Cardinali salesiani

Durante la storia della Congregazione Salesiana, i papi hanno scelto alcuni suoi membri come cardinali, cioè come suoi collaboratori più stretti, nel governo della Chiesa Universale. Motivo sempre di gioia e di tristezza: gioia per l’apprezzamento del servizio svolto da certi salesiani, tristezza perché la Congregazione deve far a meno di uno dei suoi più preziosi membri.

Il nome di “cardinale” deriva dal latino e significa “cardine”, cioè un punto attorno al quale gira di solito una porta. O forse si può capire meglio se ricordiamo le virtù cardinali, ossia le virtù attorno le quali ruotano tutte le altre virtù umane.
I cardinali sono le persone che hanno ricevuto il sacramento dell’ordine e che sono chiamate dal Papa a svolgere una missione accanto a lui nella Chiesa Universale, sia individualmente sia collegialmente. Ricoprono i più importanti incarichi nella Curia romana.
La loro importanza sta anche nel fatto che sono coloro che hanno la missione di eleggere il nuovo pontefice (si tratta solo degli elettori, cioè quelli che non hanno compiuto 80 anni), con il Collegio Cardinalizio riunito in Conclave, quando si verifica la Sede Vacante.
Ci sono tre gruppi di cardinali: Cardinali-vescovi, che sono i titolari delle diocesi suburbicarie (fuori dalle mura di Roma o nel circondario della città) e, per decisione successiva al Concilio Vaticano II, i patriarchi orientali elevati al cardinalato (che conservano il titolo della propria sede patriarcale); Cardinali-presbiteri – i più numerosi –, e i Cardinali-diaconi. A questi ultimi due ordini si assegnano rispettivamente titoli o diaconie (chiese) a Roma. Questi titoli onorifici rispecchiano la vicinanza che devono avere rispetto al Papa.
I Cardinali-vescovi sono di solito 6 (ci sono 6 Sedi suburbicarie), però oggi, in virtù di una dispensa papale, vengono nominati altri 4 Cardinali-vescovo ad personam (senza che il titolo cardinalizio sia elevato a titolo episcopale) e altri 2 patriarchi, in totale 12, dei quali 6 sono elettori.
I Cardinali-presbiteri sono 182, dei quali 97 sono elettori.
I Cardinali-diaconi sono 27, dei quali 16 sono elettori.
In totale sono 221 cardinali, dei quali 119 sono elettori.

Di solito i cardinali si scelgono tra i vescovi, gli arcivescovi, i metropoliti o i patriarchi, ma ci sono state nomine anche fra i sacerdoti. Papa san Giovanni Paolo II ha nominato 9 sacerdoti come cardinali, papa Benedetto XVI ha nominato 5 sacerdoti come cardinali e papa Francesco finora ha nominato 8 sacerdoti come cardinali, 10 se consideriamo l’ultimo annuncio del 9 luglio.

Il primo salesiano ad essere elevato alla dignità cardinalizia è stato l’arcivescovo Giovanni Cagliero, il 6 dicembre del 1915. Dopo di lui, altri 18 salesiani hanno ricevuto la berretta cardinalizia e il ventesimo, don Ángel FERNÁNDEZ ARTIME, la riceverà il prossimo 30 settembre. Lui è il primo Rettor Maggiore a ricevere la porpora cardinalizia.
Per molti che guardano dall’esterno la prima cosa che vedono è la dignità che implica; ma anche se è reale, papa Francesco ricorda che non è un privilegio, ma è un servizio, e il colore rosso significa che deve essere svolto fino all’effusione del sangue. Ed è un servizio non specificato che richiede la disponibilità totale. Ad Abramo, Dio ha chiesto di mettersi in cammino senza specificare dove andrà, per provare la sua fede; similmente succede anche ai nuovi cardinali.

Auguriamo al nostro Rettor Maggiore, don Ángel tante grazie dal Signore che lo guidi nella nuova missione e gli assicuriamo la nostra preghiera.

Nella speranza di far conoscere sempre più i cardinali salesiani, presentiamo di seguito l’elenco di tutti questi porporati con le date e gli incarichi più importanti che hanno avuto o che continuano a ricoprire fino ad oggi.

Giovanni CAGLIERO  
Nato 11.01.1838, Castelnuovo d’Asti, Italia
Ordinato sacerdote 14.06.1862
Consacrato Vescovo 07.12.1884
Creato Cardinale 06.12.1915
Stemma  
Motto Recto fixus Calli ero
Vicario Apostolico della Patagonia Settentrionale (Argentina) 30.09.1884 – 24.03.1904
Vescovo titolare di Magyddus 30.10.1884 – 24.03.1904
Arcivescovo titolare di Sebastia 24.03.1904 – 06.12.1915
Delegato apostolico in Costa Rica, Nicaragua e Honduras 07.08.1908 – 06.12.1915
Cardinale-Parroco di S. Bernardo alle Terme 09.12.1915 – 16.12.1920
Cardinale vescovo di Frascati 16.12.1920 – 28.02.1926
Fu ispettore per 2 anni, vescovo per 41 anni di cui 10 Cardinale  
Morto 28.02.1926, Roma, Italia, † 88
   
Agosto HLOND, Venerabile  
Nato 05.07.1881, Brzęczkowice, Polonia
Ordinato sacerdote 23.09.1905
Consacrato Vescovo 03.01.1926
Creato Cardinale 20.06.1927
Stemma  
Motto Da mihi animas cetera tolle
Amministratore apostolico dell’Alta Slesia (Polonia) 07.11.1922 – 28.10.1925
Vescovo di Katowice (Polonia) 28.10.1925 – 24.06.1926
Presidente della Conferenza Episcopale della Polonia 1926 – 22.10.1948
Arcivescovo metropolita di Poznań (Polonia) 24.06.1926 – 03.05.1946
Arcivescovo metropolita di Gniezno (Polonia) 24.06.1926 – 22.10.1948
Cardinale-Presbitero di S. Maria della Pace 22.12.1927 – 22.10.1948
Fondatore della Società di Cristo per gli immigrati polacchi 08.09.1932
Arcivescovo metropolita di Warszawa (Polonia) 13.06.1946 – 22.10.1948
Cardinale e religioso dei Salesiani di San Giovanni Bosco  
Servus Dei. Fu per 3 anni ispettore, per 3 anni amministratore apostolico, per 23 anni Arcivescovo di Warszawa e per 21 anni Cardinale primate di Polonia. E’ in corso la causa di canonizzazione  
Morto 22.10.1948, Varsavia, Polonia, † 67
   
Raúl SILVA HENRÍQUEZ  
Nato 27.09.1907, Talca, Chile
Ordinato sacerdote 03.07.1938
Consacrato Vescovo 29.11.1959
Creato Cardinale 19.03.1962
Stemma  
Motto Caritas christi urget nos
Vescovo di Valparaíso (Cile) 24.10.1959 – 14.05.1961
Arcivescovo metropolita di Santiago (Cile) 14.05.1961 – 03.05.1983
Presidente di Caritas Internationalis 1962 – 1965
Cardinale-Presbitero di S. Bernardo alle Terme 22.03.1962 – 09.04.1999
Presidente della Conferenza episcopale del Cile 1963 – 1968
Presidente della Conferenza Episcopale del Cile 1972 – 1976
Fu vescovo di Valparaiso per 3 anni, arcivescovo di Santiago del Cile per 11 anni e cardinale per 22 anni  
Morto 09.04.1999, Santiago, Chile, † 91
   
Stepán TRÓCHTA  
Nato 26.03.1905, Francova Lhota, Repubblica Ceca
Ordinato sacerdote 29.06.1932
Consacrato Vescovo 16.11.1947
Creato Cardinale in pectore 28.04.1969
Rivelato come cardinale 05.03.1973
Stemma  
Motto Actio sacrificium caritas
Vescovo di Litoměřice (Cechia) 27.09.1947 – 06.04.1974
Cardinale-Presbitero di S. Giovanni Bosco in Via Tuscolana 12.04.1973 – 06.04.1974
Fu vescovo di Litoměřice (Cechia) per 26 anni e Cardinale per 5 anni  
Morto 06.04.1974, Litoměřice, Repubblica Ceca, † 69
   
Ignacio Antonio VELASCO GARCÍA  
Nato 17.01.1929, Acarigua, Venezuela
Ordinato sacerdote 17.12.1955
Consacrato Vescovo 06.01.1990
Creato Cardinale 21.02.2001
Stemma  
Motto Servus Christi pro fratribus
Vescovo titolare di Utimmira 23.10.1989 – 27.05.1995
Vicario apostolico di Puerto Ayacucho (Venezuela) 23.10.1989 – 27.05.1995
Amministratore Apostolico di San Fernando de Apure (Venezuela) 27.05.1992 – 12.07.1994
Arcivescovo metropolita di Caracas (Venezuela) 27.05.1995 – 06.07.2003
Cardinale-Presbitero di S. Maria Domenica Mazzarello 21.02.2001 [24.05.2001] – 06.07.2003
Fu ispettore per 6 anni, consigliere regionale per 6 anni, vescovo per 13 anni, e Cardinale per 2 anni  
Morto 06.07.2003, Caracas, Venezuela, † 74
   
Alfons Maria STICKLER  
Nato 23.08.1910, Neunkirchen, Austria
Ordinato sacerdote 27.03.1937
Consacrato Vescovo 01.11.1983
Creato Cardinale 25.05.1985
Stemma  
Motto Omnia et in omnibus Christus
Rettore Magnifico dell’Ateneo Pontificio Salesiano 1958 – 1966
Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana 1971 – 07.09.1983
Arcivescovo titolare di Bolsena 07.09.1983 – 25.05.1985
Pro-Librario della Biblioteca Apostolica Vaticana 07.09.1983 – 27.05.1985
Pro-Archivista dell’Archivio Segreto Vaticano 09.07.1984 – 27.05.1985
Cardinale-diacono di S. Giorgio in Velabro 25.05.1985 – 29.01.1996
Archivista dell’Archivio Segreto Vaticano 27.05.1985 – 01.07.1988
Bibliotecario della Biblioteca Apostolica Vaticana 27.05.1985 – 01.07.1988
Cardinale-Parroco di S. Giorgio in Velabro 29.01.1996 – 12.12.2007
Fu Arcivescovo titolare di Bolsena per 2 anni e Cardinale per 22 anni  
Morto 12.12.2007, Stato della Città del Vaticano, † 97
   
Rosalio José CASTILLO LARA  
Nato 04.09.1922, San Casimiro, Venezuela
Ordinato sacerdote 04.09.1949
Consacrato Vescovo 24.05.1973
Creato Cardinale 25.05.1985
Stemma  
Motto Misericordia et veritas
Vescovo coadiutore di Trujillo (Venezuela) 26.03.1973 – 05.10.1981
Vescovo titolare di Præcausa 26.03.1973 – 26.05.1982
Segretario della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico 12.02.1975 – 22.05.1982
Presidente della Commissione disciplinare della Curia romana 05.10.1981 – 1990
Pro-Presidente della Pontificia Commissione per l’Interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico 22.05.1982 – 18.01.1984
Arcivescovo titolare di Præcausa 26.05.1982 – 25.05.1985
Pro-Presidente della Pontificia Commissione per l’Interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico 18.01.1984 – 27.05.1985
Cardinale-diacono di Nostra Signora di Coromoto in S. Giovanni di Dio 25.05.1985 – 29.01.1996
Presidente del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi 27.05.1985 – 06.12.1989
Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica 06.12.1989 – 24.06.1995
Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano 31.10.1990 – 14.10.1997
Cardinale-Presbitero di Nostra Signora di Coromoto in S. Giovanni di Dio 29.01.1996 – 16.10.2007
Fu presidente della Commissione Pontificia per lo Stato della Città del Vaticano per 7 anni  
Morto 16.10.2007, Caracas, Venezuela, † 85
   
Miguel OBANDO BRAVO  
Nato 02.02.1926, La Libertad, Nicaragua
Ordinato sacerdote 10.08.1958
Consacrato Vescovo 31.03.1968
Creato Cardinale 25.05.1985
Stemma  
Motto Omnibus omnia factus
Vescovo titolare di Putia in Byzacena 18.01.1968 – 16.02.1970
Vescovo ausiliare di Matagalpa (Nicaragua) 18.01.1968 – 16.02.1970
Arcivescovo metropolita di Managua (Nicaragua) 16.02.1970 – 01.04.2005
Presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua 1971 – 1975
Presidente del Segretariato episcopale dell’America centrale e di Panama 1976 – 1981
Presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua 1979 – 1983
Presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua 1985 – 1989
Cardinale-Presbitero di S. Giovanni Evangelista a Spinaceto 25.05.1985 – 03.06.2018
Presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua 1993 – 1997
Presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua 1999 – 2005
Fu per 2 anni Vescovo ausiliare di Matagalfa, per 15 anni Vescovo di Managua, per 15 anni Cardinale  
Morto 03.06.2018, Managua, Nicaragua, † 92
   
Antonio María JAVIERRE ORTAS  
Nato 21.02.1921, Siétamo, Spagna
Ordinato sacerdote 24.04.1949
Consacrato Vescovo 29.06.1976
Creato Cardinale 28.06.1988
Stemma  
Motto Ego vobiscum sum
Rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana 1971 – 1974
Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica 20.05.1976 – 26.05.1988
Arcivescovo titolare di Meta 20.05.1976 – 28.06.1988
Cardinale-diacono di S. Maria Liberatrice a Monte Testaccio 28.06.1988 – 09.01.1999
Archivista dell’Archivio Segreto Vaticano 01.07.1988 – 24.01.1992
Bibliotecario della Biblioteca Apostolica Vaticana 01.07.1988 – 24.01.1992
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti 24.01.1992 – 21.06.1996
Cardinale-Presbitero di S. Maria Liberatrice a Monte Testaccio 09.01.1999 [24.04.1999] – 01.02.2007
Fu arcivescovo titolare di Meta per 12 anni e Cardinale per 18 anni  
Morto 01.02.2007, Roma, Italia, † 85
   
Óscar Andrés RODRÍGUEZ MARADIAGA  
Nato 29.12.1942, Tegucigalpa, Honduras
Ordinato sacerdote 28.06.1970
Consacrato Vescovo 08.12.1978
Creato Cardinale 21.02.2001
Stemma  
Motto Mihi vivere Christus est
Vescovo titolare di Pudentiana 28.10.1978 – 08.01.1993
Vescovo ausiliare di Tegucigalpa (Honduras) 28.10.1978 – 08.01.1993
Segretario Generale della Conferenza Episcopale dell’Honduras 1980 – 1988
Amministratore Apostolico di Santa Rosa de Copán (Honduras) 1981 – 27.01.1984
Segretario generale del Consiglio episcopale latinoamericano 1987 – 1991
Amministratore Apostolico di San Pedro Sula (Honduras) 1993 – 11.11.1994
Arcivescovo metropolita di Tegucigalpa (Honduras) 08.01.1993 – 26.01.2023
Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano 1995 – 1999
Presidente della Conferenza episcopale dell’Honduras 1996 – 13.06.2016
Cardinale-Presbitero di S. Maria della Speranza 21.02.2001 [27.05.2001] – …
Presidente di Caritas Internationalis 05.06.2007 [09.06.2007] – 15.05.2015
Coordinatore del Consiglio dei Cardinali 13.04.2013 – 07.03.2023
Cardinale emerito 2023
Anni 80
   
