Intervista con Nelson Javier MORENO RUIZ, ispettore in Cile

Don Nelson ha 57 anni ed è nato nella città di Concepción l’11 settembre 1965. Ha conosciuto i Salesiani presso il Collegio Salesiano di Concepción, dove era studente e partecipava ai gruppi giovanili e alle attività pastorali.
I suoi genitori Fabriciano Moreno e María Mercedes Ruiz vivono attualmente nella città di Concepción.
Ha svolto tutta la sua formazione iniziale nella città di Santiago. Ha emesso la professione perpetua l’8 agosto 1992 a Santiago (La Florida). È stato ordinato sacerdote il 6 agosto 1994 a Santiago. I suoi primi anni da sacerdote sono stati trascorsi nella presenza salesiana del Colegio San José de Punta Arenas e nella scuola salesiana di Concepción, dove ha lavorato nella pastorale. Dal 2001 al 2006 è stato direttore della presenza salesiana a Puerto Natales e dal 2006 al 2012 direttore della presenza salesiana a Puerto Montt.
Dal 2012 al 2017 è stato economo provinciale e direttore della casa provinciale. Nel 2018 è stato direttore della presenza salesiana di Gratitud Nacional nel centro della città di Santiago e dal 2019 direttore dell’opera a Puerto Montt, dove si trova attualmente.
Don Moreno Ruiz succede a Don Carlo Lira Airola, che ha concluso il suo mandato di sei anni nel gennaio 2024.

Può farci un’autopresentazione?
Sono un salesiano contento della vita, che nella vocazione religiosa salesiana ha trovato la presenza di Dio nei giovani, che servo e accompagno come pastore educatore.
Sono Padre Nelson Moreno Ruiz, Ispettore dell’Ispettoria del Cile. Sono stato chiamato a questo servizio di animazione dal Vescovo Rettor Maggiore e Cardinale Ángel Fernández Artime, assumendo questa responsabilità dal gennaio di quest’anno.
Ho conosciuto i Salesiani in giovane età, quando sono entrato nella scuola salesiana della città di Concepción, che è la prima opera nel nostro Paese, dove i missionari inviati da Don Bosco arrivarono dall’Argentina al Cile nel 1887.
In questo ambiente scolastico salesiano sono cresciuto intorno alla proposta educativa pastorale offerta dalla scuola; incontri sportivi, attività pastorali missionarie e molte attività di servizio sociale, tutto questo ha avuto un’eco nella mia vita di giovane; era anche importante vedere e incontrare i salesiani nel cortile della scuola, e con queste esperienze si è sviluppata la mia vocazione e nel tempo mi sono sentito chiamato a seguire le orme di Don Bosco come salesiano.
Il mio gruppo familiare è composto dai miei genitori, ormai anziani, mio padre Fabriciano di 93 anni e mia madre di 83, i miei quattro fratelli, i tre ragazzi che hanno studiato alla scuola salesiana, e mia sorella maggiore, che spesso aveva il compito di prendersi cura di noi. Siamo una famiglia relativamente piccola, completata da quattro nipoti, che ora sono giovani professionisti.
Come salesiano, ho fatto la mia prima professione religiosa il 31 gennaio 1987, quindi sono stato religioso per 37 anni e sono stato ordinato sacerdote il 6 agosto 1994. Nella mia vita religiosa, ho avuto l’opportunità di animare alcune comunità come direttore delle opere, oltre a servire come economo provinciale prima di diventare ispettore.
Ritengo che una delle mie caratteristiche sia quella di essere attento a rendere un buon servizio ovunque il Signore lo voglia, quindi ho dedicato del tempo a prepararmi e a studiare per la missione. Dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore presso la scuola salesiana di Concepción, sono entrato nella Congregazione dove ho studiato Filosofia presso la Congregazione, poi ho ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Cattolica del Cile, la Laurea in Educazione Religiosa e la Licenza in Educazione in Gestione Scolastica presso l’Università Cattolica Raúl Silva Henríquez; in seguito, ho conseguito un Master in Gestione dell’Educazione presso l’Università di Concepción in Cile, un Master in Qualità ed Eccellenza nell’Educazione presso l’Università di Santiago de Compostela in Spagna e un Dottorato in Scienze dell’Educazione presso l’Università di Siviglia, Spagna.
E ora, con umiltà e semplicità, servo la mia Ispettoria, nei fratelli e nell’animazione delle opere.

Cosa sognava da bambino?
Da bambino, insieme ai miei fratelli e ai miei amici, ho avuto un’infanzia molto normale e felice, mi piaceva molto lo sport, giocavo regolarmente a calcio in un club locale e questo mi ha portato a sognare di dedicarmi allo sport in futuro, ciò che mi piaceva di più era condividere e avere amici, e questo era ciò che lo sport mi offriva.
Quando sono entrato a scuola e mi sono unito alle varie attività pastorali, mi sono reso conto che mi piaceva anche insegnare ai bambini e ai giovani con cui avevo contatti in queste attività pastorali. Il tema educativo e pedagogico aveva molto senso per me ed è diventato parte del mio progetto di vita, poiché lo vedevo come un sogno che era possibile realizzare.
Queste preoccupazioni si sono mescolate con la mia inclinazione a studiare qualcosa legato all’area della salute; questa motivazione era molto presente, dal momento che nella mia famiglia alcuni di loro erano impegnati in professioni in questo settore.
Vedo che il filo conduttore di queste inclinazioni che ho avvertito dall’infanzia all’adolescenza, sono sempre state orientate a lavorare con le persone, a essere al loro servizio, a essere utili a loro, a servirle, a insegnare loro, ad accompagnarle.

Qual è la storia della sua vocazione?
La mia storia vocazionale, senza dubbio, inizia nella mia famiglia, provengo da una casa in cui si viveva la fede, attraverso la devozione a San Sebastiano e a Santa Rita da Cascia, e sono stati i miei genitori a inculcarci la fede, permettendoci di ricevere il sacramento del battesimo e della cresima. La mia vocazione è iniziata a casa, in modo molto semplice, con un senso di Dio percepito in modo naturale e senza grandi pratiche religiose, ma con un profondo senso di gratitudine verso Dio nella vita quotidiana.
Nella scuola salesiana di Concepción, ho scoperto un mondo nuovo, perché era una scuola enorme e prestigiosa della città. Quando sono arrivato, mi sono sentito subito accolto e motivato a partecipare alle proposte che aveva per i suoi studenti, soprattutto alle attività pastorali, nelle quali sono stato gradualmente coinvolto, così come allo sport, che era una parte importante della mia vita a quell’età.
Quando studiavo alla scuola salesiana, ero molto interessato a tutte le attività pastorali e nell’ultimo anno di scuola elementare, ho avuto l’opportunità di partecipare come monitore ai “Campi estivi – Villa Feliz”, dove ho scoperto che potevo essere utile e dare qualcosa ai bambini più poveri; da quel momento in poi ho assunto l’impegno di continuare su questo percorso di servizio, che ha dato molto significato alle mie preoccupazioni adolescenziali.

