Le Giornate della Spiritualità Salesiana

Quest’anno, le XLIII Giornate della Spiritualità Salesiana si svolgeranno dal 16 al 19 gennaio, come al solito, a Valdocco. Rappresentano, per l’intera Famiglia Salesiana sparsa nel mondo, un’occasione preziosa di incontro, riflessione e rinnovamento spirituale. Ogni anno, nel mese di gennaio, religiosi, religiose, laici e giovani si riuniscono per riscoprire le radici del carisma salesiano, celebrando la figura e l’eredità di San Giovanni Bosco, fondatore della Congregazione Salesiana e grande amico dei giovani. L’obiettivo è promuovere una riflessione comunitaria sui valori della fede, della fraternità e della missione educativa, secondo lo spirito salesiano, in un contesto di festa e di preghiera.

Origine e significato delle Giornate della Spiritualità Salesiana
La tradizione delle Giornate della Spiritualità Salesiana affonda le sue radici nella prassi educativa di Don Bosco, il quale aveva compreso l’importanza di coltivare momenti di formazione per i suoi giovani e per i collaboratori che lo affiancavano nella missione. Fin dai primi decenni di vita della Congregazione, infatti, si sentì l’esigenza di radunarsi periodicamente per rileggere l’esperienza vissuta nelle opere salesiane e farla dialogare con le sfide del presente. Con il passare degli anni, il carisma salesiano si è diffuso ben oltre i confini del Piemonte, raggiungendo i cinque continenti. Allo stesso tempo, la necessità di ritrovarsi per un confronto e un discernimento comune è diventata sempre più stringente, rendendo indispensabile un’occasione di incontro che oggi conosciamo come Giornate della Spiritualità Salesiana.

Le Giornate, celebrate tipicamente nel mese di gennaio in prossimità della festa liturgica di San Giovanni Bosco (31 gennaio), rappresentano la sintesi di un intero anno di lavoro, di preghiera e di riflessione attorno al tema proposto dal Rettor Maggiore dei Salesiani con la cosiddetta Strenna. La Strenna è un messaggio annuale che, partendo da una frase o da un concetto chiave, intende orientare la vita e la missione salesiana nel mondo. Durante queste giornate, i partecipanti approfondiscono insieme il senso di tale messaggio, confrontandosi con altre realtà salesiane, condividendo testimonianze, e lasciandosi ispirare da momenti di preghiera e celebrazione.

Struttura e momenti salienti
Le Giornate della Spiritualità Salesiana si svolgono solitamente in un luogo particolarmente significativo per la Congregazione, come il Colle Don Bosco o Valdocco a Torino, dove San Giovanni Bosco mosse i primi passi del suo apostolato giovanile. In altri casi, per favorire la partecipazione dei fedeli e dei membri della Famiglia Salesiana residenti in varie parti del mondo, possono essere organizzati eventi paralleli o collegamenti in diretta streaming. Questo consente a chiunque sia interessato, anche a distanza, di seguire i principali momenti di preghiera, di ascoltare le meditazioni e di interagire con i relatori.

Nel corso di questi giorni, l’agenda è scandita da una serie di appuntamenti che spaziano dalla riflessione teologica e pastorale a momenti di convivialità e festa. Tra i momenti salienti si trovano:

1. Conferenze e relazioni tematiche: figure autorevoli del mondo salesiano, teologi, educatori e responsabili delle opere presentano approfondimenti sul tema annuale. Queste relazioni offrono un quadro ampio delle sfide educative e pastorali contemporanee, aiutando a collocare il carisma salesiano nel contesto odierno.

2. Lavori di gruppo e workshop: per passare dal piano teorico a quello pratico, i partecipanti vengono coinvolti in gruppi di lavoro o laboratori, dove hanno l’opportunità di confrontare le esperienze vissute nelle proprie realtà e di immaginare nuove vie di evangelizzazione e accompagnamento giovanile.

3. Celebrazioni e momenti di preghiera: le Giornate della Spiritualità Salesiana non sono solo studio e approfondimento, ma anche e soprattutto un’occasione di incontro con Dio. Le liturgie e le preghiere comunitarie, che punteggiano l’intera durata dell’evento, costituiscono una fonte di nutrimento spirituale che sostiene e rafforza il senso di appartenenza alla grande Famiglia Salesiana.

