La collaborazione tra laici e religiosi a favore dell’educazione della gioventù della Cambogia.
Cambogia è un paese nel sud-est asiatico che conta oltre il 90% della popolazione buddhista e con una piccolissima minoranza cristiana.
La presenza dei Salesiani di Don Bosco in Cambogia risale al 1991, quando i Salesiani arrivarono dalla Thailandia, dove si stavano occupando dell’educazione tecnica dei profughi di guerra lungo il confine tra i due Paesi, sotto la guida dal salesiano coadiutore Roberto Panetto e degli ex-allievi salesiani di Bangkok.
Dopo aver formato circa 3.000 giovani, questi ultimi, che stavano per essere rimpatriati in Cambogia, chiesero ai Salesiani di andare con loro. I Salesiani non lasciarono cadere quell’invito nel vuoto, intuendo che era quello il posto in cui Dio li voleva in quel momento, quelli erano i giovani che stavano chiamando Don Bosco. Le sfide erano e sono tante, in un ambiente culturale non cristiano ed in una società molto povera.
Il 24 maggio 1991, festa di Maria Ausiliatrice, iniziò la presenza salesiana in Cambogia, con un orfanotrofio e la scuola tecnica Don Bosco di Phnom Penh, inaugurata ufficialmente nella festa di Don Bosco, il 31 gennaio 1994. Nel 1992 anche le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno raggiunto il Paese e il loro lavoro offre speranze a molte ragazze povere e abbandonate in un Paese in cui più della metà della popolazione totale è di sesso femminile e in cui le donne sono vittime di violenze, abusi e traffico di esseri umani.
I Salesiani hanno creato istituti tecnici e scuole in cinque province del Paese: Phnom Penh, Kep, Sihanoukville, Battambang e Poipet. L’enorme lavoro educativo-pastorale è reso possibile solo grazie al preziosissimo contributo dei laici. Quasi la totalità del personale coinvolto nelle strutture salesiane è costituita da ex-allievi che si impegnano continuamente per dare il meglio agli studenti in formazione. Questa è un’applicazione concreta della corresponsabilità e dei tanti inviti a condividere la missione.
I Salesiani hanno costituito in Cambogia una ONG senza alcuna affiliazione religiosa. Conosciuti comunemente come i padri, i fratelli e le sorelle di Don Bosco, sono amati e rispettati da tutti. C’è un grande amore e una partnership tra i Salesiani e gli ex-allievi in Cambogia, che contribuisce alla popolarità e al 100% di inserimenti lavorativi degli studenti negli ultimi dieci anni, come ci dice don Arun Charles, missionario indiano in Cambogia dal 2010, di recente nomina come coordinatore dell’animazione missionaria nella regione Asia Est-Oceania. I Salesiani incoraggiano i minori a completare il ciclo di istruzione primaria, tramite progetti di sostegno per i bambini, costruzione di edifici scolastici elementari nei villaggi poveri, gestione di alcuni centri per l’alfabetizzazione. A Battambang le fabbriche di mattoni trattengono i bambini per farli lavorare come operai, lì l’educazione salesiana mira ad offrire un’alternativa e la speranza di un futuro diverso.
Una delle specialità della missione salesiana in Cambogia è la scuola alberghiera, che fornisce istruzione in ospitalità, cucina e gestione alberghiera, disponendo di un albergo completo per consentire agli studenti di fare un’esperienza pratica nel loro campo, oltre ai laboratori e alle esercitazioni.
È rimasta nella memoria la visita del Rettor Maggiore don Juan Edmundo Vecchi nel 1997, momento molto importante di incoraggiamento, incentrato sull’esortazione a costruire la comunità educativa pastorale e a mettere in pratica il Sistema Preventivo di Don Bosco.
Lo sguardo missionario di Don Bosco continua a vivere a quasi 10.000 km da Valdocco, sempre con e per i giovani, nelle presenze salesiane a Phnom Penh, Poipet e Sihanoukville.
Per conoscere don Bosco e la sua opera, è indispensabile il ricorso alle fonti. Quanto più ci allontaniamo cronologicamente dal principio, tanto più è importante tornare alle origini. Come in tutti gli altri casi simili, la consultazione delle fonti primarie – i manoscritti e gli originali – è possibile a pochi ricercatori che hanno la preparazione e il tempo per dedicarsi a questo compito impegnativo. Per la grande maggioranza di coloro che amano don Bosco e il carisma salesiano, le fonti sono quelle prodotte da questi primi ricercatori. Ci fermeremmo in questo articolo a presentare una delle più importanti di queste fonti, le Memorie Biografiche di san Giovanni Bosco, lasciando per articoli successivi le altre fonti salesiane.
Le “Memorie Biografiche” di san Giovanni Bosco sono state scritte dal 1898 al 1939, da tre autori: don Giovanni Battista LEMOYNE (1839-1916), vol. I-IX, don Angelo AMADEI (1868-1945), vol. X, don Eugenio CERIA (1870-1957), vol. XI-XIX. A questi diciannove volumi ne sono stati aggiunti altri due: un indice analitico composto da don Ernesto FOGLIO (1891-1947) e pubblicato nel 1948, e un repertorio alfabetico stilato da don Pietro CICCARELLI (1915-2001) e pubblicato nel 1972. Queste “Memorie” sono frutto di ricerche approfondite condotte in quarantadue anni, e sono state presentate cronologicamente, secondo vari periodi della vita di san Giovanni Bosco, eccetto gli ultimi tre volumi, secondo quanto si può vedere nella tabella sottostante.
Vol.
Autore
Anni di riferimento
Pubblicato nel
Pagine
1
G.B. LEMOYNE
1815-1840
1898
523
2
G.B. LEMOYNE
1841-1846
1901
586
3
G.B. LEMOYNE
1847-1850
1903
652
4
G.B. LEMOYNE
1850-1853
1904
755
5
G.B. LEMOYNE
1854-1858
1905
940
6
G.B. LEMOYNE
1858-1861
1907
1079
7
G.B. LEMOYNE
1862-1864
1909
905
8
G.B. LEMOYNE
1865-1867
1912
1079
9
G.B. LEMOYNE
1868-1870
1917
1000
10
A. AMADEI
1871-1874
1939
1378
11
E. CERIA
1875
1930
619
12
E. CERIA
1876
1931
708
13
E. CERIA
1877-1878
1932
1012
14
E. CERIA
1879-1880
1933
850
15
E. CERIA
1881-1882
1934
863
16
E. CERIA
1883-1884
1935
724
17
E. CERIA
1884-1885
1936
901
18
E. CERIA
1886-1888
1937
878
19
E. CERIA
1888-1938
1939
454
20
E. FOGLIO
1948
620
21
P. CICCARELLI
1972
382
Verso questi scritti sono state mosse molte critiche, ma forse bisogna tener conto del tempo e delle circostanze nelle quali furono scritte, altrimenti si rischia di cadere in un rifiuto generico di questa fonte senza sapere bene neanche quali sono i motivi di certe critiche.
Per prima cosa, dobbiamo riconoscere che i criteri che gli autori hanno seguito nella ricerca sono quelli del loro tempo, con i mezzi allora disponibili, con i loro pregi e difetti, diversi da quelli scientifici di oggi.