È stato nei gruppi giovanili che la mia vocazione alla vita religiosa si è definita più chiaramente, sono entrato a far parte del ministero sacramentale, come monitore della Cresima, dove ho riaffermato la mia chiamata a servire.
Tutta questa vita pastorale mi ha dato l’opportunità di incontrare e condividere con i Salesiani che, con la loro testimonianza e vicinanza, mi hanno presentato una proposta vocazionale che ha catturato la mia attenzione, in quanto erano belle testimonianze di un servizio vicino ai giovani. Questo è stato già il seme della mia vocazione religiosa, che mi ha dato l’impulso di decidere di entrare nella Congregazione, l’inizio del cammino vocazionale nella chiamata che il Signore mi ha fatto, dove sono un sacerdote salesiano da 30 anni, accompagnato dal motto che ho scelto per la mia ordinazione sacerdotale: “Signore, tu conosci ogni cosa, tu sai che io ti amo” (Gv. 21,17),

Perché salesiano?
Perché salesiano? Perché è stato in una scuola della Congregazione dove ho studiato, dove mi sono formato, dove sono cresciuto, dove si sono formate le mie convinzioni, le mie certezze e il mio progetto di vita.
Con i Salesiani, attraverso le attività pastorali, ho conosciuto più a fondo la missione della Chiesa, tutto questo ambiente ha dato un senso pieno alla mia vita, confermando che il carisma della gioia, dei giovani e dell’educazione, era la strada che il Signore mi presentava, alla quale partecipavo attivamente, perché rispondeva alle mie preoccupazioni e ai miei desideri, e mi rendeva felice; non c’era possibilità di un’altra risposta, perché i Salesiani erano ciò che copriva tutto ciò che cercavo e desideravo e che conoscevo fin dalla mia infanzia.
Durante la mia formazione, ho avuto contatti con altre congregazioni e carismi, che mi hanno aiutato a confermare, ancora di più, che la spiritualità salesiana era il mio stile, ciò che copriva il significato di ciò che volevo fare; la vita di Don Bosco, il lavoro con i giovani, il lavoro pastorale, tutto, il frutto dell’esperienza che ho avuto con loro, dove mi sono formato, dove ho servito e dove la mia vocazione si è formata e consolidata.
Il Signore mi ha fatto il dono di conoscere Don Bosco e la spiritualità salesiana, è stata la proposta che mi ha invitato a seguire e io l’ho accettata, ho consacrato la mia vita qui, e ad oggi sento che la mia vocazione di salesiana mi rende tutto ciò che sono.

Come ha reagito la sua famiglia?
Una volta presa la decisione di fare il passo di entrare nei Salesiani, l’ho detto alla mia famiglia, soprattutto ai miei genitori. Erano sorpresi, e fu mia madre che per prima mi capì, mi sostenne e mi accompagnò, invitandomi a fare questo passo.
Il padre, preoccupato, mi chiese se ero davvero sicuro, se era quello che volevo veramente, cosa mi rendeva felice e se era la mia strada; a tutte queste domande risposi di sì. Lui, confermando che se era quello che volevo ed era disposto a vedere se era davvero il mio futuro, e chiarendo che potevo sempre contare su di loro e di non dimenticare che avrei sempre avuto la mia casa, nel caso in cui non fosse stata la mia strada, mi ha detto che potevo contare su tutto il suo sostegno.
Sentire così chiaramente il sostegno dei miei genitori è stato molto bello, mi ha dato molta gioia e serenità, dato che stavo iniziando un percorso senza essere sicuro che fosse davvero il percorso per una persona giovane.
Anche i miei fratelli sono rimasti sorpresi, perché avevo una vita molto naturale, legata allo sport, con gli amici, ma quando sono stati sicuri che volevo davvero seguire la chiamata del Signore, mi hanno sostenuto.
Mi sono sempre sentito molto accompagnato e sostenuto dai miei genitori e dai miei fratelli, il che mi ha dato molta serenità per iniziare il processo di formazione; ad oggi, conto su di loro, so che mi accompagnano con amore fatto preghiera.

Quali sono i bisogni locali e giovanili più urgenti?
In Cile, oggi, la popolazione da 0 a 17 anni è di 4.259.115 abitanti, pari al 24% della popolazione totale del Paese. E noi salesiani ci dedichiamo in modo particolare all’educazione formale di questo segmento della popolazione. Abbiamo 22 scuole, dove studiano bambini e giovani dai 4 ai 19 anni, con un totale di 31.000 studenti che vengono educati nelle nostre scuole. Oggi è la più grande rete scolastica del Paese che offre questo servizio ai giovani.
A ciò si aggiungono un’Università, che serve circa 7.000 studenti, e la Fondazione Don Bosco, dedicata all’accoglienza e all’accompagnamento dei bambini di strada, il segmento più vulnerabile tra loro, che serve più di 7.000 bambini e giovani.
La necessità più urgente che vivono e soffrono i nostri giovani è che sono molto esposti al consumo di alcol e droghe, oltre che all’uso indiscriminato della tecnologia. Questo, insieme alla solitudine che sperimentano a causa della disgregazione delle loro famiglie, li porta spesso a soffrire di situazioni di ‘salute mentale’, depressione, ansia, angoscia e crisi di panico o simili.
Questa realtà ci spinge a cercare di accompagnarli nella loro ricerca di significato, di benessere emotivo e di stabilità emotiva, tutti bisogni fondamentali degli esseri umani, soprattutto di quelli che si stanno sviluppando e crescendo. Cerchiamo anche di fornire loro i valori cristiani, affinché passo dopo passo si impegnino a vivere la loro fede nelle comunità giovanili e nella Chiesa cilena, oltre a fornire loro l’educazione necessaria per integrarsi nella società.
I giovani sono la parte preferita di Don Bosco e lo dobbiamo a loro, per cui ci impegniamo a fornire loro istruzione e strumenti affinché possano diventare “buoni cristiani e onesti cittadini”.

Quali sono le opere più significative nella sua area?
L’Ispettoria cilena ha una gamma variegata di opere di cui si occupa: parrocchie, centri di pastorale giovanile, centri di accoglienza, scuole e università. Ma la proposta pastorale si è concentrata fondamentalmente sull’educazione formale nelle scuole, che forniscono un’istruzione dall’età prescolare – 4 anni – all’istruzione secondaria – 19 anni.
L’istruzione cilena fornisce una formazione sia per preparare i giovani ad accedere all’istruzione superiore, alle università, sia per fornire un’istruzione tecnico-professionale, in cui gli studenti si diplomano con un diploma tecnico in una carriera di loro scelta.
Possiamo dire che l’istruzione tecnica professionale è uno dei lavori più significativi che abbiamo, perché costituisce una vera e propria promozione dei giovani, permettendo loro di entrare nel mondo del lavoro con un diploma tecnico che, anche se è vero che non è tutto, facilita la possibilità di collaborare con le loro famiglie, e spesso finanzia il loro proseguimento dell’istruzione superiore.
Vorrei anche sottolineare il lavoro che svolgiamo nella “Fundación don Bosco”, che si occupa di bambini in situazioni di strada, che non hanno o non hanno una famiglia, svolgendo con loro un lavoro di contenimento, riabilitazione, promozione e inserimento sociale, realizzando – come faceva Don Bosco – bambini e giovani evangelizzati con valori.

Comunicate attraverso riviste, blog, Facebook o altri media?
I social media oggi sono molto importanti e di grande aiuto per raggiungere molti giovani e adulti. Comunico regolarmente con la Famiglia Salesiana attraverso la rivista Bollettino Salesiano, il blog “Agorà”, i siti ufficiali dell’Ispettoria, il sito web e Instagram.