4. Testimonianze e condivisioni di esperienze: ascoltare i racconti di missionari, educatori e giovani provenienti da diversi contesti socio-culturali è un elemento fondamentale. Queste testimonianze concrete danno un volto ai valori salesiani e dimostrano la vivacità di un carisma che, a distanza di oltre un secolo dalla morte di Don Bosco, continua a ispirare generazioni di credenti.

5. Incontro con il Rettor Maggiore: un momento particolarmente atteso e significativo è l’incontro con il Rettor Maggiore, figura che rappresenta il successore di Don Bosco. Nel suo intervento, egli esorta tutta la Famiglia Salesiana a proseguire con impegno l’opera educativa e pastorale, ricordando l’importanza di unire la vita spirituale con l’azione concreta a favore dei giovani, specialmente i più bisognosi.

I protagonisti: la Famiglia Salesiana in cammino
Le Giornate della Spiritualità Salesiana non coinvolgono soltanto i religiosi salesiani (SDB) e le Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), ma riuniscono tutti i gruppi che compongono la variegata Famiglia Salesiana: i Cooperatori Salesiani, gli Exallievi ed Exallieve di Don Bosco, i Volontari di Don Bosco, le Volontarie di Don Bosco, le Associazioni dei Devoti di Maria Ausiliatrice e molti altri. Questa pluralità di espressioni e di appartenenza rivela la ricchezza di un carisma che ha saputo declinarsi in forme e sensibilità diverse, ma sempre convergenti nell’amore per i giovani e per la Chiesa.

Verso un rinnovamento continuo del carisma
Uno dei messaggi più importanti che emergono dalle Giornate della Spiritualità Salesiana è la necessità di un rinnovamento continuo e creativo del carisma di Don Bosco. Il mondo cambia a un ritmo vertiginoso, con sfide inedite che riguardano la sfera tecnologica, sociale ed educativa. Per rimanere fedeli al fondatore e al Vangelo, la Famiglia Salesiana è chiamata a essere sempre in uscita, a non accontentarsi di formule “già collaudate”, ma a sperimentare forme di apostolato che sappiano parlare ai giovani di oggi.

La fedeltà a Don Bosco non significa ripetere pedissequamente quanto è stato fatto nel passato, ma approfondire il suo spirito e il suo metodo preventivo, per trovare nuovi linguaggi ed esperienze educative adeguate al presente. Questo è il senso profondo delle Giornate della Spiritualità Salesiana: un tempo di ascolto, confronto e condivisione che apre al futuro, mantenendo saldo lo sguardo a quell’ispirazione originaria che ha reso la Congregazione Salesiana un punto di riferimento per milioni di giovani in tutto il mondo.

Le Giornate della Spiritualità Salesiana, celebrate ogni anno nel mese di gennaio, non sono soltanto un appuntamento fisso del calendario salesiano, ma un vero e proprio “laboratorio spirituale” dove si respira la ricchezza di un carisma in continua evoluzione.
In un’epoca in cui le relazioni umane sono spesso frammentate e la ricerca di senso è sempre più impellente, il messaggio salesiano conserva intatta la sua attualità: mettere il giovane al centro, amarlo, valorizzarlo, accompagnarlo nel cammino verso la maturità umana e cristiana. Ed è proprio in questa prospettiva che le Giornate della Spiritualità Salesiana si rivelano un dono prezioso per la Famiglia Salesiana e per l’intera Chiesa, un segno che la passione educativa di Don Bosco vive ancora oggi, feconda e piena di speranza, capace di generare frutti di bene in ogni angolo del pianeta.

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Comunità della Missione di don Bosco, una storia di “famiglia” e di “profezia”

La Famiglia Salesiana, nata dall’intuizione di Don Bosco, ha continuato nel tempo a crescere e ad assumere forme diverse, pur conservando le stesse radici. Tra queste realtà rientra la Comunità della Missione di Don Bosco (CMB), un’associazione privata di fedeli con un carisma missionario, che dal 2010 fa ufficialmente parte della Famiglia Salesiana.


