La nuova Sede Centrale dei Salesiani. Roma, Sacro Cuore

Oggi la vocazione originaria della casa del Sacro Cuore vede un nuovo inizio. Tradizione e innovazione continuano a caratterizzare il passato, il presente e il futuro di quest’opera così significativa.

            Quante volte don Bosco ha desiderato venire a Roma per aprire una casa salesiana. Fin dal primo viaggio del 1858 il suo obiettivo era di essere presente nella Città Eterna con una presenza educativa. Per venti volte è venuto a Roma e solo nell’ultimo viaggio del 1887 è riuscito a realizzare il suo sogno aprendo la casa del Sacro Cuore al Castro Pretorio.
            L’Opera salesiana è collocata nel quartiere Esquilino, nato nel 1875, dopo la breccia di Porta Pia e l’esigenza da parte dei Savoia di costruire nella nuova capitale i ministeri del Regno d’Italia. Il quartiere, chiamato anche Umbertino, è di architettura piemontese, tutte le vie portano il nome di battaglie o eventi legati allo stato sabaudo. Non poteva mancare in questo luogo, che richiama Torino, un Tempio, che fosse anche parrocchia, costruito da un piemontese, don Giovanni Bosco. Il nome della Chiesa non lo sceglie don Bosco, ma è una volontà di Leone XIII per rilanciare una devozione, quanto mai attuale, al Cuore di Gesù.
            Oggi la casa del Sacro Cuore è completamente rinnovata per rispondere alle esigenze della Sede Centrale dei Salesiani. Dal momento della sua fondazione fino ad oggi la casa ha subito diverse trasformazioni. L’Opera nasce come Parrocchia e Tempio Internazionale per la diffusione della devozione al Sacro Cuore, fin dall’inizio l’obiettivo dichiarato da don Bosco era costruire a fianco un Ospizio per ospitare fino a 500 ragazzi poveri. Don Rua porta a termine l’Opera e apre dei laboratori per artigiani (scuola arti e mestieri). Negli anni successivi vengono aperte la scuola media e il liceo classico. Per alcuni anni è stata anche la sede dell’università (Pontificio Ateneo Salesiano) e una casa di formazione per salesiani che studiavano nelle università romane e si impegnavano nella scuola e nell’oratorio (tra questi studenti si annovera anche don Quadrio). È stata inoltre sede ispettoriale dell’Ispettoria Romana prima e della Circoscrizione dell’Italia Centrale a partire dal 2008. Dal 2017, a causa dello spostamento da via della Pisana, è diventata la Sede Centrale dei Salesiani. Dal 2022 è iniziata la ristrutturazione per adeguare gli ambienti alla funzione di casa del Rettor Maggiore. In questa casa sono vissuti o passati: don Bosco, don Rua, il cardinale Cagliero (il suo appartamento era collocato al primo piano di via Marsala), Zeffirino Namuncurà, monsignor Versiglia, Artemide Zatti, tutti i Rettori Maggiori successori di don Bosco, san Giovanni Paolo II, santa Teresa di Calcutta, papa Francesco. Tra i direttori della casa ha svolto il suo servizio monsignor Giuseppe Cognata (durante il suo rettorato, nel 1930, è stata collocata la statua del Sacro Cuore sul campanile).
            Grazie al Sacro Cuore il carisma salesiano si è diffuso in vari quartieri di Roma; infatti, tutte le altre presenze salesiane di Roma sono state una gemmazione di questa casa: il Testaccio, il Pio XI, il Borgo Ragazzi don Bosco, il Don Bosco Cinecittà, il Gerini, l’Università Pontificia Salesiana.

Crocevia di accoglienza
            I tratti determinanti la Casa del Sacro Cuore sono, fin dagli inizi, due:
            1) la cattolicità in quanto aprire una casa a Roma ha sempre significato per i fondatori degli ordini religiosi una vicinanza al Papa e un ampliamento degli orizzonti a livello universale. Nella prima conferenza ai cooperatori salesiani presso il monastero di Tor De’ Specchi di Roma nel 1874 don Bosco afferma che i salesiani si sarebbero sparsi in tutto il mondo e aiutare le loro opere significava vivere il più autentico spirito cattolico;
            2) l’attenzione ai giovani poveri: la collocazione vicino alla stazione, crocevia di arrivi e partenze, luogo dove si sono sempre raccolti i più poveri, è iscritto nella storia del Sacro Cuore.
            Agli inizi l’Ospizio ospitava i ragazzi poveri per insegnare loro un mestiere, successivamente l’oratorio ha raccolto i ragazzi del quartiere; dopo la guerra gli sciuscià (ragazzi che lucidavano le scarpe alle persone che uscivano dalla stazione) sono stati raccolti e curati prima in questa casa e poi si sono trasferiti al Borgo Ragazzi don Bosco; a metà degli anni ’80 con la prima immigrazione in Italia sono stati ospitati dei giovani immigrati in collaborazione con la nascente Caritas; negli anni ’90 un Centro Diurno raccoglieva ragazzi in alternativa al carcere e insegnava loro i rudimenti della lettura e scrittura e un mestiere; dal 2009 un progetto di integrazione tra giovani rifugiati e giovani italiani ha visto fiorire tante iniziative di accoglienza e di evangelizzazione. La Casa del Sacro Cuore per circa 30 anni è stata anche sede del Centro Nazionale Opere Salesiane d’Italia.