Quali sono le aree più importanti?
Della missione che devo svolgere oggi nell’Ispettoria, credo che la cosa più importante sia accompagnare e animare la vita dei miei confratelli, soprattutto quelli con cui lavoro e condivido la responsabilità dell’Ispettoria come consiglieri, e i confratelli che hanno la responsabilità di animare e accompagnare i confratelli come direttori di comunità e opere. In breve, la priorità è accompagnare i miei confratelli salesiani.
Allo stesso modo, mi sembra rilevante, il compito di animare la vita della Famiglia Salesiana, un compito importante, animando nella fedeltà al carisma, tutti coloro che ne fanno parte; Salesiani consacrati, Figlie di Maria Ausiliatrice, Salesiani Cooperatori, Volontarire di Don Bosco, Associazione di Maria Ausiliatrice e altri.
Non possiamo non menzionare come compito rilevante, quello di animare la vita dei giovani, attraverso la pastorale giovanile, le associazioni e i diversi gruppi che possono esistere sotto il carisma salesiano, dando un posto importante tra questi, alla pastorale vocazionale, e a quei giovani che sentono il desiderio di rispondere alla chiamata del Signore nella nostra Congregazione.

Come vede il futuro?
Di fronte a una società assetata di significato in ciò che è e in ciò che fa, mi sembra che noi Salesiani siamo chiamati a rispondere a queste ricerche e a dare un senso a ciò che facciamo, a dare un senso alla vita, soprattutto per i giovani.
Abbiamo un compito fondamentale, che è quello di educare i giovani, e coloro che li educano e lavorano con loro devono certamente essere portatori di sogni e di speranza.
Il mondo è in costante costruzione e spetta a noi Salesiani contribuire, con la nostra vita, le nostre azioni e la nostra missione, alla sua costruzione, attraverso l’educazione dei giovani di oggi, affinché sapendo di essere amati, preziosi, capaci e tirando fuori il meglio di loro, possano dare un senso alla loro vita ed essere costruttori di speranza nelle loro famiglie e nella società.

Ha un messaggio per la Famiglia Salesiana?
Il messaggio che posso condividere con tutta la Famiglia Salesiana, prima di tutto, è che siamo custodi e portatori di un dono, un dono che Dio fa alla Chiesa, che è il carisma salesiano, un dono e un compito per ciascuno di noi.
Quest’anno, il Cardinale e Rettor Maggiore della Congregazione, Padre Ángel Fernández Artime, ci invita a sognare, a imitazione di nostro padre Don Bosco, un padre sognatore. Don Bosco sognava cose che sembravano impossibili, ma la sua grande fiducia in Maria Ausiliatrice e il suo lavoro perseverante e tenace lo portarono a realizzare i suoi sogni. Anche noi, degni figli di questo padre, siamo chiamati a sognare e ad aggiungere i giovani a questi sogni, che non sono altro che desiderare un mondo migliore per loro, dove possano inserirsi, costruendo una società più amabile e più sensibile ai valori umani e cristiani. Insieme a loro, vogliamo contribuire e diventare buoni cristiani e onesti cittadini, sentendoci profondamente amati da Dio.




Intervista a don Luis Víctor SEQUEIRA GUTIÉRREZ, ispettore dell’Ispettoria Angola

Abbiamo fatto a don Luis Víctor SEQUEIRA GUTIÉRREZ, nuovo ispettore della Visitatoria Angola (ANG), alcune domande per i lettori del Bollettino Salesiano OnLine.

La sua nomina è dovuta al fatto che il precedente superiore dei Salesiani in Angola, don Martin Lasarte, è stato nominato Vescovo della Diocesi di Lwena.
Con questa nomina, il Rettor Maggiore ha anche deciso, sempre dopo aver consultato il suo Consiglio, di elevare la Visitatoria dell’Angola al rango di Ispettoria, a partire dal giorno dell’insediamento di don Sequeira Gutiérrez. Questi sarà, pertanto, il primo Ispettore della nuova Ispettoria.
Figlio di Cristóbal Sequeira e Victoria Gutiérrez, Victor Luís Sequeira Gutiérrez è nato il 22 marzo 1964, ad Asunción, in Paraguay. Ha frequentato l’aspirantato salesiano a Ypacaraí nel 1984, il prenoviziato nel 1985 e infine al noviziato a La Plata, in Argentina, nel 1986. Ha emesso la prima professione il 31 gennaio 1987. Gli studi di filosofia lo hanno portato a San Paolo, in Brasile, e all’Università Cattolica di Asunción.
Dal 1992 al 2020, ha lavorato come missionario in Angola, ricoprendo diversi incarichi: Economo della casa di formazione “Don Bosco” di Luanda (1997-98), Direttore della Missione Cattolica di Libolo (1998-2005), Direttore e parroco di Dondo (2005-11). Dal 2011 al 2014 è stato direttore del Centro di Formazione di Luanda, nonché Vicedirettore dell’“Institut Supérieur de Philosophie et Pédagogie Don Bosco” di Luanda, ora noto come ISDB.
È già stato Superiore dei Salesiani dell’Angola per il sessennio 2014-2020.
Nel novembre 2020 è stato inviato in Portogallo per far parte dell’équipe di formazione per gli studenti di Teologia a Lisbona, svolgendo anche un breve servizio come cappellano presso il Centro Medico di Riabilitazione di Alcoitão. Infine, dal febbraio 2023, è tornato in Angola, dove recentemente era stato nominato Direttore e Parroco della comunità di Lwena.
Don Sequeira Gutiérrez parla correntemente spagnolo, guaranì, francese, italiano e portoghese.

Ci può fare un’autopresentazione?
Sono Padre Victor Luís Sequeira Gutiérrez, Ispettore dell’Angola. Sono in Angola da 32 anni e sono paraguaiano.

Come è nata la tua vocazione?
In un periodo di dittatura militare e in una Chiesa in cui i giovani trovavano un luogo di libera espressione, l’incontro con la Parola mi ha portato alla conversione e all’impegno. Mi sono sentito chiamato a essere al servizio di questa Chiesa che porta alla liberazione, soprattutto dei giovani.

Perché salesiano?
Perché le mie radici sono salesiane, mia madre conosceva gli ambienti salesiani a contatto con le FMA e mio padre l’oratorio e i sacerdoti che erano dei veri padri (papà); inoltre sono nato e cresciuto in una parrocchia salesiana, possiamo dire che la mia natura è salesiana.

Ricordi qualche educatore in particolare?
Padre Edmundo Candia, Padre Rojas, Padre Aquino.

Perché missionario?
Tutto è iniziato con l’aspirazione, quando sono entrato in contatto con le missioni nel Chaco, poi anche con le missioni in Africa e il progetto Africa. Da quel momento in poi mi sono sentito chiamato.

Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato?
L’incontro del Vangelo con la cultura locale, dove la vita e la dignità delle persone devono essere valorizzate.

Quali sono le gioie più grandi che hai incontrato?
Il modo in cui le persone non perdono la speranza e ti regalano sempre un sorriso, la gratitudine che hanno per i missionari.

Come trovi il lavoro in questo ambiente?
Soprattutto, utile come strumento di Dio, non indispensabile, e quindi realizzato come persona consacrata e missionaria.

Come sono i giovani della zona?
Sono allegri, pieni di vitalità, pronti a imparare, a essere formati e a svilupparsi.

I cristiani sono perseguitati nella zona?
No, grazie a Dio, l’Angola è prevalentemente cristiana.

Quali sono le grandi sfide dell’evangelizzazione e della missione oggi?
La formazione umana e l’annuncio del Vangelo, il dialogo approfondito con la cultura.

Cosa si potrebbe fare di più e meglio?
Dare un’istruzione e una formazione professionale di qualità, rendere il Vangelo più incarnato nella cultura, una catechesi che tocchi la realtà attuale.




Intervista ad Aurelien MUKANGWA, Superiore della Visitatoria Africa Congo Congo

Abbiamo fatto a don Aurelien MUKANGWA, Superiore della Visitatoria Africa Congo Congo (ACC), alcune domande per i lettori del Bollettino Salesiano OnLine.