Le origini della CMB
            Tutto ebbe inizio nel 1983 a Roma, presso l’Istituto Gerini, durante un incontro di giovani Salesiani Cooperatori. Durante la Messa conclusiva, un segno chiaro e indelebile rimase impresso nel cuore e nella mente di alcuni partecipanti: la tua vita e la tua fede devono prendere una luce missionaria… in ogni posto dove sarai. Da questa intuizione prese vita la Comunità della Missione di Don Bosco, sorta come iniziativa dello Spirito e fondata all’Istituto Salesiano di Bologna.
            Abbiamo chiesto al diacono Guido Pedroni, fondatore e custode generale della CMB, di raccontare la storia di questa realtà. La CMB, composta da laici, è oggi presente in diverse parti del mondo. È una comunità missionaria nello stile e nelle scelte, profondamente radicata nello spirito salesiano e nella vita dei suoi fondatori. Accanto a Guido Pedroni, altri quattro laici hanno condiviso sin dall’inizio l’ideale della CMB: Paola Terenziani (scomparsa da alcuni anni e per la quale è stato avviato il processo per la causa di beatificazione), Rita Terenziani, Andrea Bongiovanni e Giacomo Borghi. A queste figure, riunite nella cosiddetta “Tenda Madre”, si è aggiunto di recente Daniele Landi, già presente alle origini della Comunità.

Una comunità mariana e missionaria
            È rilevante notare che la CMB è l’unico gruppo della Famiglia Salesiana fondato da un laico e nato da un’idea condivisa: un sogno missionario e comunitario. È profondamente mariana, poiché il gesto definitivo di appartenenza alla Comunità, l’Atto di Dedizione, è ispirato alla vita di Maria, tutta dedicata a Gesù. Come racconta Guido Pedroni, la CMB è nata da “da un’intuizione, l’Atto di Dedizione, che per noi è una vera e propria consacrazione a Dio e alla Comunità sull’esempio di Maria e di don Bosco”.

Lo stile e la spiritualità
            Lo stile della CMB si concretizza nel modo di vivere la fede, nell’aprire nuove presenze missionarie, nel realizzare progetti, nel porsi in relazione educativa e nello sperimentare la vita comunitaria. È uno stile segnato da intraprendenza, da qualcuno definita persino “temerarietà”, e si fonda su quattro pilastri: suscitare, coinvolgere, creare e credere. Suscitare motivazioni, coinvolgere le persone nell’azione, creare relazioni autentiche, credere nella Provvidenza dello Spirito che precede e custodisce ogni scelta.
            Per la CMB, vivere in uno “Stato di Missione” permanente significa testimoniare il Vangelo in ogni momento della giornata e in ogni luogo, sia esso l’Africa, l’America, l’Italia, un campo nomadi o un’aula scolastica. L’essenziale è sentirsi parte della missione della Chiesa, incarnata nello stile di Don Bosco a favore dei giovani.
            Tre sono i cardini della spiritualità della CMB:
            – Unità, costruita nel dialogo fraterno;
            – Carità, verso giovani e poveri, vissuta nella comunione;
            – Essenzialità, incarnata nella condivisione semplice e familiare tipica dello spirito salesiano.            Altri elementi distintivi sono il conferimento di un mandato specifico e la consapevolezza dello “Stato di Missione”. L’identità carismatica si radica nella spiritualità salesiana, arricchita da alcuni tratti propri della CMB, in particolare una spiritualità della ricerca e un atteggiamento di familiarità, che pongono le basi dell’unità tra i membri della Comunità e dell’Associazione.

Missioni e diffusione nel mondo
            Inizialmente la CMB era impegnata in attività missionarie a favore dell’Etiopia. Tuttavia, col tempo, l’impegno si è spostato dal solo tempo libero alla vita quotidiana, orientando le scelte fondamentali dell’esistenza. Il clima di profonda amicizia, la vita spirituale intensa scandita dalla Parola di Dio e il lavoro concreto per i poveri e per i giovani hanno portato alla Dedizione. Si è così compreso che la tensione missionaria non riguardava solo l’Etiopia, ma ogni luogo dove ci fosse bisogno.
            Nel 1988 venne redatta la prima Regola di Vita, mentre nel 1994 la CMB divenne un’Associazione con una propria struttura giuridica, per proseguire l’impegno missionario e le attività di animazione sul territorio bolognese.
            Tutte le presenze missionarie della CMB sono sorte da una chiamata e da un segno. Attualmente la Comunità è presente in Europa, Africa, America Meridionale e Centrale. La prima spedizione missionaria ebbe luogo nel 1998 in Madagascar; da allora si è diffusa in nove paesi: Italia, Madagascar, Burundi, Haiti, Ghana, Cile, Argentina, Ucraina e Mozambico. Le due più recenti “avventure” riguardano proprio il Mozambico e l’Ucraina.
            Nei prossimi mesi verrà aperta una nuova presenza in Mozambico. Nel settembre scorso, nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino-Valdocco, è stato consegnato il crocifisso missionario ad Angelica e, idealmente, ad altri tre giovani di Madagascar e Burundi, assenti per motivi burocratici, che insieme a lei formeranno la prima comunità in quel Paese.
            In Ucraina, invece, diversi membri della CMB si sono recati più volte per portare aiuti a causa della guerra e ora, in dialogo con i Salesiani, stanno cercando di capire quale nuova sfida lo Spirito stia indicando.