Occorre prendere in considerazione le circostanze nelle quali sono stati scritti questi volumi: a soli due anni dalla morte di don Bosco, il 03.06.1890, era già stata aperta la causa di canonizzazione. Il decreto super virtutibus è stato promulgato il 20.02.1927, la beatificazione è avvenuta il 02.06.1929 e la canonizzazione il 01.04.1934. È a grandi linee lo stesso periodo in cui sono state scritte le “Memorie Biografiche”. Traspare palesemente l’attenzione degli autori a non ostacolare il processo di canonizzazione.
Possiamo anche dire che la Congregazione Salesiana era ai suoi albori e i primi salesiani avevano bisogno di essere incoraggiati, e questo spiega anche un certo trionfalismo nei loro scritti.
Inoltre, tutti e tre gli autori avevano conosciuto don Bosco e, come tanti altri, nutrivano un vero affetto verso il loro padre, affetto che ha influenzato chiaramente i loro scritti, ma questo non li ha indotti a scrivere menzogne o a ingannare i lettori.
La vita e le opere di un santo, di per sé, sono molto difficili da scrivere. Se si tratta poi di un santo tanto intraprendente come don Bosco è ancora più complesso. Perché i santi, per definizione direi, sono quelli che hanno la volontà unita con Dio, e capire i santi vuol dire in un certo modo capire i disegni di Dio. Raccontare la vita di un santo senza nessun riferimento alle illuminazioni divine che riceve e ai veri miracoli che compie è quasi impossibile. E gli eventi soprannaturali raccontati nelle “Memorie Biografiche” sono una minima parte di quelli successi, perché i santi stessi fanno di tutto per nasconderli. Basta ricordare l’episodio delle pillole di pane di don Bosco.
Ma tutte queste influenze, circostanze e difficoltà non tolgono il valore di questo monumentale lavoro di quarantadue anni che ha portato i suoi frutti, visti in generazioni intere di salesiani e di figli della spiritualità salesiana.
Non tutti però hanno avuto la possibilità di avere a portata di mano questi scritti. Però le tecnologie attuali ci permettono di diffondere queste fonti con una facilità mai immaginata prima. Vogliamo presentare queste risorse, ma siccome sono tante le versioni delle “Memorie Biografiche” reperibili in Internet, occorre un chiarimento e fornire anche delle indicazioni su dove si possano leggere, consultare o scaricare da Internet in varie lingue.
La prima versione digitalizzata (1.1) delle “Memorie Biografiche” in italiano è stata realizzata dal Dicastero della Comunicazione dei Salesiani nell’anno 2000 ed è stata presentata in un CD che conteneva un software proprietario installabile. Si tratta del testo cartaceo scannerizzato, del quale si era fatto un riconoscimento automatico dei caratteri, non tanto preciso, con i mezzi di quel tempo. Con l’arrivo del sistema operativo Windows Vista nel 2006 è diventato inutilizzabile per incompatibilità.
Una seconda versione (1.2) è stata realizzata nel 2005 partendo dalla scansione fatta nel 2000. Questa versione migliorata è stata caricata nello stesso anno sul sito sdb.org, dove è presente tuttora in formato MsWord e PDF. La trovate QUI. Quasi tutte le altre versioni italiane pubblicate su altri siti o consegnate “di mano in mano” hanno come fonte questa versione.
Una terza versione (1.3), ancora più migliorata, venne conclusa nel 2009. Su questa versione sono state fatte le concordanze di tutti i venti volumi, pubblicate QUI.
Una quarta ed ultima versione (1.4) è stata portata a termine nel 2013. Quest’ultima versione è stata pubblicata nel sito donboscosanto.eu in formato PDF. La trovate QUI. Essendo l’ultima, è la versione più accurata e priva di errori.
C’è un’altra versione italiana (2), che ha come fonte una nuova scansione fatta nel 2018, con riconoscimento automatico dei caratteri, che si trova QUI.
Quest’anno, 2023, è stata completata una nuova versione (1.5) delle “Memorie Biografiche”, partendo dalla seconda versione, quella del 2005, presente nel sito sdb.org. È stata migliorata da don Roberto DOMINICI, sdb, e dall’Ispettoria Sicula dopo un lungo lavoro. A differenza delle precedenti versioni ha come particolarità che: – tutti i volumi sono presentati in un unico file, per facilitare la ricerca (anche se le dimensioni del file risultano elevate); la ricerca dei gruppi di parole non è più ostacolata dalle indicazioni delle pagine cartacee e dentro le parentesi quadre come nelle quattro versioni precedenti; – la ricerca è molto veloce, immediata, con Adobe Reader XI (pero non con le versioni precedenti), e veloce anche con PDF-XChangeViewer; le pagine A4 del file PDF sono separate secondo i volumi cartacei; in questo modo si possono prestare per l’indicazione bibliografica; – ci sono un sommario generale, un indice e anche un repertorio, tutti interattivi. Ringraziamo don Roberto perché lo ha messo a disposizione tanto in formato PDF (si può scaricare da QUI) quanto nel formato EPUB (si può scaricare da QUI).
Bisogna dire che nessuna di queste versioni digitali italiane è conforme con l’originale, ma sono delle correzioni manuali parziali dei testi scannerizzati e riconosciuti automaticamente con i software OCR. Questo è importante sapere, perché la ricerca testuale è possibile che non produca assolutamente tutti i risultati.
Le “Memorie Biografiche” in lingua inglese “The Biographical Memoirs of Saint John Bosco” sono state tradotte da don Felix Joseph PENNA, sdb (1904-1962), con i vol. I-XVI sotto la direzione di don Diego BORGATELLO, sdb (1911-1994) e i vol. XVII-XIX sotto la direzione di don VincentVinicio ZULIANI (1927-2011). Sono state pubblicate da Salesiana Publishers, INC., New Rochelle, Stati Uniti, negli anni 1964-2003, in 18 volumi. Una prima versione scannerizzata e consultabile delle “Memorie Biografiche” in lingua inglese è stata iniziata da don Paul LEUNG, sdb di Hong Kong nel 2015. Questa versione si trova QUI o QUI. Una seconda versione scannerizzata consultabile è stata elaborata nel 2023 e si trova QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua spagnola “Memorias Biográficas de san Juan Bosco” sono state tradotte da don José FERNÁNDEZ ALONSO, sdb (1885-1975) e don Basilio BUSTILLO CATALINA, sdb (1907-1998). Sono state pubblicate da Ediciones Don Bosco, Madrid, Spagna, negli anni 1981-1998, in 19 volumi. Insieme al volume XX è stato consegnato anche un CD contenente tutti i testi dei venti volumi, in formato digitalizzato. La versione che si trova QUI è un estratto ricavato nel 2015 da questo CD. Una seconda versione scannerizzata consultabile è stata elaborata nel 2018 e si trova QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua francese “Memoires Biographiques de Jean Bosco” sono state tradotte da vari autori. Nel dettaglio, il vol. II – traduttore sconosciuto, vol. IV – M. Yves LE COZ, sdb, coadiutore salesiano (1916-2015), vol. V – don Marceau PROU, sdb (1921-2016), vol. XII – soeur Joséphine Depraz, fma e vol. XX, l’indice analitico – don Philippe Frémin, sdb. Sono stati pubblicati da Editrice SDB, negli anni 1997-2017, in 5 volumi. C’è l’intenzione di continuare la traduzione dei restanti volumi. I volumi scannerizzati si possono scaricare da QUI e da QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua polacca “Pamiętników Biograficznych” sono state tradotte da don Czesław PIECZEŃCZYK, sdb (1912-1993), tra il 1958 e il 1972. Versioni più antiche di traduzioni in polacco risalgono principalmente