Ricordare la predica

Una domenica, verso mezzogiorno, una giovane donna stava lavando l’insalata in cucina, quando le si avvicinò il marito che, per prenderla in giro, le chiese:
«Mi sapresti dire che cosa ha detto il parroco nella predica di questa mattina?».
«Non lo ricordo più», confessò la donna.
«Perché allora vai in chiesa a sentir prediche, se non le ricordi?».
«Vedi, caro: l’acqua lava la mia insalata e tuttavia non resta nel paniere; eppure la mia insalata è completamente lavata».

Non è importante prendere appunti. È importante lasciarsi «lavare» dalla Parola di Dio.




Un vero cieco

Un’antica fiaba persiana racconta di un uomo che aveva un unico pensiero: possedere oro, tutto l’oro possibile.
Era un pensiero vorace che gli divorava il cervello e il cuore. Non riusciva così ad avere nessun altro pensiero, nessun altro desiderio per altre cose che non fossero oro.
Quando passava davanti alle vetrine della sua città, vedeva solo quelle degli orefici. Non si accorgeva di tante altre cose meravigliose.
Non si accorgeva delle persone, non badava al cielo azzurro o al profumo dei fiori.
Un giorno non seppe resistere: entrò di corsa in una gioielleria e cominciò a riempirsi le tasche di bracciali d’oro, anelli o spille.
Naturalmente, mentre usciva dal negozio, fu arrestato. I gendarmi gli dissero: «Ma come potevi credere di farla franca? Il negozio era pieno di gente».
«Davvero?», fece l’uomo stupito. «Non me ne sono accorto. Io vedevo solo l’oro».

«Hanno gli occhi e non vedono», dice la Bibbia degli idoli falsi. Si può dire di tante persone, oggi. Sono abbagliati dal luccichio delle cose che brillano di più: quelle che la pubblicità quotidiana ci fa scorrere sotto gli occhi, come fossero il pendolino di un ipnotizzatore.
Una volta, un maestro fece una macchiolina nera nel centro di un bel foglio di carta bianco e poi lo mostrò agli allievi.
«Che cosa vedete?», chiese.
«Una macchia nera!», risposero in coro.
«Avete visto tutti la macchia nera che è piccola piccola», ribatté il maestro, «e nessuno ha visto il grande foglio bianco».

Nel Talmud, che riunisce la saggezza dei maestri ebrei dei primi cinque secoli, è scritto: «Nel mondo a venire, ciascuno di noi sarà chiamato a rendere conto di tutte le belle cose che Dio ha messo in terra e che abbiamo rifiutato di vedere».
La vita è una serie di momenti: il vero successo sta nel viverli tutti.
Non rischiare di perdere il grande foglio bianco, per inseguire una macchiolina nera.




Un sorriso all’aurora

Una toccante testimonianza di Raoul Follereau. Si trovava in un lebbrosario in un’isola del Pacifico. Un incubo di orrore. Solo cadaveri ambulanti, disperazione, rabbia, piaghe e mutilazioni orrende.
Eppure, in mezzo a tanta devastazione, un anziano malato conservava occhi sorprendentemente luminosi e sorridenti. Soffriva nel corpo, come i suoi infelici compagni, ma dimostrava attaccamento alla vita, non disperazione, e dolcezza nel trattare gli altri.
Incuriosito da quel vero miracolo di vita, nell’inferno del lebbrosario, Follereau volle cercarne la spiegazione: che cosa mai poteva dare tanta forza di vivere a quel vecchio così colpito dal male?
Lo pedinò, discretamente. Scoprì che, immancabilmente, allo spuntar dell’alba, il vecchietto si trascinava al recinto che circondava il lebbrosario, e raggiungeva un posto ben preciso.
Si metteva a sedere e aspettava.
Non era il sorgere del sole che aspettava. Né lo spettacolo dell’aurora del Pacifico.
Aspettava fino a quando, dall’altra parte del recinto, spuntava una donna, anziana anche lei, con il volto coperto di rughe finissime, gli occhi pieni di dolcezza.
La donna non parlava. Lanciava solo un messaggio silenzioso e discreto: un sorriso. Ma l’uomo si illuminava a quel sorriso e rispondeva con un altro sorriso.
Il muto colloquio durava pochi istanti, poi il vecchio si rialzava e trotterellava verso le baracche. Tutte le mattine. Una specie di comunione quotidiana. Il lebbroso, alimentato e fortificato da quel sorriso, poteva sopportare una nuova giornata e resistere fino al nuovo appuntamento con il sorriso di quel volto femminile.
Quando Follereau glielo chiese, il lebbroso gli disse: «è mia moglie!».
E dopo un attimo di silenzio: «Prima che venissi qui, mi ha curato in segreto, con tutto ciò che riusciva a trovare. Uno stregone le aveva dato una pomata. Lei tutti i giorni me ne spalmava la faccia, salvo una piccola parte, sufficiente per apporvi le sue labbra per un bacio… Ma tutto è stato inutile. Allora mi hanno preso, mi hanno portato qui. Ma lei mi ha seguito. E quando ogni giorno la rivedo, solo da lei so che sono ancora vivo, solo per lei mi piace ancora vivere».