Tarcisio BERTONE  
Nato 02.12.1934, Romano Canavese, Italia
Ordinato sacerdote 01.07.1960
Consacrato Vescovo 01.08.1991
Creato Cardinale 21.10.2003
Stemma  
Motto Fidem custodire concordiam servare
Rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana 01.06.1989 – 04.06.1991
Arcivescovo metropolita di Vercelli (Italia) 04.06.1991 – 13.06.1995
Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede 13.06.1995 – 10.12.2002
Arcivescovo metropolita di Genova (Italia) 10.12.2002 – 29.08.2006
Cardinale-Presbitero di S. Maria Ausiliatrice in Via Tuscolana 21.10.2003 [24.03.2004] – 10.05.2008
Segretario di Stato della Segreteria di Stato 15.09.2006 – 15.10.2013
Presidente della Commissione Interdicasteriale sulle Chiese particolari 15.09.2006 – 15.10.2013
Presidente della Commissione Interdicasteriale per la Chiesa nell’Europa Orientale 15.09.2006 – 15.10.2013
Cardinale Protettore della Pontificia Accademia Ecclesiastica 15.09.2006 – 15.10.2013
Membro della Commissione cardinalizia di vigilanza sull’Istituto per le Opere di Religione 14.10.2006 – .03.2008
Camerlengo di Santa Romana Chiesa della Camera Apostolica 04.04.2007 – 20.12.2014
Presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza sull’Istituto per le Opere di Religione 03.2008 – 15.01.2014
Cardinale vescovo di Frascati 10.05.2008 [03.10.2009] – …
Cardinale Camerlengo emerito di S.R.C. 2014
Anni 88
   
Giuseppe ZEN ZE-KIUN  
Nato 13.01.1932, Shanghai, Cina
Ordinato sacerdote 11.02.1961
Consacrato Vescovo 09.12.1996
Creato Cardinale 24.03.2006
Stemma  
Motto Ipsi cura est
Cardinale-Presbitero di S. Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca  
Vescovo coadiutore di Hong Kong 13.09.1996 – 23.09.2002
Vescovo di Hong Kong 23.09.2002 – 15.04.2009
Cardinale-Presbitero di S. Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca 24.03.2006 [31.05.2006] – …
Cardinale emerito di Hong Kong  
Anni 91
   
Raffaele FARINA  
Nato 24.09.1933, Buonalbergo, Italia
Ordinato sacerdote 01.07.1958
Consacrato Vescovo 16.12.2006
Creato Cardinale 24.11.2007
Stemma  
Motto Dominus spes nostra
Rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana 1977 – 1983
Segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche 1981 – 1989
Sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura 1986 – 1991
Rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana 1991 – 1997
Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana 25.05.1997 – 25.06.2007
Vescovo titolare di Oderzo 15.11.2006 – 25.06.2007
Arcivescovo titolare di Oderzo 25.06.2007 – 24.11.2007
Archivista dell’Archivio Segreto Vaticano 25.06.2007 – 09.06.2012
Bibliotecario della Biblioteca Apostolica Vaticana 25.06.2007 – 09.06.2012
Cardinale-diacono di S. Giovanni della Pigna 24.11.2007 [05.04.2008] – 19.05.2018
Presidente della Pontificia Commissione di Riferimento per l’Istituto per le Opere di Religione 24.06.2013 – 22.05.2014
Cardinale-Presbitero di S. Giovanni della Pigna 19.05.2018 – …
Cardinale emerito 2014
Anni 89
   
Angelo AMATO  
Nato 08.06.1938, Molfetta, Italia
Ordinato sacerdote 22.12.1967
Consacrato Vescovo 06.01.2003
Creato Cardinale 20.11.2010
Stemma  
Motto Sufficit gratia mea
Prorettore dell’Università Pontificia Salesiana 01.10.1991 – 02.12.1991
Prelato-Segretario della Pontificia Accademia di Teologia 1999 – 19.12.2002
Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede 19.12.2002 – 09.07.2008
Arcivescovo titolare della Sila 19.12.2002 – 20.11.2010
Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi 09.07.2008 – 31.08.2018
Cardinale diacono di S. Maria in Aquiro 20.11.2010 [11.02.2011] – 03.05.2021
Cardinale-Presbitero di S. Maria in Aquiro 03.05.2021 – …
Cardinale emerito 2018
Anni 85
   
Ricardo EZZATI ANDRELLO  
Nato 07.01.1942, Campiglia dei Berici, Italia
Ordinato sacerdote 18.03.1970
Consacrato Vescovo 08.09.1996
Creato Cardinale 22.02.2014
Stemma  
Motto Para evangelizar
Vescovo di Valdivia (Cile) 28.06.1996 – 10.07.2001
Vescovo titolare di La Imperial 10.07.2001 – 27.12.2006
Vescovo ausiliare di Santiago (Cile) 10.07.2001 – 27.12.2006
Arcivescovo metropolita di Concepción (Cile) 27.12.2006 – 15.12.2010
Presidente della Conferenza episcopale del Cile .11.2010 – 11.11.2016
Arcivescovo metropolita di Santiago (Cile) 15.12.2010 – 23.03.2019
Cardinale-Presbitero del SS. Redentore a Valmelaina 22.02.2014 [11.10.2014] – …
Cardinale emerito 2019
Anni 81
   
Carlo MAUNG BO  
Nato 29.10.1948, Mohla, Myanmar
Ordinato sacerdote 09.04.1976
Consacrato Vescovo 16.12.1990
Creato Cardinale 14.02.2015
Stemma  
Motto Omnia possum in Eo
Amministratore Apostolico di Lashio (Myanmar) 1985 – 1986
Prefetto apostolico di Lashio (Myanmar) 1986 – 07.07.1990
Vescovo di Lashio (Myanmar) 07.07.1990 – 13.03.1996
Vescovo di Pathein (Myanmar) 13.03.1996 – 24.05.2003
Presidente della Conferenza episcopale cattolica di Myanmar 2000 – 2006
Arcivescovo metropolita di Yangon (Myanmar) 24.05.2003 – …
Cardinale-Presbitero di S. Ireneo a Centocelle 14.02.2015 [21.10.2015] – …
Presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia 16.11.2018 [01.01.2019] – …
Presidente della Conferenza episcopale del Myanmar 2020 – …
Amministratore Apostolico di Myitkyina (Myanmar) 18.11.2020 – …
Anni 74
   
Daniel Fernando STURLA BERHOUET  
Nato 04.07.1959, Montevideo, Uruguay
Ordinato sacerdote 21.11.1987
Consacrato Vescovo 04.03.2012
Creato Cardinale 14.02.2015
Stemma  
Motto Servir al Señor con alegría
Vescovo titolare di Phelbes e 10.12.2011 – 11.02.2014
Vescovo ausiliare di Montevideo (Uruguay) 10.12.2011 – 11.02.2014
Arcivescovo Metropolita di Montevideo (Uruguay) 11.02.2014 – …
Cardinale-Presbitero di S. Galla 14.02.2015 [17.05.2015] – …
Vicepresidente della Conferenza episcopale dell’Uruguay 16.11.2021 [01.04.2022] – …
Anni 64
   
Cristóbal LÓPEZ ROMERO  
Nato 19.05.1952, Vélez-Rubio, Spagna
Ordinato sacerdote 19.05.1979
Consacrato Vescovo 10.03.2018
Creato Cardinale 05.10.2019
Stemma  
Motto Adveniat Regnum Tuum
Arcivescovo di Rabat (Marocco) 29.12.2017 – …
Amministratore Apostolico di Tánger (Marocco) 24.05.2019 – 25.02.2022
Cardinale-Presbitero di S. Leone I 05.10.2019 [16.02.2020] – …
Presidente della Conferenza Episcopale Regionale del Nord Africa 15.02.2022 – …
Anni 71
   
Virgilio DO CARMO DA SILVA  
Nato 27.11.1967, Venilale, Timor-Este
Ordinato sacerdote 18.12.1998
Consacrato Vescovo 19.03.2016
Creato Cardinale 27.08.2022
Stemma  
Motto Ad Deum Patrem Omnipotentem
Vicepresidente della Conferenza Episcopale di Timor 2016 – …
Vescovo di Díli (Timor Est) 30.01.2016 – 11.09.2019
Arcivescovo Metropolita di Díli (Timor Est) 11.09.2019 – …
Cardinale-Presbitero di S. Alberto Magno 27.08.2022 [07.05.2023] – …
Anni 55
   
Ángel FERNÁNDEZ ARTIME  
Nato 21.08.1960, Gozón-Luanco, Spagna
Ordinato sacerdote 04.07.1987
Creato Cardinale 30.09.2023
Consacrato Vescovo 2024 – ?
Stemma  
Motto Sufficit tibi gratia mea
Anni 63



Stemma del cardinal Ángel Fernández Artime

Presentiamo la Stemma di Sua Eminenza Reverendissima, il signor cardinale Ángel FERNÁNDEZ ARTIME SdB, Rettor Maggiore della Pia Società di San Francesco di Sales (Salesiani di don Bosco).

Ogni clerico che viene nominato dal papa come cardinale deve comporsi uno stemma che lo rappresenti.
Uno stemma non è una semplice formalità tradizionale. Rappresenta lo più importante per una persona, una famiglia o un’istituzione, e permette la identificazione al largo dello spazio e del tempo. Sono apparse, secondo alcune ricerche, nella epoca delle Crociate, quando i cavalieri cristiani le applicavano sugli abiti, sulle bardature dei cavalli, sugli scudi e sugli stendardi, per riconoscere chiaramente gli alleati e gli avversari. Dopo, sono diversificate e sono passate alle famiglie nobiliari e anche nella Chiesa, tanto che è apparsa anche una scienza, araldica, che si occupa del loro studio.
Nella Chiesa, gli stemmi ecclesiastici sono stati standardizzati nel 1905, dal papa san Pio X, nel motu proprio “Inter multiplices cura”. Così, uno stemma ecclesiastico comprende uno scudo personale (blasone), numerosi ornamenti esterni che riprendono le insegne delle dignità a cui si riferiscono (quello del cardinale è un galero rosso con 15 nappe rosse), e un motto personale, di solito in latino, come una dichiarazione di fede. Gli elementi dello stemma fanno riferimenti al nome del titolare, alle sue origini, alla sua sede e ai simboli religiosi che richiamano messaggi teologici e valori spirituali o sintetizzano ideali di vita e programmi pastorali.

BLASONATURA
“D’argento, cappato[i] di azzurro. Nel I alla caratteristica figura di Gesù buon Pastore, presente nelle Catacombe di San Callisto, in Roma, il tutto al naturale[ii]; Nel II al monogramma MA, d’oro, timbrato[iii] da una corona dello stesso; nel III all’ancora di due uncini[iv], d’argento, cordata di rosso. Lo scudo è timbrato da un cappello[v] con cordoni e nappe di rosso. Le nappe, in numero di trenta, sono disposte quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5[vi], Sotto lo scudo, nella lista d’argento, il motto in lettere maiuscole di nero: “SUFFICIT TIBI GRATIA MEA”.

ESEGESI
“L’uomo medievale (…) vive in una ‘foresta di simboli’. L’ha detto sant’Agostino: il mondo si compone di ‘signa’ e di ‘res’, di segni, ossia di simboli, e di cose. Le ‘res’ che sono la vera realtà restano nascoste; l’uomo afferra solo dei segni. Il libro essenziale, la Bibbia, racchiude una struttura simbolica. A ciascun personaggio, a ciascun avvenimento del Vecchio Testamento corrisponde un personaggio, un avvenimento del Nuovo Testamento. L’uomo medievale è continuamente impegnato a ‘decifrare’, e questo rafforza la sua dipendenza dai chierici, dotti nel campo del simbolismo. Il simbolismo presiede all’arte e in particolare all’architettura in cui la chiesa è prima di tutto una struttura simbolica. S’impone in politica, dove il peso delle cerimonie simboliche come la consacrazione del re è considerevole, dove le bandiere, le armi, gli emblemi, hanno un’importanza fondamentale. Regna in letteratura, dove spesso assume la forma dell’allegoria”[vii].
Gesti e simboli rimandano, quindi, a qualche cosa di più profondo: a un messaggio, a un valore, a un’idea che oltrepassa il segno stesso.

“Nella vita umana segni e simboli occupano un posto importante. In quanto essere corporale e spirituale insieme, l’uomo esprime e percepisce le realtà spirituali attraverso segni e simboli materiali. In quanto essere sociale, l’uomo ha bisogno di segni e simboli per comunicare con gli altri per mezzo del linguaggio, di gesti, di azioni. La stessa cosa avviene nella sua relazione con Dio”[viii].

“Il dotto e famoso araldista Goffredo di Crollalanza in Genesi e Storia del Linguaggio Blasonico (1876) tra l’altro scrive; ‘L’araldica ebbe la cavalleria per autore, il bisogno per movente, il trofeo per scopo, i tornei e le crociate per occasione, il campo di battaglia per culla, l’armatura per campo, il disegno per mezzo, il simbolo per ausiliare, il creato per materia, l’ideologia per concetto, il blasone per conseguenza. Ed aggiunge: ‘Il blasone non è l’illustrazione; come la mente non è l’anima, ma la manifestazione dell’anima”[ix].

“L’araldica è un linguaggio complesso e particolare costituito da una miriade di figure e lo stemma è un contrassegno che deve esaltare una particolare impresa, un fatto importante, un’azione da perpetuare.

Questa scienza documentaria della storia dapprima era riservata ai cavalieri ed ai partecipanti ai fatti d’armi, sia guerreschi che sportivi, che si rendevano riconoscibili grazie allo stemma, posto sullo scudo, sull’elmo, sulla bandiera e anche sulla gualdrappa, rappresentante l’unico modo per distinguersi gli uni dagli altri.

L’araldica dei cavalieri venne quasi subito imitata dalla Chiesa, anche se gli enti ecclesiastici in periodo pre-araldico avevano già propri segni distintivi, tanto che al sorgere dell’araldica, nel secolo XII, tali figure assunsero i colori e l’aspetto propri di quella simbologia.

L’araldica ecclesiastica al nostro tempo è viva, attuale e largamente utilizzata. Per un prelato, tuttavia, l’uso di uno stemma deve oggi essere definito quale simbolo, figura allegorica, espressione grafica, sintesi e messaggio del suo ministero.

Occorre ricordare che agli ecclesiastici fu sempre vietato l’esercizio della milizia e il porto delle armi e per tale motivo non si sarebbe dovuto adottare il termine ‘scudo’ o ‘arme’ propri dell’araldica; tuttavia va detto che sino a tempi recenti gli ecclesiastici usavano il loro stemma di famiglia, molto spesso privo di qualunque simbologia religiosa.

La stessa simbologia della Chiesa Romana è attinta dal Vangelo ed è rappresentata dalle chiavi consegnate da Cristo all’apostolo Pietro.