alla seconda guerra mondiale, quando il professore don Wincenty Fęcki ha corretto il lavoro di un gruppo di studenti. Sono state pubblicate a Pogrzebień, Polonia, in 18 volumi. La versione digitale curata da don Stanislaw Lobodźc e don Stanislaw Gorczakowski è stata inaugurata il 19 giugno 2010. Tutta la collezione di 18 volumi si trova QUI e anche QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua portoghese “Memórias Biográficas de São João Bosco” sono state tradotte da vari traduttori a partire dal 2018. Fino ad oggi (febbraio 2023) sono stati tradotti e stampati i primi dodici volumi e si prevede che i restanti siano stampati fino al 2025. L’editrice è Editora Edebê, Brasilia, Brasile. Per adesso si possono ottenere solo acquistandoli da QUI o da QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua slovena “Biografskispominisv Janeza Boska” sono state tradotte da don Valter Bruno DERMOTA, sdb, salesiano della Slovenia (1915-1994) e stampate tra il 2012 e il 2022. L’editrice è Editore Salve d.o.o. Ljubljana, Ljubljana, e la collezione digitale dei 17 volumi si trova online QUI e QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua ceca “Memorie-ekniha” sono state tradotte in una selezione fatta da don Oldrich Josef MED (1914-1991), sdb, salesiano dalla Boemia, Rep. Ceca, negli anni ’80. I volumi I- XIV sono presentati in un solo file digitale insieme alle Memorie dell’Oratorio di San Giovanni Bosco ed è disponibile online QUI e QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua olandese“Biografische Gedenkschriften van de H. Johannes Bosco” sono state tradotte sotto la cura iniziale di don Marcel BAERT, sdb (1918-2006) nel Don Boscokring (Circolo Don Bosco), del dipartimento di teologia di Oud-Heverlee (Belgio). I traduttori, don Hubert ABRAMS, sdb (1913-1987), don Gerard GRIJSPEER, sdb (1896-1982), don Corneel NYSEN, sdb (1901-1985), J.H.P. Jacobs e del dottor J. Muys hanno lavorato dal 1961 e al 1979, quando hanno finito; nel 1991 è sato pubblicato anche il repertorio alfabetico. Sono stati tradotti e pubblicati 20 volumi e la versione digitale è stata finalizzata nel 2013. Tutta la collezione di 20 volumi si trova QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua vietnamita “Hồi Ký Tiểu Sử Thánh Gioan Bosco” sono state tradotte sotto la cura di d. Thinh Phuoc Giuseppe NGUYEN, sdb, in accordo con le versioni italiana e inglese. Sono 10 volumi tradotti, dai quali 4 sono stati pubblicati; il progetto della traduzione continua. Si trovano QUI.
Le “Memorie Biografiche” in lingua cinese sono state tradotte in 5 volumi. Non ci sono informazioni riguardanti la digitalizzazione.
Ci sono notizie non confermate di traduzioni anche in altre lingue; appena verificheremo l’attendibilità delle informazioni, le condivideremo.
Tutti questi lavori di traduzione e diffusione delle “Memorie Biografiche” ci indicano che sono e rimarranno un riferimento principale per il carisma salesiano. Questo imponente lavoro ci spinge a essere grati verso coloro che nel corso dei tempi si sono impegnati a scrivere, tradurre, pubblicare, digitalizzare e condividere in Internet versioni scaricabili o consultabili. Auguriamo buon lavoro a coloro che si trovano ancora impegnati in questo bel servizio a don Bosco e al carisma, offrendo per loro una piccola preghiera quando ci ricordiamo di aver ricevuto grazie tramite questi scritti.
Intervista a don Klement VÁCLAV, nuovo Provinciale Africa Meridionale (AFM)
Don Václav Klement ha avuto vari incarichi nel Consiglio Generale: Consigliere per la Regione Asia Est-Oceania (2002-2008), Consigliere Generale per le Missioni (2008-2014), Consigliere per la Regione Asia Est-Oceania (2014-2020) e Visitatore Straordinario “ad nutum et pro tempore” (2020-2022). Nel dicembre 2022, il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, con il consenso del Consiglio Generale, lo ha nominato come nuovo Superiore della Visitatoria Africa Meridionale per il sessennio 2023-2029. Ecco l’intervista concessa in occasione del nuovo incarico.
1. Parlaci un po’ del tuo background familiare e delle tue origini. Rendo grazie a Dio per la mia famiglia di umili origini, ma profonda nella fede, cresciuta con tre fratelli più piccoli, un padre lavoratore e una madre teneramente amorevole. Entrambi i genitori sono cresciuti nel gruppo giovanile della stessa parrocchia e sono noti per il loro impegno di tutta una vita nell’educazione dei giovani nel tempo libero. La nostra vivace parrocchia, con molti eccezionali sacerdoti diocesani dopo il Concilio Vaticano II, è stata una scuola quotidiana di fede vissuta in azione, soprattutto nel contesto dell’educazione atea in tutte le scuole pubbliche che ho frequentato in Cecoslovacchia fino a 26 anni. Non è facile immaginare la persecuzione che si è protratta per 40 anni, con tutti i 15000 religiosi e religiose dispersi, le loro opere di missione distrutte e chiamati a consegnare il loro carisma nella clandestinità. Solo dopo il crollo del regime comunista venni a sapere che anche mio zio, operaio, che viveva nella stessa piccola casa, era un religioso, vescovo della Chiesa clandestina.
2. Che cosa ti ha attratto e ti ha fatto scegliere la vita religiosa, in particolare la vita consacrata salesiana? Quali salesiani ti hanno influenzato di più?
Direi che le mie aspirazioni, i miei sogni e la mia preparazione personale sono scattati “semplicemente” con il primo invito esplicito a partecipare al primo incontro vocazionale salesiano clandestino “Vieni e vedi”. Sono stato profondamente toccato, stupito, attratto da tutti quei salesiani anziani che hanno saputo trasmettere la vocazione e il carisma salesiano dopo anni di carcere, lavori forzati e vita sacrificata. Non posso dimenticare il mio primo incontro con il “Bollettino Salesiano”, le storie dei santi della famiglia salesiana e soprattutto l’ambiente della spiritualità salesiana: spirito di famiglia, slancio apostolico e fede profonda. Poiché fino al 1989 non esistevano “strutture formative ufficiali”, il carisma salesiano veniva trasmesso attraverso un accompagnamento spirituale personalizzato e chiuso. Non un solo maestro dei novizi, ma tre salesiani si sono presi cura di loro durante quell’anno speciale! A oggi i Salesiani di Don Bosco sono la congregazione religiosa maschile più numerosa della Repubblica Ceca.
3. Che cosa facevi prima di entrare nella vita religiosa? In realtà, per me “entrare nella vita religiosa” non è stato come “entrare nella casa salesiana”. Durante quei tempi “benedetti” del regime totalitario comunista c’erano 400 salesiani nel mio paese, ma nessuna casa salesiana “ufficiale”. Metà dei salesiani viveva e lavorava in clandestinità, mentre un’altra metà era coinvolta nelle strutture diocesane della Chiesa. Nella mia vivace parrocchia d’origine (la seconda città ceca di Brno) fin dall’infanzia sono stato coinvolto in molti servizi come chierichetto, boy scout, membro del coro, volontario o animatore. All’età di 10 anni ho avuto per la prima volta tra le mani la biografia di don Bosco, ma il primo salesiano vivente l’ho incontrato solo all2età di 22 anni, al termine di due anni di servizio militare. Quegli anni “prima” di diventare salesiano sono stati un periodo di duro studio, di duro lavoro in parrocchia, come animatore giovanile in vari modi, mentre vivevo come cittadino di seconda classe, essendo un giovane fervente cattolico.
4. Dopo aver vissuto tanti anni di vita consacrata salesiana, come riassumeresti la tua vita di sacerdote salesiano fino a ora? All’età di 65 anni probabilmente si è già raggiunto un momento per “tirare le somme” della propria vita, no? Difficile dirlo in poche parole. Il mio motto di vita è cambiato nel corso degli anni e dal 2008 mi attengo alla versione asiatica di Da mihi animas, cetera tolle: Tutti per Gesù, Gesù per tutti! Significa vivere ogni compito e missione della mia vita con entusiasmo, gioia e passione. Negli ultimi 20 anni al fianco del Rettor Maggiore non mi sono mai “guardato indietro”, cercando sempre di contribuire alla crescita del carisma salesiano con il meglio delle mie forze. Beh, la vita inizia a 65 anni!
5. Vuoi condividere con noi l’evento più memorabile della tua vita come salesiano di don Bosco? Beh, conservo troppi ricordi salesiani. Prima di tutto il periodo di formazione clandestina in Cecoslovacchia, come le 24 ore di cammino in montagna per raggiungere una riunione segreta di un giorno dell’ispettoria o l’ascolto dei racconti di confratelli che hanno trascorso anni nelle prigioni e nei campi di lavoro forzato. Davvero, è molto difficile citare l’evento “più memorabile”: ogni giorno durante i 16 anni in Corea è stato un momento speciale, poi come primo consigliere regionale per l’Asia Orientale – Oceania (EAO – East Asia – Oceania) probabilmente è stata la nostra prima Visita d’équipe (2005) con il workshop Vision-Mission o il Congresso dei Fratelli Salesiani EAO in Vietnam (2018). Sono troppi gli eventi per i quali ringrazio Dio nel corso della mia vita. Non sono mai abbastanza per raccontare e ringraziare queste storie ed eventi! Se accedi al notiziario EAO (Asia Orientale-Oceania) “AustraLasia” sul sito www.bosco.link potrai saperne un po’ di più!
6. Hai qualche rimpianto nella vita? Sì, i miei rimpianti sono sempre della stessa natura. Alla fine della giornata (dopo un evento, una missione apostolica, un compito affidato) mi pento di non aver dedicato tutto il mio cuore a questo compito o missione. In concreto, non ho ascoltato abbastanza il confratello o i partner laici della missione, non ho dato il meglio di me al processo in corso (forse un discernimento, la preparazione di un evento regionale).
7. Quale consiglio daresti a un giovane che sta considerando la vita religiosa? Quale messaggio vuoi inviare ai giovani riguardo alla vocazione missionaria? Vorresti consacrarti a Dio? Vorresti seguire Gesù come don Bosco e i suoi famigliari? Dona il tuo cuore completamente a Gesù! – Vorrei condividere questo invito di don Bosco nel linguaggio dei giovani per essere attratti da questo stile di vita di “diventare pane per gli altri”. Vuoi essere profondamente felice? Condividi la tua fede con coloro che non hanno il privilegio di incontrare Gesù faccia a faccia! Negli ultimi 30 anni ho incontrato la maggior parte dei 14000 salesiani e ho scoperto che i più felici tra loro sono solitamente i missionari che hanno lasciato tutto, il proprio paese e la propria cultura, per essere luce di Gesù come missionari! Senza la condivisione della fede la Chiesa cesserebbe di respirare.
8. Quando hai saputo di essere stato nominato provinciale, qual è stata la tua reazione?
Sì, è stata una grande sorpresa e in qualche modo scioccante. Solo due giorni prima del Natale 2022, già preparato per un’altra visita straordinaria, questa volta in Asia meridionale, sono stato chiamato dal Rettor Maggiore. Don Ángel mi chiese di accettare questa nuova e inaspettata obbedienza. In tutta la mia vita non ho mai detto “no” a don Bosco. Dal momento che questa nuova chiamata è avvenuta a Valdocco, ho avuto il tempo di digerire questo drammatico cambiamento nella mia vita e di pregare per ognuno dei confratelli dell’AFM il primo giorno, per poi iniziare lentamente il cambiamento di mentalità dalla Corea del Sud all’Africa del Sud. Il 1° gennaio 2023 mi sono recato in pellegrinaggio a piedi da Valdocco ai Becchi, per chiedere a don Bosco di benedire tutti noi dell’AFM!
Questa chiamata non fu molto diversa da quella del 1996, quando don Juan E. Vecchi mi raggiunse telefonicamente nelle Filippine durante un congresso regionale dell’Asia Orientale-Oceania dei Salesiani Cooperatori. È stato uno shock travolgente, che non mi ha fatto dormire per tutta la notte, assolutamente inaspettato, dato che non ero nemmeno un membro del consiglio provinciale e avevo appena raggiunto la Corea 10 anni prima di questa nuova chiamata.
9. Quali sono, secondo te, le qualità di leadership che apporti al tuo nuovo ruolo di provinciale? Sono felice di condividere con i miei confratelli salesiani, i partner missionari laici, i membri della Gioventù Salesiana e della Famiglia Salesiana la mia vita, la mia fede e le mie convinzioni salesiane per i prossimi 6 anni. Guidare è possibile soprattutto attraverso la testimonianza di vita; questa è la mia profonda convinzione personale. Come ogni discepolo-missionario di Gesù, probabilmente il primo contributo è la mia personale testimonianza di vita di salesiano appassionato, missionario, comunicatore, amico dei giovani, profondamente innamorato di don Bosco. Nel recente passato ho assistito molte ispettorie nel loro processo di discernimento per rimodellare, crescere, vedere e andare avanti. Dopo due anni come rettore, sei anni come provinciale di Corea e 20 anni con il consiglio del Rettor Maggiore come visitatore straordinario, vorrei condividere questa esperienza con le dinamiche di crescita carismatica salesiana. Come Salesiani di Don Bosco siamo molto ricchi di spirito, viviamo in famiglia con tanti santi (vivi o che aiutano dal cielo). Come mio stile di animazione personale, mi piace portare l’attenzione di tutti a custodire e far fruttare questi tesori in Lesotho, eSwatini e Sudafrica. L’animazione e il governo della comunità cattolica e della famiglia salesiana sono radicati nell’ascolto profondo. Non a caso riflettiamo sulle 127 domande di Gesù nei Vangeli. Anche l’attuale tema del CG28 termina con un punto interrogativo: Che tipo di salesiani per i giovani dell’Africa meridionale? Mi piace condividere le domande e “perdere tempo” ascoltando e camminando con ogni confratello. Tornare dopo 21 anni al servizio dell’autorità, dopo aver servito per molti anni come consigliere, è una sfida. Tuttavia, promuovere lo spirito di famiglia e il lavoro di squadra, investire nella formazione permanente di tutti i confratelli e avvicinarmi a don Bosco sono le qualità principali che desidero nel mio servizio di leadership iniziale.
In memoriam. Don Sergio DALL’ANTONIA, sdb
Don Sergio Dall’Antonia, missionario salesiano e fondatore della presenza salesiana in Romania, ha finito il suo pellegrinaggio terreno a Bacau, Romania, il 21.02.2023, a 83 anni.
Sergio Dall’Antonia era nato a Pieve di Soligo (Treviso, Italia), l’11 aprile 1939. I suoi genitori furono Sonia e Angelo Lombardi. La famiglia comprendeva un fratello maggiore, Francesco, e una sorellina, Mariella, che morirà a un anno di età. Fu battezzato il 14 di aprile, ricevendo i nomi Sergio e Livio. All’età di sette anni rimarrà orfano di madre.
Frequenta le scuole elementari in paese e le scuole medie nell’istituto salesiano Astori, di Mogliano Veneto, dove si era trasferita la famiglia. Grazie al contatto con i salesiani capisce la chiamata divina e al termine della quinta ginnasiale chiede di essere salesiano. Finirà il noviziato il 15 agosto 1954 sotto la guida del maestro don Vigilio Uguccioni, ad Albarè di Costermano, diventando salesiano a pieno titolo.
Dopo gli studi liceali e filosofici a Nave (1955-1958) e a Foglizzo (1958-1959) rientra in ispettoria per il tirocinio pratico, svolto a Tolmezzo (1959-1961) e poi a Pordenone (1961-1962), facendo la professione perpetua nel 13 di agosto del 1961.
Dopo gli studi teologici a Monteortone (1962-1966), conclusi con l’ordinazione presbiterale (02.04.1966) nel Santuario Mariano di Monteortone, i superiori lo segnalano come possibile futuro docente nello studentato, e per questo viene inviato a Roma, presso l’Università Pontificia Salesiana, per studiare la morale (1966-1970). Per problemi di salute, dopo gli studi di morale, torna alla casa di Pordenone (1970-1973) come catechista e insegnante. Comincia così a manifestare doti da buon organizzatore, artistiche, di animazione, che lo renderanno celebre.
La casa salesiana di San Luigi di Gorizia lo avrà per una quindicina d’anni (1973-1986): qui diventerà l’anima dell’Associazione Turismo Giovanile Salesiano Isontino. Organizza feste per i ragazzi e genitori, mostre d’arte, ma soprattutto si fa promotore delle celebri “Marcia dell’Amicizia”, in primavera, e “Pedalando in amicizia”, in autunno. Rimarranno nella memoria locale come le uniche manifestazioni che negli anni della Cortina di ferro permettevano di attraversare il confine con la Jugoslavia esibendo unicamente il tagliando dell’iscrizione alla manifestazione. Questi eventi si concludevano con un piatto caldo di pastasciutta offerto a tutti i partecipanti, italiani e jugoslavi, dalle cucine da campo dell’Esercito, ospitate nei cortili del San Luigi.
Per un altro decennio torna a Pordenone (1986-1996), lavorando sempre nel campo della scuola, fino quando il Signore – attraverso i superiori – gli chiede di andare in Romania per aprire una presenza salesiana. Non è stato facile a 57 anni trasferirsi in un paese sconosciuto, ex-comunista, di maggioranza ortodossa e imparare una lingua che non gli servirà ad altro che comunicare l’amore di Dio ai giovani. Però, grazie alla sua disponibilità (che lo caratterizzò tutta la vita) parte e diventa così fondatore di due case salesiane: prima a Constanța (1996-2001) e poi a Bacău, dove rimarrà fino alla fine del suo pellegrinaggio terreno.
I ricordi di quelli che lo hanno conosciuto lo descrivono come una persona che parlava poco ma faceva tanto, essendo grande e instancabile lavoratore. Sempre in mezzo ai ragazzi, li intratteneva con intelligente fantasia e creatività. Nell’annuncio del messaggio cristiano era entrato con animo giovanile anche nel mondo di Internet animando ben quattro blog, tirando fuori dal suo repertorio per i giovani “cose vecchie e cose nuove”.
Uomo di fedelissima orazione, pregava la Liturgia delle Ore interamente davanti al tabernacolo e amava meditare il rosario con i confratelli disponibili ogni sera, dopo la cena. Era gran devoto non solo della Santissima Eucaristia, ma anche della Madonna. Dava prova della sua fede nelle visite ai vicini santuari mariani e non mancava alle feste della Santissima Vergine. Era fedele nella sua confessione quindicinale e disponibile come confessore, apprezzato dai confratelli, dai religiosi della zona e dai fedeli. Lascia il ricordo come di un patriarca, come il “don Bosco della Romania”.
La sua salda fede rimane riflessa anche nel suo testamento spirituale, che riportiamo in calce.
Gesù mio, perdonami! Che io ti ami per sempre! In caso di morte, consento di prelevare dal mio corpo alcuni organi utili per la vita di altra persona, consenziente il mio Superiore diretto della casa salesiana a cui appartengo. Li cedo volentieri come umile segno della Carità di Cristo che si è fatto tutto a tutti per ricondurre tutti al Padre. Chiedo perdono ai miei cari, ai confratelli e ai giovani del male fatto, dei cattivi esempi dati e del bene non fatto o trascurato. La Chiesa mi accolga nel suo perdono e nella sua preghiera di suffragio. Se qualcuno ritenesse di avermi in qualche modo offeso sappia che lo perdono di cuore e per sempre. Gesù e Maria siano i miei dolci amici per sempre. Essi mi accompagnino per mano al Padre nello Spirito Santo, ottenendomi misericordia e perdono. Dal Cielo, ove spero di giungere per l’Infinita Misericordia di Dio, vi amerò per sempre, pregherò per voi e chiederò ogni benedizione per voi dal Cielo. don Sergio Dall’Antonia
L’eterno riposo dona a lui, o Signore, e splenda a lui la luce perpetua. Riposi in pace!
Riportiamo sottostante ultimo suo video pubblicato.
La Lira italiana dal 1861 al 2001 e al 2022. La moneta nei tempi di don Bosco
La Lira italiana, con le sue suddivisioni in 100 centesimi, è stata la valuta ufficiale dell’Italia dal 1861 al 2002 quando è stata sostituita definitivamente dalla moneta europea, l’Euro. È stata la moneta nei tempi di don Bosco e degli inizi della storia della Congregazione salesiana.
La Lira italiana (abbreviata come £ o Lit.) fu coniata per la prima volta dalla Repubblica di Venezia nel 1472. Nel 1806, fu adottata dal Regno napoleonico d’Italia, noto anche come Regno Italico, fondato nel 1805 da Napoleone Bonaparte, quando si fece incoronare quale sovrano della parte settentrionale e centro-orientale dell’attuale Italia. Dieci anni più tardi, nel 1814, in seguito allo scioglimento dello stato napoleonico, la moneta del Regno venne mantenuta solo nel Ducato di Parma e nel Regno di Sardegna. Dopo altri due anni, nel 1816, il re Vittorio Emanuele I di Savoia introdusse la Lira sabauda, che rimase in circolazione fino alla nascita del Regno d’Italia nel 1861, quando divento la Lira italiana. Questa moneta rimase in circolazione fino al 2002, quando venne sostituita definitivamente dall’Euro.
Quando si segue la storia di don Bosco e della Congregazione salesiana, ci si imbatte sempre nella difficoltà di quantificare correttamente gli sforzi finanziari che vennero affrontati per sostenere ed educare migliaia, anzi decine di migliaia di ragazzi, poiché la moneta italiana ha subito grandi variazioni lungo gli anni. La difficoltà è aumentata ancor più con l’adozione della moneta europea, quando nel 2002 il cambio venne fissato a 1936,27 lire italiane per un Euro. E non sono mancate ulteriori variazioni significative a causa dell’inflazione. Proponiamo in calce una tabella di calcolo della rivalutazione della Lira dal 1861 al 2002 con la possibilità di un aggiornamento al 2022.