Don Aurélien è nato il 9 novembre 1975 a Lubumbashi, Repubblica Democratica del Congo. Ha compiuto il suo noviziato a Kansebula dal 24 agosto 1999 al 24 agosto 2000. Ha poi emesso la professione perpetua a Lubumbashi l’8 luglio 2006 ed è stato ordinato sacerdote il 12 luglio 2008.
Ha ricoperto gli incarichi, a livello locale, di Direttore a Uvira, Kinshasa, Lukunga e Le Gombe, e di Preside scolastico a Masina. Prima della nascita dell’attuale Visitatoria ACC, fu proprio lui ad essere scelto come Superiore della Delegazione di RDC-OVEST, per quattro anni, e al momento di questa nomina, era di nuovo Delegato dell’Ispettore nella nuova Delegazione AFC Est, con sede a Goma.
Don Mukangwa è figlio di Donatien Symba Mukangwa e Judith Munyampala Mwange, titolare di un Diploma in Pedagogia. Ha assunto questo nuovo servizio di animazione e di governo della Visitatoria ACC – che ricopre parte della Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica del Congo – per il sessennio 2023-2029.

Può farci una autopresentazione?
Mi chiamo Mukangwa Mwanangoy Aurélien, sono nato a Lubumbashi (Haut Katanga), nella Repubblica Democratica del Congo, il 09 novembre 1975 da mio padre Donatien Symba Mukangwa e da mia madre Judith Munyampara Mwange. Sono il secondo di 11 figli, 7 maschi e quattro femmine.
Sono diventato salesiano di Don Bosco quasi 24 anni fa, il 24 agosto 2000. E dal 24 maggio 2023 sono stato insediato come secondo superiore provinciale della vice-provincia di Maria Ausiliatrice Africa Congo-Congo (ACC). Subito dopo la formazione iniziale, ho lavorato a Uvira, Kinshasa, Lubumbashi e Goma, e ora sono nella sede della Viceprovincia a Kinshasa.

Qual è la storia della tua vocazione?
Grazie mille per questa bella domanda, che trovo molto essenziale, perché per me è importante l’incontro con Don Bosco che mi ha portato a essere salesiano.
L’influenza vocazionale che ho avuto dipende dal luogo in cui sono nato, dalla mia infanzia e dalla mia giovinezza. Sono nato e cresciuto in un comune che era servito pastoralmente esclusivamente dai Salesiani di Don Bosco. All’epoca, tutte le parrocchie del comune del Kenya (Lubumbashi-RDC) erano gestite dai Salesiani di Don Bosco. Il mio primo contatto con i salesiani è stato alla scuola materna (4 anni), dove ho conosciuto salesiani come i padri Eugène, Carlos Sardo, Angelo Pozzi e Luigi Landoni. Nella mia parrocchia di Saint Benoit (Kenya), quando ero molto giovane, andavo all’oratorio e al parco giochi, dove ho incontrato anche padre Jacques Hantson, sdb, e i giovani salesiani in formazione che venivano da Kansebula (post-noviziato). Nella stessa parrocchia ho conosciuto anche padre André Ongenaert, sdb. Intorno al 1987, la famiglia si trasferì nel quartiere dietro la Cité des Jeunes de Lubumbashi, fondata dai Salesiani. Lì ho avuto il privilegio di conoscere molti salesiani e missionari africani.
Così, fin da piccolo, ho covato il desiderio di diventare come questi salesiani che venivano a fare pastorale nella mia parrocchia, perché mi ispiravano tanto il loro modo di fare e di stare con noi, il loro modo di accogliere i bambini e la disponibilità che avevano ad ascoltare i giovani, soprattutto il loro impegno al servizio dei giovani poveri e la gioia che mettevano intorno a tutti noi.

Come ha conosciuto Don Bosco / i Salesiani?
Come ho detto prima, ho conosciuto Don Bosco attraverso i Salesiani di Don Bosco nella mia parrocchia, nella mia scuola, nella mia formazione attraverso i Salesiani, i libri e i film su Don Bosco.

Ricorda un educatore in particolare?
Padre Jacques Hantson, per lo spirito salesiano e missionario con cui ci guidava nell’oratorio della parrocchia di Saint Benoît a Lubumbashi. Padre Hantson era un missionario belga e oggi riposa presso il Padre celeste.

Quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato?
Le maggiori difficoltà che abbiamo incontrato finora sono la miseria dei giovani abbandonati dallo Stato, dai genitori e dagli adulti; giovani che sono diventati vittime della guerra, della disoccupazione, della droga, della prostituzione, della povertà e dello sfruttamento in varie forme. L’altra difficoltà è la mancanza di soluzioni reali ai problemi dei giovani e la mancanza di risorse umane, materiali e finanziarie per fornire un’assistenza adeguata a questi giovani vulnerabili in difficoltà.

Qual è la tua esperienza più bella?
L’esperienza più bella della mia vita salesiana è stata quella di assistente nella casa di pre-noviziato, nelle attività oratoriane e nella pastorale scolastica e sociale.
Nel corso del tempo ho imparato che dalle esperienze positive e negative bisogna trarre buoni insegnamenti per la vita e cercare di essere positivi per realizzare l’ottimismo salesiano.

I cristiani nella regione sono perseguitati?
Devo dire che l’area geografica della nostra visitatoria è, per grazia, prevalentemente cristiana. Quindi i cristiani non sono perseguitati qui. Tuttavia, a volte sono vittime della situazione socio-politica e di sicurezza dei Paesi che compongono la nostra visitatoria.

Quali sono le grandi sfide dell’evangelizzazione e della missione oggi?
Oggi le grandi sfide dell’evangelizzazione e della missione sono quelle del mondo digitale, dove troviamo un numero abbastanza elevato di giovani che si confrontano con l’intelligenza artificiale, con tutte le sue insidie.
Un’altra sfida specifica per la nostra visitatoria è l’espansione della missione salesiana in tutta la nostra area geografica. Ci sono giovani in periferia che hanno bisogno del carisma di Don Bosco. Ma perché questo avvenga, dobbiamo investire molto nella formazione di salesiani di qualità che siano veramente “appassionati di Gesù Cristo e dedicati ai giovani”.

Che ruolo ha Maria Ausiliatrice nella sua vita?
Come cristiano cattolico e salesiano di Don Bosco, Maria ha un posto importante nella mia vita. Grazie alla spiritualità salesiana, ho imparato ad approfondire la dimensione della devozione a Maria Ausiliatrice. Ogni mattina, al termine della nostra meditazione, recitiamo la preghiera salesiana a Maria Ausiliatrice, e trovo il tempo, durante il giorno e la sera, di chiedere alla Vergine Maria aiuto per la mia vocazione, per la missione salesiana, per la famiglia salesiana e soprattutto per i giovani. Ho una grande fiducia in Lei. Lei è mia Madre. È intrinsecamente legata alla mia vocazione, anzi la devo a lei.

Cosa direbbe ai giovani di oggi?
Viste le sfide che i giovani di oggi devono affrontare, ci sono molte cose da dire. Ai giovani dico che Dio ha fatto loro un grande dono nella persona di Don Bosco attraverso il carisma salesiano. Ogni giovane che incontra Don Bosco ha il dovere di costruire la propria vita sui valori salesiani. Non c’è bisogno che vi ricordi l’ordine che Don Bosco ci ha lasciato: “Insegnate ai giovani la bruttezza del peccato e la bellezza della virtù”. Chi non ha ancora conosciuto Don Bosco dovrebbe rivolgersi a un’organizzazione salesiana. Cari giovani, voi siete i protagonisti del vostro futuro, un futuro migliore e radioso! Perciò non perdete tempo. Impegnatevi. Approfittate del carisma salesiano. È lì per voi.