L’araldica ecclesiastica al nostro tempo è viva, attuale e largamente utilizzata. Per un porporato, l’uso di uno stemma deve oggi essere definito quale simbolo, figura allegorica, espressione grafica, sintesi e messaggio del suo ministero”[x].

Nel primo periodo gli stemmi ecclesiastici risultavano con lo scudo timbrato dalla mitria con le infule svolazzanti; con il passare del tempo si consoliderà, invece, alla sommità dello scudo il cappello prelatizio con i cordoni e i vari ordini di nappe o fiocchi, di diverso numero secondo la dignità, il tutto di verde se vescovi, arcivescovi e patriarchi, il tutto di rosso se cardinali di Santa Romana Chiesa.

Annotiamo, inoltre, che con “L’Istruzione sulle vesti, i titoli e gli stemmi dei cardinali, dei vescovi e dei prelati inferiori” del 31 marzo 1969, a firma del cardinale segretario di Stato Amleto Cicognani, all’art. 28 si recita testualmente: “Ai cardinali e ai vescovi è permesso l’uso dello stemma. La configurazione di tale stemma dovrà essere conforme alle norme che regolano l’araldica e risultare opportunamente semplice e chiaro. Dallo stemma si tolgono sia il pastorale che la mitra”[xi].

Nel successivo art. 29 si precisa che ai cardinali è permesso di far apporre il proprio stemma sulla facciata della chiesa che è attribuita loro come titolo o diaconia.

Gli eccellentissimi e reverendissimi vescovi timbrano, infatti, lo scudo, accollato ad una croce astile semplice (a una traversa), d’oro, trifogliata, posta in palo, con il cappello, cordoni e nappe di verde. I fiocchi in numero di dodici sono disposti sei per parte, in tre ordini di 1, 2, 3.

Gli eccellentissimi e reverendissimi arcivescovi timbrano lo scudo, accollato ad una croce astile patriarcale d’oro, trifogliata, posta in palo, con il cappello, cordoni e nappe di verde. I fiocchi, in numero di venti, sono disposti dieci per parte, in quattro ordini di 1, 2, 3, 4.

Gli eccellentissimi e reverendissimi patriarchi timbrano lo scudo, accollato ad una croce astile patriarcale d’oro, trifogliata, posta in palo, con il cappello, cordoni e nappe di verde. I fiocchi, in numero di trenta, sono disposti quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5[xii].

Gli eminentissimi e reverendissimi signori cardinali di Santa Romana Chiesa timbrano lo scudo, accollato ad una croce astile patriarcale d’oro, trifogliata, posta in palo, con il cappello, cordoni e nappe di rosso. I fiocchi in numero di trenta sono disposti quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5.

L’origine e l’uso dei cappelli di verde, per i patriarchi, arcivescovi e vescovi, si vuole derivato dalla Spagna, dove, nel Medioevo, i prelati usavano un cappello di verde. Per tale motivo gli scudi dei vescovi, arcivescovi e patriarchi risultano timbrati con un cappello di verde.

Nel 1245, nel corso del Concilio di Lione, il papa Innocenzo IV (1243-1254) concesse ai cardinali un cappello di rosso, quale particolare distintivo d’onore e di riconoscimento tra gli altri prelati, da usarsi nelle cavalcate in città. Lo prescrisse di rosso per ammonirli a essere sempre pronti a spargere il proprio sangue per difendere la libertà della Chiesa e del popolo cristiano. Ed è per questo motivo che dal XIII secolo i cardinali timbrano il loro scudo con un cappello di rosso, ornato di cordoni e di nappe dello stesso colore.

Infine, l’eminentissimo e reverendissimo signor cardinale camerlengo di Santa Romana Chiesa porta lo scudo con lo stesso cappello degli altri cardinali, ma timbrato dal gonfalone papale, durante munere, ossia durante la sede vacante apostolica. Il gonfalone papale o stendardo papale, chiamato anche basilica, è a forma di ombrellone a gheroni rossi e gialli con i pendenti tagliati a vajo e di colori contrastati, sostenuto da un’asta a forma di lancia coll’arresto ed è attraversata dalle chiavi pontificie una d’oro e l’altra d’argento, decussate, addossate, con gli ingegni rivolti verso l’alto, legate da nastro di rosso.

Gli stessi colori di verde o di rosso vanno usati, altresì, nell’inchiostro dei sigilli e negli stemmi riportati negli atti, quest’ultimi con i previsti segni convenzionali indicanti gli smalti.

La blasonatura – descrizione araldica – dello stemma del cardinale Ángel FERNÁNDEZ ARTIME SdB non porta lo scudo accollato a una croce astile, d’oro, posta in palo, perché non è vescovo. Verrà consacrato nell’ordine episcopale, il prossimo anno, dopo la cessazione dal servizio di Rettor Maggiore dei Salesiani di don Bosco e in tale momento al suo scudo verrà accollata una croce astile, posta in palo.

L’Antico ed il Nuovo Testamento, la Patristica, i legendaria dei Santi, la Liturgia hanno offerto, nei secoli, alla Chiesa i temi più svariati per i suoi simboli, destinati a divenire figure araldiche.

Quasi sempre tali simboli alludono a compiti pastorali o di apostolato degli istituti ecclesiastici, sia secolari che regolari, oppure tendono ad indicare la missione del clero, richiamano antiche tradizioni di culto, memorie di santi patroni, pie devozioni locali.

GLI SMALTI
Una delle norme fondamentali che regola l’araldica asserisce che chi ha meno ha più, con riguardo alla composizione degli smalti, figure e positure dello scudo.
E l’arme che ora andremo a esaminare è composta dai metalli oro e argento e dai colori d’azzurro e di rosso.

Cercare il proprio stemma, quindi, quello vero, da poter innalzare come vessillo, con il quale segnare le proprie carte, comprenderne compiutamente i simboli, non è, in qualche modo, cercare sé stessi, la propria immagine, la propria dignità?
Ecco come un atto, che potrebbe essere letto solo formalmente, può acquisire invece un significato simbolico e fortemente pregnante.

D’oro, d’argento, d’azzurro e di rosso, quindi, sono gli smalti che figurano nello stemma dell’em.mo cardinale Ángel FERNÁNDEZ ARTIME SdB., ma quali simboli racchiudono e sprigionano tali smalti, quali messaggi ne derivano per l’uomo, spesso frastornato, giunto, oramai, al XXI secolo?

I “metalli”, di oro e d’argento, araldicamente rappresentano e ricordano le antiche armature dei cavalieri che, secondo il rispettivo grado di nobiltà, erano appunto dorate o argentate; l’oro, inoltre, è simbolo della regalità divina, mentre l’argento allude a Maria. Il “colore” d’azzurro ricorda il mare attraversato dai crociati per portarsi in Terra Santa, mentre il di rosso che era considerato, da molti araldisti, il primo fra i colori dell’arme, il sangue vivo versato dai crociati.

Addentrandoci più specificatamente nel simbolismo araldico degli “smalti”, ricordiamo che fra i “metalli”, l’oro rappresenta la Fede fra le virtù, il sole fra i pianeti, il leone nei segni zodiacali, luglio fra i mesi, la domenica fra i giorni della settimana, il topazio fra le pietre preziose, l’adolescenza sino ai vent’anni fra le età dell’uomo, il girasole fra i fiori, il sette fra i numeri e se stesso fra i metalli; l’argento rappresenta la Speranza fra le virtù, la luna fra i pianeti, il cancro nei segni zodiacali, giugno fra i mesi, il lunedì fra i giorni della settimana, la perla fra le pietre preziose, l’acqua fra gli elementi, l’infanzia sino a sette anni fra le età dell’uomo, il flemmatico fra i temperamenti, il giglio fra i fiori, il due fra i numeri e se stesso fra i metalli.

Fra i “colori”, l’azzurro, simboleggia la Giustizia fra le virtù, Giove fra i pianeti, il toro e la bilancia nei segni zodiacali, aprile e settembre fra i mesi, il martedì fra i giorni della settimana, lo zaffiro fra le pietre preziose, l’aria fra gli elementi, l’estate fra le stagioni, la fanciullezza sino ai quindici anni fra le età dell’uomo, il collerico fra i temperamenti, la rosa fra i fiori, il sei fra i numeri e lo stagno fra i metalli, mentre il di rosso, la Carità fra le virtù teologali, Marte fra i pianeti, l’ariete e lo scorpione nei segni zodiacali, marzo e ottobre fra i mesi, il mercoledì fra i giorni della settimana, il rubino fra le pietre preziose, il fuoco fra gli elementi, l’autunno fra le stagioni, la virilità sino a cinquant’anni fra le età dell’uomo, il sanguigno fra i temperamenti, il garofano fra i fiori, il tre fra i numeri e il rame fra i metalli.

Il rosso: “è anche un ricordo dell’Oriente e delle spedizioni d’oltremare, come pure dimostra giustizia, crudeltà e collera. Ignescunt irae, disse Virgilio. Finalmente, siccome dagli antichi era consacrato a Marte, significa slanci d’animo intrepido, grandioso e forte. Gli Spagnoli chiamano il campo rosso ‘sangriento’, ossia sanguinoso, perché richiama alla memoria le battaglie sostenute contro i Mori. Un nome analogo lo troviamo in Germania nel blütige Fahne, vexillum, cruentum, campo tutto rosso senza alcuna figura, che indica i diritti di regalìa, e si trova nell’armi di Prussia, d’Anhalt, ecc. Il rosso è coll’azzurro uno dei due colori più usati nel blasone; ma più frequentemente si trova nelle armi di famiglie borgognone, normanne, guascone, brettone, spagnole, inglesi, italiane e polacche… Nelle bandiere il rosso rappresenta ardire e valore, e pare sia stato adottato in principio dagli adoratori del fuoco”[xiii].

 Fra i “colori”, “al naturale” è “una figura riprodotta con il suo colore naturale (ossia come si presenta in natura) e non come uno smalto araldico”[xiv].

Ci preme evidenziare che fu necessario, altresì, creare dei segni convenzionali per comprendere e individuare gli “smalti” dello scudo, quando lo stemma risulta riprodotto nei sigilli e nelle stampe in bianco e nero. Così gli araldisti, nel tempo, usarono vari sistemi; ad esempio, scrissero nei vari campi occupati dagli smalti, l’iniziale della prima lettera corrispondente al colore dello smalto, oppure individuarono i colori con l’iscrivere le prime sette lettere dell’alfabeto o, ancora riprodussero, sempre nei campi dello smalto, i primi sette numeri cardinali.

Nel XVII secolo, l’araldista francese Vulson de la Colombière propose, invece, dei particolari segni convenzionali per riconoscere il colore degli smalti negli scudi riprodotti in bianco e nero. L’araldista padre Silvestro di Pietrasanta della Compagnia di Gesù, per primo, ne fece uso nella sua opera Tesserae gentilitiae ex legibus fecialium descriptae, diffondendone, così, la conoscenza e l’uso.

Tale sistema di classificazione, tuttora usato, identifica il rosso con fitte linee perpendicolari, l’azzurro con orizzontali, il verde con diagonali da sinistra a destra, il porpora con diagonali da destra a sinistra, il nero con orizzontali e verticali incrociate, mentre l’oro si rende punteggiato e l’argento senza tratteggio.

Per rappresentare il colore “al naturale” alcuni araldisti prevedono altri segni convenzionali, ma intendiamo sposare la tesi dell’araldista Goffredo di Crollalanza dove, per il colore “al naturale”, dopo aver ricordato che si può porre sopra metallo e sopra colore indifferentemente, senza ledere la legge della sovrapposizione degli smalti, chiarisce che si esprime[xv] nei disegni lasciando in bianco il pezzo e ombreggiando la figura nei luoghi acconci.

Dello stesso avviso è stato anche l’insigne araldista arcivescovo mons. Bruno Bernard Heim, che negli stemmi pontificali dei Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I da Lui ideati, in quelli riprodotti in bianco e nero, nel capo patriarcale di Venezia raffigura il leone marciano senza alcun segno convenzionale, alla presenza di un capo tra i più famosi e belli.

LE FIGURE

Gesù buon Pastore
La figura di Gesù buon Pastore risponde a un’aspirazione profonda dell’uomo antico. Gli ebrei vedevano in Dio il vero e proprio pastore che guida il suo popolo. Mosè, a sua volta, aveva ricevuto il compito di essere per il suo popolo pastore e guida. I Greci conoscevano l’immagine del pastore che sta in un grande giardino e porta una pecora sulle spalle. Il giardino ricorda il paradiso.

I Greci associano al pastore la loro nostalgia di un mondo puro, non corrotto. In molte culture, il pastore è una figura paterna, di padre accorto e premuroso nei confronti dei figli, un’immagine della sollecitudine paterna di Dio per gli uomini.

I primi cristiani fanno propria l’aspirazione di Israele e della Grecia. Gesù è, come Dio, il pastore che conduce il suo popolo alla vita. I cristiani di cultura ellenista associano la figura del buon pastore a quella dì Orfeo, il cantore divino. Il suo canto addomesticava le bestie feroci e risuscitava i morti. Orfeo è solitamente rappresentato all’interno di un paesaggio idillico, circondato da pecore e leoni.

Per i cristiani ellenisti Orfeo è una figura di Gesù. Gesù è il cantore divino, che con le sue parole rende pacifico ciò che di selvaggio, di feroce c’è in noi e fa rivivere ciò che è morto. Gesù, presentandosi nel vangelo di Giovanni come il buon pastore, realizza le immagini archetipiche dì salvezza racchiuse nell’animo umano sotto le immagini del pastore. Tale figura, nello scudo, proprio per la sua valenza, viene caricata nella positura principale.

Monogramma di Maria Ausiliatrice
Tale monogramma, MA, timbrato da una corona, il tutto d’oro, simboleggia Maria AUSILIATRICE, la Madonna di don Bosco. Dopo il nome di Gesù, non figura, infatti, nome più dolce, più potente, più consolante che quello di Maria; nome dinanzi a cui s’inchinano riverenti gli Angeli, la terra si allieta, l’inferno trema.

San Giovanni Bosco un giorno confidò ad uno dei suoi primi Salesiani, don Giovanni Cagliero, grande missionario in America Latina e futuro cardinale che la: “La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Ausiliatrice”, aggiungendo che: “I tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santa ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana”.

Tale titolo mariano, in verità, esisteva giù dal sec. XVI nelle Litanie lauretane e il papa Pio VII istituì la festa di Maria Ausiliatrice nel 1814 e la fissò per il 24 maggio, quale segno di ringraziamento, per il ritorno a Roma, in tal giorno, acclamato dal popolo, dopo l’esilio decretato da Napoleone. Ma é proprio grazie a don Bosco e alla costruzione del Santuario di Maria Ausiliatrice, in Torino Valdocco – voluto dalla stessa Madonna, che apparsa in una visione al Santo, indicò di voler essere onorata nel luogo esatto dove subirono la morte i primi martiri torinesi Avventore, Ottavio e Solutore, soldati cristiani della Legione Tebea – che il titolo di Ausiliatrice tornò attuale nella Chiesa. Don Lemoyne, segretario particolare del Santo, nella sua monumentale biografia scrive testualmente: “Ciò che appare chiaro e inconfutabile è che fra don Bosco e la Madonna c’era di sicuro un patto. Tutto il suo gigantesco lavoro fu fatto non solo in collaborazione, ma addirittura in associazione con la Vergine”.