I calcoli sono stati fatti in base ai coefficienti di rivalutazione forniti dall’Istituto centrale di statistica (ISTAT) e sono stati determinati in funzione dell’andamento degli indici del costo della vita, che dal 1968 hanno assunto la denominazione di indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Per il periodo successivo all’anno 2002 si è aggiunto l’indice di inflazione che nel 2022 arriva a 38,70% rispetto al momento di lancio della moneta unica (Euro), in base ai dati forniti dallo stesso ISTAT (1 Euro del 2002 = 1,39 Euro del 2022).
Aggiornamenti sito (1)
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L’Archivio Bollettino Salesiano si è arricchito con i numeri del Bollettino Salesiano italiano cartaceo fino all’anno 1901. Si tratta di una nuova scannerizzazione in alta definizione e riconoscimento di caratteri (OCR) che permetta una ricerca più accurata. L’intenzione è quella di offrire la collezione completa di questo Bollettino, inclusi i numeri supplementari, che non sono stati mai presentati. Gli indici sono disponibili per adesso dall’inizio, dall’agosto 1877, fino al maggio del 1883; ulteriormente saranno anche loro completati. Abbiamo pensato di offrire un accesso rapido ai numeri di questa pubblicazione, creando una pagina apposta, alla quale si accede tramite il link indicato nel testo inziale della pagina Archivio Bollettino Salesiano, e anche presente QUI. Ricordiamo che la pagina è disponibile solo in italiano perché il Bollettino è in lingua italiana. Comunque, i PDF essendo ricercabili, i testi si possono selezionare, copiare e far tradurre tramite il servizio Google ® Translate o altri servizi simili.
Ringraziamo dell’attenzione e vi auguriamo una fruttuosa lettura.
Don Bosco in Uruguay. Il sogno missionario è diventato una realtà
La missione salesiana in Uruguay condivisa da un vietnamita, padre Domenico Tran Duc Thanh: l’amore cristiano attraverso la vita vissuta con la gente del posto.
I Salesiani furono fondati ufficialmente come Congregazione nel 1859, ma il sogno era in cantiere da molto tempo. Già all’inizio del suo lavoro, don Bosco capì che l’opera doveva essere condivisa, come aveva intuito in molti dei suoi sogni. Così coinvolse persone di ogni estrazione sociale a collaborare in vari modi alla missione giovanile che Dio gli aveva affidato. Nel 1875, con l’inizio delle missioni, si apre una tappa importante nella storia della Congregazione. La prima destinazione sarebbe stata l’Argentina.
Il 13 dicembre del 1875, la prima spedizione missionaria salesiana, guidata da don Giovanni Cagliero, diretta a Buenos Aires, passò per Montevideo. Così l’Uruguay è diventato il terzo Paese fuori dall’Italia raggiunto dai Salesiani di Don Bosco. I salesiani si insediarono nel quartiere di Villa Colón, tra enormi difficoltà, iniziando il loro lavoro presso il Colegio Pío, che venne inaugurato il 2 febbraio 1877. Nello stesso anno, le Figlie di Maria Ausiliatrice arrivarono in Uruguay e si stabilirono anche loro in questo quartiere: in questo modo, Villa Colón divenne la culla da cui il carisma si diffuse non solo in Uruguay, ma anche in Brasile, Paraguay e altre terre del continente latino-americano.
Con il tempo, quella presenza salesiana è diventata un’Ispettoria e oggi ha una varietà di opere salesiane in diverse parti del paese: scuole, servizi sociali, parrocchie, basiliche, santuari, cappelle rurali e urbane, centri sanitari, residenze studentesche e universitarie, Movimento Giovanile Salesiano e altro. È una pluralità che mostra la risposta alle necessità del territorio e la flessibilità dei Salesiani di adeguarsi alla situazione locale. Visitando la gente del quartiere, cercando di capire ciò che la gente sta vivendo attraverso il dialogo e il vissuto quotidiano, si porta avanti l’adattamento alle nuove situazioni per poter rispondere meglio alla missione affidata. Questo uscire, andare incontro ai giovani, soprattutto ai più bisognosi, fa felici i Salesiani, permettendo loro giorno per giorno di continuare a scoprire la bellezza della vocazione salesiana. Il lavoro in queste opere è stato condiviso con i fedeli laici e, avendo curato la loro formazione, oggi troviamo un bel numero di loro che lavorano in queste attività, condividendo la vita con i Salesiani e rafforzando la loro missione. L’apertura verso gli altri ha permesso di accogliere in queste terre anche Salesiani che non sono originari del luogo. È il caso di don Dominic che svolge lì la sua missione salesiana.
La risposta alla vocazione missionaria è quella che ha lasciato un forte segno nella sua vita. Ci racconta che si è trovato quasi all’improvviso in un paese sconosciuto, con una lingua e cultura diverse, avendo dovuto separarsi da tutte le persone conosciute, rimaste lontane. Bisognava ricominciare da zero, con una apertura diversa, con una nuova sensibilità. Se prima pensava che essere missionario significasse portare Gesù in un altro luogo, una volta giunto in Uruguay ha scoperto che Gesù era già lì, ad aspettarlo in altre persone. “Qui in Uruguay, attraverso gli altri, ho potuto incontrare un Gesù totalmente diverso: più vicino, più umano, più semplice”. Quello che non si è perso, è stata la presenza materna di Maria che lo accompagna nella quotidianità della vita missionaria e che gli dà una forza profonda, che spinge ad amare Cristo negli altri. “Quando ero bambino, mia nonna mi portava ogni giorno in una chiesa a recitare il rosario. Da quei giorni ai suoi piedi fino ad oggi, mi sento ancora protetto sotto il manto di Maria”. Il culto mariano dà i suoi frutti; l’amore si paga con amore.
Ci confessa che: “In Uruguay sono un giovane che non ha nulla; ho solo la fede, la fede di sapere che Cristo e Maria sono sempre presenti nella mia vita; la speranza di una Chiesa sempre più vicina, piena di santità e di gioia”. Ma è forse questa povertà che lo aiuta a preparare il cuore a seguire Cristo, educare il cuore a stare con i fratelli e le sorelle che si incontrano lungo la strada. Questo lo porta a vedere la Chiesa come un luogo d’incontro gioioso, una festa che manifesta la fede dell’altro, un incontro che implica unità e santità. E questo lo porta anche ad accorgersi che il suo posto è proprio lì dov’è, nella sua comunità con i suoi fratelli, con la gente del quartiere, con gli animatori, con i bambini, con i laici, con gli educatori. Si manifesta così la bellezza della vocazione missionaria: lasciando agire la Provvidenza, tramite l’umiltà e la docilità verso lo Spirito Santo, si trasforma l’ordinario in straordinario.
Marco Fulgaro
Galeria foto Don Bosco in Uruguay. Il sogno missionario è diventato una realtà
“Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce.” (1Pt. 1,3-4)
Santa Pasqua a tutti i nostri lettori!
Life
“Life” è un gruppo di giovani, nato nel 1975 in Sicilia, che vuole vivere con impegno i valori umani e cristiani ed esprimerli attraverso il linguaggio artistico. Spettacoli, musica, canti, danze per proporre un messaggio al pubblico, per dire qualcosa che aiuti a riflettere e anche a pregare. Vogliono portare la proposta cristiana nei teatri e nelle piazze, in un nuovo modo di evangelizzare.