Intervista a Philippe BAUZIERE, ispettore Brasile Manaus

Abbiamo chiesto a don Philippe BAUZIERE, nuovo ispettore di Brasile Manaus (BMA) che ci risponda a qualche domanda per i lettori del Bollettino Salesiano OnLine.

Don Philippe Bauzière è nato a Tournai, in Belgio, il 2 febbraio 1968. Ha svolto il noviziato salesiano presso la casa di Woluwe-Saint-Lambert (Bruxelles) e ha emesso la prima professione, sempre a Bruxelles, il 9 settembre 1989. Nel 1994 è arrivato per la prima volta in Brasile, a Manaus, dove ha emesso la professione perpetua il 5 agosto dell’anno successivo.
Ha ricevuto l’ordinazione diaconale ad Ananindeua il 15 novembre 1997 e, un anno più tardi, il 28 giugno 1998 è stato ordinato sacerdote presso la cattedrale della sua città natale, Tournai.
I primi anni da sacerdote li ha trascorsi presso la presenza salesiana di Manaus Alvorada (1998-2003). Dal 2004 al 2008 ha vissuto poi a Porto Velho, ricoprendo prima l’incarico di Parroco e poi di Direttore (2007-2008). Negli anni successivi ha vissuto a Belém, São Gabriel de Cachoeira e Ananindeua. Dal 2013-2018 è stato a Manicoré come Parroco e Direttore. Tornato a Manaus, ha vissuto nelle case di Alvorada, Domingos Savio e Aleixo fino al 2022. Quest’anno, 2023, è ad Ananindeua, dove accompagna la “Scuola Salesiana del Lavoro”. Dal 2019 fa parte del Consiglio Ispettoriale, dove ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità: dal 2021 è Vicario Ispettoriale e anche Delegato Ispettoriale per la Famiglia Salesiana e per la Formazione.
Don Bauzière succede a don Jefferson Luís da Silva Santos che ha concluso il suo mandato di sei anni come Superiore dell’Ispettoria di Brasile-Manaus.

Può farci una autopresentazione?
            Sono Philippe Bauzière, salesiano di don Bosco, missionario da trent’anni in Brasile e sacerdote da ventisei. Ho capito la mia vocazione, la chiamata del Signore, soprattutto attraverso l’aspetto missionario. Una grande influenza l’ha avuta il parroco del mio villaggio in Belgio: era un Oblato di Maria Immacolata che aveva vissuto per molti anni in Sri Lanka e Haiti, che condivideva la sua esperienza missionaria… Così, all’età di diciott’anni, dopo un discernimento, ho capito che il Signore mi stava chiamando alla vita religiosa e al sacerdozio.
            Una curiosità: sono il maggiore dei miei due fratelli, e all’epoca loro frequentavano una scuola salesiana; io invece frequentavo una scuola diocesana… E sono stato io stesso a scoprire i salesiani! Ed è stato lo spirito salesiano a conquistarmi.
            Nel settembre 1989 ho fatto la mia prima professione religiosa chiedendo di andare nelle missioni. Il Consigliere per le Missioni di allora, don Luciano Odorico, mi inviò nell’Ispettoria Amazzonica (Manaus, Brasile), dove arrivai il 30 giugno 1994.
            Le prime sfide furono quelle dell’adattamento: una nuova lingua, il clima equatoriale, mentalità diverse… Pero tutto è stato controbilanciato di una bella sorpresa, quella dell’accoglienza che ho ricevuto dai miei confratelli e dalla gente.
            Dopo la mia ordinazione, sono stato mandato a lavorare nelle opere sociali e nelle parrocchie, dove ho avuto l’opportunità di incontrare tanti giovani e gente semplice. Come salesiano, sono molto felice di questo contatto, di poter servire il Signore insieme ai giovani e alle famiglie. Mi sento piccolo davanti all’azione del Signore in tanti giovani, e anche all’azione del Signore in me stesso.

Quali sono le difficoltà più grosse che hai incontrato?
            Oggi noi salesiani in Amazzonia sentiamo le potenti sfide che i giovani devono affrontare: la mancanza di opportunità, di formazione e di lavoro; il peso del traffico della droga, delle dipendenze e della violenza; molti giovani che non si sentono amati nelle loro case o famiglie (si sentono più a casa nelle nostre opere salesiane, che non nelle loro case…); i principali problemi di salute mentale (depressione, ansia, alcolismo, suicidio, ecc.); la mancanza di senso della vita tra i giovani; la mancanza di linee guida per un uso corretto delle nuove tecnologie.
Sentiamo anche la sfida di garantire che i gruppi etnici che si trovano in Brasile, non perdano la loro identità culturale, soprattutto i giovani. Di fronte a questo quadro, capiamo che la nostra vita deve essere donata al Signore, al servizio della difesa della VITA di tante persone, soprattutto dei giovani. Che il Signore ci illumini! Che Don Bosco interceda per noi!

Quali sono le necessità locali più urgenti?
            I tempi stanno cambiando rapidamente – come si può capire – e noi dobbiamo rispondere in modo adeguato a questi nuovi tempi. Le nostre opere hanno bisogno di molte risorse finanziarie (soprattutto perché la nostra posizione in Amazzonia comporta costi molto elevati, a causa delle grandi distanze), così come di una formazione adeguata e rinnovata per le nostre risorse umane (salesiani e laici). Le richieste sono tante: abbiamo bisogno di più salesiani! Sarebbe un gran bene se avessimo vocazioni, anche indigene.

Quale posto occupa nella vita Maria Ausiliatrice?
            Credo che, come nella vita di Don Bosco, la Madonna sia la nostra Ausiliatrice; Lei è presente e ci aiuta.




Intervista a don Francisco LEZAMA, ispettore dell’Uruguay

Abbiamo fatto a don Francisco LEZAMA, nuovo ispettore dell’Uruguay (URU), alcune domande per i lettori del Bollettino Salesiano OnLine.

Don Francisco Lezama è nato nella città di Montevideo l’11 settembre 1979. Ha conosciuto i Salesiani nell’opera salesiana di Las Piedras, dove ha partecipato ai gruppi giovanili e alle attività parrocchiali.
I suoi genitori, Luis Carlos Lezama e Graciela Pérez, vivono ancora attualmente nella città di Las Piedras.
Ha svolto tutta la sua formazione iniziale nella città di Montevideo. Ha compiuto il noviziato tra il 1999 e il 2000, ha emesso la professione perpetua il 31 gennaio 2006 a Montevideo, ed è stato ordinato sacerdote, nella sua città natale, l’11 ottobre 2008.
I primi anni di ministero sacerdotale li ha trascorsi nella presenza salesiana dell’Istituto “Juan XXIII” nella città di Montevideo. Poi, dal 2012 al 2015 ha studiato Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.
Tra il 2018 e il 2020 è stato Direttore e parroco dell’Istituto “Pio IX” di Villa Colón, nonché membro dell’équipe ispettoriale per la Formazione e Delegato per la Pastorale Vocazionale. Nel 2021 ha assunto il servizio di Vicario ispettoriale e Delegato ispettoriale per la Pastorale Giovanile, incarichi mantenuti fino all’ottobre 2022, quando è stato designato come Economo ispettoriale. 
Don Lezama succede nell’incarico di Ispettore di URU a don Alfonso Bauer, che a gennaio 2024 ha concluso il suo sessennio di servizio.