Certamente qualcuno ti ha sorriso stamattina, anche se tu non te ne sei accorto. Certamente qualcuno aspetta il tuo sorriso oggi. Se entri in una chiesa e spalanchi la tua anima al silenzio, ti accorgerai che Dio, per primo, ti accoglie con un sorriso.




La rosa

Il poeta tedesco Rilke abitò per un certo periodo a Parigi. Per andare all’Università percorreva ogni giorno, in compagnia di una sua amica francese, una strada molto frequentata.
Un angolo di questa via era permanentemente occupato da una mendicante che chiedeva l’elemosina ai passanti. La donna sedeva sempre allo stesso posto, immobile come una statua, con la mano tesa e gli occhi fissi al suolo.
Rilke non le dava mai nulla, mentre la sua compagna le donava spesso qualche moneta.
Un giorno la giovane francese, meravigliata domandò al poeta:
– Ma perché non dai mai nulla a quella poveretta?
– Dovremmo regalare qualcosa al suo cuore, non alle sue mani, rispose il poeta.
Il giorno dopo, Rilke arrivò con una splendida rosa appena sbocciata, la depose nella mano della mendicante e fece l’atto di andarsene.
Allora accadde qualcosa d’inatteso: la mendicante alzò gli occhi, guardò il poeta, si sollevò a stento da terra, prese la mano dell’uomo e la baciò. Poi se ne andò stringendo la rosa al seno.
Per una intera settimana nessuno la vide più. Ma otto giorni dopo, la mendicante era di nuovo seduta nel solito angolo della via. Silenziosa e immobile come sempre.
– Di che cosa avrà vissuto in tutti questi giorni in cui non ha ricevuto nulla? chiese la giovane francese.
– Della rosa, rispose il poeta.

«Esiste un solo problema, uno solo sulla terra. Come ridare all’umanità un significato spirituale, suscitare un’inquietudine dello spirito. È necessario che l’umanità venga irrorata dall’alto e scenda su di lei qualcosa che assomigli a un canto gregoriano. Vedete, non si può continuare a vivere occupandosi soltanto di frigoriferi, politica, bilanci e parole crociate. Non è possibile andare avanti così», ha scritto Antoine de Saint-Exupéry.




La barca

Una sera, due turisti che si trovavano in un camping sulle rive di un lago decisero di attraversare il lago in barca per andare a «farsi un bicchierino» nel bar situato sull’altra riva.
Ci rimasero fino a notte fonda, scolandosi una discreta serie di bottiglie.
Quando uscirono dal bar ondeggiavano alquanto, ma riuscirono a prendere posto nella barca per intraprendere il viaggio di ritorno.
Cominciarono a remare gagliardamente. Sudati e sbuffanti, si sforzarono con decisione per due ore. Finalmente uno disse all’altro:
– Non pensi che a quest’ora dovremmo già aver toccato l’altra riva, da un bel po’ di tempo?
– Certo, rispose l’altro, ma forse non abbiamo remato con abbastanza energia.
I due raddoppiarono gli sforzi e remarono risolutamente ancora per un’ora. Solo quando spuntò l’alba constatarono stupefatti che erano sempre allo stesso punto.
Si erano dimenticati di slegare la robusta fune che legava la loro barca al pontile.