Il nuovo inizio
            Oggi la vocazione originaria della casa del Sacro Cuore vede un nuovo inizio. Tradizione e innovazione continuano a caratterizzare il passato, il presente e il futuro di quest’opera così significativa.
            Innanzitutto, la presenza del Rettor Maggiore con il suo consiglio e dei confratelli che si occupano della dimensione mondiale indica il continuum della cattolicità. Una vocazione all’accoglienza di tanti salesiani che vengono da tutto il mondo e trovano al Sacro Cuore un luogo per sentirsi a casa, sperimentare la fraternità, incontrarsi con il successore di don Bosco. Nello stesso tempo è il luogo dal quale il Rettor Maggiore anima e governa la Congregazione tracciando le linee per essere fedeli a don Bosco nell’oggi.
            In secondo luogo, la presenza di un luogo salesiano significativo dove don Bosco ha scritto la lettera da Roma e ha compreso il sogno dei nove anni. All’interno della casa ci sarà il Museo Casa don Bosco di Roma che in tre piani racconterà la presenza del Santo nella città eterna. La centralità dell’educazione come “cosa di cuore” nel suo Sistema Preventivo, la relazione con i Papi che hanno amato don Bosco e che lui per primo ha amato e servito, il Sacro Cuore come luogo di espansione del carisma in tutto il mondo, il faticoso percorso di approvazione delle Costituzioni, la comprensione del sogno dei nove anni e il suo ultimo respiro educativo nello scrivere la lettera da Roma sono gli elementi tematici che, in forma multimediale immersiva, saranno raccontati a coloro che visiteranno lo spazio museale.
            In terzo luogo, la devozione al Sacro Cuore rappresenta il centro del carisma. Don Bosco ancor prima di ricevere l’invito a costruire la Chiesa del Sacro Cuore, aveva orientato i giovani verso questa devozione. Nel Giovane Provveduto ci sono preghiere e pratiche di pietà rivolte al Cuore di Cristo. Ma con l’accettazione della proposta di Leone XIII egli diventa un vero e proprio apostolo del Sacro Cuore. Non risparmia le sue forze per cercare denaro per la Chiesa. La cura nei minimi particolari infonde nelle scelte architettoniche e artistiche della Basilica il suo pensiero e la sua devozione al Sacro Cuore. Per sostenere la costruzione della Chiesa e della casa egli fonda la Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù, l’ultima delle cinque fondazioni realizzate da don Bosco lungo il corso della sua vita insieme ai Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Cooperatori Salesiani, l’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice. Essa venne eretta per la celebrazione in perpetuo di sei messe quotidiane nella Chiesa del Sacro Cuore in Roma. Vi partecipano tutti gli iscritti, vivi e defunti, attraverso la preghiera svolta e le opere buone compiute dai Salesiani e dai giovani in tutte le loro case.
            La visione di Chiesa che deriva dalla fondazione della Pia Opera è quella di un “corpo vivo” composto da vivi e defunti in comunione tra loro attraverso il Sacrificio di Gesù, rinnovato quotidianamente nella celebrazione eucaristica a servizio dei giovani più poveri. Il desiderio del Cuore di Gesù è che tutti siano una sola cosa (ut unum sint) come Lui e il Padre. La Pia Opera collega, attraverso la preghiera e le offerte, i benefattori vivi e defunti, i Salesiani di tutto il mondo e i giovani che vivono al Sacro Cuore. Solo attraverso la comunione, che ha la sua sorgente nell’Eucaristia, i benefattori, i Salesiani e i giovani possono contribuire a costruire la Chiesa, a farla risplendere nel suo volto missionario. La Pia Opera ha inoltre il compito di promuovere, diffondere, approfondire la devozione al Sacro Cuore in tutto il mondo e rinnovarla secondo i tempi e il sentire della Chiesa.

La stazione centrale per evangelizzare
            Infine, l’attenzione ai giovani poveri si manifesta nella volontà missionaria di raggiungere i giovani di tutta Roma attraverso il Centro Giovanile aperto su via Marsala, proprio all’uscita della stazione Termini dove ogni giorno passano circa 300.000 persone. Un luogo che sia casa per i tanti giovani italiani e stranieri che visitano o vivono a Roma e hanno sete, a volte non consapevole, di Dio. Da sempre, inoltre, intorno alla stazione Termini si accalcano diversi poveri segnati dalla fatica della vita. Un’altra porta aperta su via Marsala, oltre quella del Centro Giovanile e della Basilica, esprime il desiderio di rispondere ai bisogni di queste persone con il Cuore di Cristo, in esse infatti risplende la gloria del suo volto.
            La profezia di don Bosco sulla Casa del Sacro Cuore del 5 aprile 1880 accompagna e guida la realizzazione di quanto è stato raccontato:

Don Bosco mirava lontano. Il nostro monsignor Giovanni Marenco ricordava una sua misteriosa parola, che il tempo non doveva coprire di oblio. Nel giorno stesso in cui accettò quell’onerosissima offerta, il Beato gli domandò:
– Sai perché abbiamo accettato la casa di Roma?
– Io no, rispose quegli.
– Ebbene, sta attento. L’abbiamo accettata perché quando il Papa sarà quello che ora non è e come deve essere. Metteremo nella nostra casa la stazione centrale per evangelizzare l’agro romano. Sarà opera non meno importante che quella di evangelizzare la Patagonia. Allora i Salesiani saranno conosciuti e risplenderà la loro gloria. (MB XIV, 591-592).

don Francesco Marcoccio