Può farci una autopresentazione?
Sono Francisco Lezama, sacerdote salesiano, 44 anni… Mi appassiona l’educazione dei giovani, mi sento a mio aggio in mezzo a loro. Vengo da una famiglia che mi ha insegnato il valore della giustizia e dell’attenzione per gli altri. La vita mi ha regalato amici con cui posso condividere ciò che sono e che mi aiutano a crescere continuamente. Sogno un mondo in cui tutti e tutte abbiano una casa e un lavoro, e mi impegno – nella misura delle mie forze – per renderlo realtà.

Qual è la storia della tua vocazione?
Fin da bambino mi sono sentito chiamato a mettere la mia vita al servizio degli altri. Ho guardato in molte direzioni: mi sono impegnato nell’attivismo politico e sociale, ho pensato di dedicarmi professionalmente all’educazione come insegnante… Da adolescente mi sono avvicinato alla parrocchia per il mio desiderio di aiutare gli altri. Lì, partecipando all’oratorio, ho scoperto che quello era l’ambiente in cui potevo essere me stesso, in cui potevo dispiegare il mio io più profondo desiderio… e in questo contesto, un salesiano mi ha suggerito far un discernimento alla chiamata per la vita consacrata. Non l’avevo mai presa in considerazione nel modo cosciente, ma in quel momento sentivo una luce nel cuore che mi diceva che era in questa direzione.

Da allora, nella vocazione salesiana, ho sviluppato la mia vita e, anche con le spine in mezzo alle rose, ho scoperto passo a passo che le chiamate di Gesù hanno segnato il mio cammino: la mia professione come religioso, i miei studi universitari in educazione, la mia ordinazione sacerdotale, la mia specializzazione in Sacra Scrittura, e soprattutto ogni missione, ogni giovane con cui Dio mi ha fatto il dono di incontrare, mi permettono di continuare a essere grato e a svolgere la mia vocazione.

Perché salesiano?
Sono appassionato di educazione, mi sento chiamato a realizzare la mia vocazione in questo e credo anche che sia uno strumento per cambiare il mondo, per cambiare le vite. Ho anche scoperto che come salesiano posso dare tutta la mia vita, “fino all’ultimo respiro”, e questo mi rende molto felice.

Come ha reagito la tua famiglia?
Mi hanno sempre accompagnato, così come i miei fratelli, in modo che ognuno trovi la sua strada verso la felicità. Nella mia famiglia paterna ho uno zio e una zia che sono stati anch’essi chiamati alla vita consacrata, ma soprattutto ho nella mia famiglia molti esempi di amore fedele e generoso, a partire dai miei genitori, e ultimamente lo vedo nell’amore di mia sorella e di mio cognato per i loro figli, che mi hanno dato la vocazione di zio e mi aiutano a scoprire nuove sfaccettature dello stesso amore, che viene da Dio.

Chi ti ha raccontato per primo la storia di Gesù?
Ricordo mia nonna e il mio padrino che mi hanno incoraggiato molto a conoscere Gesù… poi nella catechesi parrocchiale ho iniziato a seguire il percorso che mi ha permesso di crescere nella sua amicizia… Infine, con i Salesiani, ho scoperto questo Gesù vicino a me, che si rende presente nella vita di tutti i giorni e mi incoraggia a crescere nella sua amicizia.

Hai studiato la Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. I giovani di oggi sono interessati della Bibbia? Come avvicinarli?
Ho scoperto che i giovani sono molto interessati alla Bibbia – persino in un centro giovanile universitario di Montevideo, un gruppo mi ha chiesto lezioni di greco per poter approfondire il testo! La realtà è che il testo biblico ci mostra la Parola di Dio sempre in dialogo con le culture, con le sfide del tempo e i giovani sono molto sensibili a queste realtà.

Quali sono state le sfide più grandi che hai incontrato?
Non c’è dubbio che le ingiustizie e le disuguaglianze vissute dalle nostre società siano sfide molto grandi, perché per noi non sono cifre o statistiche, ma hanno un nome e un volto, in cui si riflette il volto sofferente di Cristo.

Quali sono le tue più belle soddisfazioni?
Per me è una gioia immensa vedere Dio all’opera: nei cuori dei giovani, nelle comunità che ascoltano la sua voce, nelle persone che si impegnano ad amare anche di fronte alle difficoltà.

D’altra parte, è una grande gioia condividere il carisma con i fratelli salesiani e con tanti laici che oggi rendono possibile lo sviluppo dell’opera salesiana in Uruguay. Abbiamo fatto passi molto significativi verso la sinodalità, condividendo vita e missione, in uno stile che ci arricchisce e ci permette di lavorare dal profondo della nostra identità.

Quali sono le opere più significative della tua zona?
Ci sono molte opere di grande importanza in Uruguay. Alcune hanno un forte impatto sulla società, come il Movimento Tacurú, nella periferia di Montevideo, che è senza dubbio il progetto sociale più importante dell’intera società uruguaiana. Ci sono altre opere di grande importanza nella loro zona, come l’Istituto Paiva, nel dipartimento di Durazno, che permette agli adolescenti delle zone rurali di accedere all’istruzione secondaria (che altrimenti non sarebbe possibile per loro) e di aprire nuovi orizzonti nella loro vita. Oppure l’Obra Don Bosco, nella città di Salto, che oltre a vari progetti che li accompagnano dalla nascita ai 17 anni, ha un progetto specifico per gli adolescenti in conflitto con la legge, accompagnandoli in vari aspetti della loro vita.

Hai qualche progetto che ti sta particolarmente a cuore?
L’ultimo progetto che abbiamo avviato è una casa di accoglienza per bambini che lo Stato ha preso in custodia, perché i loro diritti venivano violati, e li ha affidati a noi salesiani.  La abbiamo chiamato col nome significativo di “Casa Valdocco”, dove i bambini sono accompagnati e allo stesso tempo cerchiamo di farli rientrare in una realtà familiare che possa aiutarli nel loro sviluppo.

Quale posto occupa nella vita Maria Ausiliatrice?
In Uruguay abbiamo molte chiese e opere dedicate a Maria Ausiliatrice. Infatti, è proprio nella nostra ispettoria che è nata la tradizione della commemorazione mensile, ogni 24 del mese. Pero sono due luoghi che per me sono significativi: uno è il Santuario Nazionale, a Villa Colón, la casa madre dei Salesiani in Uruguay, da cui poi sono partiti i missionari per tutta l’America. L’altro luogo, nel nord del paese, è Corralito, a Salto. Lì la devozione a Maria Ausiliatrice è arrivata prima dei Salesiani, grazie agli ex-allievi che hanno diffuso la loro devozione. Credo che questo sia un segno della vitalità della nostra famiglia e anche di come Lei sia sempre presente, utilizzando mezzi e modi che sempre ci sorprendono e ci meravigliano.




Intervista a don Alexandre Luís de Oliveira, ispettore dell’Ispettoria Salesiana di San Paolo

Abbiamo fatto a don Alexandre Luís de Oliveira, nuovo ispettore dell’Ispettoria Salesiana di San Paolo (BSP), alcune domande per i lettori del Bollettino Salesiano OnLine.

Don De Oliveira è nato a Campinas, nello Stato di San Paolo, il 18 ottobre 1975. Ha conosciuto i Salesiani proprio nell’opera salesiana di Campinas, dove è stato allievo dell’istituto e ha partecipato ai gruppi giovanili e alle attività parrocchiali.
Sua madre, Tamar A. Da Silva, vive ancora attualmente nella città di Campinas.
Ha svolto il noviziato a Indápolis, presso Dourados, il post-noviziato a Lorena, il tirocinio a San Carlos e Pindamonhangaba e gli studi teologici nella casa di Lapa, a San Paolo. Ha emesso la professione perpetua il 31 gennaio 2004 a San Paolo, ed è stato ordinato sacerdote il 17 dicembre 2005 a Campinas.
Ha trascorso i suoi primi anni da sacerdote nella presenza salesiana di Lorena, presso l’Istituto “San Joaquín” (2006-2008). Dal 2009 al 2011 è stato Direttore e Parroco dell’opera salesiana della città di Americana; nel 2012 è diventato Direttore della Casa Ispettoriale di San Paolo, e al contempo Delegato di Pastorale Giovanile; dal 2013 al 2017 è stato Direttore del Postnoviziato di Lorena e Delegato ispettoriale per la Formazione; dal 2018 al 2022 Direttore e parroco della casa “Maria Ausiliatrice” di Campinas e attualmente è Direttore della casa “San José”, sempre a Campinas. Ha inoltre ricoperto l’incarico di Consigliere Ispettoriale per tre trienni consecutivi, dal 2012 al 2020.
Don De Oliveira succede nell’incarico a don Justo Piccinini, che ha concluso il suo mandato di sei anni come Ispettore.

Può farci una autopresentazione?
Sono don Alexandre Luís de Oliveira, brasiliano, dell’Ispettoria Salesiana di San Paolo (BSP). Ho 49 anni, 25 anni di professione religiosa, 19 anni di ordinazione sacerdotale e attualmente sono ispettore.
Sono della città di Campinas SP. Ho frequentato la casa salesiana da bambino. Sono stato un piccolo corista, un oratoriano e un ex allievo del Centro Professionale Don Bosco presso la Scuola Salesiana di San Giuseppe. Insieme alla mia famiglia, frequentavo anche la cappella della Scuola Salesiana di San Giuseppe e della Parrocchia di Nostra Signora Ausiliatrice. Vivendo con i salesiani e frequentando questi ambienti, mi sono sentito chiamato ad un discernimento vocazionale.

Perché salesiano?
Salesiano, perché mi sento profondamente identificato con il carisma di Don Bosco: l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani.

Come ha reagito la tua famiglia?
Fin dall’inizio, la mia famiglia mi ha accompagnato con il suo sostegno e le sue costanti preghiere affinché si compisse la volontà di Dio su di me e che fossi felice del mio progetto di vita.

L’incontro e la persona che più ti hanno colpito
Mi ha sempre colpito la presenza dei salesiani che sono molto vicini ai giovani. Questa facilità di accesso mi riporta sempre alla mente bei ricordi e mi ha anche stimolato nella mia risposta vocazionale.

La gioia più grande?
La mia gioia più grande è la mia consacrazione religiosa e il giorno della mia ordinazione sacerdotale. Essere un sacerdote salesiano mi appaga profondamente.

Quali sono le necessità locali più urgenti e dei giovani?
Credo che il bisogno più urgente dei giovani sia quello di avere riferimenti creativi nel loro processo di formazione/educazione ai valori.

Che cosa si potrebbe fare di più e meglio?
Credo che, come Salesiani di Don Bosco, possiamo essere più vicini ai giovani, possiamo offrire loro maggiori opportunità di contatto con noi consacrati e in questo modo, attraverso la nostra testimonianza, possiamo anche invitarli alle vocazioni.

Programmi per il futuro? Sogni? Iniziative?
Per il presente e per il futuro, possiamo essere segni vivi della presenza di Don Bosco tra i giovani, le nostre comunità possono essere più aperte ad accoglierli e ad offrire loro reali opportunità di crescita spirituale, umana, educativa e professionale.

Ha un messaggio per la Famiglia Salesiana?
Un messaggio di speranza viva, di ritorno alle origini, di ritorno a Don Bosco. Che possiamo sognare il suo sogno e i sogni dei giovani. Che le nostre comunità, le scuole, le opere sociali, le parrocchie e i centri universitari siano una casa per i giovani, un luogo per la loro realizzazione.




Intervista a don Klement VÁCLAV, nuovo Provinciale Africa Meridionale (AFM)

Don Václav Klement ha avuto vari incarichi nel Consiglio Generale: Consigliere per la Regione Asia Est-Oceania (2002-2008), Consigliere Generale per le Missioni (2008-2014), Consigliere per la Regione Asia Est-Oceania (2014-2020) e Visitatore Straordinario “ad nutum et pro tempore” (2020-2022). Nel dicembre 2022, il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, con il consenso del Consiglio Generale, lo ha nominato come nuovo Superiore della Visitatoria Africa Meridionale per il sessennio 2023-2029. Ecco l’intervista concessa in occasione del nuovo incarico.

1. Parlaci un po’ del tuo background familiare e delle tue origini.
Rendo grazie a Dio per la mia famiglia di umili origini, ma profonda nella fede, cresciuta con tre fratelli più piccoli, un padre lavoratore e una madre teneramente amorevole. Entrambi i genitori sono cresciuti nel gruppo giovanile della stessa parrocchia e sono noti per il loro impegno di tutta una vita nell’educazione dei giovani nel tempo libero. La nostra vivace parrocchia, con molti eccezionali sacerdoti diocesani dopo il Concilio Vaticano II, è stata una scuola quotidiana di fede vissuta in azione, soprattutto nel contesto dell’educazione atea in tutte le scuole pubbliche che ho frequentato in Cecoslovacchia fino a 26 anni. Non è facile immaginare la persecuzione che si è protratta per 40 anni, con tutti i 15000 religiosi e religiose dispersi, le loro opere di missione distrutte e chiamati a consegnare il loro carisma nella clandestinità. Solo dopo il crollo del regime comunista venni a sapere che anche mio zio, operaio, che viveva nella stessa piccola casa, era un religioso, vescovo della Chiesa clandestina.

2. Che cosa ti ha attratto e ti ha fatto scegliere la vita religiosa, in particolare la vita consacrata salesiana? Quali salesiani ti hanno influenzato di più?

Direi che le mie aspirazioni, i miei sogni e la mia preparazione personale sono scattati “semplicemente” con il primo invito esplicito a partecipare al primo incontro vocazionale salesiano clandestino “Vieni e vedi”. Sono stato profondamente toccato, stupito, attratto da tutti quei salesiani anziani che hanno saputo trasmettere la vocazione e il carisma salesiano dopo anni di carcere, lavori forzati e vita sacrificata. Non posso dimenticare il mio primo incontro con il “Bollettino Salesiano”, le storie dei santi della famiglia salesiana e soprattutto l’ambiente della spiritualità salesiana: spirito di famiglia, slancio apostolico e fede profonda. Poiché fino al 1989 non esistevano “strutture formative ufficiali”, il carisma salesiano veniva trasmesso attraverso un accompagnamento spirituale personalizzato e chiuso. Non un solo maestro dei novizi, ma tre salesiani si sono presi cura di loro durante quell’anno speciale! A oggi i Salesiani di Don Bosco sono la congregazione religiosa maschile più numerosa della Repubblica Ceca.