Quanta gente annaspa e si agita tutto il giorno senza approdare a nulla perché non si libera davvero dai legami e dalle abitudini vischiose.




L’orario dei treni

Io conoscevo un uomo che sapeva a memoria l’orario ferroviario, perché l’unica cosa che gli dava gioia erano le ferrovie, ed egli passava tutto il suo tempo alla stazione, guardava come i treni arrivavano e come ripartivano. Egli osservava con meraviglia i vagoni, la forza delle locomotive, la grandezza delle ruote, osservava meravigliato i controllori che saltavano in carrozza e il capostazione.
Conosceva ogni treno, sapeva da dove veniva, dove andava, quando sarebbe arrivato in un certo posto e quali treni ripartivano da quel posto e quando sarebbero arrivati.
Sapeva i numeri dei treni, sapeva in che giorno viaggiano, se hanno il vagone ristorante, se aspettano o no delle coincidenze. Sapeva quali treni hanno il vagone postale e quanto costa un biglietto per Frauenfeld, per Olten, per Niederbipp o per un qualche posto.
Non andava al bar, non andava al cinema, non andava a spasso, non aveva né la bicicletta, né la radio, né il televisore, non leggeva giornali né libri, e se avesse ricevuto delle lettere, non avrebbe letto neanche queste. Per fare queste cose gli mancava il tempo, perché egli passava le sue giornate alla stazione, e solo quando l’orario ferroviario cambiava, a maggio e a ottobre, non lo si vedeva più per qualche settimana.
Allora se ne stava a casa seduto al suo tavolo e imparava tutto a memoria, leggeva l’orario nuovo dalla prima all’ultima pagina, faceva attenzione ai cambiamenti ed era contento quando non c’erano. Capitò anche che qualcuno gli chiese l’orario di partenza di un treno. Allora divenne raggiante in volto e volle sapere con esattezza qual era la meta del viaggio, e chi gli aveva chiesto l’informazione perse di sicuro il treno, perché egli non lo lasciò andare, non si accontentò di citare l’ora, citò anche il numero del treno, il numero dei vagoni, le possibili coincidenze, tutti gli orari di partenza; spiegò che con quel treno si poteva andare a Parigi, dove bisognava scendere e a che ora si arrivava, e non capiva che tutto ciò alla gente non interessava. Se però qualcuno lo piantava lì e se ne andava prima che gli avesse elencato tutte le sue conoscenze, si arrabbiava, lo insultava e gli gridava dietro:
– Lei non ha la minima idea delle ferrovie!
Lui personalmente, non salì mai su un treno.
Ciò non avrebbe avuto senso, diceva, perché egli sapeva già prima a che ora il treno arrivava (Peter Bichsel).

Molte persone (tra cui molti studiosi insigni) sanno tutto della Bibbia, anche l’esegesi dei versetti più piccoli e nascosti, anche il significato delle parole più difficili e perfino quello che lo scrittore sacro voleva veramente dire, anche se sembra il contrario.
Ma non trasformano in vita personale niente di quello che è scritto nella Bibbia.




Il progresso

Un esploratore percorreva le immense foreste dell’Amazzonia, nell’America del Sud.

Cercava eventuali giacimenti di petrolio e aveva molta fretta. Per i primi due giorni gli indigeni che aveva ingaggiato come portatori si adattarono alla cadenza rapida e ansiosa che il bianco pretendeva di imporre a tutte le cose.

Ma al mattino del terzo giorno si fermarono silenziosi, immobili, l’aria totalmente assente.

Era chiaro che non avevano nessuna intenzione di rimettersi in marcia.

Impaziente, l’esploratore, indicando il suo orologio, con ampi gesti cercò di far capire al capo dei portatori che bisognava muoversi, perché il tempo premeva.