Don Bosco, di conseguenza, raccomandava ai suoi Salesiani, di diffondere la devozione alla Madonna, con il titolo di Ausiliatrice, in qualunque parte del mondo si trovassero. Ma don Bosco non lasciava alla sola devozione spontanea il culto a Maria Ausiliatrice; le dava stabilità con un’Associazione che da Lei prendeva nome. I testimoni diretti hanno visto nell’Associazione dei Devoti di Maria Ausiliatrice, una delle iniziative più care a don Bosco e di più vasta risonanza, dopo quella delle due congregazioni religiose (Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice) e dell’Associazione dei Cooperatori.

Infatti: “non è Don Bosco che ha scelto Maria; è Maria che, mandata dal suo Figlio, ha preso l’iniziativa di scegliere Don Bosco e di fondare per mezzo suo l’opera salesiana, che è opera sua, ‘affare suo’, per sempre”[xvi].

L’ancora
L’ancora ricorda, in primo luogo, che il cardinale Ángel FERNÁNDEZ ARTIME SdB, è figlio di un pescatore del mare di Spagna.

Doveroso ricordare, poi, che “Lo stemma salesiano risulta un condensato di stimoli essenziali per qualificare ogni vero figlio di don Bosco. San Giovanni Bosco volle rappresentate nello scudo anche le virtù teologali: per la Fede, la stella; per la Speranza, l’ancora e per la Carità, il cuore. Potrebbe sembrare assente, sempre nello stemma salesiano, l’imprescindibile presenza di Maria Ausiliatrice da cui – diceva don Bosco – tutto ciò che è salesiano deriva. Ma lo stesso fondatore, e tutti i primi confratelli, identificarono sempre ne simboli dell’ancora, della stella e del cuore, anche il riferimento a Gesù e a sua Madre; e questo è un altro aspetto della densità significativa che lo stemma racchiude”[xvii].

Infatti, la vita e l’azione del salesiano sono espressione: della sua fede, la stella raggiante, della sua speranza, la grande ancora e della sua carità pastorale, il cuore infiammato.

L’ancora, in araldica, invece, simboleggia la costanza[xviii]. “Strumento usato nella navigazione mediterranea, al quale già nell’antichità era attribuita importanza come simbolo del dio del mare. L’ancora prometteva stabilità e sicurezza e perciò divenne il simbolo di fede e speranza. Impiegata in un primo tempo nelle immagini sepolcrali precristiane come indicazione professionale e come contrassegno delle tombe di marinai, per la sua forma a croce, essa divenne nel protocristianesimo un simbolo mascherato della redenzione”[xix].

Come l’uomo, così il simbolo è anche ciò che è stato per essere autenticamente ciò che sarà.
Necessita quindi fare memoria e speranza di questa sorgente ricchissima e inesausta, a cui è possibile attingere ancora per il nostro oggi.

Giorgio ALDRIGHETTI

Blasonatura ed esegesi a cura dell’araldista Giorgio Aldrighetti di Chioggia (Venezia), socio ordinario dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano. Miniature a cura dell’araldista Enzo Parrino di Monterotondo (Roma).


[i] Partizione araldica costituita da uno scudo diviso in tre sezioni, di due diversi smalti, ottenute da due linee curve che, dal punto di mezzo del lato superiore dello scudo, raggiungono i punti mediani dei due lembi laterali dello scudo. (L. Caratti di Valfrei, Dizionario di Araldica, Milano 1997, p. 50. voce Cappato.

[ii] “È una figura riprodotta con il suo colore naturale (ossia come si presenta in natura) e non come uno smalto araldico (Ibidem, p. 18, voce al naturale).

[iii] “Sono tutte le diverse ornamentazioni esterne di uno stemma, poste al di sopra di uno scudo”. In questo caso. sul monogramma). (Ibidem, p: 203, voce timbro).

[iv] “Sono i ramponi dell’ancora”, (La Caratti di Valfrei, Dizionario di Araldica, cit., p. 211, voce uncini).

[v] Cappello prelatizio, segno di dignità ecclesiastica, rappresentato con calotta emisferica e la tesa rotonda piana caratteristiche del galero, copricapo a larghe falde usato dal tardo medioevo fino a tempi recenti da cardinali e altri prelati. Usato come ornamento esterno non liturgico dello scudo. Assume colori diversi, ed è ornato di cordoni dai quali pendono uno o più fiocchi ordinariamente pendenti a piramide su ambio i lati; la dignità ed il ruolo rivestiti dal titolare si desumono dal loro numero e dagli smalti dell’insieme. (A. Cordero Lanza di Montezemolo-A. Pompili, Manuale di Araldica Ecclesiastica, cit., p. 116, voce Cappello prelatizio)

[vi] Gli eminentissimi e reverendissimi signori cardinali di Santa Romana Chiesa timbrano lo scudo – accollato ad una croce astile d’oro, trifogliata, posta in palo, se hanno la consacrazione episcopale – con il cappello, cordoni e nappe di rosso. I fiocchi in numero di trenta sono disposti quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5.

[vii] Jacques Le Goff, L’uomo medievale, Bari 1994, p. 34.

[viii] Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano 1999, p. 335.

[ix] A. Cordero Lanza di Montezemolo – A. Pompili, Manuale di Araldica Ecclesiastica, cit., p. 18.

[x] P. F. degli Uberti, Gli Stemmi Araldici dei Papi degli Anni Santi, Ed. Piemme, s. d

[xi] da L’Osservatore Romano, 31 marzo 1969.

[xii] L’araldista Sua Ecc.za Rev.ma mons. Bruno Bernard Heim per lo stemma patriarcale così recita: “I patriarchi ornano il loro scudo con un cappello di color verde dal quale scendono due cordoni pure verdi che terminano in quindici fiocchi verdi per ciascun lato”. (B. B. Heim, L’Araldica della Chiesa Cattolica, origini, usi, legislazione, Città del Vaticano 2000, p. 106.).

[xiii] G. Crollalanza (di), Enciclopedia araldico-cavalleresca, Pisa 1886, pp. 516-517, voce Rosso.

[xiv] L Caratti di Valfrei, Dizionario di Araldica, Milano 1997, p. 18, voce al naturale.

[xv] A. Cordero Lanza di Montezemolo – A. Pompili, Manuale di Araldica Ecclesiastica, cit., p. 28, voce Al naturale.

[xvi] Cooperatori di Dio, Roma 1976-1977, Edizioni Cooperatori, p. 69

[xvii] G. Aldrighetti, Il bosco e le rose. Il nostro stemma. Bollettino Salesiano, dicembre 2018.

[xviii] L Caratti di Valfrei, Dizionario di Araldica, cit., p. 21, voce Ancora.

[xix] H. Biedermann, Enciclopedia dei simboli, Milano 1989, p.30, voce Ancora.




Desidero continuare a servire gli altri… in un modo diverso. LA MIA NOMINA A CARDINALE

Sento di condividere l’affermazione del 1884 del nostro santo fondatore: «Vedo sempre più quale glorioso avvenire è preparato alla nostra Società, l’estensione che avrà e il bene che potrà compiere».

Cari amici del carisma salesiano, giunga a ciascuno e a ciascuna di voi il mio sincero, fraterno e affettuoso saluto.
Mi è stato “suggerito” dal Bollettino Salesiano di preparare questo saluto non come altre volte, raccontando qualcosa di significativo che ho vissuto, ma parlando di me, di questa nuova realtà che mi aspetta. E ho sperimentato qualcosa che avevo studiato a proposito della persona del nostro padre Don Bosco. Per lui era difficile parlare di sé e ancor più difficile esprimere i propri sentimenti. Nel mio caso, devo ammettere che mi è un po’ difficile parlare o scrivere degli ultimi avvenimenti che mi sono capitati; ma ammetto che prima o poi devo farlo, e il messaggio del Bollettino Salesiano che arriva nelle mani e nei cuori di tanti amici del carisma di Don Bosco è un buon modo per mandare questo messaggio personale.
Dopo la notizia inaspettata (soprattutto per me), con la quale il Santo Padre Francesco ha annunciato anche il mio nome tra le 21 persone che ha scelto per essere “create” Cardinali della Chiesa nel prossimo Concistoro del 30 settembre, migliaia di persone si sono domandate, soprattutto tra i Salesiani di Don Bosco e i membri della famiglia salesiana nel mondo: e ora cosa accadrà? Chi accompagnerà la vita della Congregazione nel prossimo futuro? Quali passi la attendono? Potete ben capire che sono gli stessi interrogativi che anch’io mi sono posto, mentre ringraziavo con fede il Signore per questo dono che Papa Francesco ci ha fatto come Congregazione salesiana e come Famiglia di Don Bosco.
Con una lettura di fede, conoscendo le grandi cose che Dio ha fatto e ciò che sappiamo attraverso la sua Parola, si potrebbe dire che Dio ama le sorprese.  Di solito, nella Bibbia, Dio dice: “Parti! Il cammino si rivelerà».  Una cosa importante abbiamo imparato da don Bosco: niente ci turbi e fidiamoci della Provvidenza di Dio.
Sento di condividere l’affermazione del 1884 del nostro santo fondatore: «Vedo sempre più quale glorioso avvenire è preparato alla nostra Società, l’estensione che avrà e il bene che potrà compiere».
Ho potuto parlare personalmente con il Santo Padre, Papa Francesco, dopo l’annuncio dell’Angelus assicurandogli la mia disponibilità a contare su di me per qualsiasi servizio. Ho risposto come don Bosco quando gli fu chiesto di costruire il tempio del Sacro Cuore a Roma, nel suo caso un don Bosco anziano e malato, che sentiva anche il peso e la responsabilità di una Congregazione nascente: Don Bosco rispose: “Se questo è l’ordine del Papa, io obbedisco!”
Con semplicità, ho detto al Santo Padre che noi salesiani abbiamo imparato da don Bosco a essere sempre disponibili per il bene della Chiesa, e in particolare per qualsiasi cosa il Papa possa chiedere. Pertanto, mentre ringrazio Dio per questo dono che è di tutta la Congregazione e della Famiglia Salesiana, esprimo la mia gratitudine a Papa Francesco assicurando per lui, da parte di tutti i membri della nostra grande Famiglia, una più fervida e intensa preghiera. Preghiera che, come detto, sarà sempre accompagnata dal nostro sincero e profondo affetto.

Che cosa succederà adesso?
Devo condividere con voi che sono stato profondamente toccato dalla sensibilità del nostro Papa Francesco nel rendersi conto che il mio servizio come Rettor Maggiore non doveva cambiare immediatamente da un giorno all’altro. Per questo motivo, dopo circa mezz’ora dall’annuncio della nomina in occasione della preghiera dell’Angelus di domenica 9 luglio, il Santo Padre mi ha inviato una lettera in cui mi parlava del tempo necessario per prepararmi al Capitolo generale della nostra Congregazione prima di assumere quanto intende affidarmi. Come sempre il Santo Padre si è mostrato attento, cordiale, profondo estimatore del carisma di don Bosco e particolarmente affettuoso. Sentimenti che, a nome mio personale e di tutta la Famiglia salesiana, ho ricambiato.
Vorrei condividere con voi le disposizioni che il Santo Padre mi ha comunicato.
Il Papa ha ritenuto che, per il bene della nostra Congregazione, dopo il Concistoro del 30 settembre 2023 io possa continuare il mio servizio come Rettore Maggiore fino al 31 luglio 2024. Dopo tale data presenterò le mie dimissioni da Rettor Maggiore, come chiedono le nostre Costituzioni e Regolamenti, per assumere dalle mani del Santo Padre il servizio che mi affiderà.
Questo è quanto il Papa stesso mi ha comunicato. Potremo anticipare il 29° Capitolo generale di un anno, cioè nel febbraio 2025. Il mio Vicario, don Stefano Martoglio, assumerà il governo della Congregazione ad interim, come è stabilito nelle nostre Costituzioni fino alla celebrazione della CG29. Infine mi rimane da dire e da rispondere ad un altro interrogativo che molti di voi avranno: quale compito mi affiderà il Santo Padre? Papa Francesco non me l’ha ancora detto. Inoltre, con questo ampio margine di tempo ritengo che sia la cosa, più opportuna.
In ogni caso, chiedo a tutti voi, cari Confratelli e membri dei gruppi della nostra Famiglia Salesiana di continuare a intensificare la preghiera. Soprattutto per Papa Francesco. Lui stesso l’ha espressamente richiesta al termine dell’udienza privata a me concessa.
Chiedo, infine, anche di pregare per me, posto di fronte alla prospettiva di un nuovo servizio nella Chiesa che, come figlio di Don Bosco, accetto in filiale obbedienza, senza averlo cercato perché credo veramente che nella Chiesa, i servizi che svolgiamo non possono e non devono mai essere cercati o pretesi come se si trattasse di fare carriera personale. Ciò che è proprio del “mondo” per noi è improprio come servitori nel nome di Gesù. E noi dobbiamo differire (spero di molto) da alcuni standard del mondo. Da tutto questo mi è testimone il nostro amato Padre Don Bosco davanti al Signore Gesù.
Vi ringrazio per l’affetto, la vicinanza espressa in queste settimane con i numerosi messaggi che mi sono pervenuti da ogni parte del mondo.
Sento come rivolte a me le stesse espressioni che la Madonna disse a don Bosco nel sogno dei nove anni – di cui l’anno prossimo si celebrerà il secondo centenario: «A suo tempo tutto comprenderai». E sappiamo che per il nostro Padre ciò è effettivamente avvenuto quasi al termine della vita, davanti all’altare di Maria Ausiliatrice nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù, che era stata consacrata il giorno prima, il 16 maggio 1887. Dalla Basilica di Maria Ausiliatrice vi invio un affettuoso e riconoscente saluto affidando tutti e ciascuno a Lei, la Madre, la quale continuerà ad accompagnarci e a sostenerci. Come sempre vi saluto con immenso affetto.




Hai pensato alla tua vocazione? San Francesco di Sales potrebbe aiutarti (4/10)

(continuazione dall’articolo precedente)

4. Dov’è il tuo cuore

Cari giovani,
mi avete scritto chiedendomi qualcosa sul discernimento che, vi ricordo, significa essere attenti alla voce di Dio che è nel profondo del vostro cuore. Come ci dice Gesù, “dov’è il tuo cuore, lì è il tuo tesoro”. In altre parole, chi sono e per chi sono preparato per donare il mio cuore? Il cammino verso l’intimo del cuore non è sempre semplice, in quanto insieme ai sussurri di Dio ci sono anche forti grida e altre voci che competono con Lui e cercano di attirare la vostra attenzione. Queste voci si possono manifestare nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti e nei nostri desideri. Vuol dire che dobbiamo ignorarle per poter sentire la voce di Dio? Direi il contrario: dobbiamo imparare a discernere queste voci. Dobbiamo vagliare i pensieri, i sentimenti e i desideri per comprendere ciò che appartiene a quelle che sappiamo essere tentazioni e, invece, per comprendere le ispirazioni che provengono e conducono a Dio. È proprio attraverso queste ispirazioni che Dio comunica desideri al nostro cuore.