3. Che cosa facevi prima di entrare nella vita religiosa?
In realtà, per me “entrare nella vita religiosa” non è stato come “entrare nella casa salesiana”. Durante quei tempi “benedetti” del regime totalitario comunista c’erano 400 salesiani nel mio paese, ma nessuna casa salesiana “ufficiale”. Metà dei salesiani viveva e lavorava in clandestinità, mentre un’altra metà era coinvolta nelle strutture diocesane della Chiesa. Nella mia vivace parrocchia d’origine (la seconda città ceca di Brno) fin dall’infanzia sono stato coinvolto in molti servizi come chierichetto, boy scout, membro del coro, volontario o animatore. All’età di 10 anni ho avuto per la prima volta tra le mani la biografia di don Bosco, ma il primo salesiano vivente l’ho incontrato solo all2età di 22 anni, al termine di due anni di servizio militare. Quegli anni “prima” di diventare salesiano sono stati un periodo di duro studio, di duro lavoro in parrocchia, come animatore giovanile in vari modi, mentre vivevo come cittadino di seconda classe, essendo un giovane fervente cattolico.

4. Dopo aver vissuto tanti anni di vita consacrata salesiana, come riassumeresti la tua vita di sacerdote salesiano fino a ora?
All’età di 65 anni probabilmente si è già raggiunto un momento per “tirare le somme” della propria vita, no? Difficile dirlo in poche parole. Il mio motto di vita è cambiato nel corso degli anni e dal 2008 mi attengo alla versione asiatica di Da mihi animas, cetera tolle: Tutti per Gesù, Gesù per tutti! Significa vivere ogni compito e missione della mia vita con entusiasmo, gioia e passione. Negli ultimi 20 anni al fianco del Rettor Maggiore non mi sono mai “guardato indietro”, cercando sempre di contribuire alla crescita del carisma salesiano con il meglio delle mie forze. Beh, la vita inizia a 65 anni!

5. Vuoi condividere con noi l’evento più memorabile della tua vita come salesiano di don Bosco?
Beh, conservo troppi ricordi salesiani. Prima di tutto il periodo di formazione clandestina in Cecoslovacchia, come le 24 ore di cammino in montagna per raggiungere una riunione segreta di un giorno dell’ispettoria o l’ascolto dei racconti di confratelli che hanno trascorso anni nelle prigioni e nei campi di lavoro forzato. Davvero, è molto difficile citare l’evento “più memorabile”: ogni giorno durante i 16 anni in Corea è stato un momento speciale, poi come primo consigliere regionale per l’Asia Orientale – Oceania (EAO – East Asia – Oceania) probabilmente è stata la nostra prima Visita d’équipe (2005) con il workshop Vision-Mission o il Congresso dei Fratelli Salesiani EAO in Vietnam (2018). Sono troppi gli eventi per i quali ringrazio Dio nel corso della mia vita. Non sono mai abbastanza per raccontare e ringraziare queste storie ed eventi! Se accedi al notiziario EAO (Asia Orientale-Oceania) “AustraLasia” sul sito www.bosco.link potrai saperne un po’ di più!

6. Hai qualche rimpianto nella vita?
Sì, i miei rimpianti sono sempre della stessa natura. Alla fine della giornata (dopo un evento, una missione apostolica, un compito affidato) mi pento di non aver dedicato tutto il mio cuore a questo compito o missione. In concreto, non ho ascoltato abbastanza il confratello o i partner laici della missione, non ho dato il meglio di me al processo in corso (forse un discernimento, la preparazione di un evento regionale).

7. Quale consiglio daresti a un giovane che sta considerando la vita religiosa? Quale messaggio vuoi inviare ai giovani riguardo alla vocazione missionaria?
Vorresti consacrarti a Dio? Vorresti seguire Gesù come don Bosco e i suoi famigliari? Dona il tuo cuore completamente a Gesù! – Vorrei condividere questo invito di don Bosco nel linguaggio dei giovani per essere attratti da questo stile di vita di “diventare pane per gli altri”.
Vuoi essere profondamente felice? Condividi la tua fede con coloro che non hanno il privilegio di incontrare Gesù faccia a faccia! Negli ultimi 30 anni ho incontrato la maggior parte dei 14000 salesiani e ho scoperto che i più felici tra loro sono solitamente i missionari che hanno lasciato tutto, il proprio paese e la propria cultura, per essere luce di Gesù come missionari! Senza la condivisione della fede la Chiesa cesserebbe di respirare.

8. Quando hai saputo di essere stato nominato provinciale, qual è stata la tua reazione?

Sì, è stata una grande sorpresa e in qualche modo scioccante. Solo due giorni prima del Natale 2022, già preparato per un’altra visita straordinaria, questa volta in Asia meridionale, sono stato chiamato dal Rettor Maggiore. Don Ángel mi chiese di accettare questa nuova e inaspettata obbedienza. In tutta la mia vita non ho mai detto “no” a don Bosco. Dal momento che questa nuova chiamata è avvenuta a Valdocco, ho avuto il tempo di digerire questo drammatico cambiamento nella mia vita e di pregare per ognuno dei confratelli dell’AFM il primo giorno, per poi iniziare lentamente il cambiamento di mentalità dalla Corea del Sud all’Africa del Sud. Il 1° gennaio 2023 mi sono recato in pellegrinaggio a piedi da Valdocco ai Becchi, per chiedere a don Bosco di benedire tutti noi dell’AFM!

Questa chiamata non fu molto diversa da quella del 1996, quando don Juan E. Vecchi mi raggiunse telefonicamente nelle Filippine durante un congresso regionale dell’Asia Orientale-Oceania dei Salesiani Cooperatori. È stato uno shock travolgente, che non mi ha fatto dormire per tutta la notte, assolutamente inaspettato, dato che non ero nemmeno un membro del consiglio provinciale e avevo appena raggiunto la Corea 10 anni prima di questa nuova chiamata.

9. Quali sono, secondo te, le qualità di leadership che apporti al tuo nuovo ruolo di provinciale?
Sono felice di condividere con i miei confratelli salesiani, i partner missionari laici, i membri della Gioventù Salesiana e della Famiglia Salesiana la mia vita, la mia fede e le mie convinzioni salesiane per i prossimi 6 anni. Guidare è possibile soprattutto attraverso la testimonianza di vita; questa è la mia profonda convinzione personale. Come ogni discepolo-missionario di Gesù, probabilmente il primo contributo è la mia personale testimonianza di vita di salesiano appassionato, missionario, comunicatore, amico dei giovani, profondamente innamorato di don Bosco.
Nel recente passato ho assistito molte ispettorie nel loro processo di discernimento per rimodellare, crescere, vedere e andare avanti. Dopo due anni come rettore, sei anni come provinciale di Corea e 20 anni con il consiglio del Rettor Maggiore come visitatore straordinario, vorrei condividere questa esperienza con le dinamiche di crescita carismatica salesiana. Come Salesiani di Don Bosco siamo molto ricchi di spirito, viviamo in famiglia con tanti santi (vivi o che aiutano dal cielo). Come mio stile di animazione personale, mi piace portare l’attenzione di tutti a custodire e far fruttare questi tesori in Lesotho, eSwatini e Sudafrica.
L’animazione e il governo della comunità cattolica e della famiglia salesiana sono radicati nell’ascolto profondo. Non a caso riflettiamo sulle 127 domande di Gesù nei Vangeli. Anche l’attuale tema del CG28 termina con un punto interrogativo: Che tipo di salesiani per i giovani dell’Africa meridionale? Mi piace condividere le domande e “perdere tempo” ascoltando e camminando con ogni confratello.
Tornare dopo 21 anni al servizio dell’autorità, dopo aver servito per molti anni come consigliere, è una sfida. Tuttavia, promuovere lo spirito di famiglia e il lavoro di squadra, investire nella formazione permanente di tutti i confratelli e avvicinarmi a don Bosco sono le qualità principali che desidero nel mio servizio di leadership iniziale.