Li avevo visti all’opera sul palcoscenico di uno dei teatri più grandi di Catania, dinanzi a più di 1800 giovani delle scuole della città. Presentavano un musical che, con un linguaggio giovanile, aiutava a riflettere a 360° sul valore della vita. Canto, danza, luci, effetti speciali avevano tenuto inchiodati alle poltrone quei ragazzi per tutta la mattinata. All’uscita mi ero voluta mescolare agli spettatori per catturare qualche commento: “Forti davvero! A me sono piaciuti tanto i balletti!”… “Hai visto che c’era anche l’orchestra dal vivo? Vorrei chiedere se mi prendono con loro”… “Più o meno hanno la mia età, ma che voci!…”. Anch’io ero rimasta colpita da quel gruppo di giovani attori, non solo per la qualità della loro performance, ma anche perché già prima che arrivasse il pubblico avevo visto che si davano da fare per mettere in ordine ogni cosa: c’era chi posizionava i fari per le luci, chi provava i microfoni, chi metteva in ordine i costumi, chi si cimentava nell’ultima prova di un balletto e chi faceva i suoi vocalizzi per schiarire la voce. Ognuno sapeva cosa doveva fare e, con senso di responsabilità, svolgeva il suo compito. Quando il teatro fu pieno, prima di dare il via, sparirono tutti dietro al sipario chiuso. Volli sbirciare e vidi che, disposti in cerchio, erano tutti lì per una breve preghiera prima di iniziare lo spettacolo. Mi colpì questo fatto. Sapevo che era un gruppo salesiano appartenente all’Associazione del CGS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali); decisi, così, di andare a trovarli presso la loro sede per saperne di più e conoscerli meglio. Trovai un ambiente molto semplice: un saloncino per le prove e per gli incontri, una saletta per le registrazioni, un soppalco con degli armadi per i costumi, un deposito per le scene e per l’attrezzatura di luci e fonica, ma soprattutto trovai tanta creatività e tanto spirito salesiano. Ad accogliermi c’era Armando B., fondatore e responsabile del gruppo, nonché compositore di tutte le musiche, ed altri cinque giovani. Chiesi che mi raccontassero un po’ della loro storia.
– Il nostro gruppo – intervenne Armando – si chiama LIFE, Vita! Sì, perché stiamo insieme per scoprire il senso della vita e per annunciare al mondo la gioia della vita. Siamo nati nel 1975 per il desiderio di alcuni di noi, allora quindicenni, di stare insieme, legati dall’amore per la musica. Da allora se n’è fatta di strada! Nel corso degli anni è maturato pian piano il bisogno di approfondire la nostra fede, di vivere con impegno i valori umani e cristiani ed esprimerli attraverso il linguaggio artistico. Sono nati così i nostri musical, spettacoli interamente ideati e realizzati da noi: dalle musiche ai testi, dai costumi alle scene, dalle luci alla fonica…e abbiamo inciso anche molte cassette e CD. – Puoi vedere qui alle pareti le locandine e le foto dei nostri spettacoli in tutti questi anni – aggiunse Paolo.
“Life” è stato il primo spettacolo originale che affronta il problema della droga e del dialogo in famiglia; poi c’è stato “Benvenuta Povertà” che aiuta a riflettere sul consumismo e sulla vera libertà che nasce dal distacco dalle ricchezze; la devianza giovanile e le proposte educative di Don Bosco in “Anch’io mi chiamo Giovanni”; la scelta negli ultimi nel musical “La Ragazza di Poitiers”, la cultura della vita contro la cultura della morte in “Apriti alla Vita”; la sapienza evangelica che si sovrappone a quella del mondo in “E se non fosse un Sogno?”; “Storie per Vivere”, piccole storie di oggi e di ieri alla luce della spiritualità salesiana; “3P” – Padre Pino Puglisi, la storia del sacerdote vittima della mafia; “Sulle ali dell’amore”, che presenta l’esperienza del Servo di Dio Nino Baglieri e Ciò che resta è amore, sul messaggio di San Paolo. – Ultimamente abbiamo messo in scena “Baraccopoli”, – intervenne Giuseppe – un musical che tocca il tema degli emarginati e della solidarietà. L’ultimo nato, invece, è un’opera su Papa Francesco e il suo messaggio agli uomini del nostro tempo. S’intitola “Dalla fine del mondo”. Sara lo interruppe e, mostrandomi dei DVD, aggiunse: – Vedi? Ci siamo cimentati anche nella produzione di film e, oltre alle versioni cinematografiche di “Storie per Vivere” e “Apriti alla Vita”, abbiamo realizzato altri tre film – “L’atleta di Dio, Placido e Nicolò” -, che hanno ricevuto premi e riconoscimenti particolari. Restai veramente stupefatta dinanzi al materiale che documentava tanti anni di attività, e azzardai una domanda: – Cosa vi spinge a fare tutto questo? Alessandra sorrise e rispose: – Il nostro vuole essere un modo nuovo di fare evangelizzazione, di portare la proposta cristiana nei teatri e nelle piazze. L’esperienza delle nostre tournées è sempre entusiasmante: abbiamo percorso l’Italia da un capo all’altro e siamo stati anche all’estero. Ogni volta è una carica nuova poiché nello stesso momento in cui si “annuncia” qualcosa, cresce la consapevolezza e la convinzione di ciò che proponiamo agli altri. Armando aggiunse: – Per poter dire qualcosa agli altri è indispensabile prima vivere una realtà! Per questo il nostro C.G.S. investe molto sulla formazione: ogni sabato ci si ritrova per pregare insieme ed ogni domenica abbiamo il nostro incontro formativo. Nel periodo estivo riserviamo una decina di giorni al “campo espressione”, giornate in cui si riflette sulla parola di Dio e si esprime in maniera creativa (musiche, danze, mimi…) la propria riflessione. Nei periodi dell’anno liturgico ci incontriamo per una giornata di ritiro spirituale. È una proposta, la nostra, che offriamo a tanti giovani del nostro territorio e non, di diverse fasce di età. I più grandi accompagnano i più piccoli. Molti arrivano a noi attratti dalla musica e dal desiderio di trovare amici e fare gruppo e pian piano si coinvolgono anche in un cammino di fede. – Sì – intervenne Simone – posso testimoniare con la mia storia: all’inizio venni in gruppo solo perché mi piaceva la recitazione e desideravo anche imparare a suonare uno strumento. Qui trovai l’uno e l’altro, ma soprattutto conobbi persone che mi hanno saputo ascoltare e che mi hanno mostrato un modo di vivere diverso da quello che avevo sperimentato fino a quel momento. Qui ho iniziato anche a conoscere il Vangelo.
Mi sentivo bene con loro e mi fermai a chiacchierare fino a sera. Seppi, così, di tante esperienze vissute da questi ragazzi, come quella di andare nei pub a suonare e coinvolgere i giovani clienti in dialoghi su alcuni temi che li invogliassero a riflettere sulla loro vita o quella di andare a portare aiuti ai senzatetto in serate particolarmente fredde o, ancora, quella di gestire nel quartiere un oratorio alla maniera di Don Bosco o animare degli incontri giovanili in occasione di raduni diocesani o della regione. Tornai ancora un sabato a trovarli. Era tutto un cantiere: Giuseppe animava l’incontro dei pre-adolescenti che se ne stavano stipati nella saletta di solito usata per le registrazioni, altri tre giovani dipingevano le scene dello spettacolo in programmazione, un gruppetto provava le varie voci di una canzone, mentre due erano intenti a scrivere su dei fogli. “Prepariamo l’incontro di domani sera per le famiglie – mi dissero. “Ci saranno le coppie di chi appartiene al gruppo, ma anche i genitori dei nostri ragazzi. Vogliamo coinvolgere anche loro in un cammino formativo”. Quanta vita in questo gruppo! – mi sono detta; hanno scelto veramente il nome giusto come chiamarsi: LIFE!