Come ben saprete dai miei scritti sono un grande ammiratore di san Paolo. Dovremmo seguire i suoi suggerimenti e insegnamenti: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”. Se decidiamo di seguire semplicemente i nostri pensieri, le emozioni e i desideri superficiali, non riusciremo mai a percepire davvero la voce di Dio che parla nell’intimo del nostro cuore. Quindi è davvero necessario che ci interroghiamo:
– per prima cosa: questi sentimenti, pensieri e desideri vengono da Dio o da altro?
– in secondo luogo: mi stanno aiutando a raggiungere Dio o mi stanno conducendo lontano da lui?
Una volta che avete posto queste fondamenta, potete procedere nel discernere e cercare la voce di Dio che è già presente nel vostro spirito.
Sfortunatamente spendiamo un sacco di tempo ed energia a girare attorno a emozioni che cambiano continuamente e ad una “molteplicità di desideri” che ci impediscono di fare le scelte che ci condurrebbero più in profondità. Questo processo semplicemente produce incostanza, impazienza e un desiderio continuo di cambiamento.

Nei miei Trattenimenti, ho ricordato le parole di San Paolo che ciascuno è tempio di Dio (1 Cor 3, 16): come nel tempio di Gerusalemme, abbiamo bisogno di passare attraverso una serie di cortili che sono presenti nel nostro cuore per raggiungere così il luogo più interno e profondo chiamato Santo dei Santi.
Prendendo l’idea da un’invenzione dei vostri tempi, vorrei usare l’immagine dell’ascensore. Entrate nell’ascensore con i vostri pensieri, sentimenti, desideri; se questi diventano ispirazioni possono condurvi in profondità nel Santo dei Santi. L’ascensore vi porterà sempre più in basso nella misura in cui imparerete la verità contenuta in questi sentimenti, pensieri e desideri.
Finalmente raggiungerete il nucleo, sebbene io preferisca il termine biblico “cuore”. Lì le parole non sono più necessarie. Nel cuore, infatti, lo Spirito può raggiungere l’anima di ciascuno di voi e diventare pienamente Lui il vostro Maestro. Qui la mente è chiamata al silenzio e non c’è più bisogno di ragionamenti o parole che porterebbero a distrarvi. Qui comprendiamo cosa è il discernimento degli spiriti perché Dio è Spirito e parla direttamente alla vostra anima illuminando il vostro cammino e indicandovi la strada per andare avanti. Se vivete nello Spirito, camminate secondo lo Spirito (Gal 5, 26).

Ufficio Animazione Vocazionale

(continua)




La consegna della Croce Missionaria Salesiana

Il 24 settembre, il Rettor Maggiore ha presieduto alla consegna della croce missionaria ai membri della 154ª spedizione missionaria della Congregazione Salesiana. Si tratta del 154° gruppo da quando don Bosco presiedette il primo invio missionario a Valdocco l’11 novembre 1875.

L’invio missionario nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco è un gesto con cui la Congregazione Salesiana rinnova, davanti a Maria Ausiliatrice, il suo impegno missionario. Il centro di questa commovente celebrazione è il missionario che riceve la croce missionaria dal successore di don Bosco, il Rettor Maggiore. La croce missionaria salesiana, infatti, viene consegnata dal Rettor Maggiore solo a coloro che offrono il dono radicale e completo di sé che, per sua natura, implica una disponibilità totale senza limiti di tempo (ad vitam).

Ricevere la croce missionaria suscita molte emozioni e comporta sfide spirituali. Queste sono tutte espresse nei disegni della croce stessa che i missionari ricevono. La vita del missionario è centrata nella persona di Cristo e di Cristo crocifisso. Ciò implica che il missionario prima riceve e poi trasmette il grande insegnamento della Croce: l’amore infinito del Padre che dà il meglio di sé, suo Figlio; l’amore fino in fondo che è obbediente e generoso nel donarsi alla volontà del Padre per la salvezza dell’umanità. Per ogni missionario salesiano “La nostra più alta conoscenza […] è conoscere Gesù Cristo, e la nostra più grande gioia è rivelare a tutti gli uomini le insondabili ricchezze del suo mistero” (Costituzioni SDB art. 34).

Il Buon Pastore nella croce missionaria salesiana rivela la cristologia salesiana: la carità pastorale è il nucleo dello spirito salesiano, “l’atteggiamento che conquista i cuori con la dolcezza e il dono di sé” (Costituzioni SDB art. 10-11).

Da Mihi Animas cetera Tolle (dammi le anime, togli il resto): questo è il motto che ha caratterizzato i Figli di Don Bosco fin dall’inizio. In un contesto missionario questa breve preghiera salesiana acquista un significato particolare: lasciare tutto, anche la propria terra, la propria cultura e le cose che danno sicurezza, per dedicarsi senza limiti a coloro a cui si è inviati, per essere per loro strumento di salvezza.

Lo Spirito Santo che scende sul Buon Pastore come nel fiume Giordano scende ora su Cristo presente nel dinamismo pastorale della Chiesa. Senza lo Spirito Santo, e senza la luce, il discernimento, la forza e la santità che discendono dallo Spirito, ogni attività missionaria non sarebbe altro che una serie di attività, a volte vuote, svolte in luoghi lontani.

Infine, il testo scritto sul retro della croce:Euntes ergo docete omnes nationes baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti” (Mt 28,19) (Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo): rappresenta il cuore del mandato missionario conferito dal Signore risorto. Il testo dà il mandato di insegnare a tutti gli uomini perché diventino seguaci e discepoli di Gesù (il testo greco sottolinea mathêteúsate, “fate discepoli”, che è più di docete, “insegnate”). L’evangelizzazione, la pienezza della grazia passano attraverso le parole e le azioni, con la più grande di tutte le grazie sacramentali che è il battesimo, che immerge la persona nel mistero della comunione con Dio.

Nel 1875 don Bosco inviò 10 salesiani italiani in Argentina. Oggi i missionari provengono dai cinque continenti e sono inviati nei cinque continenti. Ogni salesiano, ogni Ispettoria è corresponsabile dell’attività missionaria dell’intera Congregazione. Grazie ai missionari salesiani, il carisma di don Bosco è oggi presente in 134 Paesi. Le riflessioni di alcuni membri delle 154 spedizioni missionarie rivelano quanto i missionari salesiani abbiano toccato la vita delle persone, generando a loro volta nuove vocazioni missionarie salesiane.

Ch. Jorge DA LUÍSA JOÃO, salesiano di Bengo, Angola, ha 31 anni. “Il seme della mia vocazione missionaria si è sviluppato quando guardavamo video missionari nella comunità salesiana di Benguela, dove sono diventato aspirante esterno. Poi durante il prenoviziato, il noviziato e il postnoviziato si è sviluppato con l’accompagnamento della mia guida spirituale. Ora che il Rettor Maggiore ha accettato la mia domanda di missione e mi manda a Capo Verde, il mio sogno è quello di dare tutta la mia vita nella terra di missione dove sarò inviato e di essere sepolto lì, proprio come i missionari che hanno dato tutto per l’Angola e i cui corpi riposano sul suolo angolano”.

Ch. Soosai ARPUTHARAJ è di Michaelpalayam, Tamilnadu, India. “La mia vocazione missionaria è nata quando ero agli esordi della mia formazione iniziale, ma avevo paura di dire a qualcuno del mio desiderio missionario. Ma durante l’incontro per i giovani salesiani della nostra Ispettoria ci hanno parlato dell’esperienza missionaria. Questo mi ha fatto chiedere: “Perché non posso diventare missionario ad gentes nella congregazione salesiana?”. Sono grato al Vicario del mio Ispettore che mi ha guidato a prendere finalmente questa decisione di offrirmi al Rettor Maggiore per andare ovunque mi manderà. Così, ho accettato di buon grado la proposta del Consigliere Generale per le Missioni di mandarmi in Romania. So che questa è la chiamata di Dio a donare la mia vita ai giovani della Romania”.

Ch. Joshua TARERE, 30 anni, originario di Vunadidir, East New Britain, Papua Nuova Guinea. È il primo missionario salesiano dell’Oceania. “Quando ero bambino conoscevo solo il sacerdote diocesano della mia parrocchia. Come studente secondario non frequentavo una scuola salesiana. Ma grazie ai salesiani di don Bosco Rapolo che venivano nella mia parrocchia per la messa domenicale, sono stato ispirato dal loro lavoro missionario. Venivano nel mio paese per servire i giovani. Questa esperienza di servizio e di disponibilità verso gli altri mi ha aiutato a identificarmi con la loro vocazione missionaria.
Durante il noviziato il mio Maestro dei Novizi, don Philip Lazatin, mi ha incoraggiato a discernere e chiarire il mio interesse missionario. Nel postnoviziato ho continuato il discernimento con il mio Rettore, don Ramon Garcia, e con la mia guida spirituale, per scoprire se il mio desiderio di essere missionario salesiano sia veramente una chiamata di Dio. Dopo un lungo periodo di discernimento, ho finalmente deciso di fare domanda al Rettor Maggiore e di mettermi a disposizione ovunque mi manderà. L’ho fatto liberamente, senza alcuna pressione da parte di nessuno. Mi dicono che sono il primo salesiano dell’Oceania a essere missionario. Ma per me questo non è importante. Ciò che conta è la mia disponibilità a rispondere con generosità alla chiamata personale di Dio.
Come missionario in Sud Sudan, provo un sentimento misto di paura e coraggio. I media presentano tutte le immagini negative della violenza e degli sfollati in Sud Sudan. Ma sono anche ispirato a essere coraggioso perché so perfettamente che il Signore che mi ha mandato per la sua missione si prenderà sicuramente cura di me. Le mie paure non hanno sovrastato il mio grande desiderio di servire, amare ed essere un tutt’uno con la nuova cultura e il nuovo popolo a cui sono stato inviato”.

Ch. Francois MINO NOMENJANAHARY di Antananarivo, la capitale del Madagascar, ha 25 anni. Destinato alla Visitatoria di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, ci offre oggi la sua testimonianza. “Devo ammettere che non avevo mai sentito parlare della Papua Nuova Guinea, fino a quando padre Alfred Maravilla mi ha proposto di andarci. Ho accettato di buon grado di essere inviato perché ho offerto la mia disponibilità a rispondere alla chiamata di Dio a essere missionario. Ho dovuto anche spiegare ai miei genitori e alla mia famiglia qual è la mia destinazione missionaria. Grazie a Dio, hanno accettato. Certo, come tutti, ho le mie paure. Sono felice di aver incontrato in questo corso i missionari della Papua Nuova Guinea. Sono felice di sapere che il primo sacerdote cattolico della Papua Nuova Guinea, Louis Vangeke, si è formato nel seminario in Madagascar. Questo mi fa sentire anche legato alla mia terra di missione”.

Don Michał CEBULSKI di Katowice, Polonia, ha 29 anni. È stato ordinato pochi mesi fa, a giugno. “Da giovane salesiano ha trascorso un anno di formazione pratica in Irlanda. Fin da bambino, ho sentito storie di missionari che hanno sviluppato in me il desiderio di essere come loro. Sono felice di essere stato inviato in Lituania, il Paese che confina con la Polonia. Anche se il mio Paese confina con la Lituania e abbiamo delle somiglianze per quanto riguarda il cibo e la cultura, la lingua lituana non sarà facile per me. Il mio nuovo Provinciale mi ha detto che dovrò studiare l’italiano per alcuni mesi. Ma quando sarò in Lituania, la mia priorità sarà quella di avvicinarmi alla gente e di capire la loro cultura. Spero che il popolo lituano possa scoprire l’amore di Dio attraverso il mio servizio. Voglio aiutare i giovani a vivere con la vera gioia, che, come ci ha detto don Bosco, nasce da un cuore puro”.

Sig. Kerwin P. VALEROSO, un coadiutore salesiano di 35 anni di Pura, Tarlac, Filippine, sta per partire per la nuova Circoscrizione del Nord Africa (CNA). “Una volta ho visto le foto delle prime tre spedizioni missionarie dei salesiani. Pensando ai luoghi che hanno raggiunto, alle opere che hanno costruito, ai cuori che hanno toccato e alle anime che hanno salvato, ho sentito che questa era la mia vocazione. Sono grato ai miei formatori, mentori e amici che hanno condiviso con me il viaggio per purificare e rafforzare la mia vocazione missionaria.
Sono grato alla mia famiglia, ai confratelli e agli amici che mi hanno fatto sentire il loro sostegno, le loro preghiere e i loro auguri mentre mi accingevo a rispondere alla mia vocazione missionaria. Non nascondo di provare un sentimento misto di gioia e paura nell’andare in Nord Africa, di cui non conosco ancora la lingua, la cultura e la gente. Non conosco nemmeno l’Islam. Tuttavia, il mio compito principale è quello di imparare bene quest’anno la lingua francese. Devo dire che i nostri confratelli di Parigi, in Francia, mi hanno fatto sentire davvero accolto. Sono anche grato alla mia Provincia di origine (FIN) che, nonostante la moltitudine di lavoro nell’apostolato, mi ha generosamente incoraggiato a offrirmi per le opere missionarie della nostra Congregazione”.

Ch. Dominic NGUYEN QUOC OAT, 30 anni, è di Dong Nai, Vietnam. “Mi sono interessato alla missione fin da quando frequentavo la scuola secondaria. Ho persino condiviso con i miei compagni di scuola il mio sogno di diventare missionario. Da giovane salesiano ho fatto discernimento perché credo che Dio mi stia invitando a essere missionario per Lui e per il suo popolo, quindi ho chiesto di impegnarmi in missione per tutta la vita ovunque il Rettor Maggiore mi manderà.
Dio mi ha offerto l’opportunità di essere missionario in Gran Bretagna. Sono felice di accettare la mia destinazione missionaria, anche se ho qualche preoccupazione perché sono un asiatico che viene mandato in Europa. Devo imparare meglio la lingua e la cultura del mio Paese di missione. Ma credo che Dio, che mi ha chiamato a essere un missionario salesiano, continuerà a benedirmi con la sua Grazia per portare a termine la missione che mi ha affidato”.

Don Andre DELIMARTA è uno dei primi due salesiani indonesiani. A 55 anni, è stato Maestro dei Novizi, Rettore e Parroco nella sua Visitatoria (INA). È membro della 153ª spedizione missionaria dello scorso anno destinata alla Malesia, ma riceverà la croce missionaria solo il 24 settembre prossimo. “Sono cresciuto con i salesiani. L’amorevolezza, il duro lavoro, l’impegno e lo spirito di sacrificio di missionari salesiani come don Alfonso Nacher, don Jose Carbonell, il diacono Baltasar Pires e don Jose Kusy hanno avuto un grande impatto su di me. Sono stati loro a insegnarmi don Bosco, a farmi conoscere la Congregazione e a farmi innamorare del loro zelo missionario.
Quando ero in formazione iniziale volevo essere missionario, ma i miei formatori me lo hanno proibito perché dicevano che don Bosco deve radicarsi in Indonesia. In effetti, come primo salesiano indonesiano avevo insistito perché il carisma di don Bosco si radicasse in Indonesia come nostra priorità. Ma quando l’insistente appello per i missionari è stato trasmesso alla nostra Visitatoria, la mia vocazione missionaria si è riaccesa. Il mio amore per don Bosco e per la Congregazione mi ha fatto decidere di offrirmi come missionario. Se la Congregazione ha bisogno di missionari, allora voglio dire: “Eccomi! Andrò!”.

