25 Set 2025, Gio

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Carissimi confratelli,

un saluto fraterno e cordiale dal Sacro Cuore di Roma.

In questo giorno, 18 di dicembre, come ogni anno, nel ricordo della fondazione della nostra Congregazione, nel 1859, vengo a voi con questo scritto che rinnova lo spirito delle origini, lo spirito missionario che ha reso, fin dal principio, la Congregazione quello che è.

In questo anno, con emozione, do voce al cuore della Congregazione, nel 150° anniversario della prima spedizione missionaria. La celebrazione di questo anniversario segna il nostro cuore ed il nostro animo. Ci chiede di rinnovare lo spirito missionario che da sempre è nel cuore del carisma, perché ringraziando per la fedeltà di Dio, dia energia di futuro all’evangelizzazione e alla Congregazione.

Celebrare il 150° anniversario della prima spedizione missionaria di don Bosco rappresenta un grande dono per:

Ringraziare, per riconoscere la grazia di Dio.
La riconoscenza rende palese la paternità di ogni bella realizzazione. Senza riconoscenza non c’è capacità di accogliere. Tutte le volte che nella nostra vita personale ed istituzionale non riconosciamo un dono, rischiamo seriamente di vanificarlo e di “impadronircene. Parlando di spirito della missione siamo al centro della vita del discepolo: una cosa infinitamente più grande di noi, che è la dinamica fondante ed originale della Chiesa, per ogni generazione.

Ripensare, perché “nulla è per sempre”.
La fedeltà comporta anche la capacità di cambiare nell’obbedienza a una visione che viene da Dio e dalla lettura dei “segni dei tempi”. Nulla è per sempre: dal punto di vista personale e istituzionale la vera fedeltà è la capacità di cambiare, riconoscendo in cosa il Signore chiama ciascuno di noi. Ripensare, allora, diventa un atto generativo, in cui si uniscono fede e vita; un momento nel quale chiedersi: cosa vuoi dirci Signore con questa persona, con questa situazione alla luce dei segni dei tempi che, per esser letti, chiedono di avere il cuore stesso di Dio?

Rilanciare, ricominciare ogni giorno.
La riconoscenza porta a guardare lontano e ad accogliere le nuove sfide, rilanciando le missioni con speranza. L’attività missionaria è portare la speranza di Cristo con la consapevolezza lucida e chiara, legata alla fede, che fa riconoscere che quanto vedo e vivo “non è roba mia”, e mi dà la forza per andare avanti, personalmente e istituzionalmente.

Tutto ciò richiede il coraggio di esser sé stessi, di riconoscere la propria identità nel dono di Dio e investire le proprie energie in una responsabilità precisa. Consapevoli del fatto che, ciò che ci è stato affidato, non è nostro, e che abbiamo il compito di trasmetterlo alle prossime generazioni.

Questo è il cuore di Dio questa è la vita della Chiesa.

Il Santo Padre ci ha donato in questi ultimi tempi una lettera Enciclica “Dilexit nos” sull’amore umano e Divino del cuore di Gesù Cristo. Questo dono di Papa Francesco illumina il nostro cuore missionario.

Il Papa ci indica l’azione sociale ed il mondo intero come destinazione naturale della devozione autentica al Sacro Cuore. Al numero 205 dell’Enciclica così dice: “che culto sarebbe per Cristo se ci accontentassimo di un rapporto individuale senza interessa per aiutare gli altri a soffrire meno e vivere meglio? Potrei forse piacere al Cuore che ha tanto amato se rimaniamo in un “esperienza religiosa intima, senza conseguenze fraterne e sociali?

Papa Francesco ci dice chiaramente che chi è intimo del cuore del Signore non può non essere dotato di uno spirito missionario che abbraccia il mondo intero, perché il suo cuore si è dilatato, ampliato! C’è una relazione diretta: più abitiamo l’intimità del Cuore di Cristo e più saremo capaci di raggiungere i più lontani confini della terra.

Il cuore di Cristo mi spinge ad essere attento alle ferite del cuore dell’umanità.
In una parola: il cuore della missione è il cuore di Dio.

Che forza e che energia il Santo Padre ci trasmette, in questo anno che ci introduce nel 150° della prima spedizione missionaria.

La storia continua con noi. Oggi don Bosco ha bisogno dei Salesiani che si rendono disponibili come “semplici strumenti” per realizzare il sogno missionario. Questo è il mio appello ai confratelli che sentono nel profondo del loro cuore, la chiamata di Dio, dentro la nostra comune vocazione salesiana, a rendersi disponibili come missionari con un impegno per tutta la vita (ad vitam), dovunque il Rettor Maggiore li invierà.

Allo scorso appello di don Angel, nel dicembre 2023 hanno aderito 48 salesiani che sono stati scelti 24 come membri della 155° spedizione missionaria. In questo anno che prepara il 150° della prima spedizione missionaria, la mia preghiera e il mio auspicio è che possano esser ancora di più.

Il dialogo con il Consigliere Generale per le Missioni e la riflessione condivisa all’interno del Consiglio Generale, sulla base del progetto missionario presentato al Consiglio (ACGA31, p. 66) mi permette di precisare le urgenze individuate per il 2025, dove vorrei che un numero significativo di confratelli potesse essere inviato:

– Nordafrica, Africa Meridionale (AFM), Africa Occidentale Nord (AON), Mozambico;
– la nuova presenza che inizieremo in Vanuatu;
– Albania, Romania, per il ‘Progetto Calabria-Basilicata’ (IME);
– Cile, Mongolia, Uruguay, e altre frontiere ed eventuali urgenze.

Invito gli Ispettori, con loro i Delegati ispettoriale per l’animazione missionaria, ad essere i primi ad aiutare i confratelli a facilitare il loro discernimento, invitandoli, dopo il dialogo personale, a mettersi a disposizione del Rettor Maggiore per rispondere ai bisogni missionari della Congregazione. Poi il Consigliere Generale per le Missioni continuerà il discernimento che porterà alla scelta dei missionari per la prossima 156° spedizione missionaria, che si terrà a Valdocco 1’11 novembre 2025.

Il Signore benedica e la Madonna accompagni tutti noi, Santo Natale a tutti e un buon anno nuovo nel nome della Speranza, che è presenza di Dio.


Roma, 18 dicembre 2024

Sac. Stefano Martoglio
Vicario (ex. art. 143 cost. S.D.B.)
Prot. n. 24/0575

Da P. Stefano MARTOGLIO

Vicario del Rettor Maggiore