– Impossibile, rispose quello, tranquillo. Questi uomini hanno camminato troppo in fretta e ora aspettano che la loro anima li raggiunga.

Gli uomini della nostra epoca sono sempre più rapidi. E sono inquieti, frastornati e infelici. Perché la loro anima è rimasta indietro e non riesce più a raggiungerli.




Il miracolo

Questa è la storia vera di una bambina di otto anni che sapeva che l’amore può fare meraviglie. Il suo fratellino era destinato a morire per un tumore al cervello. I suoi genitori erano poveri, ma avevano fatto di tutto per salvarlo, spendendo tutti i loro risparmi.

Una sera, il papà disse alla mamma in lacrime: “Non ce la facciamo più, cara. Credo sia finita. Solo un miracolo potrebbe salvarlo”.
La piccola, con il fiato sospeso, in un angolo della stanza aveva sentito.
Corse nella sua stanza, ruppe il salvadanaio e, senza far rumore, si diresse alla farmacia più vicina. Attese pazientemente il suo turno. Si avvicinò al bancone, si alzò sulla punta dei piedi e, davanti al farmacista meravigliato, posò sul banco tutte le monete.
“Per cos’è? Che cosa vuoi piccola?”.
“È per il mio fratellino, signor farmacista. È molto malato e io sono venuta a comprare un miracolo”.
“Che cosa dici?” borbottò il farmacista.
“Si chiama Andrea, e ha una cosa che gli cresce dentro la testa, e papà ha detto alla mamma che è finita, non c’è più niente da fare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Vede, io voglio tanto bene al mio fratellino, per questo ho preso tutti i miei soldi e sono venuta a comperare un miracolo”.
Il farmacista accennò un sorriso triste.
“Piccola mia, noi qui non vendiamo miracoli”.
“Ma se non bastano questi soldi posso darmi da fare per trovarne ancora. Quanto costa un miracolo?”.

C’era nella farmacia un uomo alto ed elegante, dall’aria molto seria, che sembrava interessato alla strana conversazione.
Il farmacista allargò le braccia mortificato. La bambina, con le lacrime agli occhi, cominciò a recuperare le sue monetine. L’uomo si avvicinò a lei.
“Perché piangi, piccola? Che cosa ti succede?”.
“Il signor farmacista non vuole vendermi un miracolo e neanche dirmi quanto costa… È per il mio fratellino Andrea che è molto malato. Mamma dice che ci vorrebbe un’operazione, ma papà dice che costa troppo e non possiamo pagare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo. Per questo ho portato tutto quello che ho”.
“Quanto hai?”.
“Un dollaro e undici centesimi… Ma, sapete…” Aggiunse con un filo di voce, “posso trovare ancora qualcosa…”.
L’uomo sorrise “Guarda, non credo sia necessario. Un dollaro e undici centesimi è esattamente il prezzo di un miracolo per il tuo fratellino!”. Con una mano raccolse la piccola somma e con l’altra prese dolcemente la manina della bambina.
“Portami a casa tua, piccola. Voglio vedere il tuo fratellino e anche il tuo papà e la tua mamma e vedere con loro se possiamo trovare il piccolo miracolo di cui avete bisogno”.
Il signore alto ed elegante e la bambina uscirono tenendosi per mano.

Quell’uomo era il professor Carlton Armstrong, uno dei più grandi neurochirurghi del mondo. Operò il piccolo Andrea, che poté tornare a casa qualche settimana dopo completamente guarito.

“Questa operazione” mormorò la mamma “è un vero miracolo. Mi chiedo quanto sia costata…”.
La sorellina sorrise senza dire niente. Lei sapeva quanto era costato il miracolo: un dollaro e undici centesimi…. più, naturalmente l’amore e la fede di una bambina.

Se aveste almeno una fede piccola come un granello di senape, potreste dire a questo monte: “Spostati da qui a là e il monte si sposterà”. Niente sarà impossibile per voi (Vangelo di Matteo 17,20).




Chi non prega?