Ecco tutti i 24 membri della 154° Spedizione Missionaria Salesiana:

– Shivraj BHURIYA, dall’India (Ispettoria di Mumbai – INB) alla Slovenia (SLO);
– Thomas NGUYEN QUANG QUI, dal Vietnam (VIE) alla Gran Bretagna (GBR);
– Dominic NGUYEN QUOC OAT, dal Vietnam (VIE) alla Gran Bretagna (GBR);
– Jean Bernard Junior Gerald GUIELLE FOUETRO, dalla Repubblica del Congo (Ispettoria Africa Congo Congo – ACC) alla Germania (GER);
– Blaise MULUMBA NTAMBWE, dalla Repubblica Democratica del Congo (Ispettoria Africa Centrale – AFC) alla Germania (GER);
– don Michael CEBULSKI, dalla Polonia (Ispettoria di Cracovia – PLS) alla Lituania (Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta – ICP)
– il sig. Kerwin VALEROSO, dalle Filippine (Ispettoria delle Filippine Nord – FIN) alla Circoscrizione Nord Africa (CNA);
– il sig. Joseph NGO DUC THUAN, dal Vietnam (VIE) alla Circoscrizione Nord Africa (CNA);
– don Domenico PATERNÒ, dall’Italia (Ispettoria Sicula – ISI) alla Circoscrizione Nord Africa (CNA);
– David BROON, dall’India (Ispettoria di Tiruchy – INT) all’Albania (Ispettoria dell’Italia Meridionale – IME);
– Elisée TUUNGANE NZIBI, dalla Repubblica Democratica del Congo (Ispettoria Africa Centrale – AFC) all’Albania (Ispettoria dell’Italia Meridionale – IME);
– don George KUJUR, dall’India (Ispettoria di Dimapur – IND) al Nepal (Ispettoria di India-Calcutta – INC);
– Soosai ARPUTHARAJ, dall’India (Ispettoria di Chennai – INM) alla Romania (Ispettoria dell’Italia Nord Est – INE);
– John the Baptist NGUYEN VIET DUC, dal Vietnam (VIE) alla Romania (Ispettoria dell’Italia Nord Est – INE);
– il sig. Mario Alberto JIMÉNEZ FLORES, dal Messico (Ispettoria di Guadalajara – MEG) alla Delegazione del Sudan del Sud (DSS);
– Sarathkumar RAJA, dall’India (Ispettoria di Chennai – INM) allo Sri Lanka (LKC);
– Lyonnel Richie Éric BOUANGA (dalla Repubblica del Congo (Ispettoria Africa Congo Congo – ACC) alla Visitatoria di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone (PGS);
– Joshua TARERÉ, dalla Papua Nuova Guinea (PGS) alla Delegazione del Sudan del Sud (DSS);
– Nomenjanahary François MINO, dal Madagascar (MDG) alla Visitatoria di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone (PGS);
– Jean KASONGO MWAPE, dalla Repubblica Democratica del Congo (Ispettoria Africa Centrale – AFC) al Brasile (Ispettoria di Brasile-Porto Alegre – BPA);
– Khyliait WANTEILANG, dall’India (Ispettoria di Shillong – INS), al Brasile (Ispettoria di Brasile-Porto Alegre – BPA);
– don Joseph PHAM VAN THONG, dal Vietnam (VIE) al Sudafrica (Visitatoria dell’Africa Meridionale – AFM);
– don Miguel Rafael Coelho GIME, dall’Angola (ANG) al Mozambico (MOZ);
– Klimer Xavier SANCHEZ, dall’Ecuador (ECU) al Mozambico (MOZ).




Il progresso

Un esploratore percorreva le immense foreste dell’Amazzonia, nell’America del Sud.

Cercava eventuali giacimenti di petrolio e aveva molta fretta. Per i primi due giorni gli indigeni che aveva ingaggiato come portatori si adattarono alla cadenza rapida e ansiosa che il bianco pretendeva di imporre a tutte le cose.

Ma al mattino del terzo giorno si fermarono silenziosi, immobili, l’aria totalmente assente.

Era chiaro che non avevano nessuna intenzione di rimettersi in marcia.

Impaziente, l’esploratore, indicando il suo orologio, con ampi gesti cercò di far capire al capo dei portatori che bisognava muoversi, perché il tempo premeva.

– Impossibile, rispose quello, tranquillo. Questi uomini hanno camminato troppo in fretta e ora aspettano che la loro anima li raggiunga.

Gli uomini della nostra epoca sono sempre più rapidi. E sono inquieti, frastornati e infelici. Perché la loro anima è rimasta indietro e non riesce più a raggiungerli.




Esperienza missionaria in Perù

Intervista a José Gallego Vázquez, coadiutore salesiano, che dopo tanti anni di servizio nella sua terra l’ha lasciata per andare in missione, venendo incontro a tanti bisogni.

1.- Chi sei e come nascono le missioni in Perù?
Salve, sono il coadiutore salesiano José Gallego Vázquez. Sono nato 54 anni fa a Vigo, in Spagna. Ho lavorato in diverse case dell’ex Ispettoria di Santiago el Mayor de León per 22 anni, prima di partire come missionario in Perù nel 2010.
I Salesiani sono arrivati in Perù nel 1891 e gestiscono un oratorio nel quartiere Rímac di Lima, dove tengono lezioni, preparano i sacramenti e giocano con i bambini.

2.- Che cosa fanno i Salesiani in Perù?
Serviamo tre aree missionarie nella giungla, scuole, rifugi, oratori e centri giovanili, scuole professionali, parrocchie, gruppi familiari salesiani e altre attività pastorali e di assistenza.

3.- Sfide della vita missionaria?

Lavoro da più di sette anni nella Missione Amazzonica di San Lorenzo, che ha una popolazione di 11.000 abitanti e si trova sulle rive del fiume Marañón, nella regione di Loreto. Sono responsabile degli Oratori e del Centro giovanile. Frequentiamo cinque oratori una volta alla settimana (un oratorio due giorni alla settimana) e un centro giovanile dal martedì al sabato sera. Gli oratori e il centro giovanile sono frequentati da 430 bambini e giovani a settimana. Abbiamo momenti di formazione umana (colloqui con le istituzioni della città, valori civici ecc.), formazione cristiana, belle serate, sport, campionati, serate salesiane, convivialità, laboratori (danza, calcio, artigianato, ecologia…).
I bambini e i giovani che serviamo provengono da famiglie a basso o bassissimo reddito, da famiglie numerose e con genitori conviventi che spesso provengono da altri nuclei familiari.

Dal 2016 gestiamo anche un centro di formazione professionale, specializzato in falegnameria, agricoltura e allevamento e meccanica motoristica. Questo centro è rivolto alle popolazioni indigene della provincia. Abbiamo una residenza a cinque ore di distanza dalla missione, in una piccola comunità indigena. Ci occupiamo di un massimo di 50 giovani uomini e donne. Inoltre, viene impartita loro una formazione umana e cristiana e, coloro che lo richiedono, vengono preparati ai sacramenti.

4.- Che cosa può dire delle visite alle comunità e dell’itineranza?
La comunità missionaria copre un’area di circa 30.000 chilometri quadrati, dove assistiamo tre parrocchie e circa 130 comunità indigene e meticce. Si tratta di una comunità missionaria itinerante, i fiumi sono i nostri luoghi di incontro con i meticci e gli indigeni, in quanto serviamo fino a sette popoli nativi (Shawi, Kandozi, Chapra, Kocama, Aguajun, Achuar e Wampis). La loro accoglienza è sempre buona, attesa e desiderata, alimentata dal nostro desiderio di celebrare la messa, una parola del sacerdote o del fratello salesiano. Vorremmo raggiungerli più spesso, ma le distanze, il costo dei viaggi e la mancanza di missionari rendono molto difficile assistere e accompagnare i nostri fratelli e sorelle. Ecco perché incoraggio coloro che leggono queste righe a dare una mano a queste missioni per un po’ di tempo, ad aiutare a sostenere con risorse queste missioni e a sensibilizzare tutti a pregare il Signore per i nostri destinatari, i missionari e le nuove vocazioni native.

5.- La sua esperienza personale come missionario.
Incontrando i missionari, camminando nella giungla, mangiando come loro, dormendo nelle loro case, vivendo con loro e imparando così tanto da loro, si impara a poco a poco ad apprezzarli, a relativizzare tante cose del mondo, ad apprezzare e valorizzare la vita con un modo diverso di gestire il tempo e l’ambiente. Apprezzo molto l’equilibrio in cui vivono a contatto con la natura, che sentono e vivono come parte di loro, formando un tutt’uno, quando cacciano, quando pescano, quando si riuniscono nei campi o nei frutteti, quando hanno i loro momenti di wayús o masato, o nelle assemblee comunitarie per regolare la vita della comunità.
Si apprende e si apprezza anche come gli animatori cristiani delle comunità, molti padri e madri di famiglia, animano la vita cristiana della loro comunità con la celebrazione della Parola la domenica, la preparazione dei sacramenti per bambini e adulti ecc. Alcuni di loro sono lì da 30, 40 o più anni. Si tratta di un generoso esempio e di una testimonianza di perseveranza e di vocazione al servizio per aiutare a mantenere viva la fede della comunità cristiana.

6.- Quale processo viene seguito per i giovani interessati alla vita religiosa?

Le mie ultime righe sono per riflettere sulla dimensione vocazionale in queste terre di missione. Vediamo che ci sono giovani con preoccupazioni vocazionali, che esprimono il desiderio di diventare sacerdoti o religiosi. L’accompagnamento con un piano di formazione e una pianificazione è fondamentale per aiutarli nel discernimento in questi primi momenti di inquietudine e ricerca. L’attività pastorale e il coinvolgimento li aiuteranno, nella loro prestazione responsabile, a maturare nella loro vita come persone e come cristiani impegnati, prima di compiere altri passi. Tutto questo darà i suoi frutti se l’intera comunità missionaria sarà coinvolta in questo percorso, contribuendo e facilitando l’approccio e la convivenza con il giovane. Ecco perché è così importante essere comunità aperte, accoglienti, che invitano e condividono la vita e la missione con loro.

Questo percorso precede l’invio all’incontro vocazionale ispettoriale, che viene organizzato ogni anno, per continuare il processo in un’altra casa salesiana, sia come volontario sia come aspirante o pre-novizio. Si tratta di un processo personalizzato, lento e paziente.

Ringraziando José Gallego Vázquez per il suo servizio ai più bisognosi, preghiamo che il Signore susciti più vocazioni per le missioni salesiane, ricordando che Dio benedice questa generosità con tante altre vocazioni. E ricordiamo che anche se è imprescindibile la preghiera, bisogna fare anche la nostra parte, come diceva don Bosco: “parlare spesso di vocazione, discorrere molto delle missioni, far leggere le lettere dei missionari” (MB XIII,86).

Marco Fulgaro




Hai pensato alla tua vocazione? San Francesco di Sales potrebbe aiutarti (3/10)

(continuazione dall’articolo precedente)

3. Se non mi conosco, posso essere libero di scegliere?

Cari giovani,
per me è una gioia molto grande accogliere e condividere la vostra inquietudine vocazionale. State vivendo un periodo molto bello della vita, sentite profondamente il desiderio di vivere in pienezza e, davanti a voi, si aprono tutti i cammini per raggiungerla. Abbiate il coraggio di una ricerca paziente e, soprattutto, per arrivare ad una decisione che colmi i vostri aneliti con felicità più vera. Non è un’impresa facile: implica assumere la propria fragilità e scoprire la verità fondamentale che la vita è un dono meraviglioso che ci è stato regalato, un dono misterioso che ci supera.
Dio ci ha regalato la vita e la fede. La vocazione cristiana è proprio la risposta alla chiamata alla vita ed all’amore con cui Dio ci ha creato. Siamo chiamati ad essere figli di Dio ed a vivere come figli, sentendo ed agendo nell’amore che Dio ha versato nel nostro cuore. Siamo chiamati ad essere suoi discepoli e ad esserlo con passione. Rispondendo ad essa, troviamo il cammino per la vera felicità.
Quello che cerchiamo, quello che vogliamo essere, ha come base e fondamento quello che siamo. A partire dall’accettazione amorosa di quello che siamo, il Signore ci chiama a costruire la nostra identità. Questa ricerca e questo sforzo difficilmente possiamo viverli da soli. Abbiamo la grande fortuna che lo stesso Gesù vuole accompagnarci. Tenetevi sempre Gesù vicino, come compagno e amico. Nessuno come lui vi può aiutare a trovare il vostro cammino verso Dio ed essere felici. Accanto a lui, invocandolo con semplicità e con molta confidenza, potrete scoprire meglio il senso dell’esistenza e della vostra vocazione.
Cercare la propria vocazione significa preoccuparsi di vedere come rispondere al sogno di Dio per voi. Da lui siete stati creati e sognati. Qual è il sogno di Dio sulla vostra vita? E come potete rispondere a questo sogno? Che sia sempre il volere di Dio, la volontà divina, ciò che guida la vostra vita. Cercate, amate e sforzatevi di compiere la volontà di Dio. Lui vi ha dato la vita per donarla, perché voi la doniate, la condividiate, la consegniate, non perché avaramente la teniate per voi stessi. A chi volete donare la vostra vita? Essa ha un destino divino. Per amore siete stati creati a immagine e somiglianza di Dio e solo Lui colmerà il vostro desiderio di bene, di felicità e di amore.
Il primo compito, ed il più importante, che avete nelle vostre mani è scoprire e costruire la vostra vocazione. Non è qualcosa di stabilito già dall’inizio, in anticipo. È frutto della libertà, di una libertà costruita lentamente, capace di avventurarsi nel cammino del dono di sé. Solo con una grande libertà interiore potrete giungere ad una decisione vocazionale autentica. Libertà e amore, infatti, sono le due grandi ali per affrontare il cammino della vita, per darla e consegnarla.
Termino assicurandovi che vi ricorderò e raccomanderò sempre al Signore, perché vi accompagni, orienti e diriga la vostra vita per il cammino della grazia e dell’amore. Da parte vostra cercate sempre il buon Gesù, abbiatelo come amico dell’anima vostra, invocatelo, condividete con Lui le vostre pene, le vostre angosce, le vostre preoccupazioni, le vostre allegrie e le vostre tristezze. E osate impegnarvi seriamente con Lui e con la sua causa. Lui vi aspetta.

Ufficio Animazione Vocazionale

(continua)




Il Venerabile Mons. Antônio de Almeida Lustosa “padre e amico dei poveri”

Il 22 giugno 2023, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, e durante l’Udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato il medesimo Dicastero a promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Antônio de Almeida Lustosa, della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, Arcivescovo di Fortaleza; nato l’11 febbraio 1886 a São João del Rei (Brasile) e morto il 14 agosto 1974 a Carpina (Brasile).