Una vocazione di fiducia e servizio
            È evidente che la vocazione della CMB è missionaria e mariana, all’interno del carisma salesiano, ma possiede anche una sua identità peculiare, forgiata dalla storia e dai segni della presenza del Signore emersi nelle vicende della Comunità. È una storia intrecciata alla vita di Don Bosco e a quella delle persone che ne fanno parte. Non è mai stato facile restare fedeli alle chiamate dello Spirito, poiché esse invitano sempre ad allargare l’orizzonte, a fidarsi anche “al buio”.
            La missione della CMB è testimonianza e servizio, condivisione e fiducia in Dio. Testimonianza con la propria vita, servizio come azione educativa, condivisione frutto del discernimento comunitario e assunzione di responsabilità a tutto tondo, fiducia in Dio sull’esempio di Don Bosco, imparando gradualmente come i progetti possano acquisire luce e forma.

            Per saperne di più: www.associazionecmb.it

Marco Fulgaro




Messaggio alla fine della 42ª edizione delle Giornate di Spiritualità Salesiana

Alla mia carissima Famiglia

Figli e figlie miei, carissimi,

Il sogno che fa sognare. Questa è tutta l’eredità che vi lascio: un sogno. Quel sogno che ha guidato la mia vita. Ora è il vostro sogno. Ciò che ho avuto di più prezioso, lo dono a voi. È venuto dall’alto e, come tutto ciò che nasce da Dio, non può morire. È stata la mia vocazione e la mia missione.

Se siete qui oggi, è perché siete stati scelti per una missione. Questa è la vostra vocazione: voi siete chiamati a continuare quello che io ho incominciato. A realizzare oggi tutti i sogni di Dio che sono anche i miei. E a realizzarli insieme, in famiglia.

Perciò vi chiedo di partire. Ancora una volta, partire. Senza tregua, incessantemente partire.
Come Abramo, come Giuseppe e Maria, come Levi, Simone, Andrea e tutti gli altri. Come ho fatto io. Parti, dice Dio. Ti dirò io dove devi andare. Non stancatevi. Non fermatevi mai.
Vi ho detto spesso: ci riposeremo in Paradiso. Sia questa la vostra direzione. Andare in Paradiso e portare con voi quanti più ragazzi, ragazze e giovani possibile.

Credete nelle verità più alte e più belle. Confidate in Dio Creatore, nello Spirito Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo presente in ogni persona e che attende tutti alla fine della loro esistenza; credete, Lui vi aspetta, in famiglia.
Fidatevi della Maestra, lasciatevi prendere per mano da Lei. Non vi abbandonerà mai.
Una madre tiene sempre il fuoco acceso e la porta aperta.

Ovunque siate, costruite! In piedi, sempre. Se siete a terra, alzatevi! Il mondo ha bisogno di voi! Il nostro gregge è minacciato, i lupi sono in agguato: le loro zanne si chiamano violenza fisica, violenza affettivo-sessuale, violenza economica, cyber-violenza e la terribile esclusione sociale.

Amate le persone. Amatele una ad una. Rispettate il cammino di tutti, lineare o tormentato che sia, perché ogni persona è sacra.
Piangete con chi piange, ma lavorate perché non ci siano più lacrime in questo mondo. «Non piangere» ha detto Gesù alla vedova di Nain. Restituite figli vivi alle madri di questo mondo.

Il vostro modo di amare sia una potenza di trasformazione che porta alla felicità. Abbiate un amore limpido, seminate allegria e ovunque passate siate una benedizione. Non sciupate la vostra vita. Contagiate il mondo con la vostra gioia.