ADMA – Un itinerario di santificazione e apostolato secondo il carisma di don Bosco
L’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA) è stata fondata il 18 aprile 1869 da don Bosco, come secondo gruppo della sua opera, dopo i salesiani, con lo scopo di “promuovere le glorie della divina Madre del Salvatore, per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte”.
La Pia Associazione di Maria Ausiliatrice viene fondata dopo l’inaugurazione della Basilica dedicata alla Santissima Vergine, avvenuta il 9 giugno 1868 a Torino. Con l’edificazione della Basilica, don Bosco vede con i suoi occhi realizzarsi il famoso sogno del 1844, nel quale la Vergine Maria, nelle sembianze di una pastorella, gli fece vedere “una stupenda ed alta Chiesa” nel cui interno c’era “una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali stava scritto: HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA”. Moltissime persone, soprattutto del popolo, avevano contribuito con offerte alla costruzione del Santuario in segno di gratitudine per le grazie ricevute dall’Ausiliatrice. I fedeli avevano fatto “ripetute domande perché venisse iniziata una pia Associazione di divoti, i quali, uniti nel medesimo spirito di preghiera e di pietà, facessero ossequio alla gran Madre del Salvatore, invocata sotto il titolo di Ausiliatrice”. Questa richiesta popolare – fatta anche se a Torino esisteva un’antica (XII secolo) e forte devozione alla Madonna sotto il titolo della Consolata – indica che l’iniziativa veniva dall’alto.
Cupola Basilica Maria Ausiliatrice, Torino
Così si capisce anche il motivo della richiesta di approvazione dell’Associazione avanzata proprio da don Bosco: “Il sottoscritto espone umilmente a V. E. Rev.ma che pel solo desiderio di promuovere la gloria di Dio e il bene delle anime avrebbe in animo che nella chiesa di Maria Ausiliatrice, or fa un anno da V. E. consacrata al divin Culto, si iniziasse una pia unione di fedeli sotto il nome di Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice: scopo principale sarebbe di promuovere la venerazione al SS.mo Sacramento e la divozione a Maria Auxilium Christianorum: titolo che sembra tornare di vivo gradimento all’Augusta Regina del Cielo”. La sua richiesta non solo è stata accettata, ma in meno di un anno dalla fondazione (febbraio 1870) la Pia Associazione di Maria Ausiliatrice divenne eretta in Arciconfraternita. Il nome “ADMA” che don Bosco diede a questa associazione, significava Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice, dove la parola “devoti” rispecchia quanto insegnato da san Francesco di Sales: “La devozione altro non è che un’agilità e vivacità spirituale, con cui la carità compie in noi le sue operazioni, e noi operiamo mediante essa, prontamente ed affettuosamente”. Questa devozione viene ulteriormente specificata: “Don Bosco, consapevole delle nostre fatiche e fragilità, ha fatto un passo ulteriore, ancora più bello: noi non siamo devoti generici, ma Devoti di Maria Ausiliatrice. Nella sua esperienza il dono dell’amore che unisce al Padre e al Figlio (grazia) e che spinge all’azione (carità), passa esplicitamente, quasi sensibilmente, attraverso la mediazione materna di Maria”, come sottolinea il successore di don Bosco, don Ángel Fernández Artime. Don Bosco fonda l’ADMA per condividere la grazia e per diffondere e difendere la fede del popolo, irradiando nel mondo la venerazione a Gesù Eucarestia e la devozione alla Vergine Ausiliatrice, due colonne della nostra fede. Questo seme gettato dal santo è arrivato oggi a essere diffuso in 50 paesi del mondo, con circa 800 gruppi aggregati all’ADMA Primaria di Torino. Oggi nell’ADMA, alla scuola di don Bosco, si percorrono cammini di preghiera, di apostolato e di servizio, secondo uno stile familiare. Si vive e si diffonde la devozione all’Eucaristia e a Maria Ausiliatrice, valorizzando la partecipazione alla vita liturgica e alla riconciliazione. La formazione cristiana è intenta a imitare Maria nel vivere la “spiritualità del quotidiano”, cercando di coltivare in famiglia e nei propri luoghi di vita un ambiente cristiano di accoglienza e solidarietà. In occasione del 150° anno di fondazione dell’ADMA, il successore di don Bosco, nella sua lettera “Affida, confida, sorridi!”, ha lasciato all’Associazione alcune consegne. L’invito è quello di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per un rinnovato impulso evangelizzatore, ancorati alle due colonne, l’Eucarestia e la devozione a Maria Ausiliatrice, con alcune sottolineature: • di vivere un cammino di santità in famiglia, dando testimonianza principalmente con la perseveranza nell’amore tra i coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra giovani e anziani; • di prendere la Madonna in casa, imitando Maria in tutto ciò che si può; • di offrire un itinerario di santificazione e di apostolato, semplice e accessibile a tutti; • di partecipare all’Eucaristia, senza la quale non c’è via verso la santità; • di affidarsi a Maria, convinti che Lei ci prenderà “per mano” per condurci all’incontro con il suo Figlio Gesù.
I momenti privilegiati per vivere e diffondere la dimensione popolare della devozione all’Ausiliatrice e per richiedere grazie, sono le pratiche di pietà: la commemorazione del 24 di ogni mese, il rosario, la novena in preparazione della festa di Maria Ausiliatrice, la benedizione di Maria Ausiliatrice, i pellegrinaggi ai santuari mariani, le processioni, la collaborazione alla vita parrocchiale. I membri dell’ADMA fanno parte del grande albero della Famiglia Salesiana, movimento di persone promosso da don Bosco, sotto la guida di Maria Ausiliatrice, per la missione giovanile e popolare: “Dobbiamo unirci – scriveva nel 1878 – tra noi e tutti con la Congregazione… col mirare allo stesso fine e con l’usare gli stessi mezzi… come in una sola famiglia coi vincoli della carità fraterna che ci sproni ad aiutarci e sostenerci vicendevolmente a favore del nostro prossimo”. Nella Famiglia Salesiana, l’ADMA conserva il compito di sottolineare la particolare devozione eucaristica e mariana vissuta e diffusa da san Giovanni Bosco, devozione che esprime l’elemento fondante del carisma salesiano. In questa prospettiva, tra l’altro, l’ADMA promuove per tutta la Famiglia Salesiana i Congressi Internazionali di Maria Ausiliatrice, il prossimo dei quali si terrà a Fatima dal 29 agosto al 1° settembre 2024. Il titolo scelto per questo evento sarà “Io ti darò la maestra”, in ricordo del sogno dei nove anni di don Bosco, di cui si celebrerà il 200° anniversario. Per conoscere meglio l’ADMA, all’infuori del sito web admadonbosco.org, si può seguire anche il loro foglio mensile di formazione e comunione “ADMA on line” e la loro collana di libri “Quaderni di Maria Ausiliatrice”, tutte e due presenti nello stesso sito. Inoltre si può seguire anche sui canali social media Facebook e Youtube e un dépliant si può scaricare da QUI.