggi.


Febbraio – La guardia d’onore: vegliare sull’Amore ferito
Il nuovo anno liturgico si apre, nel Bollettino, con un invito sorprendente: non solo adorare Gesù presente nel tabernacolo, ma “fargli la guardia” – un turno di un’ora scelta liberamente in cui ogni cristiano, senza interrompere le attività quotidiane, si fa sentinella amorosa che consola il Cuore trafitto dalle indifferenze del carnevale. L’idea, nata a Paray-le-Monial e fiorita in molte diocesi, diventa programma educativo: trasformare il tempo in spazio di riparazione, insegnare ai giovani che la fedeltà nasce da piccoli atti costanti, fare della giornata una liturgia diffusa. Il voto collegato – destinare il ricavato del Manuale della Guardia d’Onore alla costruzione della Basilica romana – rivela la logica salesiana: contemplazione che subito si traduce in mattoni, perché la preghiera vera edifica (letteralmente) la casa di Dio.

Marzo – Carità creativa: il timbro salesiano
Nella grande conferenza dell’8 maggio 1884, il cardinale Parocchi sintetizzò la missione salesiana in una parola: “carità”. Il Bollettino riprende quel discorso per ricordare che la Chiesa conquista il mondo più con gesti d’amore che con dispute teoriche. Don Bosco non fonda scuole d’elite ma ospizi popolari; non toglie i ragazzi dall’ambiente solo per proteggerli, bensì per restituirli alla società come cittadini solidi. È la carità “secondo le esigenze del secolo”: risposta al materialismo non con polemiche, bensì con opere che mostrano la forza del Vangelo. Da qui l’urgenza di un grande santuario dedicato al Cuore di Gesù: far svettare nel cuore di Roma un segno visibile di quell’amore che educa e trasforma.

Aprile – Eucaristia: “capolavoro del Cuore di Gesù”
Nulla, per don Bosco, è più urgente che riportare i cristiani alla Comunione frequente. Il Bollettino ricorda che «non v’è cattolicismo senza Madonna e senza Eucaristia». La mensa eucaristica è “genesi della società cristiana”: da lì nascono fraternità, giustizia, purezza. Se la fede languisce, bisogna riaccendere il desiderio del Pane vivo. Non a caso san Francesco di Sales consegnò alle Visitandine la missione di custodire il Cuore eucaristico: la devozione al Sacro Cuore non è sentimento astratto, ma strada concreta che conduce al tabernacolo e da lì si riversa nelle strade. Ed è ancora il cantiere romano a fare da verifica: ogni lira offerta per la basilica diventa “mattone spirituale” che consacra l’Italia al Cuore che si dona.

Maggio – Il Cuore di Gesù risplende nel Cuore di Maria
Il mese mariano porta il Bollettino a intrecciare le due grandi devozioni: tra i due Cuori esiste una comunione profonda, simboleggiata dall’immagine biblica dello “specchio”. Il Cuore immacolato di Maria riflette la luce del Cuore divino, rendendola sopportabile agli occhi umani: chi non osa fissare il Sole guarda il suo chiarore riflesso nella Madre. Culto di latria per il Cuore di Gesù, di “iperdulia” per quello di Maria: distinzione che evita gli equivoci dei polemisti giansenisti di ieri e di oggi. Il Bollettino smonta le accuse di idolatria e invita i fedeli a un amore equilibrato, dove contemplazione e missione si alimentano a vicenda: Maria introduce al Figlio e il Figlio conduce alla Madre. In vista della consacrazione del nuovo tempio, si chiede di unire le due invocazioni che campeggiano sulle colline di Roma e Torino: Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice.