Salvatevi dall’indifferenza. Godete il miracolo della luce, dell’acqua viva e del pane condiviso. Ricordatevi che la fede umanizza. Sempre. Guardate, imparate e siate pazienti, e lasciamo che sia Dio a dettare i tempi della Provvidenza.

Non lasciate spazio ai pensieri amari, oscuri. Questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto, e Dio ha messo nelle vostre mani la grazia di nuovi miracoli. Aspettatevi sempre un miracolo, nella vita di tutti i giorni.

Sincronizzate i battiti del vostro cuore sulle lacrime di tanti giovani impoveriti. E sulla rabbia di chi ha incontrato solo ingiustizia e abusi. Tenete le porte sempre aperte. Siate responsabili di questo mondo e della vita di ogni giovane. Pensate che ogni ingiustizia contro un povero è una ferita aperta nel cuore di Dio.

Operate la pace in mezzo agli uomini, e non ascoltate la voce di chi sparge odio e divisioni. Che sia pace e perdono nelle vostre case. Tutti insieme formate una vera famiglia, una città salda, uno spazio inclusivo. Un Oratorio. Siate Oratorio.

Che ogni giovane uomo e ogni giovane donna che incontrate possa crescere in sapienza, in età, in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini e diventare protagonista di una nuova umanità.

Ogni giorno domandate a Dio il dono del coraggio. Ricordatevi sempre che Gesù ha vinto per noi la paura. Vincerete il mondo con l’arma di Maria, la tenerezza. Come vi ha raccomandato Papa Francesco: Gesù ci ha consegnato una luce che brilla nelle tenebre: difendetela, proteggetela. Quell’unico lume è la ricchezza più grande affidata alla vostra vita.

E soprattutto, sognate! Non abbiate paura di sognare. Sognate! Sognate un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà.
Organizzate la speranza. Abbiate cura del creato. La speranza ci porta a credere all’esistenza di una creazione che si estende fino al suo compimento definitivo, quando Dio sarà tutto in tutti.

Il nostro sogno è come la vita: è tutto quello che abbiamo.
Non lasciatelo morire.
E allora andiamo, andiamo a cambiare il mondo. Insieme.

Don Bosco




ADMA – Un itinerario di santificazione e apostolato secondo il carisma di don Bosco

L’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA) è stata fondata il 18 aprile 1869 da don Bosco, come secondo gruppo della sua opera, dopo i salesiani, con lo scopo di “promuovere le glorie della divina Madre del Salvatore, per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte”.

            La Pia Associazione di Maria Ausiliatrice viene fondata dopo l’inaugurazione della Basilica dedicata alla Santissima Vergine, avvenuta il 9 giugno 1868 a Torino. Con l’edificazione della Basilica, don Bosco vede con i suoi occhi realizzarsi il famoso sogno del 1844, nel quale la Vergine Maria, nelle sembianze di una pastorella, gli fece vedere “una stupenda ed alta Chiesa” nel cui interno c’era “una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali stava scritto: HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA”. Moltissime persone, soprattutto del popolo, avevano contribuito con offerte alla costruzione del Santuario in segno di gratitudine per le grazie ricevute dall’Ausiliatrice. I fedeli avevano fatto “ripetute domande perché venisse iniziata una pia Associazione di divoti, i quali, uniti nel medesimo spirito di preghiera e di pietà, facessero ossequio alla gran Madre del Salvatore, invocata sotto il titolo di Ausiliatrice”. Questa richiesta popolare – fatta anche se a Torino esisteva un’antica (XII secolo) e forte devozione alla Madonna sotto il titolo della Consolata – indica che l’iniziativa veniva dall’alto.