Una vita nella luce dell’Immacolata
Antônio de Almeida Lustosa nasce nella città di São João del Rei, a Minas Gerais (Brasile), l’11 febbraio 1886, nell’anniversario della prima apparizione dell’Immacolata a Lourdes, circostanza questa che lo segna profondamente, offrendogli una filiale devozione alla Madonna, tanto da essere definito, ormai sacerdote, come il poeta della Vergine Maria.
Dai suoi genitori, João Baptista Pimentel Lustosa e Delphina Eugênia de Almeida Magalhães, cristiani esemplari, riceve una buona formazione cristiana e umana. Ragazzo intelligente e di indole buona e generosa, figlio di un giudice, egli mostra precocemente i segni visibili di una forte vocazione sacerdotale. Per questo a sedici anni entra nel Collegio salesiano di Cachoeira do Campo, a Minas Gerais, e tre anni dopo è a Lorena come novizio e assistente dei suoi compagni. Dopo la prima professione religiosa avvenuta nel 1906, diventa anche insegnante di filosofia, studiando nel frattempo teologia.
La professione perpetua ha luogo tre anni dopo, mentre il 28 gennaio 1912 segna la data della sua ordinazione sacerdotale.
Dopo alcuni incarichi all’interno della sua Congregazione religiosa, nel 1916 egli è direttore e maestro dei novizi a Lavrinhas, nel Colégio São Manoel, dove vi erano stati trasferiti quelli di Lorena, di cui l’anno prima era stato maestro. Nei cinque anni che qui vi trascorre, il giovane Lustosa esprime il meglio di sé sia come sacerdote, sia come salesiano, lasciandovi, a detta di chi lo conobbe, tracce indelebili.

Ministero episcopale

Dopo il ruolo di direttore svolto a Bagé nel ginnasio Maria Ausiliatrice e l’incarico di vicario della parrocchia annessa, l’11 febbraio 1925 viene consacrato Vescovo di Uberaba, giorno da lui scelto per ricordare la presenza della Madonna nella sua vita.
Nel 1928 viene trasferito a Corumbá, nel Mato Grosso e nel 1931 viene promosso Arcivescovo di Belém do Pará, dove rimane 10 anni.
Il 5 novembre 1941 assume l’incarico di Arcivescovo di Fortaleza, capitale dello Stato del Ceará.
Unitamente ad un numero inusitatamente elevato di iniziative e azioni di natura sociale e caritativa, egli crea più di 30 nuove parrocchie, 45 scuole per bisognosi, 14 centri sanitari alla periferia di Fortaleza, la Scuola di Servizi Sociali, gli ospedali São José e Cura d’Ars, per ricordare solo alcune delle più rilevanti opere attribuite al suo episcopato.

Monsignor Lustosa fa l’ingresso nella Arcidiocesi di Belém do Parà (15.12.1931)

La sua azione pastorale si articola in particolare nel campo della catechesi, dell’istruzione, delle visite pastorali, nell’incremento delle vocazioni, nella valorizzazione dell’azione cattolica, nel miglioramento delle condizioni di vita dei più poveri, nella difesa dei diritti dei lavoratori, nel rinnovamento del clero, nell’istituzione di nuovi ordini religiosi nel Ceará, per non parlare poi della sua ricca e fruttuosa attività di poeta e scrittore.
Già prima del Concilio Vaticano II, Don Antônio aveva definito la catechesi l’obiettivo primario della sua azione pastorale. A tal fine fonda due Congregazioni religiose, quali l’Istituto dei Cooperatori del Clero e la Congregazione delle Josefinas. Oggigiorno le Josefinas sono diffuse in tutto il Nordest del Brasile, come pure nella Diocesi di Rio Branco, ad Acri.
Ovunque andasse, e ovunque lavorasse, il suo nome e la sua memoria venivano ricordati con rispetto e venerazione, come uomo di Dio, vero modello di virtù e santità.
Undici anni dopo le sue dimissioni dall’Arcidiocesi, in seguito alle quali si ritira nella Casa salesiana a Carpina, e costretto sulla sedia a rotelle per una rovinosa caduta che gli causa la frattura del femore, egli muore il 14 agosto 1974, dimostrando, anche durante la malattia e la sofferenza, un esemplare atteggiamento di piena e incondizionata accettazione della volontà di Dio.
La sua salma viene trasportata a Fortaleza, ove si celebrano le sue esequie con un incalcolabile numero di fedeli e autorità ecclesiastiche e civili a rendergli l’ultimo saluto. La sua sepoltura diviene a tutti gli effetti una vera e propria consacrazione popolare di una vita, quale quella vissuta dal Servo di Dio Don Lustosa, interamente votata a Dio e al bene del prossimo.

Abbandonato alla volontà di Dio
Vescovo virtuoso, ascetico, segnato dall’obbedienza, dal forte desiderio di compiere sempre e in tutto la volontà del Padre, Don Lustosa esigeva il più totale abbandono di sé alla causa di Dio e del prossimo.
La sua grande preoccupazione era infatti essere all’altezza delle aspettative di Dio e della Chiesa nell’esercizio del suo ministero episcopale.

Egli ha viaggiato in varie regioni del Brasile, da nord a sud, portando sempre con sé i doni che la Divina Provvidenza gli aveva riservato.
In tale sua feconda attività egli ha lasciato significative eredità, non solo per le opere materiali da lui realizzate, ma soprattutto per il ricordo della sua presenza luminosa ed evangelizzatrice.
Uomo umile e semplice, il quale rifuggiva ogni ostentazione o una qualsiasi ricerca di un riconoscimento pubblico delle sue azioni pastorali al servizio della Chiesa e della società in cui era inserito, era dotato di un carisma straordinario, di un’instancabile perseveranza, come pure di una visione religiosa e sociale ricca e feconda.
Egli si è impegnato per risollevare le popolazioni delle regioni in cui prestava servizio, dalle condizioni precarie e disagiate in cui versavano. Più grande era la sfida, maggiore era la sua dedizione alla ricerca di alternative che minimizzassero almeno la sofferenza con quanti entrava in contatto.

Monsignor Lustosa benedice la prima pietra della scuola agricola (09.02.1932)

Egli cercò di offrire e creare, per le persone più disagiate, le opportunità per prendersi cura delle proprie famiglie, si adoperò per assicurare loro un background religioso e culturale, in modo da liberarli dall’analfabetismo e fornire loro gli strumenti per conquistare un posto all’interno della società.

Pastore dal cuore grande
Per 22 anni nel territorio del Ceará, Don Lustosa ha mostrato tutta la forza del suo lavoro culturale, religioso e sociale, anticipando e realizzando opere che, in seguito, sarebbero state incorporate dalle autorità governative, sia a livello statale che municipale.
Egli ha reso consapevoli le classi lavoratrici del loro valore e della loro importanza, accogliendo quanti erano ai margini della società, comprese le ragazze madri, le collaboratrici domestiche, i bambini orfani e abbandonati, i senzatetto, i bisognosi di alloggio, gli analfabeti, i malati, esaltando diritti e doveri di ciascuno e restituendo e/o riconoscendo la dignità di ogni persona.
Egli ha messo sé stesso totalmente al servizio di Dio e dell’umanità, ha risposto fedelmente all’ispirazione divina che ne guidava i passi e le azioni verso una società più vicina alla giustizia, sostenuta dalla dottrina sociale della Chiesa – sub umbra alarum tuarum.
Egli ha irradiato raggi di santità a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e vivere con lui, continuando ancora oggi a diffondere la sua luminosità su quanti vengono più o meno direttamente a contatto con la sua figura e le sue opere.
Con la sua meritoria azione pastorale, egli non solo ha guidato le anime, ma anche i cuori, in un’azione armoniosa che ha portato ad una vera e propria spiritualizzazione cristiana dell’immenso gregge di cui fu Pastore.
La sua opera di guida spirituale era considerata e riconosciuta allora e ancor più oggi, come opera di armonia sociale, e balsamo spirituale in difficili situazioni conflittuali. La sua azione personale operava il miracolo del disarmo degli spiriti, superando i limiti della predicazione dogmatica, liturgica e teologica, riuscendo ad instillare nelle persone un accresciuto senso religioso e dando loro una maggiore e/o nuova consapevolezza del diritto alla libertà e alla giustizia.
Un’opera quella di Don Lustosa, che esalta l’anima popolare, nobilita il senso della fede, diffonde il sentimento di umana solidarietà e la virtù della fratellanza, varca i confini geografici e si afferma a livello internazionale.

Una personalità ricca

Monsignor Lustosa riceve a Carpina la visita del Rettor Maggiore, don Luigi Ricceri (27.06.1970)

Sono molteplici gli aspetti della personalità dell’illustre Arcivescovo Don Antônio de Almeida Lustosa, generatasi sin dalla giovanissima età e consolidatasi nel corso del suo percorso terreno, sempre guidata dal bene comune e dalla difesa e promozione dei principi e valori cristiani.
Don Antônio ha lasciato una scia di spiritualità, sia per i libri che ha pubblicato, sia per il lavoro di catechesi da lui portato nelle regioni più lontane e impervie.
Un tratto saliente della sua ricca spiritualità era il suo straordinario spirito di orazione, in lui intimamente radicato e mai ostentato. Egli era altresì un uomo che si imponeva mortificazioni, sacrifici, digiuni.

Un’altra nobile dedizione del suo spirito era poi la sua verve letteraria, e il suo lavoro nella letteratura fu grande, dalle lettere pastorali agli articoli su giornali e periodici e alle numerosissime opere, edite e inedite, di tipo storico, folcloristico, religioso, geografico, culturale, antropologico, spirituale e ascetico.
Egli fu, come Don Bosco, uno scrittore prolifico in vari settori, in teologia, filosofia, spiritualità, agiografia, letteratura, geologia, botanica.
Le sue opere letterarie rivelano la sua profonda spiritualità e il grado delle sue preoccupazioni sociali nell’evangelizzazione del suo gregge. Con la sua penna ha portato il Vangelo a tutti.
Don Antônio de Almeida Lustosa è un fedele esempio di una vocazione pienamente realizzata. Lo ha dimostrato nella sua lunga azione pastorale nelle diocesi che ha guidato e condotto con le mani di un maestro spirituale.
Egli fu un modello di Vescovo del suo tempo, caratterizzato da un fervore e una fermezza d’animo infrangibili.
Vero uomo di Dio, si è sempre preoccupato del benessere delle persone, motivo per cui era conosciuto come “il padre e l’amico dei poveri”.
Don Lustosa ha cercato di essere fedele al fondatore della Congregazione Salesiana – san Giovanni Bosco – seguendo le sue orme, accogliendo i suoi esempi, attuando così il carisma salesiano in Brasile, tanto da essere riconosciuto come il Vescovo della giustizia sociale.
Le seguenti parole tributate al Servo di Dio nel XIX anniversario della sua morte, dall’allora Postulatore generale della Causa, don Pasquale Liberatore, riassumono in modo eloquente ed efficace l’importanza e il significato del suo messaggio nella Chiesa e nella società del suo tempo, come pure l’attualità dello stesso: «Era un grande asceta (anche dall’aspetto esteriore: “un involucro aereo” si diceva della sua persona fisica), ma di una volontà adamantina, che traduceva il fuoco che gli bruciava dentro. Grazie a questa sua fisionomia interiore, ha potuto compiere un lavoro eccezionale, di cui resta traccia nei più svariati settori: ricercatore appassionato della verità, studioso serio, scrittore e poeta, creatore di tante opere: il pre-seminario Cura d’Ars, l’Istituto Cardinal Frings, l’ospedale São José, il santuario di Nossa Senhora de Fátima, la stazione radio Assunção Cearense, la Casa do Menino Jesus, scuole popolari, circoli operai, ecc. e soprattutto – fu fondatore di una Congregazione religiosa.
Grande e semplice nello stesso tempo, sapeva far coesistere i tanti impegni del Vescovo con il catechismo ai piccoli e – negli ultimi anni di vita – le dotte lezioni di latino con l’umile raccolta di francobolli. Pastore zelantissimo, amò la sua gente, non lasciò mai il suo gregge, sentì l’urgenza delle vocazioni e ne riempì i suoi seminari.
Nel cuore restò sempre salesiano. “Salesiano eterno” si disse di lui. Già “Maestro di Noviziato” appena ordinato sacerdote, restò forgiatore di anime in stile salesiano per tutta la sua vita.
Un asceta, ho detto all’inizio. In realtà personificò il motto lasciatoci da don Bosco: lavoro e temperanza.
Il segreto della sua santità va rintracciato nell’aver aborrito ogni forma di mediocrità. È stato un atleta dello spirito – forse è per questo che noi amiamo ricordarlo “sempre in piedi” (anche se negli ultimi anni fu inchiodato su una carrozzella). Sempre in piedi! Anche oggi. Come chi continua a impartire una lezione. La lezione più difficile e più impegnativa: quella della santità».

dott.ssa Cristiana Marinelli
Collaboratrice Postulazione Generale Salesiana




Asia Meridionale. Don Bosco tra i giovani

Vediamo cosa significa vivere oggi la missione di don Bosco verso i giovani, specialmente quelli che sono poveri di risorse in Asia Meridionale.

Il Signore disse chiaramente a don Bosco che doveva rivolgere la sua missione innanzitutto ai giovani, soprattutto a quelli più poveri. Questa missione verso i giovani, soprattutto quelli più poveri, divenne la ragione dell’esistenza della Congregazione Salesiana.

Come nostro padre don Bosco, ogni salesiano dice a Dio il giorno della sua professione religiosa: “Mi offro totalmente a Te. Mi impegno a dedicare tutte le mie forze a coloro ai quali mi manderai, specialmente ai giovani più poveri”. Ogni collaboratore salesiano è impegnato in questa stessa missione.

L’ultimo Capitolo Generale della Congregazione ha rinnovato la richiesta di dare priorità assoluta ai più poveri, abbandonati e indifesi.

Quando mi è stata offerta l’opportunità di scrivere un articolo per il Bollettino Salesiano, il mio pensiero è andato immediatamente a quello che considero uno dei maggiori interventi a favore dei giovani più poveri nella Regione dell’Asia Meridionale della Congregazione Salesiana, ossia la preparazione dei giovani poveri all’occupazione attraverso una formazione professionale a breve termine. Dopo il 28° Capitolo Generale, la Regione Asia Meridionale ha fatto una scelta per aiutare i giovani a eliminare la povertà dalle loro famiglie. Ma prima di approfondire questo, permettetemi di presentarvi la Regione Asia Meridionale della Congregazione Salesiana.

La Regione Asia Meridionale comprende tutte le opere salesiane in India, Sri Lanka, Bangladesh, Nepal, Kuwait ed Emirati Arabi. Ci sono 11 Ispettorie e 1 Visitatoria. Con oltre 3000 salesiani professi, la Regione Asia Meridionale rappresenta il 21,5% dei salesiani nel mondo; questi lavorano in 413 Case religiose salesiane, pari al 23,8% delle Case salesiane della Congregazione. L’età media dei confratelli è di 45 anni. È provvidenziale che così tanti salesiani lavorino nella regione che ha la più grande popolazione di giovani e di giovani poveri al mondo.