Un contadino, durante un giorno di mercato, si fermò a mangiare in un affollato ristorante dove pranzava di solito anche il fior fiore della città. Il contadino trovò un posto in un tavolo a cui sedevano già altri avventori e fece la sua ordinazione al cameriere. Quando l’ebbe fatta, congiunse le mani e recitò una preghiera. I suoi vicini lo osservarono con curiosità piena di ironia, un giovane gli chiese:
– A casa vostra fate sempre così? Pregate veramente tutti?
Il contadino, che aveva incominciato tranquillamente a mangiare, rispose:
– No, anche da noi c’è qualcuno che non prega.
Il giovane ghignò:
– Ah, sì? Chi è che non prega?
– Be’, proseguì il contadino, per esempio le mie mucche, il mio asino e i miei maiali…

Mi ricordo che una volta, dopo aver camminato tutta la notte, ci addormentammo all’alba vicino a un boschetto. Un derviscio che era nostro compagno di viaggio lanciò un grido e s’inoltrò nel deserto senza riposarsi un solo istante.
Quando fu giorno gli domandai:
– Che ti è successo?
Rispose:
– Vedevo gli usignoli che cominciavano a cinguettare sugli alberi, vedevo le pernici sui monti, le rane nell’acqua egli animali nel bosco. Ho pensato allora che non era giusto che tutti fossero intenti a lodare il Signore, e che io solo dormissi senza pensare a lui.
(Sudi)




Il figlio più intelligente

Molto tempo fa c’era un uomo che aveva tre figli ai quali voleva molto bene. Non era nato ricco, ma con la sua saggezza e il duro lavoro era riuscito a risparmiare un bel po’ di soldi e a comprare un fertile podere.
Quando divenne vecchio, cominciò a pensare a come dividere tra i suoi figli ciò che possedeva. Un giorno, quando ormai era molto vecchio e malato, decise di fare una prova per capire quale dei suoi figli fosse il più intelligente.
Chiamò allora i tre figli al suo capezzale.
Diede a ciascuno cinque soldi e chiese loro di comprare qualcosa che riempisse la sua stanza, che era vuota e spoglia.
Ciascuno dei figli prese i soldi e uscì per esaudire il desiderio del padre.
Il figlio più grande pensò che fosse un lavoro facile. Andò al mercato e comprò un fascio di paglia, ossia la prima cosa che gli capitò sotto gli occhi. Il secondo figlio, invece, rifletté per qualche minuto. Dopo aver girato tutto il mercato e aver cercato in tutti i negozi, comprò delle bellissime piume.
Il figlio più piccolo considerò per un lungo tempo il problema. «Cosa c’è che costa solo cinque soldi e può riempire una stanza?» si chiedeva. Solo dopo molte ore passate a pensare e ripensare, trovò qualcosa che faceva al suo caso, e il suo volto si illuminò. Andò in un piccolo negozio nascosto in una stradina laterale e comprò, con i suoi cinque soldi, una candela e un fiammifero. Tornando a casa era felice e si domandava cosa avessero comprato i suoi fratelli.
Il giorno seguente, i tre figli si riunirono nella stanza del padre. Ognuno portò il suo regalo, l’oggetto che doveva riempire una stanza. Per primo il figlio grande sparse la sua paglia sul pavimento, ma purtroppo questa riempì solo un piccolo angolo. Il secondo figlio mostrò le sue piume: erano molto graziose, ma riempirono appena due angoli.
Il padre era molto deluso degli sforzi dei suoi due figli maggiori.
Allora il figlio più piccolo si mise al centro della stanza: tutti gli altri lo guardavano incuriositi chiedendosi: «Cosa può aver comprato?».
Il ragazzo accese la candela con il fiammifero e la luce di quel l’unica fiamma si diffuse per la stanza e la riempì.
Tutti sorrisero.
Il vecchio padre fu felice del regalo del figlio più piccolo. Gli diede tutta la sua terra e i suoi soldi, perché aveva capito che quel ragazzo era abbastanza intelligente da farne buon uso e si sarebbe preso saggiamente cura dei suoi fratelli.

Con un sorriso puoi illuminare il mondo, oggi. E non costa nulla.