Giugno – Consolazioni soprannaturali: l’amore operante nella storia
Duecento anni dopo la prima consacrazione pubblica al Sacro Cuore (Paray-le-Monial, 1686), il Bollettino afferma che la devozione risponde alla malattia del tempo: «raffreddamento della carità per sovrabbondanza d’iniquità». Il Cuore di Gesù – Creatore, Redentore, Glorificatore – viene presentato come centro di tutta la storia: dalla creazione alla Chiesa, dall’Eucaristia all’escatologia. Chi adora quel Cuore entra in un dinamismo che trasforma la cultura e la politica. Per questo il Papa Leone XIII ha chiesto a tutti di concorrere al santuario romano: monumento di riparazione ma anche “argine” contro la «fiumana immonda» dell’errore moderno. È un appello che suona attuale: senza carità ardente, la società si sfilaccia.

Luglio – Umiltà: la fisionomia di Cristo e del cristiano
La meditazione estiva sceglie la virtù più trascurata: l’umiltà, «gemma trapiantata dalla mano di Dio nel giardino della Chiesa». Don Bosco, figlio spirituale di san Francesco di Sales, sa che l’umiltà è la porta delle altre virtù e il sigillo di ogni vero apostolato: chi serve i giovani senza cercare visibilità rende presente «il nascondimento di Gesù per trent’anni». Il Bollettino smaschera la superbia mascherata da falsa modestia e invita a coltivare una doppia umiltà: dell’intelletto, che si apre al mistero, e della volontà, che obbedisce alla verità riconosciuta. La devozione al Sacro Cuore non è sentimentalismo: è scuola di pensiero umile e di azione concreta, capace di costruire pace sociale perché toglie dal cuore il veleno dell’orgoglio.

Agosto – Mansuetudine: la forza che disarma
Dopo l’umiltà, la mansuetudine: virtù che non è debolezza ma dominio di sé, «il leone che genera miele», dice il testo rimandando all’enigma di Sansone. Il Cuore di Gesù appare mite nell’accogliere i peccatori, fermo nel difendere il tempio. I lettori sono invitati a imitare quel duplice movimento: dolcezza verso le persone, fermezza contro l’errore. San Francesco di Sales torna modello: con un tono pacato riversò fiumi di carità nella turbolenta Ginevra, convertendo più cuori di quanti ne avrebbero vinti le polemiche aspre. In un secolo che «pecca di essere senza cuore», edificare il santuario del Sacro Cuore significa erigere una palestra di mansuetudine sociale – una risposta evangelica al disprezzo e alla violenza verbale che già allora avvelenavano il dibattito pubblico.

Settembre – Povertà e questione sociale: il Cuore che riconcilia ricchi e poveri
Il rombo del conflitto sociale, avverte il Bollettino, minaccia di «scagliare in rottami l’edificio civile». Siamo in piena “questione operaia”: i socialisti agitano le masse, i capitali si concentrano. Don Bosco non nega la legittimità della ricchezza onesta, ma ricorda che la vera rivoluzione comincia dal cuore: il Cuore di Gesù proclamò beati i poveri e vissuta in prima persona la povertà. Il rimedio passa per una solidarietà evangelica alimentata dalla preghiera e dalla generosità. Finché il tempio romano non sarà terminato – scrive il giornale – il segno visibile della riconciliazione mancherà. Nei decenni seguenti la dottrina sociale della Chiesa svilupperà queste intuizioni; ma il germe è già qui: la carità non è elemosina, è giustizia che nasce da un cuore trasformato.

Ottobre – Fanciullezza: sacramento della speranza
«Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli»: sulle labbra di Gesù, l’invito diventa ammonimento. Il Bollettino ricorda gli orrori del mondo pagano contro i bambini e mostra come il Cristianesimo abbia cambiato la storia affidando ai piccoli un posto centrale. Per don Bosco, l’educazione è atto religioso: nella scuola e nell’oratorio si custodisce il tesoro della Chiesa futura. La benedizione di Gesù ai bimbi, riprodotta sulle prime pagine del giornale, è manifestazione del Cuore che «si stringe come un padre» e annuncia la vocazione salesiana: fare della gioventù un “sacramento” che rende presente Dio nella città. Scuole, collegi, laboratori non sono un optional: sono il modo concreto di onorare il Cuore di Gesù vivo nei ragazzi.

Novembre – Trionfi della Chiesa: umiltà che vince la morte
La liturgia ricorda i santi e i defunti; il Bollettino medita sul “trionfo mite” di Gesù che entra a Gerusalemme. L’immagine diventa chiave di lettura della storia ecclesiale: successi e persecuzioni si alternano, ma la Chiesa, come il Maestro, risorge sempre. I lettori sono invitati a non lasciarsi paralizzare dal pessimismo: le ombre del momento (leggi anticlericali, riduzione degli ordini, propaganda massonica) non cancellano il dinamismo del Vangelo. Il tempio del Sacro Cuore, sorto fra ostilità e povertà, sarà il segno tangibile che «la pietra con i suggelli viene ribaltata». Collaborare alla sua costruzione significa scommettere sul futuro di Dio.

Dicembre – Beatitudine del dolore: la Croce accolta dal cuore
L’anno si chiude con la più paradossale delle beatitudini: «Beati quelli che piangono». Il dolore, scandalo per la ragione pagana, diventa nel Cuore di Gesù via di redenzione e di fecondità. Il Bollettino vede in questa logica la chiave per leggere la crisi contemporanea: società fondate sul divertimento a tutti i costi producono ingiustizia e disperazione. Accettato in unione con Cristo, invece, il dolore trasforma i cuori, rende forte il carattere, stimola la solidarietà, libera dalla paura. Anche le pietre del santuario sono “lacrime trasformate in speranza”: offerte piccole, a volte frutto di sacrifici nascosti, che costruiranno un luogo da cui pioveranno, promette il giornale, «torrenti di caste delizie».

Un lascito profetico
Nel montare mensile del Bollettino Salesiano 1886 colpisce la pedagogia del crescendo: si parte dalla piccola ora di guardia e si approda alla consacrazione del dolore; dal singolo fedele al cantiere nazionale; dal tabernacolo turrito dell’oratorio ai bastioni dell’Esquilino. È un itinerario che intreccia tre assi portanti:
Contemplazione – Il Cuore di Gesù è prima di tutto mistero da adorare: veglia, Eucaristia, riparazione.
Formazione – Ogni virtù (umiltà, mansuetudine, povertà) viene proposta come medicina sociale, in grado di guarire le ferite collettive.
Costruzione – La spiritualità diventa architettura: la basilica non è ornamento, ma laboratorio di cittadinanza cristiana.
Senza forzare, possiamo riconoscere qui la pre-annunciazione di temi che la Chiesa svilupperà lungo il XX secolo: l’apostolato dei laici, la dottrina sociale, la centralità dell’Eucaristia nella missione, la tutela dei minori, la pastorale della sofferenza. Don Bosco e i suoi collaboratori colgono i segni dei tempi e rispondono con la lingua del cuore.


Il 14 maggio 1887, quando Leone XIII consacrò la Basilica del Sacro Cuore, tramite il suo vicario Cardinale Lucido Maria Parocchi, don Bosco – troppo debole per salire l’altare – assistette nascosto tra i fedeli. In quel momento, tutte le parole del Bollettino 1886 divennero pietra viva: la guardia d’onore, la carità educativa, l’Eucaristia centro del mondo, la tenerezza di Maria, la povertà riconciliatrice, la beatitudine del dolore. Oggi quelle pagine chiedono nuovo fiato: tocca a noi, consacrati o laici, giovani o anziani, continuare la veglia, erigere cantieri di speranza, imparare la geografia del cuore. Il programma resta lo stesso, semplice e audace: custodire, riparare, amare.


Nella foto: Dipinto del Sacro Cuore, collocato sull’altare maggiore della Basilica del Sacro Cuore di Roma. L’opera fu voluta da Don Bosco e affidata al pittore Francesco de Rohden (Roma, 15 febbraio 1817 – 28 dicembre 1903).

Da Editor BSOL

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