La Famiglia Salesiana nella Regione comprende, oltre ai salesiani, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1789), l’Associazione dei Salesiani Cooperatori (3652), la Confederazione Mondiale degli Exallievi (34091), l’Istituto Secolare dei Volontari di Don Bosco (15), le Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice (915), l’Associazione di Maria Ausiliatrice (905), le Suore Catechiste di Maria Immacolata Ausiliatrice (748), I Discepoli – Istituto Secolare Don Bosco (317), le Suore di Maria Ausiliatrice (102) e le Suore della Visitazione di Don Bosco (109).

Le opere dei salesiani, in collaborazione con altri membri della Famiglia Salesiana e con altri religiosi e laici, raggiungono oltre 21.170.893 beneficiari. Una varietà di opere (istruzione tecnica formale e non formale, opere per i giovani a rischio [YaR, youth at risk], scuole, istruzione superiore, parrocchie, centri giovanili, oratori, lavoro sociale ecc.) sono rivolte al servizio dei beneficiari. Gli altri membri della Famiglia Salesiana hanno opere indipendenti che raggiungono molti altri.

Il mondo, sotto la guida delle Nazioni Unite, ha fissato l’obiettivo di “porre fine alla povertà in tutte le sue forme, ovunque” come primo degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Le opere salesiane raggiungono questi obiettivi in molti modi, ma un’opera di spicco tra queste è la formazione di competenze a breve termine offerta ai giovani poveri, che vengono poi aiutati a trovare un impiego e a guadagnarsi da vivere per essere i protagonisti che portano le loro famiglie fuori dalla povertà.

La Conferenza Ispettoriale Salesiana dell’Asia Meridionale (SPCSA) ha creato Don Bosco Tech (DBTech) come veicolo per coordinare gli sforzi di tutte le Ispettorie salesiane in quest’area di lavoro. Fondato nel 2006, il modello DBTech e il suo nome sono stati imitati in altre parti del mondo. In questi anni la rete (DBTech India) ha formato oltre 440.000 giovani. Il lavoro viene svolto attraverso le varie istituzioni salesiane, nonché attraverso un’ampia rete di collaborazione con altre Congregazioni diocesane e religiose e con un ampio pool di collaboratori laici altamente motivati, che si impegnano a lavorare per la parte più povera della gioventù.

Sebbene i risultati ottenuti nel corso degli anni a favore dei giovani più poveri siano stati grandi, vorrei sottolineare i risultati del 2022-2023 per apprezzare il lavoro di tutti i Salesiani e dei loro collaboratori per portare avanti il sogno di don Bosco di dedicarci ai giovani, soprattutto a quelli più poveri.

Ho scelto di presentarvi in particolare questo lavoro soprattutto perché ha raggiunto il risultato più grande e migliore per le famiglie più povere.

Qui abbiamo una rete con 26.243 studenti formati in un anno! Pochissime grandi istituzioni al mondo possono vantare così tanti studenti diplomati (20.121) in un anno. Anche fra queste, raramente i diplomati sarebbero così numerosi e provenienti dalle fasce più povere della società.

Di questi, circa 18.370 trovano un’occupazione al termine della loro formazione professionale (circa il 70% di quelli formati).

A tutti questi studenti sono stati offerti una formazione e un inserimento lavorativo totalmente gratuiti, senza addebiti. Questo risultato è stato ottenuto grazie al generoso contributo dei benefattori e dei partner della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI). DBTech ha oltre 30 partner finanziatori, tra cui aziende, fondazioni e governo.

La predilezione salesiana per i giovani più poveri è testimoniata dal fatto che quasi tutti i tirocinanti provengono dalle “fasce economicamente più deboli” della società, il 98%.

Ancora più importante da notare è che 10.987 (55%) dei 20.121 studenti già diplomati (gli altri sono in formazione, in attesa della conclusione dei loro corsi) provengono da famiglie che hanno un reddito annuo inferiore a 100.000 Rupie, ossia circa 1111 Euro all’anno (calcolato al cambio 1 Euro = 90 Rupie). Si tratta di un reddito familiare inferiore a 100 euro al mese. Ciò significa che le famiglie vivono con meno di 3 euro al giorno. Stiamo parlando di famiglie e non di individui!

Reddito familiare annuo Reddito giornaliero approssimativo delle famiglie Totale giovani formati % dei giovani formati
Al di sotto di 1 Lakh / Al di sotto di 1.111 Euro al di sotto di 3 Euro 10.987 55%
1-3 Lakh Sotto 3-9 Euro 8144 40%
3-5 Lakh Sotto 9-15 Euro 469 2%
5-7 Lakh Sotto 15-21 Euro 161 1%
7 Lakh e oltre 21 euro e oltre 360 2%
Totale generale   20.121 (+ 6.302 in classe)  
Nota: 1 Euro = 90 Rupie

Dopo la formazione gratuita, questi giovani poveri guadagnano oggi in media 10.000 rupie al mese, il che ha reso il loro reddito personale annuo superiore al reddito familiare annuo delle loro famiglie.

Nel contesto della necessità di interventi trasformativi basati sui risultati, la Famiglia Salesiana dell’Asia Meridionale, con il ruolo primario svolto dai giovani che vengono qualificati e assunti, sta veramente formando dei “cittadini onesti”. I giovani che sono stati formati e inseriti nel mondo del lavoro stanno oggi contribuendo alla costruzione della nazione. Il reddito annuale generato da questi studenti occupati dopo la formazione gratuita è di circa 2.204.400.000 Rupie, che equivale a circa 24.493.333 Euro all’anno.

La durata della formazione varia a seconda degli ambiti di intervento. I corsi di formazione vengono erogati in vari settori: Agricoltura e affini; Abbigliamento, Make up e arredamento per la casa; Automobile; Banche e Finanza; Bellezza e Benessere; Beni strumentali; Edilizia; Elettronica e Hardware IT; Trasformazione alimentare; Mobili e Arredi; Lavori verdi; Artigianato e Tappeti; Sanità; IT-ITES; Logistica; Media e Intrattenimento; Gestione degli uffici; Industria idraulica; Energia; Commercio al dettaglio; Turismo e Ospitalità e altri.

Va inoltre notato che nei Paesi in via di sviluppo, dove le ragazze e le donne sono più deboli e indifese, i servizi offerti dai Salesiani sono maggiormente al servizio delle donne: oltre il 53% dei tirocinanti che hanno completato il corso sono donne.

Le storie dei giovani che hanno trasformato la loro vita cogliendo le opportunità offerte dalle opere salesiane sono molto importanti nella narrazione dell’attenzione salesiana verso i più poveri.

I Salesiani hanno davvero ricevuto il sostegno di molte persone generose, di fondazioni, di aziende e di governi per realizzare la trasformazione di tanti giovani svantaggiati in cittadini onesti e produttivi. Siamo veramente grati a tutti loro. Dio ha benedetto la Regione anche con una crescita delle vocazioni salesiane.

Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito web di DBTech India, https://dbtech.in.

Questo lavoro, come ci direbbe don Bosco, è “la nostra più grande soddisfazione”! Si rivolge ai più poveri. Comporta una collaborazione su larga scala tra enti religiosi e secolari. È un grande esempio di collaborazione tra laici. Si rivolge a tutti i giovani: il 72% dei giovani beneficiari appartiene alla religione indù, che è la religione più numerosa nella Regione dell’Asia Meridionale.

Nelle Memorie Biografiche leggiamo le parole di don Bosco: “Procurate di attenervi sempre ai poveri figli del popolo. Non fallite il vostro scopo primiero e la vostra società l’abbia sempre sott’occhio: non aspiri a cose maggiori. […] Se educherete i poveri, se sarete poveri, se non farete chiasso, nessuno avrà invidia di voi, nessuno vi cercherà, vi lasceranno tranquilli e farete del bene.” (MB IX,566)

Presentiamo anche alcuni giovani che hanno cambiato la loro vita dopo l’incontro con il carisma di don Bosco.

Adna Javaid

Le lotte di Adna Javaid sono iniziate in giovane età. È cresciuta in povertà. È nata a Bemina, una regione nel cuore di Srinagar, la capitale estiva del Jammu e Kashmir, in India. Il padre di Adna, Javaid Ahmad Bhat, era un negoziante che riusciva a malapena a mantenere la famiglia. Ha abbandonato gli studi dopo aver completato la 12esima classe ed è rimasta a casa sua per alcuni anni. Voleva inseguire i suoi sogni, ma non riusciva a trovare un modo per realizzarli.
Nonostante le circostanze difficili, ha iniziato a scrivere opere teatrali e a rappresentarle in piccoli locali della sua zona. Tuttavia, i suoi primi sforzi non hanno avuto successo e ha affrontato un rifiuto dopo l’altro. Nel 2021, Adna mise in scena la sua prima opera, “So di essere stata una ragazza”, nella sua comunità. Lo spettacolo è stato accolto male e Adna ha perso tutti i suoi risparmi. Tuttavia, ha continuato ad avere fede e ha costruito lentamente il suo futuro.
Durante la mobilitazione del Don Bosco Tech di Srinagar vicino alla sua località, Adna ha visto il team del Don Bosco Tech e ha parlato con loro dei suoi problemi. Il team l’ha convinta a partecipare alla formazione e le ha assicurato l’assistenza al lavoro, così lei ha deciso di entrare a far parte del CRM Domestic Voice Domain.

La svolta di Adna è arrivata nel 2021, quando si è resa conto di essere più vicina ai suoi sogni dopo la formazione presso il Centro di formazione Don Bosco Tech di Srinagar. 
Da allora, Adna è diventata una delle figure più influenti e di successo del settore Business Process Outsourcing. Nonostante abbia affrontato ostacoli e battute d’arresto significative, ha perseverato, ha continuato a lavorare sodo e ha creduto in se stessa e nella sua visione.
Ora lavora come Customer Care Executive Process presso la J&K Bank, supportata da DigiTech, Call System Pvt. Ltd, con una retribuzione mensile di 12.101 rupie.
Adna ora è molto soddisfatta della sua vita e sta anche aiutando tante ragazze a partecipare al corso di formazione professionale presso il Don Bosco Tech Training Centre, Rajbagh, Srinagar.

Peesara Niharika

Peesara Niharika proviene da un luogo rurale situato lontano dal centro Don Bosco Tech, Karunapuram. Ha conseguito la laurea con il sostegno dei suoi genitori, che sono lavoratori salariati giornalieri. Difficoltà e carenze sono state le parole d’ordine della sua vita fin dalla più tenera età. A un certo punto della vita, ha persino abbandonato gli studi e ha sostenuto finanziariamente i suoi genitori, lavorando in un’azienda agricola con gli abitanti del villaggio. Ma desiderava proseguire gli studi superiori, quando vedeva i suoi compagni di scuola andare all’università, mentre lei lavorava nella risaia.
Un giorno, mentre cercava un’opportunità di lavoro, Niharika si è imbattuta nell’ala di mobilitazione a Karunapuram, organizzata dal personale del Don Bosco Tech Centre e ha preso la ferma decisione di iscriversi al programma di formazione professionale. Avendo un interesse per la gestione delle relazioni con i clienti, si è iscritta al programma CRM Domestic Non-Voice presso il centro Don Bosco Tech, Karunapuram.
Si è dimostrata molto attiva e versatile durante il programma di formazione, cercando di comunicare in modo efficace con tutti i partecipanti al suo gruppo. Ha un talento multiforme, con abilità come ballare, cantare e giocare, e diffonde con entusiasmo la positività intorno a sé. Grazie alle sessioni di life skill, è riuscita a liberarsi della timidezza e della paura del palcoscenico.

Al momento del colloquio, è stata assunta da Ratnadeep, a Hyderabad, per il ruolo di Rappresentante del Servizio Clienti con una retribuzione di 14.600 rupie al mese, assicurazioni incluse. Ora è in grado di occuparsi della sua famiglia e di sostenere i suoi genitori, che sono estremamente grati alla Don Bosco Tech Society per l’enorme trasformazione della vita della loro figlia. Niharika afferma con forza che il suo percorso presso il centro Don Bosco Tech Karunapuram rimarrà per sempre un ricordo felice per il resto della sua vita.

Chanti V.

“La differenza tra chi sei e chi vuoi essere, è ciò che fai”.
Chanti proviene da una famiglia a basso reddito di Vepagunta, Vishkapattanam. Dopo aver completato la scuola media, voleva frequentare gli studi superiori, ma non poteva permettersi la spesa delle tasse. Poi, è venuto a conoscenza del centro di formazione Don Bosco Tech di Sabbavaram attraverso un amico del vicinato e dell’attività di mobilitazione nel suo villaggio. Ha saputo dai consulenti che questo istituto offre una formazione gratuita con certificazioni National Skill Development Corporation.
Dopo essersi iscritto al Don Bosco Tech, oltre al corso di e-commerce, Chanti ha imparato anche l’inglese parlato e ad utilizzare il computer. I formatori ricordano ancora che nel suo primo giorno al Don Bosco Tech, avevano notato le sue scarse capacità comunicative e le sue conoscenze informatiche non proprio minime. Nel suo villaggio non c’era un sistema educativo adeguato o strutture che gli permettessero di acquisire tali competenze. Ma la sua perseveranza per consolidare l’apprendimento di una nuova materia e la necessità di un lavoro migliore hanno convinto i formatori a inserirlo nel settore dell’e-commerce.
Riuscì a farsi inserire nell’azienda Ecom Express come fattorino. Dopo aver constatato il suo talento, l’azienda gli ha affidato una responsabilità maggiore e ora percepisce 20.000 rupie al mese.

Lui e i suoi genitori sono estremamente felici per il risultato ottenuto. È molto grato all’Istituto per averlo reso ciò che è oggi. Ora è diventato un esempio di ispirazione per i ragazzi del suo villaggio che stanno lottando per trovare un lavoro decente. Ha informato molti di loro su DB Tech, Sabbavaram, e molti hanno espresso il desiderio di iscriversi all’istituto.

Klerina N Arengh

Klerina N Arengh di Meghalaya ha completato il suo decimo anno nel 2009 come candidata privata. Poi ha sentito parlare della Don Bosco Tech Society, che offre una formazione gratuita e un collocamento fuori dallo Stato. Era molto interessata e ha deciso di partecipare alla formazione.
Si è iscritta al corso Skill Meghalaya F& B Service Associate Batch-2 presso il centro Don Bosco Tech di Shillong. Tutti i suoi compagni di classe erano più giovani di lei, quindi la maggior parte di loro la prendeva in giro e la chiamava mamma, ma lei li ignorava.
Era molto puntuale, rispettosa e imparava molto bene. Apprendeva tutto più velocemente dei suoi compagni di gruppo. In tutti i 2 mesi di formazione, ha dimostrato disciplina e conseguito risultati eccellenti. Infine, dopo il completamento della formazione, DB Tech le ha offerto un lavoro presso JW Marriott Sahar Mumbai, come Steward con uno stipendio mensile di 15.000 rupie.
È molto grata a DBTech e a MSSDS Skill Meghalaya per averle dato l’opportunità di guadagnarsi da vivere in modo dignitoso. Ora, con lo stipendio sarà in grado di sostenere finanziariamente i suoi genitori.

don Biju Michael, SDB
Consigliere generale per l’Asia Meridionale