16 Nov 2025, Dom

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“Appello per una rinnovata fedeltà carismatica e generosità missionaria”

Cari confratelli,

un saluto fraterno e cordiale dalla storica città portuale di Genova, dove concludiamo le celebrazioni del 150° anniversario della prima spedizione missionaria. Esattamente 150 anni fa, da questo stesso porto, Don Bosco, mosso dal fuoco dell’amore apostolico, affidò il primo gruppo di missionari all’abbraccio della Divina Provvidenza e alla cura materna di Maria Ausiliatrice, mentre si imbarcavano per l’Argentina. Quel piccolo inizio è cresciuto fino a diventare un albero possente, i cui rami si estendono ora in 137 paesi, portando frutto attraverso la vita e il servizio di circa 14.000 salesiani nei cinque continenti.
Questo Giubileo è molto più di un ricordo storico del passato, è un momento profetico. Ci chiama, prima di tutto, a RENDERE GRAZIE, risvegliando in noi un profondo senso di gratitudine. Ci spinge anche a guardare avanti con coraggio, a RIPENSARE la nostra risposta alla luce della speranza e della fede, e a RILANCIARE il nostro zelo missionario, riaccendendo in noi lo stesso fuoco che ha infiammato il cuore di Don Bosco, uno spirito missionario audace, creativo e incrollabile nella fedeltà a Cristo e ai giovani.

1. Il cuore missionario di Don Bosco
            Fin dall’inizio, la vocazione di Don Bosco ha avuto un carattere intrinsecamente missionario. Il suo percorso vocazionale, iniziato con il sogno all’età di 9 anni ai Becchi, gli anni formativi a Chieri e la sua missione a Valdocco, manifestano il suo desiderio di missioni. I suoi cinque “sogni missionari” rivelano questo desiderio ardente. Questi sogni non erano semplici visioni di espansione, ma un’espressione profetica della vocazione universale della Congregazione: educare ed evangelizzare i giovani ovunque, facendo dello spirito missionario la sua stessa anima.
Quando Don Bosco inviò i primi missionari nel 1875, quel viaggio non fu solo una nuova espansione geografica, ma un’avventura spirituale e apostolica che rivelava l’essenza più profonda della nostra identità salesiana. Anche se Don Bosco rimase a Torino, visse con il cuore di un missionario, guardando costantemente verso le frontiere del mondo dove i giovani attendevano amore, educazione e fede.
Quando Don Bosco annunciò la prima spedizione missionaria, un’ondata di gioia e di zelo si diffuse a Valdocco. Don Ceria scrive: “gli atti e le parole di Don Bosco sulle Missioni avevano gettato un fermento salutare fra gli allievi e i Soci. Si videro allora moltiplicarsi le vocazioni allo stato ecclesiastico; crebbero anche sensibilmente le domande di ascriversi alla Congregazione, e un ardore nuovo di apostolato s’impadronì di molti che vi erano ascritti” (MB XI, 148). Fu un momento di Pentecoste per la Congregazione. Oggi siamo chiamati a un’altra Pentecoste. La secolarizzazione, la saturazione digitale, i disordini sociali, le ingiustizie e le guerre, a cui si aggiungono le grida dei poveri, richiedono missionari la cui presenza comunichi speranza.
Se Don Bosco e i suoi primi missionari fossero rimasti confinati a Valdocco, contenti della sicurezza, della familiarità e della tranquillità, il carisma salesiano avrebbe avuto un percorso diverso. Ma la loro santa audacia, la loro disponibilità a rischiare tutto per il Vangelo, hanno trasformato la nostra Congregazione in un segno globale dell’amore di Dio per i giovani.

2. Missionari – Profeti di speranza
            Ai nostri amati missionari sparsi in tutto il mondo: voi siete la continuazione vivente del sogno missionario di Don Bosco. Con umiltà e perseveranza, attraverso la fedeltà nelle difficoltà, in contesti di violenza e guerre, la Congregazione comunica la sua vera identità. Sacrifici nascosti ed eroici alimentano la vitalità del nostro carisma molto più di quanto si possa immaginare. La serenità con cui affrontate le sfide è una testimonianza di fede che è fonte di ispirazione per tutti. L’esperienza vissuta dai missionari è un tempestivo richiamo al fatto che la missione non è nostra, ma di Dio. È Lui che accompagna i suoi servitori con la forza silenziosa dello Spirito e la presenza materna di Maria Ausiliatrice.

3. L’urgenza missionaria dei nostri tempi
            Oggi ci troviamo a un bivio della storia. Il mondo sta cambiando rapidamente, e il grido dei giovani è più urgente che mai. Guerre, violenze, migrazioni forzate, crisi ecologiche, distrazioni digitali, intelligenza artificiale e frammentazione culturale ci interpellano quotidianamente. Papa Francesco lo ha definito crescere “in un mondo in ceneri” (Christus Vivit, 216). Le grida dei giovani di oggi assumono i “volti” concreti di Cristo che diventano una chiamata missionaria: i volti dei giovani migranti sradicati dallo sfollamento forzato; i volti dei giovani segnati dalla guerra e dalla violenza; i volti degli esclusi, intrappolati nella povertà e privati delle opportunità di lavoro e di studio; i volti di coloro che sono oppressi dalle crisi ecologiche e sociali; i volti degli abbandonati spiritualmente, schiacciati dalla solitudine, dalla disperazione o da un senso di insignificanza; e i volti dei bambini che vivono per strada o subiscono sfruttamenti. Ogni volto è una chiamata, ogni grido è una missione, e ogni giovane è Cristo stesso, che aspetta di essere amato.
Mi rivolgo oggi con un rinnovato appello missionario a ogni cuore salesiano, in ogni angolo del mondo: la missione non è finita. La missione è adesso. La vita missionaria nasce dall’intimità con il Cuore di Cristo, un cuore che “ci ha amati per primo”. Quell’amore ci chiama ad andare oltre noi stessi, per portare la gioia del Vangelo ai giovani, specialmente ai più poveri e abbandonati. Non è un compito riservato a pochi eletti; è il DNA stesso della nostra vocazione salesiana. L’articolo 30 delle nostre Costituzioni ci ricorda che la nostra Società riconosce l’opera missionaria come “lineamento essenziale della nostra Congregazione”. Perdere lo spirito missionario significherebbe perdere qualcosa di vitale dalla nostra anima. Come la Chiesa è missionaria per natura, così lo è anche ogni salesiano.