Cupola Basilica Maria Ausiliatrice, Torino

Così si capisce anche il motivo della richiesta di approvazione dell’Associazione avanzata proprio da don Bosco: “Il sottoscritto espone umilmente a V. E. Rev.ma che pel solo desiderio di promuovere la gloria di Dio e il bene delle anime avrebbe in animo che nella chiesa di Maria Ausiliatrice, or fa un anno da V. E. consacrata al divin Culto, si iniziasse una pia unione di fedeli sotto il nome di Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice: scopo principale sarebbe di promuovere la venerazione al SS.mo Sacramento e la divozione a Maria Auxilium Christianorum: titolo che sembra tornare di vivo gradimento all’Augusta Regina del Cielo”. La sua richiesta non solo è stata accettata, ma in meno di un anno dalla fondazione (febbraio 1870) la Pia Associazione di Maria Ausiliatrice divenne eretta in Arciconfraternita.
            Il nome “ADMA” che don Bosco diede a questa associazione, significava Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice, dove la parola “devoti” rispecchia quanto insegnato da san Francesco di Sales: “La devozione altro non è che un’agilità e vivacità spirituale, con cui la carità compie in noi le sue operazioni, e noi operiamo mediante essa, prontamente ed affettuosamente”. Questa devozione viene ulteriormente specificata: “Don Bosco, consapevole delle nostre fatiche e fragilità, ha fatto un passo ulteriore, ancora più bello: noi non siamo devoti generici, ma Devoti di Maria Ausiliatrice. Nella sua esperienza il dono dell’amore che unisce al Padre e al Figlio (grazia) e che spinge all’azione (carità), passa esplicitamente, quasi sensibilmente, attraverso la mediazione materna di Maria”, come sottolinea il successore di don Bosco, don Ángel Fernández Artime.
            Don Bosco fonda l’ADMA per condividere la grazia e per diffondere e difendere la fede del popolo, irradiando nel mondo la venerazione a Gesù Eucarestia e la devozione alla Vergine Ausiliatrice, due colonne della nostra fede. Questo seme gettato dal santo è arrivato oggi a essere diffuso in 50 paesi del mondo, con circa 800 gruppi aggregati all’ADMA Primaria di Torino.
            Oggi nell’ADMA, alla scuola di don Bosco, si percorrono cammini di preghiera, di apostolato e di servizio, secondo uno stile familiare. Si vive e si diffonde la devozione all’Eucaristia e a Maria Ausiliatrice, valorizzando la partecipazione alla vita liturgica e alla riconciliazione. La formazione cristiana è intenta a imitare Maria nel vivere la “spiritualità del quotidiano”, cercando di coltivare in famiglia e nei propri luoghi di vita un ambiente cristiano di accoglienza e solidarietà.
            In occasione del 150° anno di fondazione dell’ADMA, il successore di don Bosco, nella sua lettera “Affida, confida, sorridi!”, ha lasciato all’Associazione alcune consegne. L’invito è quello di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per un rinnovato impulso evangelizzatore, ancorati alle due colonne, l’Eucarestia e la devozione a Maria Ausiliatrice, con alcune sottolineature:
            • di vivere un cammino di santità in famiglia, dando testimonianza principalmente con la perseveranza nell’amore tra i coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra giovani e anziani;
            • di prendere la Madonna in casa, imitando Maria in tutto ciò che si può;
            • di offrire un itinerario di santificazione e di apostolato, semplice e accessibile a tutti;
            • di partecipare all’Eucaristia, senza la quale non c’è via verso la santità;
            • di affidarsi a Maria, convinti che Lei ci prenderà “per mano” per condurci all’incontro con il suo Figlio Gesù.

            I momenti privilegiati per vivere e diffondere la dimensione popolare della devozione all’Ausiliatrice e per richiedere grazie, sono le pratiche di pietà: la commemorazione del 24 di ogni mese, il rosario, la novena in preparazione della festa di Maria Ausiliatrice, la benedizione di Maria Ausiliatrice, i pellegrinaggi ai santuari mariani, le processioni, la collaborazione alla vita parrocchiale.
            I membri dell’ADMA fanno parte del grande albero della Famiglia Salesiana, movimento di persone promosso da don Bosco, sotto la guida di Maria Ausiliatrice, per la missione giovanile e popolare: “Dobbiamo unirci – scriveva nel 1878 – tra noi e tutti con la Congregazione… col mirare allo stesso fine e con l’usare gli stessi mezzi… come in una sola famiglia coi vincoli della carità fraterna che ci sproni ad aiutarci e sostenerci vicendevolmente a favore del nostro prossimo”. Nella Famiglia Salesiana, l’ADMA conserva il compito di sottolineare la particolare devozione eucaristica e mariana vissuta e diffusa da san Giovanni Bosco, devozione che esprime l’elemento fondante del carisma salesiano. In questa prospettiva, tra l’altro, l’ADMA promuove per tutta la Famiglia Salesiana i Congressi Internazionali di Maria Ausiliatrice, il prossimo dei quali si terrà a Fatima dal 29 agosto al 1° settembre 2024. Il titolo scelto per questo evento sarà “Io ti darò la maestra”, in ricordo del sogno dei nove anni di don Bosco, di cui si celebrerà il 200° anniversario.
            Per conoscere meglio l’ADMA, all’infuori del sito web admadonbosco.org, si può seguire anche il loro foglio mensile di formazione e comunione “ADMA on line” e la loro collana di libri “Quaderni di Maria Ausiliatrice”, tutte e due presenti nello stesso sito. Inoltre si può seguire anche sui canali social media Facebook e Youtube e un dépliant si può scaricare da QUI.




Famiglia salesiana. Come rami di un albero

Da sempre ammiravo don Bosco, la sua passione per i giovani, la sua spiritualità fatta di gioia e di concretezza, ma ignoravo che attorno a lui ci fosse una grande Famiglia. Quando tempo fa, qualcuno mi parlò per la prima volta della Famiglia Salesiana, mi indicò una grande quercia che si ergeva maestosa davanti a me e mi disse: “Guarda quell’albero. La Famiglia Salesiana è così: ha un forte e solido tronco che è don Bosco, ben radicato a terra, alla realtà concreta del quotidiano – i giovani, i poveri, le sfide di ogni giorno che attendono risposte, … – ed ha tanti rami che guardano al cielo – i vari Gruppi nati dal suo carisma. Ci sono Gruppi di religiosi e gruppi di laici, uomini e donne, ben trentadue realtà che condividono la stessa spiritualità, la stessa passione per la missione, ma ognuno la realizza secondo la sua modalità specifica!”.

Mi piacque l’immagine dell’albero: i rami erano l’uno vicino all’altro, crescevano autonomamente, ma uniti al tronco e si nutrivano della stessa linfa della pianta. Insieme rendevano l’albero frondoso, rigoglioso, un riparo eccezionale per i tanti uccelli che l’avevano scelto come loro casa. Poteva essere una casa anche per me! Mi piacque anche l’idea della “famiglia”: mi sapeva di buono, di intimità, di sostegno reciproco.

La prima cosa che attirò il mio interesse è stato il fatto che tutti i Gruppi insieme, pur nella loro autonomia, formano una grande realtà dove si vive un clima di fraternità e di gioia, di prossimità e di confidenza. È uno stile che caratterizza tutti i Gruppi: i Salesiani di Don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Salesiani Cooperatori, l’Associazione dell’ADMA e tutti quelli che, nel corso degli anni, sono stati fondati da “figli di don Bosco”, ognuno con la propria peculiarità. Ci sono suore che si occupano dei lebbrosi e quelle che svolgono la loro missione in piccoli centri dove non arrivano altri; religiose che si mettono a servizio degli indigeni ed altre che accolgono i bambini. E poi ci sono Gruppi di laici, da quelli che evangelizzano attraverso i mass media a quelli che si occupano dell’attività missionaria ad gentes o che si impegnano a essere presenti nel sociale, portando i valori ricevuti negli ambienti salesiani. Infine ci sono anche gli Istituti Secolari maschili e femminili, con laici consacrati impegnati a farsi missione nel cuore del mondo.

Una grande varietà di vocazioni unite dall’unico carisma, dall’unica spiritualità: quella di don Bosco.

Volli anch’io entrare in questa avventura. Man mano che andavo avanti capivo che cosa significasse “appartenere”: come far parte di una famiglia naturale non significa semplicemente avere uno stesso cognome, ma è anche partecipare alla sua storia, condividere i suoi valori, i suoi progetti, le sue fatiche, così è per la Famiglia Salesiana. Appartenere ad essa è una scelta, è una vocazione alla quale si risponde e da quel momento si cresce insieme, si creano e si rinvigoriscono legami, si sogna insieme, si progetta insieme, si costruisce insieme, ci si sostiene, ci si AMA. È questo fare Famiglia!

Già nel 2009 il Successore di don Bosco del tempo, don Pascual Chavez, diceva con forza: “A questa Famiglia faccio il pressante invito ad acquisire una nuova mentalità, a pensarsi ed agire sempre come Movimento, con intenso spirito di comunione (concordia), con convinta volontà di sinergia (unità di intenti), con matura capacità di lavorare in rete (unità di progetti)”.

Non, allora, un’aggregazione di Gruppi che, come monadi, vivono in modo auto-referenziale, ignorando il cammino degli altri, quanto piuttosto la risposta ad una chiamata a vivere in piena comunione, realizzando una vera rivoluzione copernicana! Si tratta di poter avvertire, quando si entra a far parte di un gruppo salesiano, che non si è soli, che in primo luogo si entra a far parte di una Famiglia, di un Movimento di spiritualità apostolica, che poi si specifica in una particolare modalità di vivere lo stesso dono. Si tratta di imparare a riconoscersi come parte di un insieme e a comprendere che, camminando e operando in sinergia con gli altri, ci si arricchisce tutti e si possono ottenere migliori risultati. Si tratta di imparare a riconoscere le ricchezze dei carismi degli altri, di impegnarsi a far crescere non solo il proprio, ma anche gli altri Gruppi e a costruire una comunione fatta di rispetto delle specificità di ognuno, di collaborazione, di apprezzamento per tutti.

Don Bosco ha veramente avuto un’intuizione originale e affascinante: unire le forze per una missione più efficace!

In una lettera al cardinale Giovanni Cagliero (27 aprile 1876), infatti, don Bosco scriveva: “Una volta poteva bastare l’unirsi insieme nella preghiera, ma oggidì che sono tanti i mezzi di pervertimento, soprattutto a danno della gioventù di ambo i sessi, è mestieri unirsi nel campo dell’azione e operare”.

E ancora nel Bollettino Salesiano del gennaio 1878, rivolgendosi ai cooperatori: “Bisogna unirci tra noi e tutti con la Congregazione. Uniamoci dunque con il mirare allo stesso fine e con lo usare gli stessi mezzi per conseguirlo. Uniamoci dunque come una sola famiglia con i vincoli della fraterna carità”.

Questo, “lavorare insieme” non sempre vuol dire, però, lavorare “gomito a gomito”, non vuol dire avere un’uniformità di intervento, non vuol dire fare tutti la stessa cosa, ma saper leggere insieme i contesti personali e sociali dei giovani, saper trovare strategie possibili di intervento per raggiungere obiettivi condivisi, sapersi coordinare, in sinergia, nella reciprocità, nella responsabilità comune e di ognuno.

Come in qualsiasi famiglia, anche nella Famiglia di Don Bosco ognuno ha il suo ruolo, ma tutti sono protesi a raggiungere i medesimi traguardi. Ogni gruppo ha il suo specifico, che va rispettato e valorizzato; ha la sua caratterizzazione che non esaurisce da sola il carisma che lo Spirito ha donato attraverso don Bosco alla Chiesa e al mondo, ma ne mette in luce aspetti sempre nuovi ed originali. Nessuno, d’altra parte, può dirsi “proprietario” del carisma, ma semplicemente custode! Nella Famiglia Salesiana si può dire che ogni gruppo è incompleto senza l’altro. Tutto questo mi fa pensare a un volto di don Bosco realizzato con tante tessere di un puzzle: se mancano alcuni pezzi, i tratti della figura saranno deturpati, il volto non potrà riconoscersi. Le tessere unite mostreranno un don Bosco completo.

Insieme, in comunione, per vivere la missione! Così tutti i Gruppi possono collaborare alla formazione e all’approfondimento carismatico; possono, partendo dalle situazioni concrete, programmare insieme e promuovere un impegno condiviso nel territorio dove ognuno possa offrire la propria “specializzazione”; possono lavorare in rete in spirito fraterno, per risultare più efficaci.

Sappiamo bene come oggi sia urgente impegnarsi per un mondo più giusto e più umano; come sia necessario indicare orizzonti di speranza a tanti giovani; come sia indispensabile testimoniare solidarietà, unità, comunione in una società costantemente tentata a chiudersi nel privato.

Sì, questa è veramente una bella Famiglia!

Voglio cantare il mio grazie a don Bosco che, disponibile allo Spirito Santo, ha gettato un seme nella terra. Quel seme ha germogliato, è diventato una grande pianta con tanti rami, foglie, fiori: … un unico grande albero.

Ora so che chiunque senta la stessa passione di don Bosco, lo stesso desiderio di farsi missione per i giovani, i poveri, gli ultimi, troverà il suo posto tra le sue fronde e contribuirà a rendere il mondo più bello.

Giuseppina BELLOCCHI