4. Appello agli Ispettori e ai Delegati dell’Animazione Missionaria
            Mentre tutti noi siamo custodi del sogno missionario di Don Bosco, a voi è affidato il compito speciale di risvegliare e promuovere lo spirito missionario all’interno delle vostre Ispettorie. Siate audaci nel vostro incoraggiamento. Siate attenti nei processi di discernimento e generosi nell’accompagnamento. Sentiamoci impegnati in questo cammino, sapendo che la presenza di Salesiani appassionati e preparati che si offrono per andare in missione richiede un grande sacrificio alle Ispettorie.
Vorrei ricordare l’appello missionario lanciato da don Ricceri nel 1972, un appello che continua a ispirarci e a sfidarci ancora oggi:

Con questa lettera, in un momento decisivo della storia e della vita della Congregazione, intendo rivolgere un invito solenne, sentito e formale a tutta la Congregazione affinché, risvegliando le migliori energie e unendo le forze di tutti i Salesiani che amano la Congregazione, possa avvenire un RINNOVAMENTO concreto, coraggioso ed entusiasta del nostro SPIRITO e della nostra AZIONE missionaria.

Mentre rendiamo grazie per questo cammino di dedizione e zelo pastorale missionario, ripensiamo e rilanciamo il nostro impegno missionario, personalmente e come Congregazione. Ripensare significa aprire i nostri cuori per ascoltare nuovamente la voce dello Spirito, che ci chiama a lasciare le nostre zone di comfort e ad abbracciare la radicalità del Vangelo. Rilanciare significa ricominciare con fiducia, senza contare le nostre debolezze, ma riponendo la nostra fede in Colui che chiama. Come ci ricorda Papa Francesco: “La Chiesa cresce per attrazione” (Evangelii Gaudium, 14) grazie alla testimonianza di coloro che hanno incontrato Cristo, la cui presenza irradia gioia. Il futuro della nostra Congregazione dipende proprio da questa capacità di andare avanti con passione e coraggio, lasciandoci attrarre verso le frontiere dove Cristo desidera essere incontrato e annunciato.
Cari confratelli, siamo tutti chiamati a prendere sul serio questo appello. Come nella parabola dei cinque pani e dei due pesci, Don Bosco, con le risorse e il personale limitati nel 1875, pur sapendo che la Congregazione era ancora piccola e fragile con soli 171 Salesiani, inviò dei missionari. Egli non confidava nei numeri, ma nella Provvidenza di Dio e nell’aiuto infallibile di Maria. Quella stessa fede e quello stesso fuoco devono infiammare i nostri cuori oggi.
Cari giovani salesiani, vi invito a un discernimento coraggioso, orante e sincero, che permetta allo Spirito di indicare la strada e vi dia il coraggio di seguirlo. Come Maria, la prima missionaria, che si affrettò a portare Cristo agli altri, anche noi permettiamo alla presenza di Cristo nei nostri cuori di guidarci, pieni di gioia e speranza, ad essere segni e portatori del Vangelo ai giovani, specialmente a quelli più bisognosi.
Per la prossima 157ª spedizione missionaria lancio un appello a confratelli generosi, pronti ad essere inviati nelle periferie dove Cristo già attende:

– Africa: Nord Africa (CAN), Africa meridionale (AFM), Africa occidentale (AON, AOS), Mozambico (MOZ).
– Sud America: Uruguay, Paraguay, Argentina, Cile, Bolivia.
– Europa: Romania-Moldavia, Albania-Kosovo-Montenegro, Sardegna, Slovenia, Ungheria.
– Medio Oriente: Siria, Libano, Israele, Egitto (MOR).
– Asia: Mongolia, Pakistan, Nepal, Bangladesh, Cambogia.
– Vicariati apostolici: Baku (Azerbaigian), Chaco Paraguayo (Paraguay), Gambella (Etiopia), Méndez (Ecuador), Mixes (Messico), Petén (Guatemala), Pucallpa (Perù), Puerto Ayacucho (Venezuela).
– Nuove frontiere: Grecia, Vanuatu, Niger.

“La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi” (Lc 10,2). Cari confratelli, non temiamo di rispondere a questa chiamata. Il Signore che chiama è anche il Signore che dona la grazia, la forza e la gioia.
Mentre chiudiamo questo Anno Giubilare della Speranza, affido questo rinnovato appello missionario a Maria Ausiliatrice, nostra madre e guida. Possa lei intercedere per ciascuno di noi, affinché la Congregazione Salesiana continui a respirare con polmoni missionari e ogni confratello possa riscoprire la gioia di essere inviato, la gioia di essere salesiano e la gioia di donare la propria vita per Cristo e per i giovani.

Con affetto fraterno e incoraggiamento,

Prot. 25/0405
Valdocco – Genova, 14 novembre 2025

P. Fabio ATTARD

Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco